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A Paola Trevisan*

Padova, gennaio 1972

 

(…) Se mi vorrai seguire su questa strada, i tuoi occhi incontreranno molti sorrisi e lo sai perchè? Perchè portare il Cristo è portare la gioia. Io seguo la strada del missionario, ma questo non perchè io abbia scelto Dio, ma perchè Dio mi cerca e continuamente mi chiede se lo voglio seguire. Me lo chiede quando aiuto la gente che ha dei problemi, quando mi sforzo di non considerare mai nessuno come irrecuperabile, quando credo ad una persona anche quando so che mi inganna. “Se uno ti cita in tribunale per toglierti la tunica, lasciagli anche il mantello, se ti vuole costringere a fare un miglio con lui, fanne due…”.

Ora, in coscienza, se Cristo vuole servirsi anche di me, non posso rifiutarmi: mi riconosco poco nei suoi confronti. (…) Io, Lele, credo a Cristo, non mi può ingannare! Credo alla sua giustizia anche se alle volte non la capisco, mi abbandono tra le sue braccia. Credo inoltre che le proprie convinzioni oggi si paghino con il dovuto; francamente mi sto accorgendo che la testimonianza cristiana si paga di persona. La fede in Cristo è difficile mantenerla di fronte a certe situazioni, ma se la conservi, ti dà una tale carica che ti aiuta ad essere sempre un vero uomo, capace di una dimensione umana. (…)

La gente ha sempre bisogno di chi vuol fare del bene. Oggi ci sono molti esclusi, molti emarginati, molti dimenticati. Dimenticati negli ospedali, nelle carceri, emarginati negli ospizi, nei riformatori, nelle baracche, esclusi dalla vita umana. Come si può restare indifferenti a questo dolore dell’uomo?? Non sono un idealista, utopia non è Amare anche questa gente, utopia è non amare!! In un tempo come il nostro che ci ha soffocato il Cristo tra i grattaceli, l’asfalto, le strade, i treni, le macchine occorre trovare il volto del Cristo tra i fratelli, anche se vestono male, anche se non li conosciamo. (…)

L’impegno che mi sono assunto mi impone di trovare la gente che ha bisogno di me. (…)

Per interessarsi della gente, dei suoi problemi, ci vuole un amore grande che ti possa dare la forza di non stancarti mai. Ed è difficile. Fino ad ora tutto è andato liscio, ma quando ci sarà della gente che ti imbroglierà, che ti userà violenza, allora sarai al banco di prova: non si può amare solo la gente che ci fa comodo…La forza di perserverare, se non hai approfondito i temi e i valori di questo fare, scomparirà. (…) Mah! Io credo comunque alla gente anche quando so che mi imbroglia. È difficile vedere Cristo in questa gente, eppure c’è!! (…)

Sono contento quando vedo il sorriso di una persona, quando la posso aiutare, quando ricevo Cristo, quando alle volte mi dimentico per gli altri, quando ho speso bene la mia giornata. Sono contento quando vivo veramente. (…)

 

 

* Amica di Ezechiele, conosciuta nell’ambito dell’impegno con Mani Tese. La lettera, riportata in parte anche da E. Sorio (p. 53), è composta da brani ricavati da diverse lettere indirizzate nel gennaio 1972 a Paola Trevisan, che non ha voluto fornire gli originali ritenendole di carattere strettamente personale.