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A suor Giovanna Dugo*

Cacoal, 25 aprile 1985

 

Carissima,

difficile capire quanto succede qui se non ci si vive. Le CEBs non sono un settore della pastorale. Non è un riproporre un passato né una riformulazione di cose legate ad una visione di Chiesa antica. E’ un modo nuovo di essere Chiesa. Mi muovo in questo ambiente. Le cose sono legate al sociale, a una trasformazione concreta. Il ruolo principale lo giocano i laici. Loro sono la Chiesa. Si interessano di tutto. La parrocchia è un’area di 80.000 kmq. Per non correre il rischio di lavorare senza concludere nulla, dedico tempo alla riflessione. Il lavoro è di coesione. Tento di sviluppare CEBs e non cappelle. Ogni giorno visito qualche comunità. Incontro problemi inter-legati alla realtà: questioni di terra, indios, salute e analfabetismo. Insieme cerchiamo le vie d’uscita. Ma se penso al seminario, oggi mi mangio le dita: tanto studio per imparare quasi nulla. Devo imparare tutto da capo.

Il fisico alle volte non mi aiuta. La febbre mi prostra molte volte e mi lascia senza risorse. Mi fa piangere quella febbre che arriva a 39.8° e mi spacca la testa. Grazie a Dio dura solo pochi giorni. Alle volte ho una diarrea che mi lascia senza acqua in corpo: è la verminosi che facilmente si contrae quaggiù a causa dell’acqua infetta. E con quella arriva anche la anemia. Io sono fortunato perché ho soldi (pochi) per poter comprare le medicine, altri soffrono molto più di noi. Di tanto in tanto visito gli indios. E’ una festa per me sentire la loro lingua e non capirci niente se non l’ospitalità e l’amicizia.

Vorrei dirti tante cose ma a che serve; sono cose che rimangono nel cuore di chi vive quaggiù. La vita è bella e sono contento di donarla. Voglio che sappiate questo. Un bacio e un abbraccio + il sorriso del disegno1. Lele.

 



1 Sul foglio Ezechiele aveva schizzato il disegno del volto sorridente di un bambino brasiliano.

*Lettera inedita