Discorso
per la Giornata mondiale missionaria* Padova, ottobre
1971
Ritengo
sia opportuno dire alcune parole sul significato di questo nostro incontro che
non vuole essere né una conferenza, né una predica, ma una riflessione in
comune. E’ un tentativo per poter mettere allo scoperto alcune contraddizioni
di oggi. Io chiedo, è giustizia lasciare che 20.000 persone al giorno muoiano
di fame, mentre noi prendiamo le pillole per dimagrire, per restare in linea?
Che il 70% degli uomini viva in uno stato di permanente digiuno, che 600.000
bambini siano denutriti, mentre oggi qui si muore anche di indigestione, che ci
siano oltre un miliardo di analfabeti? Sottolineo questa profonda ineguaglianza sociale,
perché da una parte trovo l’ipoalimentazione, la fame, dall’altra il
benessere e lo spreco. Il Cristo ci dice: “Chi ha due tuniche ne dia una a chi
non ne ha e così faccia chi ha da mangiare”. Ma le cifre dell’ONU e della
FAO parlano chiaro: oggi noi non spezziamo il nostro pane con il fratello perché
lo amiamo solo a parole. La Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo
dice al primo punto: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in
dignità e diritti, essi sono dotati di ragione, di coscienza e devono agire gli
uni verso gli altri in spirito di fratellanza”. Ma oggi questo non è vero,
perché due uomini su tre soffrono la fame e chi ha fame non è libero; la
Dichiarazione continua al terzo punto: “Ogni individuo ha diritto alla vita,
alla libertà e alla sicurezza della propria persona”. Quindi la sua libertà
è un diritto, come è un diritto per lui vivere. E qui dobbiamo sporcarci le
mani anche noi per poter rendere attendibile questo diritto alla vita. “Non chi dice Signore Signore entrerà nel regno
dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli”. E la
consegna data dal Cristo è: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli
uni gli altri come io vi ho amati e chi mi ama osserva i miei comandamenti”.
Quando questa vita finirà Dio ci potrà chiedere: “Che ne hai fatto di tuo
fratello?”. Non vorrei che solo allora qualcuno scoprisse il suo egoismo e di
non aver saputo amare. Se questa gente muore è anche colpa nostra, non possiamo
più mandare al denominatore comune le nostre responsabilità che ormai hanno
nelle nostre coscienze un nome ed un cognome. Se non avremo nutrito chi ha fame,
lo avremo ucciso. Voi oggi siete venuti qui per assistere alla S.Messa,
per incontrare il Cristo con i fratelli; don Primo Mazzolari la domenica di
Pasqua ha detto ai fedeli convenuti in chiesa: “Non vi spaventate, voi cercate
il Cristo, ma egli non è più qui, è solo il luogo dove lo hanno posto”. La
stessa cosa io la dico a voi, perché il Cristo ora è sulla via di Emmaus,
nelle strade, è il volto del fratello povero, è il vecchio divorato dalla
lebbra, sono i milioni di affamati, sono i 600.000 bambini denutriti. Il nostro cristianesimo è un forte impegno che può,
se lo vogliamo, diventare un discorso di vita per chi ci sta accanto perché,
amici, a Dio non si arriva mai da soli. Per vincere molte resistenze e, alle
volte, cose impossibili, è necessario amare. Noi come cristiani dobbiamo sapere
amare perché “vi riconosceranno che siete miei discepoli, se vi amate gli uni
gli altri”. San Paolo in una delle sue lettere scrive: “Sarete giudicati
sull’amore”. Stando alle stime dell’UNESCO nel 1965 si
spendevano nel mondo 180 miliardi di dollari per le spese militari e 50 milioni
di persone erano al servizio per svolgere attività di natura militare, senza
contare i 20 milioni di persone appartenenti alle forze armate regolari. A
questo fa riscontro una messe abbondante di informazioni sempre più
allarmistiche circa la fame, la miseria, il sottosviluppo, il Terzo Mondo: nomi
diversi di una realtà spesso dimenticata, che nessuno più contesta. (…) Noi oggi, impegnati come uomini e come cristiani,
dobbiamo amare, saperci sacrificare, calarci nelle altrui difficoltà, pagare di
persona. A giugno abbiamo la spiga di grano, sappiate però che quella spiga di
grano è nata perché è morto il seme che l’ha generata. Alle porte della Chiesa verranno raccolte le offerte
per la Giornata missionaria mondiale. Non vorrei però che quei soldi vi
facessero sentire giustificati, a posto con la coscienza. E’ un atto di
giustizia che dobbiamo rendere. Liberiamo l’uomo dalla fame, dalle malattie,
rendiamolo un uomo libero testimoniando in questo modo il Cristo che è dentro
di noi. Raoul Foullereau scrive: “Non è lecito essere felici da soli”. A
questo punto, amici, se non farete parte della soluzione, farete parte del
problema; pensateci su e tirate le somme. *Documento pubblicato in E. Santangelo, pp. 46-48
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