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5. a suo padre

 

Korosco, 9 dicembre 1857

 

Carissimo mio buon Padre!

 

La Provvidenza di Dio avendo disposto che non giungessero fino ad ora cammelli sufficienti per noi e per tutte le nostre cose pel passaggio del deserto, fummo costretti a rimanere in Korosco fino adesso; e perciò prima della mia partenza credo opportuno di scrivervi, sperando che entro la metà di gennaio n'avrete in mano la lettera.

Che cosa facemmo noi in questo frattempo? Passammo i giorni fra la speranza e la irresoluzione. Oggi avevamo una notizia dalle carovane reduci dal deserto; domani venivano delle barche di delinquenti incatenati, che dovevano approfittare dei cammelli  appena giunti per andare a subire la loro pena un po' al di là di Khartum sul Bahar-el-Azrek, come appunto si pratica nella Russia, ove i delinquenti condannati a vita, vengono mandati in Siberia, perché a poco a poco muoiano dal freddo, come questi delinquenti egiziani debbono a poco a poco finire sotto il caldo. Posdomani progettavamo di fare il traverso di Dongola, ed andare a Khartum lungo il deserto di Baiùda, che è molto meno pericoloso del Nubico che noi passeremo; ma instava l'obbietto che vi vogliono tre, ed anche quattro mesi a causa del passo di Wady-Halfa, e di altre sette cateratte del Nilo.

Sennonché dopo due settimane e più, a Dio piacque che giungesse una carovana da Berber; coi cammelli della quale noi domani partiremo da Korosco pel deserto, essendo già fatto il contratto, ed anticipata una moneta corrispondente a poco più di 200 talleri in mano dell'Habir della nostra carovana.

Ma frattanto, sapete, o amatissimo padre, quali pensieri si ravvolgevano nella mia mente? Il generoso sacrifizio che voi due avete fatto è per me sempre oggetto di meditazione; e credo nel fondo della mia coscienza che genitori più fortunati di voi ve ne sieno ben pochi al mondo, perché quali sono que' genitori che più perfettamente soddisfano ed adempiono la loro Missione? Napoleone diceva: quelli che danno più figli allo Stato, un antico filosofo soggiungeva: quelli che danno più figli alla patria, e la nostra religione santissima invece asserisce che adempiono più perfettamente alla loro Missione quei genitori che procreano figli al cielo. Ora non siete voi forse di quest'ultimi?

Anzi la vostra fortuna è ancora maggiore; mentre questo vostro unico figlio non solamente fu diretto da voi pel cielo, ma fu chiamato da Dio alla conversione degli infedeli, e quindi ad uno stato, in cui tutto si consuma per mandare al cielo altre anime sedenti ora nelle tenebre e nelle ombre di morte; e voi questo vostro figlio, ch'era tutto il vostro patrimonio in terra, l'avete consacrato interamente a Dio, non riserbando per voi che un perenne sacrifizio della sua lontananza, ed anche della sua perdita per amore di G. Cristo.

E chi v'ha al mondo che abbia fatto questo con tanta magnanimità? Solo chi è chiamato da Dio a cose grandi, come una S. Felicita, la madre dei Maccabei, ed altre anime che furono più care a Dio.

Né mi dite che finalmente questo vostro figlio, che avete dato, è un povero sciocco, ignorante, inutile, incapace a veruna impresa, perché quantunque sia vero che tale io sono, tuttavia voi m'avete sacrificato a Dio come se fossi un Salomone, un Apostolo S. Paolo; e quindi se anche sarò servo inutile, incapace, se anche non farò nulla, se anche, per così dire, diventassi apostata (che Dio mi tenga la mano sul capo!!) voi avete acquistato presso Iddio tanto merito, come se aveste dato alla Chiesa un S. Agostino, un Saverio, un S. Paolo, perché Dio misura non dalla grandezza delle cose, che sono tutte meno che zero al suo cospetto, ma dalla grandezza dell'affetto con cui si danno, come G. C. gradì che S. Pietro lasciasse tutte le sue cose per seguirlo, le quali non consistevano che in una barchetta tutta rotta e forata, e in poche reti tutte stracciate; eppure S. Pietro lasciò tutto; e il vangelo lo loda come se avesse lasciato un regno; mentre al povero contadino è tanto caro il suo modesto e ruvido casolare, come al monarca la sua capitale.

Or voi siete nel numero di quelli che hanno dato tutto per G. Cristo. Né mi dite in secondo luogo che sono beati quei genitori che vivono accanto dei loro figli. Ah! questi parte del loro paradiso lo fanno in terra, e sul capezzale della morte, allorquando le delizie passate non si gustano più, e troppo bene si conoscono le cose nella loro essenza, al capezzale della morte avranno l'amaro cordoglio di non aver fatto niente pel Signore, mentre voi griderete allora pieni di giubili: benedetto il Signore che m'ha guidato per la via della Croce, ed ora mi rende centuplicata mercede!!!

Coraggio adunque, amabile mio padre: io ho sempre rivolto il mio cuore a voi, parlo ogni giorno con voi, sono a parte dei vostri affanni, e pregusto le delizie che Dio vi riserba in cielo. Coraggio adunque: Dio sia il centro di comunicazione fra me e voi. Egli guidi le nostre imprese, i nostri affari, le nostre sorti e godiamo; ché abbiamo da fare con un buon padrone, con un fedele amico, con un padre amoroso.

Ricordatevi soprattutto di confidare in questo buon Padre, e di essere umile; mentre le grazie che il Signore vi ha fatto e vi farà, non furono a voi largite pei vostri meriti, ma per sua misericordia.

Io sono di ottima salute, come tutti i miei compagni, i quali anzi sono miei superiori, a cui non son degno nemmeno di far loro da servo, perché sono d'una bontà, al cospetto della quale le mie azioni sono delitti. Essi vi salutano tutti e due, e desiderano che preghiate il Signore per la nostra missione. Speriamo per l'Epifania di giungere a Khartum, donde entro gennaio partiremo pel Bahar-el-Abiad.

Date un caro saluto alla mamma, che vi raccomando di tutto cuore; portate pazienza, compatitela nei suoi difetti, ch'ella compatirà i vostri. Al cospetto di Dio siamo tutti pieni di difetti. Dunque pazienza e carità, perché anche noi siamo compatiti da Dio. Datele un bacio amoroso per me, procurando che sia assistita in ogni cosa, non risparmiando né campo né nulla, che Dio provvederà a tutto.

Salutatemi tanto l'Eustachio, l'Erminia, lo zio Giuseppe, i nostri parenti di Riva, Limone, Bogliaco e Maderno, il Sig.r Rettore, il Sig.r Beppo Carettoni, Patuzzi, e sua famiglia, il Nonno D. Ben, il Sig.r Ragusini, Vincenzo, Medico, Risatti, Rambottini, il nostro padrone, e tutti. Così pure salutate l'agente del vapore Meneghelli, contraccambiandolo de' suoi saluti; ho opinione che sia un galantuomo e un buon cristiano. Addio! Addio!!!

 

Vostro aff.mo figlio D. Daniele