Caminando

Santiago, ottobre-novembre  2005

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Condividiamo con voi la nuova lettera di p. Mosè.

p. Mosè ha camminato con il GIM in Italia per sette anni:

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XXXII  settimana

 

“Amare non significa guardarsi l’uno con l’altra, ma guardare ambedue, insieme nella stessa direzione”

Antoine de Saint-Exupery

 

      É la sintesi del primo matrimonio celebrato in parrocchia: “guardare ambedue, insieme nella stessa direzione”. I “novelli” sposi sono José Miguel e Marìa. Lui 57 anni e lei 55. In questa zona popolare il matrimonio religioso è una sfida continua; prima ci si sposa civilmente e poi si chiede il matrimonio religioso. La coppia "nuova", per il sacramento, sono membri attivi della comunità. Una serenità giovanile e invidiata da molti. Lui, muratore, lei donna tutto fare, hanno fatto un salto di vita. Si portano alle spalle un passato familiare marcato da sofferenze: la figlia fu violentata da un parente e l’altro figlio scelse la fuga della realtà con la droga… ma Miguel tutti i giorni chiede la protezione a San Espedito, sicuro che della sua protezione guarda avanti con lo sguardo utopico come se gli aspettassero altri 50 anni di vita. Beato te, Miguel e Maria, beati voi perché ricchi dello Spirito vi siete giocati nell’amore di Dio.

      Il cammino di Miguel e Maria è la storia di molte famiglie. É il paradigma della nuova possibilità. Ciò ci permise di iniziare una seria analisi della vita sacramentale della parrocchia. Il sacramento, qualsiasi esso sia, può essere semplice culmine di una preparazione o è quel dono sublime e semplice, gentile e grazioso (pieno di grazia) che da impulso a vivere inseriti nel mondo? Come accompagnare le famiglie che chiedono il battesimo e farle uscire dalla semplice visione “di benedizione contro le forze del male” e aprirle al dono-per, al riconoscimento di una vita “altra”. Cosi mentre rileggiamo le varie aree e la preparazione più opportuna, abbiamo pensato di allargare la possibilità di estendere l’interesse e partire dalla visione reale delle necessità. Mi sono messo in contatto con un professore che insegna investigazione di mercato e pubblicità della USACH (Università di Santiago del Chile) e gli lanciai la proposta di un pre-censo socio-pastorale della parrocchiale. L’idea è piaciuta, ora si tratta di concretizzarla. E beati voi ogni volta che non vi date per vinti e desiderate assumere la realtà come luogo unico e privilegiato della manifestazione del Signore. Sarà festa nel cielo per ogni incarnazione del Figlio dell’uomo, per ogni passo che permetterà di far scendere il cielo su questa terra… quell’azzurro terra a cui tutti aneliamo e che assaporiamo con profonda nostalgia.

 

XXXIII settimana

 

“Ama, saluta la gente, dona, perdona, ama ancora e saluta. Dai la mano, aiuta, comprendi e ricorda solo il bene.

E del bene degli altri godi e fai godere. Godi del nulla che hai, del poco che basta,

giorno dopo giorno: e pure quel poco – se necessario- dividi.

E vai leggero dietro il vento e il sole e canta.

Vai di paese in paese e saluta tutti il nero, l’olivastro e perfino il bianco.

Canta il sogno del mondo: che tutti i paesi si contendano di averti generato”

D.M. Turoldo

 

      Sono sempre di più le coppie che si avvicinano e condividono la loro sofferenza di non sentirsi pienamente dentro la comunità cristiana per non poter comulgare. Con alcune di loro siamo in cammino e noto che parlando, dialogando, cercando di cogliere la profondità del mistero, si apre uno spiraglio di attesa e di comprensione. Manca l’informazione dei contenuti, “piccoli-grandi” dettagli che aiutano a ridimensionare l’esclusione. Sarà un cammino molto lungo e lento quello che permetterà di poter condividere la grazia del Corpo di Cristo in quelle situazioni bisognose. Anche i vescovi riuniti in Roma per il Congresso Eucaristico fanno difficoltà a mettersi d’accordo e l’orientazione finale, conosciuta e applicata, purtroppo è insufficiente di fronte alle nuove sfide pastorali. Attendiamo.

      E condivido con voi due piccoli segni di speranza che fanno sbocciare il sorriso di gratitudine: l’inaugurazione della biblioteca del collegio che l’11 settembre assaltarono e bruciarono e l’inizio di un laboratorio di abilità  a u gruppo di 20 donne della Maule (uno dei quartieri più difficili).

La biblioteca non è solo un insieme di libri accatastati. É un luogo fisico di ricerca e di cultura per il quale si utilizzano i libri. Mi è piaciuta l’impostazione che i professori hanno dato alla nuova biblioteca: spazi sufficienti e angoli riservati alla ricerca per argomenti e adornati con colori e indicazioni specifiche. Da gusto sedersi e imparare... speriamo di cuore che sia un’occasione in più anche per i nostri ragazzi che ne hanno veramente bisogno.

      E questa ricerca di “sentirsi utili per imparare” è la stessa che caratterizza un gruppo di donne che vuole “dar colore” ai propri lavori. Quando parlo di laboratori di abilità s’intende praticamente saper creare oggetti, abbellirli e usare tecniche di manualità per recuperare ogni cosa dando una finalità utile. La “professoressa” è al signora Paty che, con suo marito Hector, oltre a preparare le nuove coppie per il matrimonio, sanno creare spazi nuovi nella comunità. Non mi dispiacerebbe presentare don Héctor per il cammino di diaconato permanente… ci sono tutte le qualità.

 

XXXIV settimana

 

“L’obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni,

 che non credano di potersene far scudo né davanti agli uomini né davanti a Dio,

che bisogna che si sentano ognuno l’unico responsabile di tutto”

Don L.  Milani

 

      Come piccola comunità abbiamo celebrato il giorno del nostro Fondatore. Ogni volta è sempre una bella sfida: San Daniel Comboni è un esempio di totalità e profezia che stupisce. Acqua sempre nuova per il cammino dove a volte la stanchezza rischia di offuscare gli obiettivi principali. Qui in Cile Comboni é conosciuto ma non molto. Occasione in più per far conoscere e condividere il sogno di una “rigenerazione evangelica” che parta dal cuore di ogni cultura. Come è stato p. Alberto Hurtado: grande gesuita che si è lasciato provocare dalla causa dei cileni esclusi, dai poveri cui nombre ci si riempie troppo spesso la bocca e che continuano a dormire sotto i ponti. Fu una visita di Dio a Cile, e una bella visita. Per poterlo celebrare come vicariato, ci siamo riuniti nel santuario a lui dedicato, dove giacciono le sue spoglie  e dove la fila di pellegrini, soprattutto persone semplici, è continua e testardamente convincente.

      Alcune settimane fa vi parlai di un gruppo di donne che si avvicinarono una sera per chiedere una mano per avere una casa. Oggi sono un Comité de Allegados “mi casita”. Una realtà, come vi dicevo “vecchia e nuova” ma che richiede, da parte nostra non solo l’accoglienza, ma anche il lavoro necessario per permettere a tutti di avere una casa. Si, don Milani a suo tempo aveva proprio ragione: che ciascuno si senta l’unico responsabile di tutto. Beato te don Lorenzo che da Barbiana ti sei preso a cuore il mondo. Intercedi per noi!

 

XXXV  settimana

 

“Il missionario deve essere disponibile a tutto: all’allegria e  al dolore,

alla vita e alla morte; all’abbraccio e all’abbandono”

San Daniele Comboni

 

      È stata una settimana bella e particolarmente intensa, caratterizzata dalla celebrazione della canonizzazione di p.Alberto Hurtado e dall’anniversario parroquiale (18 anni) che coincide proprio con la giornata missionaria mondiale. Nella canonizzazione i protagonisti sono stati i giovani che con animo e amore si sono messi a preparare tutto ciò che serviva per poter chiudere la strada principale, preparare il materiale per i giochi dei bambini, addobbare la cappella per la preghiera notturna (dall’una di notte alle 5,30 per concludere con la messa alle 6,00 am), cena sociale in mezzo alla strada e grande festa popolare. Che bello! Che bello vedere che ciascuno ha messo del proprio e con la necessaria fatica della gioia. Un forte momento di fraternità comunitaria che è culminata con la visione in diretta dal Vaticano della messa di canonizzazione. Ora tocca noi! Si, ora tocca proprio a noi mettere in pratica e continuare quell’insegnamento evangelico che p. Alberto ha toccato: saremo giudicati nell’amore, ossia dovremo rendere conto dell’amore dato e dell’amore tolto, dell’amore non contraccambiato e dell’amore rinunciato. Che Dio mi perdoni già da ora.

      E con questo spirito abbiamo celebrato l’anniversario parroquiale. Più di 600 persone insieme celebrando l’eucaristia comunitaria parrocchiale con il battesimo dei catecumeni e la loro prima comunione. Emozionante. Vedere questo popolo, questa comunità che con gioia e semplicità riempiva, come tante formiche, il grande ginnasio che ci ha accolti. Ha dato la sensazione dell’importanza del saper spezzare il pane per la vita di molti. Del resto è insito in ogni essere umano il desiderio di spezzare e spezzarsi per qualcosa o per qualcuno. Quando questo è caratterizzato dal progetto di Gesù, diventa  eucaristia… “Resta con noi Signore, perché si fa sera…”. Dall’invito al banchetto con nostro Signore, siamo passati al pranzo solidale, più di 700 piatti condivisi e un pomeriggio pieno di attività ricreative per bambini, adulti e anziani… un pomeriggio durato fino alle 18:30 alternato da canti e balli tipici foclorici e da concorsi di canto e disegno. Insomma, un’esplosione di vita portato avanti dalle famiglie della catechesi familiare e dai coordinatori. Grazie o Padre, perché hai manifestato queste cose ai piccoli…”.

      Mentre guardavo tutto questo mondo che si muoveva, sorrideva e s’incontrava, si avvicinò Marilene disperata. Piangendo si confessò che l’unico desiderio era quello di togliersi la vita. Ragazza giovane con 2 figli e se in un primo momento fu abusata, in un secondo fu doppiamente abbandonata e senza una possibilità di riscatto. È sempre più difficile riuscire ad arrivare al cuore delle persone; rispettarle e creare uno spazio idoneo di serenità e di vita. Il dramma si mescola con la gioia, la sofferenza accompagna l’allegria, la comunità accoglie e trasforma.

 

XXXVI settimana

                              

“Cosa da una persona all’altra? Da di se stessa, la parte più preziosa che ha, da la propria vita.

Questo significa che dona ciò che è vivo in lei:

dona la sua allegria, il suo interesse, la  sua comprensione, la sua conoscenza e tutto ciò che è vivo.

 Il dare la propria vita, arrichisce l’altro e fa emergere il sentimento della vita”

E. Fromm – L’arte d’amare

 

      V. è madre di due belle bambine. Piangendo mi chiama dicendo che le urge confessarsi. Vado a casa sua e si apre in un mare di lacrime. È un racconto lento. Ci tiene a contestualizzare il suo passato, a dare i risvolti di alcuni particolari che tutt’oggi, dopo più di 20 anni le spaccano la testa e insanguinano il cuore. Non riesce a spiegarsi il perché! Lei era così piccola e quel suo zio alla lontana lo sapeva… e anche sua madre lo sapeva, ma non fece nulla. V. è solo una delle tante storie di abuso sessuale che dopo anni si stanno liberando. È una fitta profonda al cuore quando diventiamo conoscitori di queste situazioni. È un pezzo di umanità che si ritorce in noi, come se la natura si ribellasse a crede che sia possibile; come se ti staccassero un tendine mentre corri, come se un vortice ti rubasse parte dello Spirito divino che ciascuno di noi ha ricevuto. Ancora una volta la donna diventa semplice oggetto di uso e abuso, consumo frenetico di malati che non sanno andare oltre alla propria cintura e che non pensano minimamente quanto danno possono fare. Beata te cara V. se non ti fai vincere dallo scoraggiamento e credi che essere donna è una forza che solo tu puoi far emergere e risanare progressivamente quelle ferite causate… beata te se non ti autocondanni, ma credi che ogni giorno è un domani felice.

      Una felicità nascosta e ricercata è quella del popolo Mapuche. Ho avuto la possibilità di conoscere il sacerdote incaricato della pastorale Mapuche. Cileno verbita, più di 40 anni fa terminò i suoi studi di antropologia a Roma e ora, ormai 70enne ha la saggezza penetrante della storia. Mi racconta, si racconta  di come il Cile è diviso in due paesi: i Mapuche e i definiti cileni. In Santiago vivono 200.000 Mapuche e una parte di essi si definisce cattolica. È tutto un mondo da scoprire e da accogliere. Per il momento ho chiesto a una persona che si incorpori nel consiglio pastorale con la fine di iniziare una pastorale Mapuche in parrocchia. Il “colpo di fulmine” arrivò quando una delle orientatrici sociali mi disse che stava facendo classe di sostegno a due bambine di una famiglia Mapuche... c’è qualcosa che si muove, che è molto più grande di noi e che ha un ritmo parallelo alle nostre attività. Dio ci chiama a incorporarci e ad assumerlo. E come non detto un martedì mattina mi cerca doña Maruja con il classico sorriso di nonna serena. Viene per far pulizia al piccolo oratorio della cappella dove c’è il Santissimo e tra una battuta e l’altra mi parla di tre famiglie che sta visitando. Son tre famiglie con ragazzi con abilità diverse. Andiamo. Chiedono che i loro figli siano cresimati… con gioia. Che bello vedere che il gruppo dei catecumeni riceverà altri amici. E prima della cresima battezziamo Juan, che a 9 anni sta perdendo la mobilità. Do l’unzione degli infermi a Nayade che è sensibilissima… un solo tocco o carezza di una persona che non sia quello di sua mamma la fa gridare; e poi c’è Andrea, un down eccezionale… non mi dispiacerebbe averlo come accolito. Speriamo di potercela fare… ma qualcosa di nuovo si sta muovendo. Attendiamo.

 

 

XXXVII settimana

“Dacci viscere di misericordia davanti a ogni miseria umana”

(Preghiera Eucaristica V/b)

 

      La mamma di Camilla mi cerca con le classiche ricette mediche. Ha bisogno di trovare qualcuno con cui sfogarsi. Un cancro all’utero non curato per il semplice fatto che sta investendo tutto ciò che ha per la cura della figlia “sfigurata” per il tumore all’occhio. Ve l’avevo condiviso qualche settimane fa. Era importante incontrarla e sapere come stava; come si sentiva… una sola frase continua a martellarmi il cuore: “Padre, ci sarà un giorno di felicità per me? Chiedo a Dio un solo giorno di felicità!”. Un giorno di felicità. Molte volte mi chiedo dove sono in realtà. Quali storie si vivono in questi “cubi” quadrati che si chiamano condomini sociali… quanto costa in realtà la felicità? E penso al Vangelo: “Beati voi quando piangete… perché vostro è il Regno dei Cieli”. Mi addormento in pace.

      Sono settimane intense per molte famiglie e anche per noi. Stiamo concludendo il secondo anno della catechesi familiare con le prime comunioni: in tutto più di 200 bambini e bambine che riceveranno per la prima volta il Corpo di Cristo. Ripeto a loro, in maniera semplice e capibile il gran mistero che riceviamo ricordandomi quel famoso intervento fatto a Thiene da don Paolo amico di don Mazzolari: “E tutto il Corpo di Cristo che abbiamo mangiato, dove è andato a finire? Come abbiamo ridotto il Corpo di Cristo?”. Parole lapidarie e uniche. Qui il rischio è che la prima comunione si riduca al momento di considerazione personale: regalo, foto, sorriso, vestito bianco… niente di nuovo (purtroppo). Così tra sere passate a confessare bambini e padri cerchiamo di trasmettere quel profondo mistero di Cristo che si fa carne per noi, per te… e la gente comincia a riflettere, le famiglie cominciano a partecipare, a voler chiarire la propria situazione famigliare, a cambiare poco a poco il proprio stile di vita. Caro don Paolo, dov’è finito tutto il Corpo di Cristo mangiato? Un pezzo l'ho trovato qui e come mi piacerebbe condividerlo con te e spero di rivederti quando ritornerò nell’Italia che si è divisa… un altro Corpo di Cristo da meditare!!! Credo che il caro Rossetti si rivolterà nella tomba.

      Avrete senza dubbio sentito l’assurda notizia: i limiti marittimi tra Perù e Chile. Sembra proprio che ci sia voglia di rivendicare spazi e di creare conflitti. La mia paura è che vi siano interessi miliardari dietro a tutto questo basta pensare al fatto che ad un certo punto appare qui a Santiago, senza nessun problema, l’ex presidente peruviano Fujimori. Caos, notizie incorrette, dubbi, riflessioni inutili… e il conflitto è armato. Sto aspettando la risposta ai dubbi di tutto questo “caos creato”… mentre il prezzo del rame giunge alle stesse e si firmano contratti miliardari con la Cina. “I figli delle tenebre sono più scaltri dei figli della luce”, ma i figli della luce non sono “senza sostegno” per capire che qualcosa non va. E continuano a insultarsi tra vicini, e continuano a creare dubbi e incertezze nel popolo, e continuano a dare i presupposti della divisione… e continuiamo a costruire Babele. ¿Hasta cuando o Padre?... Fino a quando?

      E la nostra gente continua a camminare, a difendere la propria dignità nella debolezza e incertezza quotidiana. Così celebrammo le cresime dei 17 catecumeni, dei tre ragazzi con abilità differenti e una sfilza di matrimoni ogni sabato… ma allora la ricerca dell’unione e dell’amore, della nuova forza dello Spirito e della comunità sta dando il sapore nuovo a questa periferia. “Ti ringrazio Padre perché hai manifestato queste cose ai piccole e agli esclusi”.

Continua Signore a meravigliarci, a stupirci…

 

Misioneros Combonianos – Pasaje Agrigento 7418 - casilla 25010 c.25 – SANTIAGO – Chile - Tel. 0056 – 2 – 6421360