XXXII
settimana
“Amare non significa
guardarsi l’uno con l’altra, ma guardare ambedue,
insieme nella stessa direzione”
Antoine de
Saint-Exupery
É la sintesi del primo matrimonio celebrato
in parrocchia: “guardare ambedue, insieme nella
stessa direzione”. I “novelli” sposi sono José
Miguel e Marìa. Lui 57 anni e lei 55. In questa
zona popolare il matrimonio religioso è una sfida
continua; prima ci si sposa civilmente e poi si
chiede il matrimonio religioso. La coppia "nuova",
per il sacramento, sono membri attivi della
comunità. Una serenità giovanile e invidiata da
molti. Lui, muratore, lei donna tutto fare, hanno
fatto un salto di vita. Si portano alle spalle un
passato familiare marcato da sofferenze: la figlia
fu violentata da un parente e l’altro figlio
scelse la fuga della realtà con la droga… ma
Miguel tutti i giorni chiede la protezione a San
Espedito, sicuro che della sua protezione guarda
avanti con lo sguardo utopico come se gli
aspettassero altri 50 anni di vita. Beato te,
Miguel e Maria, beati voi perché ricchi dello
Spirito vi siete giocati nell’amore di Dio.
Il cammino di Miguel e Maria è la storia di
molte famiglie. É il paradigma della nuova
possibilità. Ciò ci permise di iniziare una seria
analisi della vita sacramentale della parrocchia.
Il sacramento, qualsiasi esso sia, può essere
semplice culmine di una preparazione o è quel dono
sublime e semplice, gentile e grazioso (pieno di
grazia) che da impulso a vivere inseriti nel
mondo? Come accompagnare le famiglie che chiedono
il battesimo e farle uscire dalla semplice visione
“di benedizione contro le forze del male” e
aprirle al dono-per, al riconoscimento di una vita
“altra”. Cosi mentre rileggiamo le varie aree e la
preparazione più opportuna, abbiamo pensato di
allargare la possibilità di estendere l’interesse
e partire dalla visione reale delle necessità. Mi
sono messo in contatto con un professore che
insegna investigazione di mercato e pubblicità
della USACH (Università di Santiago del Chile) e
gli lanciai la proposta di un pre-censo
socio-pastorale della parrocchiale. L’idea è
piaciuta, ora si tratta di concretizzarla. E beati
voi ogni volta che non vi date per vinti e
desiderate assumere la realtà come luogo unico e
privilegiato della manifestazione del Signore.
Sarà festa nel cielo per ogni incarnazione del
Figlio dell’uomo, per ogni passo che permetterà di
far scendere il cielo su questa terra…
quell’azzurro terra a cui tutti aneliamo e che
assaporiamo con profonda nostalgia.
XXXIII settimana
“Ama, saluta la gente,
dona, perdona, ama ancora e saluta. Dai la mano,
aiuta, comprendi e ricorda solo il bene.
E del bene degli altri
godi e fai godere. Godi del nulla che hai, del
poco che basta,
giorno dopo giorno: e pure
quel poco – se necessario- dividi.
E vai leggero dietro il
vento e il sole e canta.
Vai di paese in paese e
saluta tutti il nero, l’olivastro e perfino il
bianco.
Canta il sogno del mondo:
che tutti i paesi si contendano di averti
generato”
D.M. Turoldo
Sono sempre di più le coppie che si
avvicinano e condividono la loro sofferenza di non
sentirsi pienamente dentro la comunità cristiana
per non poter comulgare. Con alcune di loro siamo
in cammino e noto che parlando, dialogando,
cercando di cogliere la profondità del mistero, si
apre uno spiraglio di attesa e di comprensione.
Manca l’informazione dei contenuti,
“piccoli-grandi” dettagli che aiutano a
ridimensionare l’esclusione. Sarà un cammino molto
lungo e lento quello che permetterà di poter
condividere la grazia del Corpo di Cristo in
quelle situazioni bisognose. Anche i vescovi
riuniti in Roma per il Congresso Eucaristico fanno
difficoltà a mettersi d’accordo e l’orientazione
finale, conosciuta e applicata, purtroppo è
insufficiente di fronte alle nuove sfide
pastorali. Attendiamo.
E condivido con voi due piccoli segni di
speranza che fanno sbocciare il sorriso di
gratitudine: l’inaugurazione della biblioteca del
collegio che l’11 settembre assaltarono e
bruciarono e l’inizio di un laboratorio di
abilità
a u gruppo di 20 donne della Maule (uno dei
quartieri più difficili).
La
biblioteca non è solo un insieme di libri
accatastati. É un luogo fisico di ricerca e di
cultura per il quale si utilizzano i libri. Mi è
piaciuta l’impostazione che i professori hanno
dato alla nuova biblioteca: spazi sufficienti e
angoli riservati alla ricerca per argomenti e
adornati con colori e indicazioni specifiche. Da
gusto sedersi e imparare... speriamo di cuore che
sia un’occasione in più anche per i nostri ragazzi
che ne hanno veramente bisogno.
E questa ricerca di “sentirsi utili per
imparare” è la stessa che caratterizza un gruppo
di donne che vuole “dar colore” ai propri lavori.
Quando parlo di laboratori di abilità s’intende
praticamente saper creare oggetti, abbellirli e
usare tecniche di manualità per recuperare ogni
cosa dando una finalità utile. La “professoressa”
è al signora Paty che, con suo marito Hector,
oltre a preparare le nuove coppie per il
matrimonio, sanno creare spazi nuovi nella
comunità. Non mi dispiacerebbe presentare don
Héctor per il cammino di diaconato permanente… ci
sono tutte le qualità.
XXXIV settimana
“L’obbedienza
non è ormai più una
virtù, ma la
più subdola delle
tentazioni,
che non
credano di potersene far scudo né davanti agli
uomini né davanti a Dio,
che bisogna che si sentano
ognuno l’unico responsabile di tutto”
Don L.
Milani
Come piccola comunità abbiamo celebrato il
giorno del nostro Fondatore. Ogni volta è sempre
una bella sfida: San Daniel Comboni è un esempio
di totalità e profezia che stupisce. Acqua sempre
nuova per il cammino dove a volte la stanchezza
rischia di offuscare gli obiettivi principali. Qui
in Cile Comboni é conosciuto ma non molto.
Occasione in più per far conoscere e condividere
il sogno di una “rigenerazione evangelica” che
parta dal cuore di ogni cultura. Come è stato p.
Alberto Hurtado: grande gesuita che si è lasciato
provocare dalla causa dei cileni esclusi, dai
poveri cui nombre ci si riempie troppo spesso la
bocca e che continuano a dormire sotto i ponti. Fu
una visita di Dio a Cile, e una bella visita. Per
poterlo celebrare come vicariato, ci siamo riuniti
nel santuario a lui dedicato, dove giacciono le
sue spoglie
e dove la fila di pellegrini, soprattutto
persone semplici, è continua e testardamente
convincente.
Alcune settimane fa vi parlai di un gruppo
di donne che si avvicinarono una sera per chiedere
una mano per avere una casa. Oggi sono un Comité
de Allegados “mi
casita”. Una realtà, come vi dicevo “vecchia e
nuova” ma che richiede, da parte nostra non solo
l’accoglienza, ma anche il lavoro necessario per
permettere a tutti di avere una casa. Si, don
Milani a suo tempo aveva proprio ragione: che
ciascuno si senta l’unico responsabile di tutto.
Beato te don Lorenzo che da Barbiana ti sei preso
a cuore il mondo. Intercedi per noi!
XXXV
settimana
“Il missionario deve
essere disponibile a tutto: all’allegria e al dolore,
alla vita e alla morte;
all’abbraccio e all’abbandono”
San Daniele Comboni
È stata una settimana bella e
particolarmente intensa, caratterizzata dalla
celebrazione della canonizzazione di p.Alberto
Hurtado e dall’anniversario parroquiale (18 anni)
che coincide proprio con la giornata missionaria
mondiale. Nella canonizzazione i protagonisti sono
stati i giovani che con animo e amore si sono
messi a preparare tutto ciò che serviva per poter
chiudere la strada principale, preparare il
materiale per i giochi dei bambini, addobbare la
cappella per la preghiera notturna (dall’una di
notte alle 5,30 per concludere con la messa alle
6,00 am), cena sociale in mezzo alla strada e
grande festa popolare. Che bello! Che bello vedere
che ciascuno ha messo del proprio e con la
necessaria fatica della gioia. Un forte momento di
fraternità comunitaria che è culminata con la
visione in diretta dal Vaticano della messa di
canonizzazione. Ora tocca noi! Si, ora tocca
proprio a noi mettere in pratica e continuare
quell’insegnamento evangelico che p. Alberto ha
toccato: saremo giudicati nell’amore, ossia
dovremo rendere conto dell’amore dato e dell’amore
tolto, dell’amore non contraccambiato e dell’amore
rinunciato. Che Dio mi perdoni già da ora.
E con questo spirito abbiamo celebrato
l’anniversario parroquiale. Più di 600 persone
insieme celebrando l’eucaristia comunitaria
parrocchiale con il battesimo dei catecumeni e la
loro prima comunione. Emozionante. Vedere questo
popolo, questa comunità che con gioia e semplicità
riempiva, come tante formiche, il grande ginnasio
che ci ha accolti. Ha dato la sensazione
dell’importanza del saper spezzare il pane per la
vita di molti. Del resto è insito in ogni essere
umano il desiderio di spezzare e spezzarsi per
qualcosa o per qualcuno. Quando questo è
caratterizzato dal progetto di Gesù, diventa
eucaristia… “Resta con noi Signore, perché
si fa sera…”. Dall’invito al banchetto con nostro
Signore, siamo passati al pranzo solidale, più di
700 piatti condivisi e un pomeriggio pieno di
attività ricreative per bambini, adulti e anziani…
un pomeriggio durato fino alle 18:30 alternato da
canti e balli tipici foclorici e da concorsi di
canto e disegno. Insomma, un’esplosione di vita
portato avanti dalle famiglie della catechesi
familiare e dai coordinatori. Grazie o Padre,
perché hai manifestato queste cose ai
piccoli…”.
Mentre guardavo tutto questo mondo che si
muoveva, sorrideva e s’incontrava, si avvicinò
Marilene disperata. Piangendo si confessò che
l’unico desiderio era quello di togliersi la vita.
Ragazza giovane con 2 figli e se in un primo
momento fu abusata, in un secondo fu doppiamente
abbandonata e senza una possibilità di riscatto. È
sempre più difficile riuscire ad arrivare al cuore
delle persone; rispettarle e creare uno spazio
idoneo di serenità e di vita. Il dramma si mescola
con la gioia, la sofferenza accompagna l’allegria,
la comunità accoglie e trasforma.
XXXVI settimana
“Cosa da una
persona all’altra? Da di se stessa, la parte
più preziosa che
ha, da la propria vita.
Questo
significa che dona ciò che è vivo in
lei:
dona la sua
allegria, il suo interesse, la sua
comprensione, la sua conoscenza e tutto ciò che è
vivo.
Il dare la
propria vita, arrichisce l’altro e fa emergere il
sentimento della vita”
E. Fromm – L’arte
d’amare
V. è madre di due belle bambine. Piangendo
mi chiama dicendo che le urge confessarsi. Vado a
casa sua e si apre in un mare di lacrime. È un
racconto lento. Ci tiene a contestualizzare il suo
passato, a dare i risvolti di alcuni particolari
che tutt’oggi, dopo più di 20 anni le spaccano la
testa e insanguinano il cuore. Non riesce a
spiegarsi il perché! Lei era così piccola e quel
suo zio alla lontana lo sapeva… e anche sua madre
lo sapeva, ma non fece nulla. V. è solo una delle
tante storie di abuso sessuale che dopo anni si
stanno liberando. È una fitta profonda al cuore
quando diventiamo conoscitori di queste
situazioni. È un pezzo di umanità che si ritorce
in noi, come se la natura si ribellasse a crede
che sia possibile; come se ti staccassero un
tendine mentre corri, come se un vortice ti
rubasse parte dello Spirito divino che ciascuno di
noi ha ricevuto. Ancora una volta la donna diventa
semplice oggetto di uso e abuso, consumo frenetico
di malati che non sanno andare oltre alla propria
cintura e che non pensano minimamente quanto danno
possono fare. Beata te cara V. se non ti fai
vincere dallo scoraggiamento e credi che essere
donna è una forza che solo tu puoi far emergere e
risanare progressivamente quelle ferite causate…
beata te se non ti autocondanni, ma credi che ogni
giorno è un domani felice.
Una felicità nascosta e ricercata è quella
del popolo Mapuche. Ho avuto la possibilità di
conoscere il sacerdote incaricato della pastorale
Mapuche. Cileno verbita, più di 40 anni fa terminò
i suoi studi di antropologia a Roma e ora, ormai
70enne ha la saggezza penetrante della storia. Mi
racconta, si racconta di come il
Cile è diviso in due paesi: i Mapuche e i definiti
cileni. In Santiago vivono 200.000 Mapuche e una
parte di essi si definisce cattolica. È tutto un
mondo da scoprire e da accogliere. Per il momento
ho chiesto a una persona che si incorpori nel
consiglio pastorale con la fine di iniziare una
pastorale Mapuche in parrocchia. Il “colpo di
fulmine” arrivò quando una delle orientatrici
sociali mi disse che stava facendo classe di
sostegno a due bambine di una famiglia Mapuche...
c’è qualcosa che si muove, che è molto più grande
di noi e che ha un ritmo parallelo alle nostre
attività. Dio ci chiama a incorporarci e ad
assumerlo. E come non detto un martedì mattina mi
cerca doña Maruja con il classico sorriso di nonna
serena. Viene per far pulizia al piccolo oratorio
della cappella dove c’è il Santissimo e tra una
battuta e l’altra mi parla di tre famiglie che sta
visitando. Son tre famiglie con ragazzi con
abilità diverse. Andiamo. Chiedono che i loro
figli siano cresimati… con gioia. Che bello vedere
che il gruppo dei catecumeni riceverà altri amici.
E prima della cresima battezziamo Juan, che a 9
anni sta perdendo la mobilità. Do l’unzione degli
infermi a Nayade che è sensibilissima… un solo
tocco o carezza di una persona che non sia quello
di sua mamma la fa gridare; e poi c’è Andrea, un
down eccezionale… non mi dispiacerebbe averlo come
accolito. Speriamo di potercela fare… ma qualcosa
di nuovo si sta muovendo. Attendiamo.
XXXVII settimana
“Dacci viscere di
misericordia davanti a ogni miseria umana”
(Preghiera Eucaristica
V/b)
La mamma di Camilla mi cerca con le
classiche ricette mediche. Ha bisogno di trovare
qualcuno con cui sfogarsi. Un cancro all’utero non
curato per il semplice fatto che sta investendo
tutto ciò che ha per la cura della figlia
“sfigurata” per il tumore all’occhio. Ve l’avevo
condiviso qualche settimane fa. Era importante
incontrarla e sapere come stava; come si sentiva…
una sola frase continua a martellarmi il cuore:
“Padre, ci sarà un giorno di felicità per me?
Chiedo a Dio un solo giorno di felicità!”. Un
giorno di felicità. Molte volte mi chiedo dove
sono in realtà. Quali storie si vivono in questi
“cubi” quadrati che si chiamano condomini sociali…
quanto costa in realtà la felicità? E penso al
Vangelo: “Beati voi quando piangete… perché vostro
è il Regno dei Cieli”. Mi addormento in pace.
Sono settimane intense per molte famiglie e
anche per noi. Stiamo concludendo il secondo anno
della catechesi familiare con le prime comunioni:
in tutto più di 200 bambini e bambine che
riceveranno per la prima volta il Corpo di Cristo.
Ripeto a loro, in maniera semplice e capibile il
gran mistero che riceviamo ricordandomi quel
famoso intervento fatto a Thiene da don Paolo
amico di don Mazzolari: “E tutto il Corpo di
Cristo che abbiamo mangiato, dove è andato a
finire? Come abbiamo ridotto il Corpo di Cristo?”.
Parole lapidarie e uniche. Qui il rischio è che la
prima comunione si riduca al momento di
considerazione personale: regalo, foto, sorriso,
vestito bianco… niente di nuovo (purtroppo). Così
tra sere passate a confessare bambini e padri
cerchiamo di trasmettere quel profondo mistero di
Cristo che si fa carne per noi, per te… e la gente
comincia a riflettere, le famiglie cominciano a
partecipare, a voler chiarire la propria
situazione famigliare, a cambiare poco a poco il
proprio stile di vita. Caro don Paolo, dov’è
finito tutto il Corpo di Cristo mangiato? Un pezzo
l'ho trovato qui e come mi piacerebbe condividerlo
con te e spero di rivederti quando ritornerò
nell’Italia che si è divisa… un altro Corpo di
Cristo da meditare!!! Credo che il caro Rossetti
si rivolterà nella tomba.
Avrete senza dubbio sentito l’assurda
notizia: i limiti marittimi tra Perù e Chile.
Sembra proprio che ci sia voglia di rivendicare
spazi e di creare conflitti. La mia paura è che vi
siano interessi miliardari dietro a tutto questo
basta pensare al fatto che ad un certo punto
appare qui a Santiago, senza nessun problema, l’ex
presidente peruviano Fujimori. Caos, notizie
incorrette, dubbi, riflessioni inutili… e il
conflitto è armato. Sto aspettando la risposta ai
dubbi di tutto questo “caos creato”… mentre il
prezzo del rame giunge alle stesse e si firmano
contratti miliardari con la Cina. “I figli delle
tenebre sono più scaltri dei figli della luce”, ma
i figli della luce non sono “senza sostegno” per
capire che qualcosa non va. E continuano a
insultarsi tra vicini, e continuano a creare dubbi
e incertezze nel popolo, e continuano a dare i
presupposti della divisione… e continuiamo a
costruire Babele. ¿Hasta cuando o Padre?... Fino a
quando?
E la nostra gente continua a camminare, a
difendere la propria dignità nella debolezza e
incertezza quotidiana. Così celebrammo le cresime
dei 17 catecumeni, dei tre ragazzi con abilità
differenti e una sfilza di matrimoni ogni sabato…
ma allora la ricerca dell’unione e dell’amore,
della nuova forza dello Spirito e della comunità
sta dando il sapore nuovo a questa periferia. “Ti
ringrazio Padre perché hai manifestato queste cose
ai piccole e agli esclusi”.
Continua
Signore a meravigliarci, a stupirci…
Misioneros Combonianos –
Pasaje
Agrigento 7418 - casilla 25010 c.25 – SANTIAGO –
Chile - Tel. 0056 – 2 – 6421360
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