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 2. a Don Pietro Grana (Parroco di Limone)

 

Verona, 13 agosto 1857

Reverendo mio D. Pietro!

 

Ho finito finalmente i santi esercizi; e dopo essermi consigliato e con Dio, e cogli uomini, n'ebbi che l'idea delle Missioni è la mia vera vocazione: anzi il successore del gran Servo di Dio D. Bertoni, il Padre Marani, mi rispose, che fattosi egli un quadro della mia vita, e delle circostanze passate, e presenti, m'assicura che la mia vocazione alle Missioni dell'Africa è delle più chiare, e patenti; e quindi, ad onta delle circostanze de' miei genitori che in questa occasione candidamente  le ho presentate, mi disse: "vada, ch'io gli do la mia benedizione, e confidi nella Provvidenza, che il Signore, che gli inspirò il magnanimo disegno, saprà consolare e custodire i suoi genitori" Per la qual cosa ho deciso assolutamente di partire nel prossimo Settembre.

 

Il sovraccitato Superiore delle Stimmate mi disse, che facessi ben comprendere a' miei genitori la natura del Disegno del nostro Superiore, che cioè: 1° si va e si viene (si non moriemur - sile); 2° che per ora si prova e si tenta se può riuscire; altrimenti si ritorna subito. Ora lo prego caldamente ad usare tutte le industrie per disporre con tutta l'arte, e più coll'aiuto di Dio, e di Maria, i desolati miei genitori, cogliendo l'ora, il momento, in una, o due volte, sinché si rassegnino alla volontà del Signore.

 

O quanto mi affligge il sacrifizio che questi due poveretti fanno per separarsi da me! A quali sacrifizi assoggetta il Signore questa vocazione! Ma fummi assicurato che Dio mi chiama; ed io vo sicuro. So che m'attirerò la maledizione, e le imprecazioni di molti, che veggono più in là men d'una spanna; ma per questo io non voglio lasciare di seguire la mia vocazione. Adunque io confido in Dio, nella Vergine Immacolata, e nella sua sollecitudine, Sig.r Rettore; e n'avrà larga mercede.

 

Il progetto di spedirci a Bologna, venne annullato dal Superiore non so perché: fiat voluntas Dei: così pagherò la mia loquacità nel parlare e nel dir quattro, prima che entrino in sacco. Spero martedì, o mercoledì, di venire a Limone. Il progetto di condurre a Venezia i miei genitori, mi fa spavento, perché i miei compagni, e specialmente D. Beltrame, m'assicurano che sarebbe più doloroso per loro e per me: quindi mi persuadono a seguire il suo consiglio che mi diede a Limone, di non pensare a Venezia.

 

Non so come fare ad accomiatarmi l'ultima volta da loro. Io mi fermerò a Limone fino a' quattro, od ai cinque al più di settembre. Ora sto apparecchiando i trecento talleri pe' miei genitori, temo assai di venire a Limone senza denari: ma in caso, lascio a Verona chi fa le mie veci, perché pe' primi del mese voglio aver pagato tutti i miei debiti: altrimenti non penso all'Africa.

Intanto la riverisco; preghi il Signore per me, e mi creda di cuore

 

Aff.mo servo ed amico

Daniele C.

 

Stamane abbiamo celebrata la solennità delle partenze per l'Africa coll'accomiatarci dai varii corpi dell'Ist.o D. Beltrame cantò messa, D. Melotto fece da diacono, io da suddiacono, D. Dalbosco da cerimoniere, e D. Oliboni fece il discorso: fu una provata solennità, che mosse le lagrime a tutti, ed anche ad alcuni amici dell'Istituto, che v'intervennero.