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 1. a Don Pietro Grana (Parroco di Limone)

 Verona, 4 luglio 1857

 Molto Rev.do ed amat.mo Sig.re!

 La sua lettera confidente mi sprona a farle conoscere lo stato genuino in cui mi trovo; anzi m'è di grande sollievo svelarle il turbamento che agita ora il mio animo. Come qualche volta parmi avergli detto, io inclino a percorrere la carriera quantunque ardua delle Missioni, e precisamente da ben otto anni quelle dell'Africa Centrale, al quale scopo diressi parte de' miei studi. Il Superiore conscio delle mie intenzioni, ha sempre fatto calcolo di me, per adoperarmi nella fondazione della sua Missione in quelle deserte ed infuocate solitudini; ed a tale scopo fin dallo scorso anno egli ha deciso di spedirmi colà nella prossima spedizione che avrà luogo agli ultimi del prossimo agosto o a' primi di settembre, purché sempre possa combinare molti affari della Missione con Roma e con Vienna. Per ambe queste parti ha già quasi terminato ogni cosa; onde fino dal mio ritorno da Limone m'ha già dato avviso di apparecchiarmi all'impresa, e quindi combini gli affari di famiglia, ed ogni cosa che mi spetta. Questo momento era già sospirato da gran tempo da me, con maggior calore, di quello che due fervidi amanti sospirano il momento delle nozze. Se non che due gravi difficoltà mi spaventano, senza delle quali io certo non mi risolvo alla Missione, e tutte e due formidabili.

La prima è il pensiero di abbandonare due poveri genitori che in questa terra non hanno altro conforto che quello d'un unico figlio: ma questa spererei di superarla, perché la nostra Missione è di tal natura che, attesa la ferocità del clima e gli affari che la legano coll'Europa, ci sforza ogni anno, od al più ogni due di venir qui; e per conseguenza non sarebbe totale abbandono; ma sarebbe come se stessi un anno o due senza vederli, quantunque la continua relazione potrebbe addolcire ogni lontananza: e questo, come dicea, non mi dà tanto sgomento, molto più che essi m'hanno già scritto d'essere disposti alla Provvidenza, e di assoggettarsi, con dolore sì, alla momentanea separazione. L'altra difficoltà è che voglio pria di partire che sia assicurata una comoda esistenza a' medesimi; la quale io ottengo colla liberazione totale da ogni debito.

Io credo che quando il mio campicello sia libero affatto da ogni peso che le passate luttuose circostanze hanvi recato, col primo salario, col ricavato del campicello, e con quelle messe che io potrò celebrare in Missione secondo l'intenzione di un Tizio che consegnerà le rispettive elemosine a' miei genitori (e spero anche fra i viaggi di poterne celebrare 200 all'anno), essi potranno vivere comodamente.

Ma per ora come fare ad ottener ciò? Io per ora non ho mezzi, né questi voglio procacciarli con vili o ardimentose maniere. Per conseguenza io non so che cosa ne sarà l'effetto. Certo è che senza aver fatto tutto questo io non voglio partire per la Missione Africana. Ma al mio caso trovasi anche D. Melotto. Onde non si sa cosa succederà. Certo è che questa incertezza, e molto più per me il pensiero di allontanarmi anche momentaneamente da' genitori, costituiti nelle attuali familiari circostanze come sa, e specialmente pensando alla madre, mi porta un grande sconcerto.

Sciolto però ch'io abbia le due sopraccennate difficoltà, io ho deciso di partire; ma il pensiero della discordia de' genitori, dell'isolamento in che si troveranno, ecco ciò che mi conturba. Io né della vita, né delle difficoltà della Missione, né di nessuna cosa ho timore: ma quel che riguarda i miei due vecchi, mi fa assai tremare. Egli è per questo che in tale incertezza e costernazione dell'animo mio ho deciso di fare gli esercizi per implorare l'aiuto del Cielo. S'io abbandono l'idea di consecrarmi alle Missioni straniere, sono martire per tutta la vita d'un desiderio che cominciò nel mio spirito da ben 14 anni, e sempre crebbe, a misura che conobbi l'altezza dell'apostolato.

S'io abbraccio l'idea delle Missioni, fo martiri due poveri genitori. Né vale il pensiero che morti i genitori, allora penserò alle missioni; perocché devo io allora desiderar la morte a' medesimi? Questa idea non è da cristiano e da sacerdote, ma da vandalo, e da cannibale; ed ho sempre desiderato e sempre desidererò di morir prima io che essi. D'altra parte se nelle missioni non si va sotto i trent'anni, è meglio abbandonare il pensiero, perché avanzata un po' l'età, né si potrà apprendere le diverse lingue ancora sconosciute delle tribù d'Africa, ove noi andremo, e perché l'esperienza assicura che il cimentarsi in quelle regioni in un'età più avanzata della sopraddetta, porta seco una subita morte.

Dunque niente di certo e di determinato io so dirle: di certo è che io sono ora inquieto ora speranzoso, ora mi pasco di vaghe idee, ora di sconsolanti. Se consulto chi sempre diresse la mia coscienza, sono spronato a decidermi alla partenza; se guardo alla famiglia, rimango atterrito; se penso al mondo, risolvendomi all'impresa, debbo aspettarmi la maledizione di chi sa le mie circostanze di famiglia e la pensa col mondo; se penso al mio cuore, esso mi suggerisce di sacrificare ogni cosa, e volare alle Missioni, e disprezzare ogni diceria. Immagini la tempesta del mio animo, il combattimento, il conflitto che mi conturba.

Sennonché in mezzo a questo universale contrasto delle mie idee, trovo opportuno il progetto di fare gli esercizi, di consultare la Religione e Dio; e Egli, che è giusto e che governa ogni cosa, saprà trarmi da questo impaccio, combinare ogni cosa e consolare i miei genitori, se mi chiama a dar la vita sotto il vessillo della Croce nell'Africa; oppure se non mi chiama, saprà mettere tali ostacoli che mi sia impossibile la realizzazione de' miei disegni. Perciò meglio è esclamare con Samuele: loquere Domine, quia audit servus tuus: e sciolta ogni cosa conforme al divin beneplacito, ripetere con Giobbe: sicut placuit D.no, ita factum est: sit nomen D.ni benedictum.

Mi dispiace per una parte che non sia passato per Toscolano: ma d'altra parte per Limone è molto meglio, che intanto questo paese partecipa de' benefici influssi della sua presenza. Il ritratto del supe­riore è ancora sotto opera: o per meglio dire è più di un mese che ne io, né i compagni sacerdoti ne hanno notizia. Appena messo a di­sposizione dell'Ist.o sarà primo mio officio mandargliene una copia. Del Margotti, fin da quando arrivai in Verona erano già esaurite le stampe, per cui si intraprese già un'altra edizione milanese, che di giorno in giorno uscirà alla luce: appena venuta fuori  gliela manderò. Per quel che riguarda il mio Breviario, alla prima mia venuta a Limone, glielo porterò.

Ecco la sostanza del conflitto che ora s'agita nel mio cuore. Io non so a qual partito appigliarmi: se la Provvidenza sorriderà benignamente a' miei desideri, combinata ogni cosa, assicurato un futuro comodo sostentamento a' miei genitori, volerò lieto alla grande im­presa: se Dio non vorrà da me quest'opera, chinerò la fronte, e benedirò dolorosamente la mano del Cielo. Sed hoc sub sigillo secreti, inter nos, la prego: ma mi scriva qualche cosa di bello, consoli destramente i miei poveri genitori, e consoli anche me: mi scriva. Oh, come sono cari gli accenti d'un amico lontano!!! Anche qui nell'Ist.o non oso parlare chiaro che con due o tre cari amici! essi mi consolano e m'avviliscono! quel però che mi porge conforto è nell'avere un compagno impacciato nelle mie medesime circostanze: è D. Melotto. Questi ha i miei medesimi desideri: peraltro meno ferventi, perché vi è naturalmente più fuoco in Lombardia, che nella provincia veneta ..... lo trovo più rassegnato di me. Laonde ho bisogno di essere ricordato nel gran Sacrifizio, quando sotto gli scrosci di Limone nella chiesa di S.Benedetto innalza l'ostia pacifica della consolazione.

Spero peraltro entro la metà di agosto di darle notizie determinate. Venga quel che Dio vuole; bisogna in tutto adattarsi [......]. Beltrame ha già scritto il suo viaggio sul Bahar-el-Azek: è un tomo come quel del Tiboni, e verrà subito stampato in [.......] dal Comitato delle Missioni in Vienna: poi in Verona.

Frattanto riceva i saluti di tutti i fratelli sacerdoti e specialmente quelli del conturbato

Suo affez.mo am. e s.

Daniele Comboni Sac.