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12. a suo padre

 

Gran Cairo, 17 dic. 1880

Mio caro Padre,

 

Benché lavori assai (e lavoro per Dio), pure posso dire di aver riposato le mie ossa, ed ora ho riacquistate le mie forze. Il viaggio da Verona al Cairo fu un gran lavoro di testa e di corpo: ora sono ben riposato.

Il sovrano d'Egitto mi ricevette splendidamente, e m'accordò molti favori, che diminuiscono le spese di viaggio, e un'alta protezione dell'Opera nei suoi possedimenti nell'Africa Centrale, che sono vasti come 5 volte la Francia. A Natale battezzerò solennemente due mori adulti, uno maschio e l'altra femmina, e benedirò la prima pietra della nuova Chiesa che ho destinato di fabbricare in Cairo nel piazzale fra i nostri Istituti maschile e femminile. S. Giuseppe penserà a pagarla. Frattanto il piazzale è pieno di nuovi materiali qui ora portati per la nuova fabbrica. Pregate per quest'opera. Ai 30 partiremo da Suez in 16, cioè 1 Vescovo, 4 preti, 6 Suore e il resto catechisti.

Scrivetemi una lettera lunga, e visitate e incoraggiate Virginia, che per la mia Opera è un grande aiuto. Le Suore di Cairo non sanno una parola di arabo: furono stupite nel vedere che le due nuove che condussi di Malcesine intendono tutto in arabo. Pregate affinché si faccia santa e sia contenta. Salutatemi Teresa, Parenti, e state più che potete a Verona col nostro degno Rettore. Il banchiere Brown mi scrisse domandandomi perdono della sua imprudenza nel partire da Roma senza avvisarmi, e senza pagarmi, e mi scrisse che fino a cinquecento franchi può pagarmi, ma non più, perché la sua imprudenza e mancanza di giudizio l'hanno rovinato. Pace pagati.

Vi benedico, e pregate

 

V.o aff.mo figlio

C Daniele Vescovo e Vic. Ap.