1. a don Francesco Bricolo Parigi, 5/2 / 65 Amatissimo mio Rettore!
Ho
già ricevuta la sua cariss.ma 20 p.p., dalla quale comprendo che i sentimenti
del Superiore verso di me sono sempre i medesimi. Veggo che quello che soffro e
che ho sofferto sino ad ora per questo non è che il preludio di più fiera
tempesta, di più terribile afflizione. Il mettermi a combattere a fronte aperta
con un santo Vecchio, non sarebbe che moltiplicare i rancori e provocare
maggiori mali, perché io quantità negativa a petto di un D. Mazza la perderò
sempre. D'altro lato se bene esamino la mia coscienza, benché pieno di difetti
e d'infermità, sento che non vi è alcuna causa che meriti di allontanarmi
dall'Ist. Comprendo che l'essere io stato implicato in ministeri gravi e
delicati, benché in età non avanzata, l'avere io viaggiato molto, l'essere di
sovente vissuto in piena mia libertà in esteri paesi col solo testimonio di
Dio, potrà somministrare a chi mi vuol male argomenti o sospetti di aver
meritato dal Superiore sì grave punizione, senza che io possa produrre
argomenti in mia difesa. Veggo insomma la mia posizione al cospetto del nostro
buon vecchio. Ebbene,
quel Dio che è testimonio delle mie azioni, dei miei sentimenti, del mio
cuore, questo caro ed amabile Gesù penserà o a difendermi, o a darmi la
forza di sopportare il peso della mia afflizione. Abbraccio
dunque il suo consiglio, e quello del nostro caro e venerato amico D. Calza, il
modello dei grandi e dei veri amici, e mi taccio; mi getto nelle braccia della
Provvidenza, che mi dirigerà sempre per le adorabili sue vie: mi offro a Gesù
Crocifisso e alla Regina dei Martiri; e in questi due Cuori Sacratissimi metto
la mia speranza e il mio conforto. Che
il buon Vecchio parli che io non appartengo più all'Ist.o e sotto la costa, e
in piazza, e in Canterane, e dal Vescovo, e dal Papa; che Caio Tizio e Sempronio
pensi e dica quel che vogliono di me, nulla importa. Gesù e Maria, che hanno
sofferto pei giusti e più pei peccatori, avranno pietà e cura di me: e se il
buon vecchio mi ha abbandonato, no che
non sarò abbandonato da Gesù e Maria: avrò sempre la più viva riconoscenza
verso il Superiore e l'Istituto, ed anche verso quelli che mi perseguitano, e
pregherò sempre il Signore per tutti. Già
è buon segnale quando Iddio percuote in questo mondo; quanto più si soffre di
qua, tanto meno si soffrirà di là. Le tempeste sono necessarie per rendere il
cuore più forte alle battaglie. Forse
il Signore nelle mie cose d'Africa brama che soffra, per meglio lottare contro
le difficoltà che si presentano all'esecuzione dei miei disegni: e se nulla di
ciò volesse da me il Signore, l'afflizione e l'umiliazione saranno sempre da me
colla grazia di Dio abbracciate, perché le prenderò come sconto delle mie
colpe, e perché Gesù soffrì, Maria soffrì, S. Paolo soffrì, S. Fran.co
Saverio soffrì, e i peccatori convertiti hanno sofferto. Venga tutto quello che
Dio vuole, sarà sempre benedetto da me il Signore, ed esclamerò sempre con S.
Agostino: hic ure, hic seca,..... etc.
(mi capisce, non mi ricordo)... Nulla
le dirò de' miei affari. La Propagazione della Fede, la S. Infanzia, l'Opera
delle Scuole d'Oriente, di mano in mano che si verrà all'atto pratico di unÕopera
nell'Africa, a misura delle loro forze verranno in soccorso di ciascuna opera
che si intraprenderà nelle varie Missioni. La Propaganda mai prende
iniziativa di un'opera, perché ella declina sempre da ogni responsabilità.
Il mio viaggio in Francia è utilissimo, perché ecciterà grande interesse a
favore dell'Africa, e a suo tempo produrrà frutto. Fra
le altre cose ho pensato di sollecitare il Papa a fare un'Allocuzione al
Concistoro dei Cardinali, per eccitare tutti i Cattolici del mondo a favore
dell'Africa: io già scrissi al Cardinale: spero di persuadere Monsignor
Massaia, e i Padri dello Spirito Santo, che hanno la Senegambia, Sierra Leone,
le Guinee, il Senegal, e Zanzibar a fare lo stesso. L'arduo colpo di dare una
spinta pel piano generale che sto iniziando, è di persuadere i varii Capi di
tutte le Missioni Africane a stabilire un rappresentante a Roma, per comunicarsi
reciprocamente le istruzioni di una pratica esperienza. A poco a poco spingerò
la formazione di un Comitato; e poi, se a Dio piacerà, benché sia cosa
contraria al Cardinal Barnabò, tenterò col Papa di far sorgere una
Congregazione speciale per l'Africa, presieduta da un Cardinale, e dipendente
dal Prefetto Generale, che ora è Barnabò, come è ora costituita la
Congregazione pei Riti Orientali. Mi
pare necessario e utilissimo per concentrare un maggiore interesse a Roma a
favore dell'Africa. L'Africa si può definire, come scrissi da Parigi a Roma, la
razza nera invasa o minacciata di invasione dall'Islamismo, condizione
deplorabilissima, in cui nessuna altra parte del mondo si trova. Parmi dunque
utile e direi quasi necessario di dirigere a poco a poco i miei sforzi a questo:
vi vorranno molti anni. Intanto io darò mano a cominciare e a promuovere il
poco, spingendo soprattutto il centro di azione sulla metà orientale
dell'Africa. Pel Centro per ora nulla si presta la parte occidentale
dall'Equatore a Gibilterra, perché i delitti delle Nazioni Cattoliche del
secolo scorso avendo estratto con ogni sorta di violenza da quella parte oltre
14.000.000 di schiavi per lavorare nelle miniere americane, hanno messo tale
odio contro i bianchi, che se non solo i bianchi, ma i neri della Senegambia,
Sierra Leone, Dahomei, e Guinee entrano a 50 leghe nell'interno, sono tosto
uccisi. Le Colonie Portoghesi dell'ovest e dell'est dell'Africa sono prive di
operai evangelici, per l'antagonismo che vi è fra Roma e il Portogallo per
l'elezione dei Vescovi; e il Nunzio Ap.lico di Lisbona incaricato di questo
rappattumamento, a nulla è riuscito, e forse non riuscirà mai, perché la
Società è ormai invasa dalla framassoneria. I
miei sforzi adunque si concentreranno a promuovere operazioni in oriente; al che
spero che prenderà gran parte l'Ist.o, se Dio vorrà. Il
giorno di S. Gio. Grisostomo, protettore dell'Opera delle Scuole d'Oriente fummo
ad una gran Festa a Notre Dame des Victoires. Mons.r Massaia era il Celebrante,
io l'Assistente, l'Arciv.o di Smirne il Predicatore. La Chiesa, ove fu fondata
l'Arciconfraternita del Cuor di Maria, era zeppa di gente per lo più dell'alta
Società. Dopo la predica dell'Arcivescovo, si levò Mons.r Soubiranne Direttore
dell'Opera, e additando l'Ap.lo dei Gallas, e il missionario dell'Africa
Centrale fece una commovente allocuzione di 3/4 d'ora, che l'uditorio rimase
colpito soprattutto ai disastri dell'Africa Centrale. Alla sera avemmo visite da
tutte parti, e fummo convinti del grande interesse che si à per l'Africa. Quel
giorno dissi messa pel M.se Ottavio di Canossa. Ho
fatto una grande amicizia con Aug. Nicolas, e coi 9 suoi figli e sua moglie. E'
un cattolicone, che ha un sentimento per la religione e per la Chiesa, che
giammai vidi l'eguale. Mi regalò l'ultima sua opera scritta contro Renan, e
vuole che vada spesso a trovarlo. Esaminò il mio Piano; e mi manifestò la sua
opinione, che per ottenere ottimi risultati bisognerebbe fonderlo in una
Congregazione fondata a questo scopo. "La Chiesa, diceami giovedì tutto
commosso, la Chiesa ha sempre avuto chi dévouement
complet s'immole et se sacrifice con per diffondere le sua fede: voi avete
fatto questo Piano che rivela votre dévouement à l'Eglise, e voi riuscirete a
guadagnarle molti figli tra gli africani. Ma quand'anche tutti i vostri sforzi
riuscissero vani, il solo proporre un tal Piano vi rende benemerito alla
Chiesa ed alla civiltà." Questo
mi consola assai, benché il mio cuore punto non sarebbe soddisfatto se a nulla
riuscissi. Certo la opinione di questo insigne cattolico ed apologista mi
incoraggia assai a proseguire nell'opera intrapresa. Nicolas mi mostrò la
fotografia del Parroco di S. Ap.li D. Caprara, e mi disse: "Io stimo molto
questo degno Sacerdote: benché sia vera la nostra corrispondenza, ed egli mi
scriva in italiano, ed io a lui in francese, tuttavia scorgo che deve avere
un'anima molto bella, e deve essere tout dévoué à son ministère." Le
dico che l'amicizia di Nicolas mi è assai cara e mi va al cuore; ed i suoi
figli hanno il medesimo cuore di lui: l'abatino già da 5 anni è domenicano; è
buona conquista di Lacordaire, mi dice Nicolas. Tanto
i Cappuccini di Parigi come di Versailles mi vogliono assai bene. Io sono sempre
il compagno indivisibile di Mons.r Massaia: sono 25 giorni che sono con lui, e
veggo e comprendo che è un santo uomo. Il suo Ap.lato ai Gallas è uno dei più
interessanti della Chiesa. Fu otto volte in prigione, due volte condannato a
morte, due volte esiliato: insomma è per me un portento di zelo e saggezza.
L'ho persuaso a venire a Verona, e verrà a trovare il Superiore e noi nell'Ist.o.
Egli darà al Sup.re e a D. Beltrame molti lumi per la missione dell'Africa:
son certo che il nostro buon vecchio, D. Beltrame e tutti dell'Ist.o si
godranno. Egli ha grande stima del nostro Ist.o; Egli lo appoggerà assai alla
Propaganda, e dopo aver parlato col Superiore potrà, ove lo giudicherà il
Superiore, far saltar fuori il piano del Superiore. Sono d'accordo con lui, che
essendosi già accomiatato da Roma, io lo farò chiamare dal Cardinale. La
prego a promuovere in Verona l'Opera delle Scuole d'Oriente. Il Direttore ha
preso a cuore l'Africa, e si è incaricato di promuoverne negli annali un
grande interesse. Egli scrive al suo corrispondente di Milano ordinandogli di
inviargliene dei fascicoli. Li legga; e vedrà che è opera eminentemente
cattolica. Io vorrei che facesse un centinaio di Associati fra Verona e la
Diocesi. Io poi penserò a diffonderla per tutto il Veneto. E' opera, che col
tempo prenderà le medesime proporzioni dell'Opera di Lione e Parigi. Io sono
incorporato in quest'Opera. Il Direttore, che m'è come un fratello, mi disse:
"d'ora innanzi l'Africa sarà la meta dei miei sforzi". Mi capirà,
che a suo tempo nell'Oeuvre des Ecoles d'Orient l'Africa avrà un grande
appoggio materiale. Sono
lieto di aver fatto anche l'amicizia di Teodoro Ratisbonne, l'autore della vita
di S. Bernardo. Egli mi viene a trovar spesso. Alle fine del mese arriverà da
Gerusalemme anche Alfonso, ed io sarò beato di riabbracciarlo, dopo 14 mesi
dacché nol veggo. Lo vidi l'anno scorso a Francoforte. Taccio delle molte
consolazioni che Dio mi dà a Parigi. Sono assai legato col P. Generale dello Sp.
Santo, e con M.r Etienne generale dei Lazzaristi. Fui con M.r Massaia due volte
dall'Arcivescovo di Parigi: ma è un gallicano per la pelle. Mi
ha fatto molto piacere di ricevere una letterina dalla buona De La Pièrre.
Veggo che questa conserva buoni sentimenti, ed è piena di gratitudine. Non così
la tedesca, che dopo la mia partenza da Verona non mi ha mai scritto, e nemmeno
mi ha mandato a salutare. Il
bene bisogna sempre farlo per sola gloria di Dio e pel bene delle anime: e del
resto aspettarsi delle bastonate dai beneficati. Ma non importa. Non mi ha
ancora il Vescovo di Ginevra mandata relazione della sorella di De La Pièrre.
Mi scrisse però che si è preso l'affare a cuore. Mi
riverisca M.r Vescovo, e gli dica che il Vescovo di Bayeux ha fatto un colpo; ma
ora sta fuori di pericolo, e guarisce. Il Canonico Dò mi aiuterà a cavare
documenti del suo venerando Antenato. Sento
con sommo dolore la disavventura toccata al nostro caro D. Beltrame. Quanto mi
dispiace a non essere a Verona per sollevargli un istante il dolore. Ricordo con
tenerezza e riconoscenza il pietoso ufficio di consolatore che esercitò per me
nell'Africa Centrale quando mi giunse la notizia della morte di mia madre. D. Giovanni
in quei giorni fu la mia consolazione: me lo saluti di cuore, e gli dica che
celebrerò pel suo padre una messa e due a N. Dame
des Vic-toires. Mi saluti anche il caro D. Girolamo, a cui voglio tanto bene. Circa
il Farinato, io credo che col dir che faremo
i conti io non l'ho infamato. Gli dica che abbia pazienza: quando verrò a
Verona egli non perderà nulla. Egli estrarrà la sua polizza, io la mia; e
accomodatici, sarà rimborsato di tutto. Mi dispiace questo dissapore,
specialmente per la sua moglie, che è tanto buona per noi, e che fu tanto buona
per me. 1008 Sento
con dolore che gli affari dell'Ist.o vanno male, e caso, io gli verrei in
soccorso: ma come fare, mentre non ho più un soldo in tasca? La Provvidenza
ci penserà! confidiamo in Dio. aff.mo D. Daniele
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