6. al card.
Alessandro Barnabo' Chartum, 5 giugno 1873 E.mo e R.mo Principe, La
notizia che l'E. V. per ispecial favore divino ha ricuperata pienamente la
vista, riempì il mio cuore d'indicibile consolazione, e rallegrò i miei buoni
compagni e le Suore; sì che ieri tutti riuniti dinanzi all'altare abbiamo
cantato l'inno di ringraziamento. Era dicevole che il Signore si degnasse di
accordarle una tal grazia in premio della meravigliosa calma ed edificante
rassegnazione, onde l'insigne pietà di V. E. sopportò sì grave sciagura. Non
è mia intenzione di esporle lo stato miserabile, in cui ho trovata la missione
di Chartum specialmente riguardo alle anime. La mancanza del pane della Parola
divina, che dal 1861 non si è mai predicata, e lo snervamento dello spirito, in
cui d'ordinario precipita insensibilmente l'operaio evangelico il più ben
preparato e disposto, quando in sì perigliose contrade lungi dagli sguardi di
un Vescovo si riman per lungo tempo solo ed isolato, o quando non è sorvegliato
di tanto in tanto dai Superiori, o quando non viene risvegliato e rinfrancato da
qualche salutare Visita Ap.lica, furono a mio credere le precipue cause dello
stato deplorabilissimo, in cui ho trovata la piccola greggia di Chartum, della
quale non è il maggior vizio il concubinato. Se
non sapessi che l'E. V. esperimentò in altre Missioni le lagrimevoli
conseguenze del Vae soli, le
suggerirei colla più calda sollecitudine di non permettere mai che una missione
resti con uno o due soli missionari. Non posso comprendere come la S. Sede non
abbia mai spedito un Visitatore Ap.lico nell'Africa Centrale, mentre ha preso sì
saggia e salutare misura con altre missioni meno ardue e perigliose di questa.
Certamente anche in questo ebbe Iddio gli adorabili suoi disegni. Mio
primo pensiero fu quello di mettere in vigore ogni domenica e festa la
predicazione evangelica nella Messa parrocchiale; e fra breve stabilirò pure la
Dottrina Cristiana dopo il vespro delle domeniche e debbo sin d'ora consolarmi
che la nostra cappella è frequentatissima dalla nostra venuta in poi,
talmentecché non basta per capirvi tutto il popolo, sicché ho deciso di
fabbricare una nuova chiesa più capace; al quale oggetto nell'Omelia araba che
tenni il dì della Pentecoste ho espresso il desiderio di fabbricare un nuovo
Tempio, ed ho invitato i fedeli a concorrervi colle loro elemosine; ed in soli
tre giorni ricevetti le sottoscrizioni per 1256 talleri, che fanno 6280 franchi
in oro; i quali uniti ad altre risorse che m'attendo dall'Europa e ad altre che
riceverò nel Vicariato dal Governo turco e dai fedeli, mi metteranno in grado
di porre la prima pietra del sacro edifizio nel prossimo ottobre al mio ritorno
dal Cordofan. Abbiamo
poi cominciato nel nome di Dio a circondare d'industriose sollecitudini i nostri
cattolici, per richiamarli sulle vie dell'eterna salute; e sembra che Dio
benedica all'umile nostra opera; al che ci è di capitale giovamento il concorso
attivo delle nostre pie e brave Suore; sì che fra poco la grazia di Dio e la
pietà cristiana signoreggeranno il piccolo ovile di Chartum. Insomma il sacro
ministero è qui in piena attività, e si esercita fra le traviate pecorelle non
meno che in prò degli infedeli; poiché parecchi catecumeni sono istruiti ogni
giorno in ambi gli Istituti. Quanto
alle Suore, lunedì prossimo, ai 9 corr.te, si apriranno le scuole femminili; e
grazie al dono che Dio m'ha fatto di religiose di ottimo spirito e capacità, e
di buone istitutrici negre, spero di vedere fra poco una fiorita scuola
cattolica in questa capitale, che non ha mai veduto una Suora ed i portenti
della carità delle donne evangeliche. Egli è pure in grazia dei non pochi
elementi d'istruzione che attualmente possiede questa missione, che nello scorso
mese si è lavorato assai per preparare i Cresimandi. Era fino dal 1860 che non
si amministrava questo Sacramento nell'Africa Centrale. Nella
testé scorsa solennità della Pentecoste dopo l'Omelia e la messa solenne ho
data la S. Confirmazione a 35 fra vecchi e giovani; ed altrettanti e più sono
sotto istruzione. La scuola maschile non potrà venire aperta prima di novembre. La
città di Chartum fa circa 50.000 abitanti, 200 cattolici, 1000 eretici di
diverse sette, 25,000 neri schiavi, e il resto musulmani nubiani, egiziani,
abissini, gallas, turchi etc. oltre ad 8000 soldati. Nella Colonia X.na si
contano più di 200 greci e 70 aleppini. La
Casa della Missione è il più solido e bel fabbricato non solo di Chartum, ma
di tutto il Sudan e di tutta l'Africa Centrale. E' costato a Knoblecher con
l'annesso giardino più di 200.000 (duecentomila) Scudi Romani. E' un palazzo di
un sol piano lungo una volta e mezza più del palazzo di Propaganda, ed è
l'ottava parte soltanto del disegno progettato. L'annesso giardino assai vasto
che giunge fino al Nilo Azzurro, ora è un bosco, ma in pochi anni spero di
ridurlo a tal grado di produzione, che manterrà tutta la Missione di Chartum. La
mia posizione in faccia ai cattolici di diversi riti è felicissima; tutti
spiegano una fiducia illimitata verso di me, dei miei missionari e delle Suore:
speriamo di prevalercene in pro dell'anime loro. La
mia posizione in faccia ai musulmani, soprattutto al Governo locale ed
all'autorità Consolare, non può essere migliore. La missione Cattolica è la
prima potenza del Sudan, e tutti, e grandi e piccoli hanno rispetto e paura di
noi. Il
Firmano di Costantinopoli, ed il nome dell'Imperatore d'Austria, che sono
riuscito a giocare in tempore opportuno, ha prodotto i più splendidi risultati.
Ancora non so spiegar tutto, ma non è indif-ferente quello che in oggi succede.
Sua Eccellenza Ismail Pascià Governatore Generale, che comanda fino alle
sorgenti del Nilo è venuto a visitarmi per offerirmi la sua amicizia e tutto
l'appoggio per realizzare i miei desideri a riguardo della missione Cattolica. E'
un uomo infarinato di tutto, un turco istruito, un volpone, un raggiratore e
gabbamondo di prima classe; ma sommamente benevolo verso di me e della missione.
Di questa benevolenza m'ha dato prove splendidissime in poco tempo coll'offerirmi
i suoi vapori per le mie visite pastorali, col darmi legnami per la missione, e
col dichiarar libero qualsiasi schiavo o schiava che gli venisse presentata in
divano a mio nome; cosa non mai fatta né in Sudan, né in Egitto, né in
qualsiasi parte dell'Impero Turco. Per tacere di altri fatti, citerò solo il
pranzo diplomatico da lui dato in mio onore, in cui invitò tutti i Pascià, i
Bei, i principali del Governo, e della Colonia Europea, ed i Capi della
religione musulmana. In questo solenne convito, ben più splendido che tanti a
Parigi, si fecero 4 brindisi, i quali hanno qui lo stesso significato che in
Inghilterra. Il
primo fu fatto dallo stesso gran Pascià, in cui parlò con ammirazione da
cattolico, per avere io ed i miei compagni lasciato la patria e gli agi d'Europa
per venir nell'Africa Centrale a spargere l'incivilimento, e mi ringraziò a
nome dei Sudanesi e del Governo per esser venuto a mettermi alla testa della
civilizzazione nel Sudan. Il secondo fu fatto dal Gran Mufti, o Capo
dell'Islamismo in Sudan, il quale mi felicitò per aver condotte le Suore a
Chartum. Il terzo fu fatto dal Console Austriaco, in cui ringraziò il Sommo
Pontefice Pio IX per aver fatto risuscitare il Vicariato dell'Africa Centrale, e
di aver posto me alla sua testa, e d'avere spedito le Suore: indi fece un
brindisi a S. M. l'Imperatore d'Austria per aver assunto con novella
sollecitudine la protezione del Vicariato dell'Africa C.le. Il quarto fu fatto
da me a S. A. il Kedive d'Egitto, ed a S. Eccellenza il Pascià del Sudan,
ringraziandoli della protezione accordata alla missione, ed esprimendo la
speranza che l'avrebbero continuata in avvenire; e ciò dopo aver fatto voti per
la loro vita e prosperità. Quanto
al Console Austriaco, il quale è un antico membro della missione condotto in
Africa dal def.o Pro Vic.o Knoblecher, si chiama Martino Hansal, ed è distinto
geografo: egli è vero amico e servo della Missione. Da
tutto questo l'E. V. può arguire che la mia attual posizione è felicissima:
tuttavia lungi dal lasciarmi signoreggiare da vane lusinghe, aspetto a piè
fermo dopo tanti Osanna il Crucifige.
Tutta la mia confidenza è riposta nella Croce, e nel Sacro Cuore di Gesù e di
Maria. Egli è perciò che ho fissata la Domenica III di settembre, giorno 14
sacro all'Esaltazione di S. Croce per consacrare solennemente tutto il Vicariato
dell'Africa Centrale al S. Cuore di Gesù. In
quel giorno i piissimi membri dell'Apostolato della Preghiera associati al Messager
du Sacré Coeur sparsi nelle cinque parti del mondo accompagneranno e
faranno eco al mio atto solenne di consacrazione con fervide suppliche a questo
divinissimo Cuore, che deve infiammare tutta l'Africa Centrale, e convertire i
suoi popoli alla fede, e tutte queste infelici tribù, sulle quali pesa ancora
tremendo l'anatema di Canaam. Egli è per questo che io ho testé composto una
Preghiera latina, che noi sogliamo recitare ogni giorno per la Conversione della
Nigrizia, e che è nell'Allegato A qui incluso. Io
supplicherei l'E. V. a pregare il gloriosissimo Nostro S. Padre ad accordare a
qualsiasi fedele dell'Orbe Cattolico che recitasse in qualsiasi idioma questa
preghiera pro Conversione Chamitarum
Africae Centralis ad Ecclesiam Catholicam le seguenti Indulgenze:
1° di 300 giorni ogni volta che si recita.
2° Indulgenza Plenaria a chi la recita ogni giorno per un mese servatis
servandis, e nello stesso tempo La pregherei a modificare o correggere una tale
Orazione, ove non fosse esattamente concepita. Benché
saranno grandi le fatiche ed i sacrifizi che dovrem sostenere per amore di
Cristo, tuttavia parmi di vedere un felice avvenire per l'Africa Centrale. Il
clima di Chartum ai miei tempi sì micidiale all'europeo, oggi è notabilmente
migliorato. La costruzione della strada ferrata da Cairo a Chartum per la via di
Scellal, Wadi Halfa, Dongola e Scendi è un fatto stabilito, ed io lo seppi
ufficialmente da S. Eccellenza il Pascià, e parlai colla Commissione Inglese
che ne tracciò la linea da percorrersi. In tal guisa coi piroscafi e strade
ferrate in un mese si andrà d'Alessandria a Gondokoro al 4° gr. L. N.
Ciò fra 4 anni. Domani
a sera partirò pel Cordofan. Sua Eccellenza Ismail Pascià mise il suo vapore a
mia disposizione. Egli stesso mi accompagnerà per 110 miglia fino ad Abu-Gharat
sul Fiume Bianco, donde monterò il cammello che in 8 giorni mi condurrà alla
Capitale El-Obeid. Pregandola di una speciale Benedizione a tutti noi da S. S.,
le bacia la S. Porpora L'u.mo di V. E. indeg.mo figlio Daniele Comboni P.S.
Supplico ancora l'E. V. ad ottenere da S. S. un'indulgenza plenaria a tutti i
fedeli del Vicariato e viventi sotto la mia giurisdizione, quali sono i membri
dei piccoli Istituti di Cairo, che confessati e comunicati, pregando per la X.sa
e pel Sommo Pontefice assisteranno ai Sacri Misteri nella domenica 14 settembre
venturo, mentre io farò l'atto solenne di Consacrazione dell'Africa Centrale al
S. Cuore di Gesù; il che si farà alla medesima ora e nello stesso giorno dai
capi di Chartum e di Cairo, mentre io lo farò dal Cordofan. Le
bacio la Sacra porpora, rassegnandomi di nuovo nei SS. Cuori di G. e M. di V. E. R.ma u.mo ubb.o figlio Daniele Comboni P. Vic.o Ap.co dell'Africa C.le. |
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