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4. al card. Alessandro Barnabo'

 

Chartum, 12 maggio 1873

E.mo Principe,

 

Dopo novantotto (98) giorni dacché partii dal Cairo, giunsi finalmente colla gran carovana a Chartum. Non le posso a parole esprimere le pene, i disagi, le fatiche, gli aiuti e le grazie celesti, e le vicende che ci accompagnarono in questa perigliosa ed ardua peregrinazione. I SS.mi Cuori di Gesù e di Maria, che furono incessantemente il dolce e soave argomento delle nostre speranze e preghiere ci hanno salvato da tutti i pericoli, e protetti mirabilmente tutti e singoli i membri della ragguardevole nostra carovana, specialmente nell'arduo e terribile tragitto del gran Deserto di Atmur, in cui per ben 13 giorni dal mezzodì alle 4 p.e avevamo 58 gradi di Réaumur galoppando sul cammello da 16 a 17 ore al giorno; sicché tutti giungemmo ai 4 corr.te sani e salvi a Chartum. Due dispacci telegrafici, uno mio al Cairo, l'altro dell'I. R. Console A-U. a Londra, annunziavano nello stesso giorno questo avvenimento.

Essendo molto affaticato, non le favello ora della vantaggiosa impressione prodotta in tutto il Sudan pel mio arrivo in Chartum, e per la venuta delle Suore; non le parlo degli affari della missione, e come la trovai; né del vero miracolo operato a Scellal dalla M.sa Maddalena di Canossa morta in odore di santità a favore della mia Superiora, Sr. Giuseppina Tabraui, che guarita al terzo giorno della novena da mortal morbo potè passare incolume il Gran Deserto etc. etc. Di tutto questo le scriverò entro il mese. Ora mi limito ad informarla del felice arrivo della carovana a Chartum pella quale aveva ogni cosa preparato il mio Vicario Generale, che tre mesi prima io avea fatto qui venire all'uopo, dopo la partenza dei due francescani che occupavano questa Stazione.

Già fin dal mio ingresso nel Vicariato alle prime cateratte del Nilo io ho cominciato a mostrare ai Governatori turchi il Gran Firmano, che S. M. Apostolica l'Imperatore Francesco Giuseppe I ottenne dal Gran Sultano di Costantinopoli a favore del mio Vicariato dell'Africa C.le; per cui tutte le autorità turche andarono a gara a favorirci in ogni cosa nel lungo e disastroso viaggio. A Corosco in due soli giorni avemmo pronti a nostra disposizione 65 scelti cammelli pel deserto: a Berber lo stesso Pascià Governatore mi diede la sua barca per tragittare in 15 giorni a Chartum, etc. etc. Il mio ingresso poi alla mia residenza fu un vero trionfo, di cui rimasi confuso. Il Console austriaco in grande uniforme seguito da tutta la colonia cristiana d'ogni setta di Chartum, venne ad incontrarmi alla barca e rivoltami una commovente allocuzione, in cui a nome di S. M. Apostolica mi felicitava della mia nomina a Provicario e del mio arrivo nel Vicariato, ed a nome di tutta la colonia cristiana del Sudan e della città di Chartum mi ringraziava per aver condotto il primo in Sudan le Suore per l'educazione della gioventù femminile, m'invitava ad entrare nella mia residenza.

Io, dopo fatta una conveniente risposta, e presentati i missionari e le Suore, per le contrade principali della città fra il rimbombo dei mortai e dei fucili,circondato dai missionari e dal Corpo Consolare e seguito da tutta la colonia cristiana, entrai in chiesa indi nella mia maestosa residenza, ove mi furono dal Console presentati i principali della Colonia. Alla sera venne a farmi visita col numeroso suo seguito il capo turco del Governo generale del Sudan; e felicitandomi del mio arrivo, mi offerse i suoi ampli servigi in ogni cosa che fosse di mio gradimento. Speriamo!!!

Non mancò poi chi ripetè una benevola parola del Console, cioè, che ringraziava cordialmente il Pontefice Pio IX d'aver data nuova vita al Vicariato, e di aver qui mandato le Suore in servigio della missione. L'Angelico Dottore così pregava: da mihi, D.ne, inter prospera et adversa non deficere, ut in illis non extollar, in istis non deprimar. Da mia parte dopo aver sentito gli Osanna, m'apparecchio al Crucifige.

Jeri poi ho fatto il mio ingresso solenne. Inter Missarum solemnia ho recitato in lingua araba la mia Pastorale, nella quale ho esposto nettamente il principale obbietto della missione ricevuta dall'immortale Pio IX. Vi assistevano oltre a 130 cattolici, gran numero di eretici d'ogni risma, musulmani ed idolatri, e n'era piena la cappella, i portici e la corte della missione. Fui assicurato che in Chartum da ben undici anni non si era mai sentita la parola di Dio dall'altare; ciò che non posso ancor credere. Qui ci aspetta non piccolo lavoro, poiché ad eccezione di due famiglie, tutti vivono in con­cubinato. Confido nella grazia del S. Cuore di Gesù, a cui dedicherò solennemente tutto il Vicariato nella 4.a domenica di agosto dedicata al S. Cuore di Maria. Il S. Cuore di Gesù invocato dai membri dell'Apostolato della Preghiera, come mi scrisse il P. Ramière, deve fare il miracolo della conversione dei cento milioni di anime, onde consta questa immensa missione.

La missione novella del Cordofan sembra bene avviata; ma mi ci vuole denaro per gli stabilimenti. Le Suore e le Istitutrici negre sono accolte qui in Chartum in un palazzo a 3 minuti di distanza dal giardino della missione, ed è separato da esso per mezzo di un'ampia strada di Chartum.

Riceva gli ossequi del mio Vicario G.le, il P. Stanislao, dei missionari e delle Suore e del suo

 

 

indeg.mo figlio D. Comboni Pr. Vic.o Ap.co