PRIMA PROSPETTIVA:
HA UN FUTURO NON UNA CHIESA ANCORATA AL PASSATO, MA
UNA CHIESA CHE SI RAPPORTA ALLE ORIGINI E AL PRESENTE.
Appartiene
definitivamente al passato:
1. il modello di una
chiesa imperiale costantiniano-bizantina, in cui Stato e chiesa
si armonizzavano fin troppo bene e pensavano di realizzare sulla
terra il Regno di Dio;
2. anche il modello di
una chiesa papale medievale, in cui un monarca, che governava in
maniera teocratica, pensava di poter dominare assolutisticamente
sulle chiese apostoliche d'Oriente e sulle chiese d'Occidente,
anzi sulle coscienze di tutti gli uomini, e addirittura di poter
dettare i comportamenti ai governi civili: una chiesa che si
fissa sul papa e che ancora oggi pensa di poter conservare il
proprio potere con decreti autoritari, con sanzioni disciplinari
e strategie politiche;
3. ma anche il modello
di una chiesa protestante di Stato o di prìncipi, in cui il papa
è sostituito dallo Stato o dai prìncipi e il sacerdozio
universale dei fedeli è diventato una parola vuota senza
contenuto;
4. e infine anche il
modello di una moderna chiesa burocratica finanziariamente
potente che, rifiutando il liberalismo e il socialismo moderni,
si è rifugiata nella centralizzazione e nella burocratizzazione:
un paradigma di chiesa solo in apparenza moderno, ma
fondamentalmente medieval-contro-riformistico, quale quello che
ha ricevuto una legittimazione sacrale dal Vaticano I ( 1870) e
che anche dopo il Vaticano II (1962-65) cerca di imporsi con
mezzi autoritari e inquisitori e con un nuovo codice di diritto
canonico: sostenuto da un culto della personalità che fa presa
sulle masse e da una politica personalistica totalmente non
collegiale e non democratica, con l'unico obiettivo di
conservare il potere di Roma.
No, la chiesa
ha un futuro soltanto a tre condizioni:
- se, anzitutto, tiene
presenti le sue origini e continua a prendere come norma il
Vangelo, Gesù Cristo stesso. E ciò significa: una chiesa intesa
non come apparato di potere o multinazionale religiosa che
continua a ostacolare la pratica del dialogo e della democrazia,
ma come popolo di Dio e come comunità dei credenti; il ministero
ecclesiale inteso non come falange, come "potere sacro" (=
"gerarchia"), ma come "servizio" (= "diakonia") reso agli
uomini; il papa, non come un semidio e un autocrate spirituale,
ma come vescovo-guida, con il suo primato pastorale inserito
collegialmente nel collegio dei vescovi, a servizio dell'
ecumene;
- se, in secondo luogo,
mantiene la grande tradizione cattolica, legittimata dal Vangelo
(non però le molte piccole tradizioni cattoliche per nulla
legittimate dal Vangelo): sempre risolutamente orientata verso
la comunità primitiva, ma anche stimolata dall'apertura
universale di un Origene dall'impegno personale e dalla potenza
espressiva di un Agostino, dall'ideale di povertà e dal
religioso amore per la natura di un Francesco d'Assisi e dalla
apertura intellettuale di Tommaso d'Aquino, ma anche dalle
proposte autenticamente evangeliche di Lutero e Calvino e dalla
vita, dalle opere, dalla lotta e sofferenza cristiane di tutti i
nostri fratelli e sorelle vissuti prima di noi;
- se, infine, in terzo
luogo, si dispone in modo nuovo ai compiti del presente: la
chiesa diventa una comunità solidale di fratelli e sorelle che,
lungi dall' autocelebrarsi trionfalisticamente, fa questa
autocritica delle proprie enormi omissioni in America Latina, in
Cina, in India, in Africa e nel Primo Mondo, corregge
chiaramente i propri errori e si dedica al suo grande compito
nella società contemporanea. E per quanto riguarda la Germania:
tutto il rispetto per figure come Rupert Mayer e Edith Stein -
"beatificata" dal papa in Germania - e per la loro testimonianza
cristiana sotto il nazional-socialismo; ma motivata diffidenza
verso una tale consuetudine ecclesiastica che proviene dal
Medioevo, se la singola coraggiosa resistenza, in mezzo al
generale conformismo ecclesiastico, viene sfruttata per l'autocelebrazione
papale, per la rimozione la negazione della colpa invece che per
una sua chiara confessione.
Tutte queste sono
soltanto illusioni senza speranza?
Niente affatto: il nuovo
futuro della chiesa è già cominciato. Noi infatti siamo
testimoni del fatto che questo nuovo futuro comincia dal basso.
Esso è cominciato
- ovunque un parroco (ce
ne sono molti di più di quanto si pensi) in questioni come la
regolazione delle nascite, i matrimoni misti, l'ammissione dei
divorziati ai sacramenti, l'esercizio dell'autorità , il
riconoscimento degli errori della chiesa, il Terzo Mondo e la
teologia della liberazione - non rappresenti semplicemente, in
conformità al sistema, le posizioni dei superiori ecclesiastici
romano-tedeschi, ma pensi, senta e agisca con gli uomini della
sua comunità ;
- ovunque un vescovo (un
Helder
Camara,
Oscar Romero, Evaristo Arns, Aloisio Lorscheider, Raymond
Hunthausen), in questioni controverse, non dipende semplicemente
dal Vaticano, ma in quanto "buon pastore" e non "mercenario" si
identifichi primariamente, nello Spirito di Gesù, con gli uomini
della sua diocesi e del suo paese;
- ovunque un papa (come
forse un Giovanni XXIV) invece che sui vincoli del sistema
romano si orienti sulle esigenze del Vangelo e sui bisogni degli
uomini di oggi, e quindi promuova con parole e gesti
l'"aggiornamento" della chiesa, l'ecumene, la piena cattolicitÃ
e un critico impegno evangelico; ma, allora, anch'egli
appartiene alla chiesa dal basso, allora non si comporta come il
signore, il maestro e il giudice supremo della chiesa di Dio.
Allora egli è quello che, come successore del semplice,
simpatico e fallibile pescatore di Galilea, Pietro, deve essere,
secondo un'espressione di Gregorio Magno, "servo dei servi di
Dio". |
SECONDA
PROSPETTIVA: HA UN FUTURO NON UNA CHIESA PATRIARCALE MA UNA
CHIESA DI COMUNIONE
È passato il
tempo:
1. delle idee stereotipe
sulle donne:
le donne non accettano più in silenzio quello che le
autorità della chiesa e i teologi hanno da dire su di
esse, sulla loro essenza e sul loro - evidentemente unico -
ruolo nella chiesa e nella società .
Esse si oppongono al
dovere di corrispondere alle idee che se ne sono fatti gli
uomini. Come cristiane maggiorenni esse vogliono e possono
stabilire chi esse - ciascuna a suo modo - siano e in che cosa
ciascuna ravvisi il proprio compito;
2. del linguaggio a
senso unico: le donne non si rassegnano più a un linguaggio
ecclesiale, liturgico, teologico, che le esclude, le rende
invisibili, le riduce al silenzio. Dal punto di vista
ecclesiale, non vogliono più essere "incluse" sotto "fratelli" e
"figli". Non sono più disposte a parlare di, e a Dio con
concetti desunti esclusivamente dall'ambito di esperienza dei
maschi. Sono sempre più frequenti le donne che si prendono il
diritto di indicare esse stesse quello che Dio significa per
loro e per la loro vita. Non sono più disposte a tollerare che,
nel nome di Dio Padre e dell'uomo Gesù, nella chiesa vengano
legittimati il dominio dei maschi e la repressione delle donne;
3. del ruolo
prestabilito dei sessi: le donne non accettano più "in silenzio
e in piena sottomissione" la concreta prassi della chiesa nei
loro confronti: dal divieto di servire all'altare fino a quello
dell'ordinazione delle donne e a quello della regolazione
artificiale delle nascite: un unico tentativo di
regolamentazione. Oggi le donne non sopportano più di essere
degradate a oggetto di precetti, divieti, regole e assegnazioni
di ruoli maschili. Ogni forma di dominio e di autorità che
cerchi di costringere gli altri al proprio volere invece di
favorirne il processo di autorealizzazione, dalle donne non è
ritenuta soltanto anacronistica e ingiusta, ma addirittura un
peccato. Cresce ogni giorno il numero delle donne che si
oppongono a tali costrizioni e insieme lavorano per una chiesa
diversa.
La chiesa ha
un futuro soltanto a tre ulteriori condizioni.
- se tutti si
convertono. Se noi tutti, donne e uomini, non tolleriamo più il
sessismo e il patriarcalismo: fin quando nella chiesa il potere
resta solo nelle mani dei maschi, mentre dalle donne ci si
aspetta che servano per amore e rappresentino la dimensione
della premura e della dedizione, l'unità di potere, giustizia e
amore, fondamentale per i cristiani, viene infranta e rovinata;
- se noi agiamo tutti
insieme: se riusciamo a
testimoniare in maniera credibile, con parole e azioni, in
un mondo sessistico-patriarcale, Dio come il Dio della
liberazione e della redenzione e la bontà di Dio; non possiamo
limitarci ad affermare a parole la somiglianza di tutti gli
uomini con Dio: proprio nella chiesa dobbiamo opporci
attivamente alla divisione tra uomini di prima e seconda classe;
- se cessa il
clericalismo, e ministero e carisma nella chiesa formano di
nuovo un'irrinunciabile unità : i criteri più importanti per il
ministero nella chiesa non devono più essere il sesso maschile e
l'accettazione opportunistico conformistica dello status quo.
Dovremmo piuttosto prendere sul serio il fatto che esistono
capacità , vocazioni, carismi diversi, che concorrono
all'edificazione, nella chiesa, di una comunità di donne e
uomini in dialogo reciproco.
Tutto questo è un vuoto
postulato? Niente affatto: il futuro della chiesa nella linea
della reciprocità è già cominciato. Insieme noi, uomini e donne,
siamo testimoni del fatto che nella chiesa la reciprocità cresce
dal basso.
- in tutto il mondo le
donne hanno cominciato a smascherare il sessismo e il
patriarcalismo presenti nella chiesa e nella teologia cristiana;
esse non accettano più le strutture ecclesiastiche e teologiche
di subordinazione delle donne, ma le criticano apertamente come
espressione di un dominio ingiusto e ingiustificato.
- Per molte donne è
definitivamente passata la fase in cui si limitavano a porre
domande, come pure è passato il tempo dell'attesa in cui la
chiesa ufficiale ascolta le loro richieste ed esigenze. Le donne
si prendono la libertà di agire conformemente alla loro
comprensione della fede cristiana, consapevoli di essere
anch'esse la chiesa.
- Per molte donne essere
cristiani significa: il dovere di impegnarsi qui e ora per la
liberazione degli oppressi in vista di una vita auto determinata
e umana per tutti, nella convinzione , che "in Cristo non c'è ne
uomo ne donna" (Gal 3,28).
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TERZA
PROSPETTIVA: HA UN FUTURO NON UNA CHIESA CHIUSA NELLA PROPRIA
CONFESSIONE, MA UNA CHIESA APERTA ALL'ECUMENE.
È finito il
tempo :
1. dell'esclusivitÃ
confessionale: almeno a partire dai documenti del Concilio
Vaticano II non è più lecito che una singola confessione si
presenti come l'unica vera chiesa di Gesù Cristo capace di
donare la salvezza, e al di fuori della quale nessuno può
salvarsi. In questo spirito innumerevoli cristiani non tollerano
più che le chiese si dividano, fin dentro le famiglie, a causa
delle loro contrapposizioni dottrinali e che i cristiani
screditino vicendevolmente l'altrui appartenenza confessionale;
2. della presunzione
ministerial-confessionale: innumerevoli cattolici, laici e
sacerdoti, inoltre non accettano più che gli atti ministeriali
dei parroci protestanti (soprattutto nella celebrazione della
Cena) vengano ritenuti invalidi, che il contrarre matrimonio
misto venga considerato un crimine contro la fede e la
partecipazione attiva al culto evangelico un delitto religioso,
che le liturgie ecumeniche siano rigorosamente vietate alla
domenica;
3. del rifiuto
confessionale della comunione : in tutte le chiese la maggior
parte dei fedeli non capisce più perché ci si escluda
vicendevolmente dalla comunione della Cena e si considerino
inefficaci o superflui i sacramenti delle altre chiese (con
l'eccezione, nel migliore dei casi, del battesimo). Questo
rifiuto della comunione è contro lo Spirito di Gesù, che aveva
invitato alla sua tavola tutti, anche gli emarginati dalla
società religiosa. È anche un rifiuto opposto allo spirito della
primitiva comunità cristiana, che considerava il convito della
Cena come il segno dell'unità pur in mezzo a tutte le diversitÃ
di stato, cultura, sesso e teologia.
La chiesa ha
un futuro soltanto a tre condizioni.
- che essa pratichi
all'interno quello che predica all'esterno: a che serve,
infatti, che dei gerarchi della chiesa pretendano dal mondo
riconciliazione, pace, giustizia e libertà , se essi stessi
impediscono la riconciliazione delle comunità , allontanano la
pace nella cristianità , calpestano la giustizia nella chiesa -
nei confronti dei teologi, delle suore e delle donne in generale
- e soffocano la libertà nell'elezione del vescovo e nella
ricerca teologica? A che serve che il papa, nel suo viaggio
nella regione della Ruhr si pronunci contro la disoccupazione
nella società , se non fa di tutto per diminuire la
disoccupazione nella chiesa, rendendo possibile un posto di
lavoro, ad esempio, a tutti i teologi laici disoccupati, dei
quali hanno urgente bisogno le nostre comunità sempre più prive
di sacerdoti?
- che essa agli
innumerevoli gesti, parole e preghiere ecumenici faccia
finalmente seguire dei fatti ecumenici: come può essere
credibile la chiesa ufficiale se, nonostante il notevole
riavvicinamento delle posizioni nei dialoghi inter ecclesiali,
si ostina a sottolineare le differenze che ancora sussistono? È
ora che chi guida la chiesa traduca seriamente in atto i
risultati delle proprie commissioni ecumeniche di dialogo; un
primo passo sarebbe, in uno dei viaggi del papa - invece di
celebrare una delle tante, in pratica non impegnative, liturgie
della parola - la solenne abolizione delle "condanne" del tempo
della Riforma e della scomunica di Martin Lutero.
- che essa prosegua nel
rinnovamento iniziato dal Vaticano II: è controproducente per la
chiesa universale e locale che il papa e i vescovi, invece di
favorire, comincino di nuovo a soffocare i gruppi ecumenici da
anni formatisi in molte comunità ; che essi, che subissano
parroci e comunità di documenti non letti, non compiano
finalmente, con realistici programmi di unione, dei passi
concreti verso l'unità .
Ma forse tutto questo è
soltanto un pio desiderio ecumenico? Niente di più falso: il
futuro ecumenico della chiesa è già cominciato. Sono in molti a
confermarlo: la chiesa aperta all'ecumenismo cresce dal basso.
- Da anni innumerevoli
teologi cattolici ed evangelici lavorano ovunque nel mondo, con
discrezione e senza preoccuparsi della propria carriera, sulle
questioni nevralgiche che dividono le chiese, rendendo possibile
con il loro lavoro il superamento della divisione.
- Tra le comunità si è
sviluppata in loco una multiforme collaborazione pratica in
campo sociale e formativo, nel lavoro tra i giovani, nella
consulenza e nell'assistenza agli anziani, oltre che nelle
questioni relative alla pace e allo sviluppo.
- Nelle nostre scuole
molti giovani scelgono in tutta naturalezza il proprio
insegnante di religione; famiglie di confessione mista
rispettano da tempo la prassi dell'altra chiesa e prendono
attivamente parte alla sua vita. Anzi, innumerevoli pastori
delle chiese separate si sono da tempo riconosciuti
vicendevolmente nella prassi e si sono assunti la comune
responsabilità dell'annuncio del Vangelo: non da ultimo perché
hanno capito che oggi la linea di divisione corre sempre meno
tra le confessioni che tra fede e non fede.
In molte comunità di
tutto il mondo viene praticata da tempo senza rumore,
l'ospitalità eucaristica, considerata come espressione di una
comunione di fede già realizzata.
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QUARTA
PROSPETTIVA: HA UN FUTURO NON UNA CHIESA EUROCENTRICA, MA UNA
CHIESA UNIVERSALE.
EÂ’ passato il
tempo:
1. dell'esclusivismo
cristiano. Dopo il Concilio Vaticano II perde terreno anche
nelle chiese del Consiglio mondiale la convinzione, piena di sé,
che la fede cristiana sia l'unica religione legittima sulla
terra; che soltanto essa possa esigere il rispetto di tutti, e
non anche le altre religioni. Il fatto che le altre religioni
vengano screditate come parto diabolico dell'autogiustificazione
e dell'arroganza dell'uomo, viene sempre più considerato
incompatibile con lo spirito del Nazareno, che ha dimostrato
simpatia e persino amore verso tanti non ebrei;
2. del colonialismo
europeo: che nell'età moderna europea l'espansione religiosa ed
economica, sostenuta da interessi militari, nel nome di Gesù
Cristo abbia distrutto intenzionalmente e sistematicamente altre
religioni e culture, soprattutto in
America Latina e in
Africa, oggi viene deprecato da molti cristiani, ma dai
prìncipi della chiesa solo di rado confessato come colpa della
chiesa stessa. Baciare il suolo di paesi stranieri è certamente
cosa buona; una confessione schietta della mostruosa storia
delle colpe della chiesa e della sua corresponsabilità per le
miserabili condizioni sociali di quei paesi, è un'altra, e certo
migliore cosa. Molti cristiani dal Sud Africa al Cile però si
attendono dalla chiesa una chiara e netta parola di opposizione
nei confronti dei potenti che sfruttano e delle strutture
politiche repressive. La nostra chiesa è ancora troppo legata
agli interessi di dominio del Primo Mondo. Ovunque la chiesa fa
propri gli interessi del popolo (esempi: Haiti, Filippine) si
possono conseguire mutamenti democratici (si spera presto anche
in Cile e in Sud Africa);
3. dell'imperialismo
romano: europei aperti di tutte le confessioni oggi non
tollerano più che le chiese cristiane di altri continenti, sia
di antica sia di recente fondazione, vengano tenute sotto
tutela. Essi rifiutano un imperialismo romano che mira a legare
tutte le chiese a un sistema giuridico e di religiositÃ
medievale, superato dal tempo. E le tre richieste cinesi di auto
sostentamento, auto amministrazione e auto diffusione delle
chiese regionali e nazionali non corrispondono soltanto alla
concezione contemporanea della democrazia. Esse corrispondono
perfettamente anche alla costituzione cristiana originaria della
chiesa e della grande tradizione cattolica del primo millennio.
La chiesa ha
un futuro soltanto in base a tre premesse :
- in quanto, in primo
luogo, ha rispetto per la verità che è sempre più grande.
Nonostante tutti i suoi diritti sulla verità , la chiesa non ha
un monopolio della verità . Essa deve accettare la sfida della
pretesa di verità delle altre religioni, senza temere di perdere
la propria identità ;
- ma anche in quanto, in
secondo luogo, cerca di imparare dalle altre religioni: nel
rispetto della storia delle altre religioni, la chiesa è
sollecitata ad accogliere le ricchezze non considerate delle
altre religioni in vista dell'approfondimento della propria
prassi: tutte le tradizioni estetiche, meditative, liturgiche
delle altre religioni - senza confusione sincretistica;
- in quanto lascia una
giusta autonomia alle diverse chiese nazionali, regionali e
locali: le chiese devono poter dare forma, sotto la propria
responsabilità , al loro stile di vita e di organizzazione - in
piena corrispondenza alla ricchezza e alla varietà , voluta da
Dio, della storia umana.
Ma tutto questo non è
pura utopia? No certamente: questo
futuro globale della chiesa è già cominciato. Sappiamo
infatti che la chiesa cresce dal basso.
- Dall'Africa Orientale
all'America Latina, dall'India fino alla Birmania, alla
Thailandia e alla Corea si organizzano gruppi di base e "Small
Christian Communities" per praticare concretamente l'amore del
prossimo al di là di tutti i confini di religione e di
ideologia.
- Nelle chiese d'Africa,
in particolare, ci si apre sempre più alle tradizioni
artistiche, alla danza e al gusto spontaneo della vita proprio
degli africani e si cerca, contemporaneamente, di resistere al
predominio straniero, all'occidentalizzazione sostenuta dai
governanti dell'Africa.
- In molti centri di
meditazione e comunità religiose d'America, Europa e anche
Germania viene insegnato il silenzio, come negli ashram
cristiani dell'India, e non la prepotenza dogmatica; il rapporto
comunitario con persone di idee diverse e non l'indottrinamento
gerarchico, la spontanea disponibilità a partecipare alla vita
degli altri e non un freddo distacco - il tutto in un comune
approfondimento mistico-spirituale e impegno politico-sociale.
In che cosa,
dunque, possiamo sperare?
Come si realizzeranno
concretamente queste quattro prospettive di una chiesa futura,
non lo sappiamo. Nessuno di noi è così ingenuo da credere, ad
esempio, che soltanto in virtù di riforme strutturali la chiesa
cattolica automaticamente tornerà a crescere (le chiese
protestanti, pur alle prese con situazioni diverse, attestano il
contrario). In ogni caso senza di esse il futuro è compromesso,
e il conflitto tra una chiesa dall'alto fin troppo ostinata,
rassicurante, burocratizzata, e i gruppi d'azione e di sequela
aperti all'innovazione e impegnati nelle situazioni
problematiche e di conflitto, potrebbe crescere.
No, noi non sappiamo
come si presenterà la chiesa del terzo millennio dopo Cristo. Ma
a dispetto di tutto l'umor nero, di tutto lo scetticismo e di
tutto il diffuso cinismo, noi non ci lasciamo togliere la
speranza che la chiesa, che ha già cominciato a crescere dal
basso, finisca ancora, come al tempo del Concilio, per imporsi e
fiorire in alto: una chiesa dal volto umano. Su quale
fondamento? "Nessuno può porre un fondamento diverso da quello
che già vi si trova, che è Gesù Cristo", così Paolo ( 1 Cor
3,11). In base a quale criterio? "Io sono la via, la verità e la
vita", così Gesù nel Vangelo di Giovanni ( 14,6). Alla luce del
criterio del messaggio e del destino di Gesù di Nazareth, della
sua morte e della sua resurrezione alla vita eterna, ci si
impongono due principi: la chiesa spesso così burocratica e poco
umana può morire, mentre risorge continuamente nei nostri cuori
la chiesa di Gesù, amica degli uomini.
Può morire la
chiesa dal volto burocratico e poco umano.
Può morire una chiesa,
- nella quale domina lo
spirito maligno dell'immobilità dogmatica, della censura
moralistica, delle garanzie e sanzioni giuridiche;
- nella quale la paura
del crollo di ciò che è stato custodito gelosamente per secoli
viene dominata e attribuita all'influsso del male;
- nella quale domina la
mentalità meschina dei burocrati di curia, degli azzeccagarbugli
dei tribunali ecclesiastici, dei prepotenti moralisti delle
commissioni ecclesiastiche, dei cortigiani dei mass media che
sono di proprietà della chiesa.
Gli scandali finanziari
del Vaticano dell'ordine di centinaia di miliardi, con oscure
connessioni mafiose e misteriosi casi di morte, sparirebbero
definitivamente per fare posto a una politica finanziaria
trasparente. E un cosiddetto "Opus Dei" - un'associazione
segreta, finanziariamente potente, con lo spirito della
controriforma spagnola e con tratti fascistoidi - non potrebbe
più diffondersi nella nostra chiesa in modo indisturbato, con
protezioni dall'alto, dopo che da tempo sono state condannate e
scomunicate società segrete come la massoneria.
Per converso però: nel
nostro cuore può continuare a risorgere la chiesa di Gesù, amica
degli uomini. Infatti, nel suo Spirito, nello Spirito di Gesù,
nello spirito dell'umanità solidale, noi siamo capaci
- di rinunciare, tra
noi, alla discriminazione e all'inquisizione: un Leonardo Boff
in Brasile, uno Edward Schillebeeckx in Olanda, uno Jacques
Pohier in Francia, un Charles Curran negli Stati Uniti, un Georg
Bulanyi in Ungheria e innumerevoli altri teologi sconosciuti
dell'Asia e dell'Africa non avrebbero più nulla da temere. In un
tempo in cui lo stesso Cremlino comincia a riabilitare i propri
dissidenti, sarà davvero lecito chiedersi che cosa il Vaticano
pensi di fare con i propri.
Si continuerà nello
spirito dell'Inquisizione, che ha portato molti di noi alla
rassegnazione e alcuni addirittura sulla soglia dell'esaurimento
psico-fisico e dell'annientamento professionale?
- di praticare il
perdono e osare un nuovo inizio, invece di rinfacciare la storia
delle colpe tra le chiese e le religioni: inter-comunione non
sarebbe più uno slogan, e la felice manifestazione religiosa di
Assisi con i rappresentanti di altre religioni non sarebbe più
considerata come ciò che dura lo spazio di un mattino.
- di impegnarci
nuovamente anche in senso politico-sociale. Nel
movimento pacifista, non soltanto per il disarmo, ma più
profondamente contro la follia degli armamenti e per uno spirito
di pace a tutti i livelli (compreso quello privato); nel
movimento ecologico, non soltanto per la difesa dell'ambiente,
ma più profondamente contro la follia dello sfruttamento e per
uno spirito di rispetto e conservazione della creazione a tutti
i livelli (compreso quello privato); nel movimento alternativo,
non soltanto per modi umani di produzione e consumo, ma più
profondamente contro la follia dello spreco e per uno spirito di
rinnovamento, un nuovo atteggiamento di fondo, una nuova scala
di valori per la nostra vita (anche privata); nel movimento
sociale, non soltanto per nuovi doveri sociali, ma più
profondamente contro la follia della concorrenza e per un
diverso spirito di collaborazione e condivisione economica a
livello mondiale.
Su ciò, dunque, si fonda
la nostra "docta spes", la nostra "provata speranza ", là dove
regna il suo Spirito, la chiesa ha già ora un futuro. Perciò
possiamo conservare la speranza.
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