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Via crucis 2001

Riflessione del Vescovo Mons. Ovidio Poletto

 

Porgo il saluto e il mio benvenuto al fratello Vescovo Mons. Diego Bona e a tutti voi della chiesa di Concordia - Pordenone e provenienti da tante altre chiese sorelle. Ci siamo riuniti attorno alla croce di Gesù Cristo, è ad essa che guardiamo, da essa ci lasciamo istruire. La croce di Gesù non è un punto isolato, per quanto supremamente espressivo della sua esistenza, è il punto di arrivo di un cammino, percorso con lucida e assoluta determinazione; non c’è soltanto la croce, c’è il cammino della croce: la Via Crucis.

La Via Crucis di Gesù Cristo dà senso e valore anche a questa Via Crucis da Pordenone ad Aviano. La Via Crucis di Gesù Cristo è un cammino che viene da lontano. La lettera agli Ebrei ci rivela che è iniziato questo cammino dacché Gesù Cristo è entrato nel mondo e ha fatto sue le parole del salmo: “Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato, allora ho detto ecco io vengo per fare, o Dio, la tua volontà”. Gesù è venuto, è nato in povertà, è cresciuto nel nascondimento di Nazareth, non si è lasciato deviare dalle tentazioni di Satana nel deserto, ha percorso città e villaggi, annunciando instancabilmente l’Evangelo del Regno. Ha preso risolutamente la via di Gerusalemme, sapendo ciò che l’attendeva, ha confermato con consapevolezza, anche se con sudore di sangue, la disponibilità a far sua la misteriosa volontà del Padre nel giardino del Getsemani e da lì ha iniziato l’ultimo tratto, verso il Calvario, dove tutto si sarebbe concluso. Impressiona in questa decisiva vicenda, la determinazione di Gesù come misterioso servo del Signore, di cui parla il profeta Isaia: egli non ha opposto resistenza, non si è tirato indietro, Gesù Cristo non si è tirato indietro. Guardiamo a questo tratto del suo amore per noi, per l’umanità tutta; sarebbe tanto facile tirarsi indietro! Quante volte sembra chiederlo la stanchezza, giustificarlo l’incomprensione, suggerirlo la prudenza, esigerlo la prepotenza, renderlo ovvio il buon senso, deciderlo l’onda emotiva dei più. Perché andare avanti? Perché preoccuparsi per gli altri che neppure se ne accorgono? Perché battersi per la verità quando a tanti piace essere ingannati? Perché cercare la giustizia per tutti quando a molti basta la soddisfazione del proprio interesse? Perché sacrificarsi per chi verrà dopo di noi quando di vite da vivere ce n’è una sola? Perché rischiare il coraggio della pace, della fraternità fra i popoli, quando prevale così spesso la violenza delle armi, la violenza della guerra? Perché continuare a prendere posizione per la difesa dei diritti umanitari fondamentali di tante persone, specialmente dei più deboli, quando da parte di molti si sceglie di stare in disparte? Gesù, decidendo di non tirarsi indietro, lo ha fatto per noi, per questo nostro mondo, dove l’imperversante schiavitù del peccato personale e sociale, sotto la regia di Satana, chiama utopia lo sforzo per andare avanti, per restare fedeli ai grandi ideali evangelici. Gesù Cristo lo ha fatto per noi, perché ci ha fatto credito e ci ha pensati capaci di fare come lui se appena accettiamo di vivere seguendo lui. Voi, sorelle e fratelli, che oggi siete qui, dimostrate di essere donne e uomini che non si tirano indietro, vi ringrazio di questa vostra testimonianza. Sia, per voi e con voi, la benedizione del Signore riservata a coloro che cercano, vogliono e costruiscono la giustizia, il dialogo nella verità, la pace.