BEATI I POVERI IN SPIRITO

APPARTIENE A LORO IL REGNO DEI CIELI

di Julio Lancellotti
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VEGLIE E PREGHIERE CATECHESI TEOLOGIA DELLA MISSIONE

 

Il brano che segue è tratto dal libro della EMI
"Il cammino delle otto felicità. Le beatitudini sulle strade dei poveri "

 

BEATI I POVERI IN SPIRITO

APPARTIENE A LORO IL REGNO DEI CIELI

di Julio Lancellotti

 

Nella mia vita ho avuto esperienze di convivenza con impoveriti che si trovano in situazioni di esclusione, con il popolo della strada, con gli adolescenti che hanno violato la legge, con i bambini abbandonati, con i bambini e gli adolescenti malati di AIDS e con le donne carcerate.

Persone che vivono grandi sofferenze e privazioni, oltre a essere impedite in ciò che è essenziale alla realizzazione della loro dignità e cittadinanza.

Persone senza forza e né potere per trasformare la realtà nella quale vivono perchè quasi niente dipende da loro: il popolo della strada, visto come fenomeno sociologico, economico e sociale, è oggetto occasionale di assistenza sociale della peggior specie. E' gente da evitare, imprigionata e confinata in ghetti assistenziali, gente spogliata di qualsiasi dignità umana e del rispetto dovuto alla loro cittadinanza e libertà.

Gli adolescenti che hanno infranto la legge e sono stati in carcere vengono odiati, non sono tenuti in nessuna considerazione, sono chiamati marginali e banditi, senza speranza e senza recupero; a loro si nega qualsiasi possibilità di educazione, lavoro e vita comunitaria. L'assenza di politiche pubbliche e il disinteresse delle autorità portano un gran numero di loro alla recidività e alla morte.

I bambini e gli adolescenti abbandonati popolano la città, presenti nelle strade e nelle piazze, coinvolti nella grande rete del narcotraffico, lontani dalle scuole, che non li attirano, e nell'assoluta mancanza di spazi per la cultura, lo sport, lo svago.

La situazione dei bambini e degli adolescenti con AIDS è aggravata dalla malattia che porta una grande quantità di impedimenti alla loro vita e alla loro libertà.

Questi poveri possono essere felici, possono essere beati?

Penso che se vengono guardati da lontano e analizzati dalle scienze sociali, la risposta è no; certamente no.

Se vengono analizzati dal punto di vista economico, non c'è risposta, perché l' economia li ignora; dal punto di vista politico, disturbano la felicità degli altri. Sono esclusi perché la loro presenza dà fastidio, spezza l'armonia del tutto, contesta l'efficienza e l'autorità. In generale, non si sa che farsene di loro.

Sono difficili, perché abbiamo proiettato su di loro le nostre difficoltà. Non sono persone con le quali sprecare tempo e denaro. Il ritorno che può venirne è nullo.

L'opinione pubblica è contro di loro e vengono considerati un pericolo, portatori di violenza e disordine sociale. Forse sono così evitati perché non venga svelata l'ipocrisia e l'incompetenza delle élite e di quelli che governano a nome loro.

Capire le loro possibilità e credere che saranno e sono felici nella loro povertà è possibile solo attraverso la convivenza, rivelatrice della loro umanità e costruttrice della loro libertà.

La beatitudine e il possesso del Regno suppongono libertà di essere e costruirsi come persona, come gruppo, come appartenenza, come abbandono in Dio e riconoscimento di Dio quale fonte inesauribile di fiducia.

Come costruire la libertà con persone imprigionate dal carcere o dall'esclusione?

La convivenza, l'appartenenza, l'incontro, ci portano all'autoconoscenza e al riconoscimento dell'altro, all'interno di quel contesto congiunturale e strutturale. L'autoconoscenza e il riconoscimento dell'altro ci fanno percepire che restano opportunità per una libertà possibile che, se riconosciuta, localizzata e vissuta intensamente, accresce la possibilità di viverla, ampliarla e così conquistarla ogni volta di più.

Disumanizzare le persone è il modo migliore di dominarle e negare loro la libertà. Umanizzarle, al contrario, è riconoscere la loro libertà, costruita in un ampio processo di liberazione.

Umanizzare non consiste nel dire agli impoveriti che sono umani e liberi, ma nel vivere con loro la costruzione della libertà, della felicità e della beatitudine. Solo se saremo liberi, saremo felici; e solo costruendo la libertà sperimentiamo la felicità, perché viviamo durante il cammino ciò che annunciamo e aspettiamo.

I costruttori di libertà vanno formando una rete di solidarietà, comunità dove è permesso sentire, parlare, cantare, danzare, sognare, sorridere, piangere e disegnare il Regno che deve essere costruito e che si sta costruendo.

E' un vero mutirão* del Regno che non si sottomette più ai potenti, né ha fiducia in loro, "povertà in spirito" che soffia dove vuole e che concede il dono dell'insubordinazione per creare di nuovo il nuovo.

Mutirão pericoloso perchè fa brillare gli occhi e scoprire nuove possibilità fatte di sogno e poesia, germe di liberazione e di possibilità che il sistema non controlla e non può controllare, debole di fronte alla condizione dei deboli.

La convivenza è rivelatrice di umanità sconosciuta, che ha bisogno di un lungo cammino di maturazione che garantisce una trasformazione genuina, dove si esercita la cooperazione e non la dominazione del potere.

I "poveri in spirito" riconoscono la paternità-maternità di Dio e non l'esercizio del potere, che domina e corrompe. E' loro il Regno dei Cieli dove il Re è papà dei poveri, è protettore del popolo, amore dei piccoli e dimenticati, possibilità di affrontare le sfide, sopportare e superare i fallimenti con la forza, la costanza e la perseveranza nella fede.

I senza-terra delle campagne e i senza-tetto delle città sanno come superare la paura che paralizza e che uccide la possibilità di essere liberi. Hanno il coraggio di affrontare il pericolo dei potenti e dei loro sistemi di sicurezza.

I poveri e gli esclusi sono felici perché, liberi dal possesso delle ricchezze che è necessario conservare e proteggere, incontrano negli spazi della convivenza la possibilità di un'educazione comunitaria. Convivenza educatrice e rivelatrice di libertà che crea uno spirito fraterno e solidale.

La libertà è vocazione e conquista, povertà in spirito da quello spirito del mondo che rende schiavi e uccide. Libertà che si vive nell'organizzazione popolare, nella conquista dei diritti umani, sociali, politici e civili.

Come a São Paulo, dove il popolo della strada, organizzato e appoggiato socialmente e politicamente, ha ottenuto la legge 12.136 che riconosce il diritto ad un'azione di base a sostegno del loro sostegno del loro riscatto umano e politico.

Tuttavia la lotta continua perché le élite non accettano questa legislazione. L'ex-sindaco Paolo Maluf ha posto il veto alla legge, l'attuale sindaco Celso Pitto l'ha archiviata per incostituzionalità. Dopo molte pressioni ha firmato la revoca dell'incostituzionalità, ma ancora aspettiamo in stato di allerta e di premobilitazione.

Il popolo della strada, nella sua povertà e miseria, costruisce una speranza che ancora non conosce. Per questo, come dice Comblin, non la desidera, ma sogna con essa, perché la semente del Regno sta nascosta in una verità che non si esaurisce nel presente, segnato dalle frustrazioni di tutti i giorni.

La nostra lotta e il nostro servizio per un Regno dove i poveri in spirito siano felici, trasforma il nostro sguardo e ci fa vedere quello che non scorgiamo. Dove la vita è negata e oppressa, ci fa vedere la libertà che crediamo sia la vocazione fondamentale di ogni essere umano.

Questa visione ci libera dal conformismo e dalla logica cinica che non crede nella trasformazione: questa avviene nella storia, è lenta, esige pazienza, perseveranza e soprattutto compassione e misericordia.

Pazienza storica che diventa misericordia e compassione nella fermezza dei principi e nella coerenza dell'azione.

Quante volte, guardando negli occhi giovani che hanno violato la legge, che sono stati incarcerati e torturati, negati nella loro possibilità, frustrati, violenti e violentati, incontriamo quella scintilla e quella luce che di nuovo ci fa avere fiducia. Fiducia in un cammino lungo e difficile, ma possibile!

Possibilità creativa e sconosciuta, pedagogia ferma e amorosa, esercitata con autorità e tenerezza, che spera nell'impossibile con una speranza più forte di ogni ostacolo.

I poveri in spirito sono felici possessori del regno dei Cieli perché ci fanno credere che esiste questo Regno, che costruito con le nostre mani stanche, arriverà anche se i nostri occhi non lo vedranno nella storia umana contemporanea, ma nella gioia di essere i suoi costruttori.

Alleati del Dio della vita, troveremo la felicità nell'alleanza con i poveri che possiedono il Regno, vivendo la felicità sempre provvisoria dei viandanti.

 

 

*Mutirão: aiuto gratuito che si prestano vicendevolmente i lavoratori. Si riuniscono quelli di una certa zona per realizzare un lavoro che va a beneficio di uno di loro.