Carissimi fratelli Vescovi, a conclusione del seminario "Globalizzazione e Giubileo", tenutosi davanti alla base USAF di Aviano, dal 6 al 9 agosto 2000, vi abbiamo inviato una lettera nella quale vi rivolgevamo un pressante invito a denunciare come "strutture di peccato" la produzione e il commercio delle armi e "a prendere in considerazione le tematiche della pace e della nonviolenza, come esige il Vangelo, per un programma pastorale che sia di guida e di orientamento a tutte le Chiese". Sappiamo che in occasione del Giubileo dei Militari nel settembre 2000 è stato recapitato a tutti i Vescovi italiani il documento "Superare la guerra", redatto dai volontari e obiettori di coscienza dell'Associazione Papa Giovanni XXIII Operazione Colomba. Il Papa, nel suo messaggio per la pace del primo gennaio di quest'anno, parla di "scelte improcrastinabili" e di "scelte concrete e tempestive" proprio riguardo alla preoccupante crescita degli armamenti e al "permanente rischio di conflitti tra nazioni, di guerre civili all'interno di vari Stati e di una violenza diffusa". A conclusione il Papa afferma che la riconciliazione e il perdono, nella visione cristiana, sono "l'unica via per raggiungere la meta della pace ", sebbene "molti, in nome di un realismo disincantato", reputino "questa strada utopistica ed ingenua"; .è quanto dire la valenza anche politica della nonviolenza. Anche le vicende legate all'uso dell'uranio impoverito hanno mostrato di quali menzogne e imbrogli si nutrono e vengono mascherate tutte le guerre, anche quelle giustificate dalla comunità internazionale come "ingerenza umanitaria". Siamo appena tornati da un'azione internazionale nonviolenta di pace per l'Africa, realizzata a Butembo nella Repubblica Democratica del Congo. Abbiamo aperto gli occhi sull'olocausto dei nostri giorni, milioni (ma proprio milioni) di uccisi nel silenzio e nell'indifferenza più totali, con le nostre armi e per i nostri interessi! Anche le Chiese locali di quei paesi si sentono abbandonate; non riescono a capacitarsi, perché la loro voce non riesca a giungere alle nostre comunità, nonostante la loro coraggiosa testimonianza, a volte a costo della vita, di opposizione alla guerra con la nonviolenza. Eppure abbiamo sperimentato che anche un piccolo gesto di solidarietà è capace di far esplodere la speranza della gente e anticipare la festa della pace. Ad Aviano, si sta completando una ristrutturazione di potenza e di guerra in una delle basi militari più grandi del mondo anche questa nel silenzio e nell'indifferenza. Il primo aprile prossimo ritorneremo a percorrere il tratto Pordenone-Aviano, in una Via Crucis che renda concreto il nostro impegno di conversione sia personale che strutturale. Quest'anno ci saranno due Vescovi a camminare con noi, un altro interverrà dall'Africa. per noi è un segno che ci riempie di gioia e di speranza. La pace, dono del Risorto, è la Sua prima parola creatrice dopo la
Risurrezione e costituisce il fondamento e la caratteristica della nuova comunità
dei discepoli. Ma per Lui la pace è stata così diretta e concreta da portarlo
sulla croce; la Sua pace è il frutto della croce. Anche a Voi chiediamo di prendere posizione su scelte concrete con "parresia"
nei confronti dei vari poteri di questo mondo, anche a costo di entrare in
conflitto con il potere costituito, come di fatto è successo a Gesù. |
||