Via Crucis 1a Stazione

 

introduzione

Motivazioni
Introduzione di don Pierluigi di Piazza del centro "E. Balducci" Zuliano
Riflessione del vescovo della diocesi mons. Ovidio Poletto
 

In questi ultimi mesi, da Cancellerie di Stato, da comunicati stampa, da manifestazioni, da uomini di cultura, dal mondo dello sport..., si sono sentite molte voci contro il terrorismo. Siano benvenute! Siamo convinti che il nostro tempo abbia bisogno di parole profetiche, che denuncino e incoraggino, che non scendano a facili compromessi, ammantandosi di umana prudenza.
Per quanto ci riguarda, vogliamo esprimere ancora una volta la nostra solidarietà a chi nel mondo è colpito da qualsiasi violenza: quelle di tutti i terrorismi, quelle di strutture economiche inique o di avventure militari. Così vogliamo ribadire la nostra speranza in un mondo diverso, dove giustizia e pace non siano utopia irraggiungibile, ma impegno concreto perseguito a tutti i livelli.

Per questo, domenica 17 marzo 2002
riproponiamo la 'Via Crucis' Pordenone-Aviano
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Perché abbiamo scelto di camminare?
Perché è importante muoversi, uscire dalle proprie sicurezze, andare verso... Camminare diventa spazio di riflessione, di conoscenza, di confronto, di preghiera, di fatica... È un segno che può esprimere condivisione e fraternità, presupposti preziosi per contribuire a costruire un mondo dove 'giustizia e pace si baceranno'.

Perché seguire la Croce?
È un segno di prossimità verso gli ultimi, per ricordarsi delle loro sofferenze e dei loro problemi, perché la croce è il gesto supremo di un Dio che ha scelto di vivere e morire in mezzo a noi. Per i credenti la Via Crucis è un avvenimento che non si può confinare a 2000 anni fa. Per questo chiediamo ai tanti nostri amici, che non si professano credenti, di accompagnarci comunque in questo percorso, convinti che il messaggio del Crocifisso travalichi i confini della religione tradizionalmente intesa e sia invece alla portata di tutti gli uomini e le donne, qualunque sia la loro fede.

Perché ad Aviano?
La base di Aviano è una delle più importanti basi militari del pianeta, dotata di armi nucleari, sentinella armata di questo (dis)ordine mondiale, in cui un quinto dell’umanità dilapida quasi i nove decimi delle energie mondiali. È in casa nostra! Tale struttura è per noi espressione di un mondo obbiettivamente ingiusto, che spende per la morte anzichè per la vita, che difende con la violenza del più forte la pace di chi già sta bene, innescando in questo modo spirali di odio le cui conseguenze anche verso il nostro mondo sono incalcolabili: tutt'altra cosa rispetto alla pace, figlia della giustizia, sognata dai profeti e promessaci da Gesù Cristo.

Perché anche quest'anno?
Quest'anno più che mai, dopo l'escalation dei fatti successi, da cui si è rafforzata in tante persone la legittimazione dell'uso delle armi e di tutto ciò che ne consegue. Da noi, in Italia, tale uso non viene adesso solo giustificato, ma acclamato e invocato.
Noi crediamo invece che solo l'impegno faticoso per la pace prepara la pace; solo il dialogo, la conversione e il perdono spianano la strada alla giustizia che è lo spazio vitale della pace. Denunciare che ciò non avviene, e proprio nel mondo così detto 'cristiano', vuol dire impegnarsi per costruire una convivenza planetaria fondata sul rispetto dei diritti fondamentali di ogni uomo e non sulle esigenze di quanti gestiscono il potere economico, un pianeta in cui ad ogni persona siano garantiti il diritto di vivere e la dignità della vita.

Perché schierarsi?
Gesù ha rifiutato le lusinghe dei potenti di questo mondo e ha rifiutato ugualmente la scelta della lotta armata. In solidarietà con gli ultimi, ha scelto la via della nonviolenza attiva per cambiare le regole di un mondo gestito da pochi, per gli interessi di una minoranza. Che egli non fosse schierato con chi aveva in mano il potere è dimostrato dal fatto che alla fine viene condannato e messo a morte proprio da quel potere corrotto, che egli continuamente denunciava per la sua ipocrisia.

 

 

Introduzione di don Pierluigi Di Piazza

Iniziamo, anzi continuiamo la Via Crucis, la via della croce: "se qualcuno vuol venire dietro a me, prenda la croce ogni giorno e mi segua".
E' il cammino della fedeltà e della coerenza al Signore e ai fratelli; è un cammino severo e sereno che chiede silenzio, riflessione, preghiera, comunicazione profonda, impegno perseverante, reciprocità e sostegno.
E' un cammino, questo nostro, situato qui in Friuli, da Pordenone alla base Usaf di Aviano, in sintonia e concreta solidarietà con innumerevoli persone e comunità che in Africa, nell'Asia, nelle Americhe, in Europa ogni giorno esprimono parole e gesti di liberazione di vita; camminiamo non in modo retorico con gli impoveriti, gli oppressi, le vittime di ogni forma di violenza in ogni parte del pianeta, in questa nostra società che, dentro ad una normalità efficiente, nasconde drammi e segni di morte.
Nel cammino di quest'oggi portiamo il dolore di questi mesi; esprimiamo la compassione per tutte le vittime, consapevoli che solo l'ascolto del dolore, la sua assunzione, una risposta umana potranno salvare il mondo.
Camminiamo per ribadire dentro di noi e attorno a noi il rifiuto della guerra e della sua legittimazione e per rinnovare la spiritualità, la cultura, la prassi della nonviolenza e della costruzione della pace.
Camminiamo per ribadire il nostro rifiuto ad ogni forma di terrorismo (purtroppo non ce n'è uno solo ma tanti nel mondo) e per rinnovare l'impegno ad eliminare le cause, soprattutto favorendo condizioni di giustizia e di libertà partecipe e costruttiva.
Camminiamo per ribadire la nostra contrarietà alla globalizzazione dell'inimicizia e alla conseguente universalizzazione della guerra e all'aumento della spesa per la produzione e il commercio delle armi con l'ipotesi alimentata dell'uso delle bombe atomiche, e per rinnovare l'impegno al dialogo e alla collaborazione tra popoli, culture e religioni; all'accoglienza dell'altro e della sua diversità.
Camminiamo per ribadire la nostra contrarietà all'usurpazione delle risorse, alla distruzione di tante specie viventi, alla manomissione dell'ambiente vitale e per rinnovare la sensibilità e l'impegno per la custodia premurosa dell'interdipendenza di tutti gli esseri viventi, dell'intero equilibrio della Madre Terra.
Camminiamo verso Aviano non "contro" qualcuno, bensì per porre un segno di fede, di preghiera, di impegno per seminare giustizia e pace in questa terra costretta ad ospitare anche le bombe atomiche, perché la base Usaf di Aviano, come altre simili, serve a questo sistema, è sua sentinella, sua difesa.
Camminiamo per ridirci che è possibile un altro mondo, quello che Gesù di Nazareth è venuto ad annunciare e incominciare.

 

Riflessione del vescovo della diocesi mons. Ovidio Poletto

Il cordiale e fraterno saluto a tutti voi, fratelli e sorelle, nel nome del Signore.
In modo speciale a voi giovani, a quanti provengono da altre diocesi, sempre fedeli a questo appuntamento.

È un appuntamento di preghiera per la pace.

  1. Sono tante le vie della pace: quelle della trattativa politica, che spesso hanno esito negativo; quelle del dialogo, che spesso si concludono con l'impossibilità di un'intesa; … strade lunghe, cammini estenuanti, esiti spesso deludenti.
    C'è una via meno praticata, ma più sicura: quella della preghiera.
    Questa "via crucis" è e vuole essere una strada di preghiera. In compagnia di Cristo, agnello di Dio che toglie il peccato del mondo. Lui invochiamo perché ci doni la pace.
  2. Sempre il cristiano invoca Dio "misericordioso e pietoso", sempre bussa al suo cuore "ricco di grazia e di fedeltà" (Es 34,6-2): quando sperimenta la propria fragilità e confessa la propria indegnità, quando scopre che la storia è lotta drammatica tra il bene e il male, quando constata con amarezza che "un baratro è l'uomo e il suo cuore un abisso".
    Quando, però, la situazione internazionale si fa buia e minacciosa come è accaduto in questi mesi e il potente non allenta la morsa e la rabbia dei poveri esplode e la situazione rischia di diventare incontrollabile, allora più forte deve levarsi il grido "Abbi pietà di noi", verso l'alto.
    "Agnello di Dio, che togli il peccato del mondo, abbi pietà di noi!". Abbi pietà di quanti gemono sotto il peso del male: oppressi, emarginati, umiliati; abbi pietà dei popoli in guerra, degli innocenti crudelmente sacrificati, del pianeta devastato. Abbi pietà di quanti sono ingannati dalla menzogna, accecati dall'odio, sedotti dal potere.
  3. La preghiera nostra per la pace nasce da questo sguardo lucido e sgomento sul mondo, sulla storia: "Dal profondo a Te grido, Signore" (Sal 130). Il credente si fa voce del mondo. Fatevi voce implorante del mondo.
    È tutto il mondo dell'umana miseria che dal profondo innalza al Signore il suo grido: dal profondo della colpa, ma anche dal profondo della fame e sete di giustizia; dal profondo del peccato ma anche dal profondo dell'irrinunciabile bisogno di serenità, di speranza e di pace.
  4. Noi sappiamo che Dio veglia sulle sue creature, che "i suoi occhi sono aperti sul mondo", che "le sue pupille scrutano ogni uomo" (Sal 11,4). Sappiamo che Dio non è spettatore indifferente, ma che si coinvolge nelle vicende dei popoli: "Tu vedi l'affanno e il dolorre, tutto Tu guardi e prendi nelle tue mani" (Sal 10,35). Perciò noi diciamo con fiducia a Dio: "Poni fine al male degli empi, Dio giusto" (Sal 7,10). È guardando a Cristo crocifisso che comprendiamo come Dio non resta indifferente. Egli ha preso su di sé i peccati del mondo per espiarli con il suo amore. Egli porta sulle sue spalle la croce gravata dal male del mondo, perché a tutti vuole far arrivare la salvezza. Ha risposto alla violenza di chi gli toglieva la vita non togliendo ad altri la vita, ma offrendosi con piena libertà, perché tutti potessero avere pienezza di vita (cfr. Gv 10,10).
  5. È guardando a Cristo Crocifisso e confrontandoci con Lui, che comprendiamo come anche noi non possiamo restare indifferenti.
    A partire dal riconoscere il costante bisogno di conversione personale di ciascuno di noi: ciascuno dalla propria infedeltà e durezza. Perché è dal "cuore" (dalla coscienza) di ognuno di noi che viene il bene e il male, l'amore o l'odio.
    Ma contemporaneamente con il rivedere il nostro stile di vita e con l'assumerci le nostre responsabilità.

E allora, permettete che, come vescovo di questa diocesi, io vi rivolga l'invito di aderire al "decalogo" di Assisi: i dieci punti di impegno che Papa Giovanni Paolo II ha indicato, in una sua lettera a 60 capi di Stato dopo la giornata di preghiera per la pace del gennaio scorso. Di aderire e di diffondere questo "decalogo".

  1. "Noi ci impegniamo a proclamare la nostra ferma convinzione che la violenza e il terrorismo sono in opposizione ad un vero spirito religioso e, condannando ogni ricorso alla violenza e alla guerra in nome di Dio o della religione, noi ci impegniamo a fare tutto il possibile per sradicare le cause del terrorismo.
  2. Noi ci impegniamo a educare le persone al rispetto e alla stima reciproci, in modo che si possa raggiungere una coesistenza pacifica e solidale tra i membri di etnie, culture e religioni differenti.
  3. Noi ci impegniamo a promuovere la cultura del dialogo, in modo da sviluppare la comprensione e la fiducia reciproche tra gli individui e tra i popoli, perché queste sono le condizioni di una pace autentica.
  4. Noi ci impegniamo a difendere il diritto di ogni persona umana a condurre un'esistenza degna, conforme alla sua identità culturale, e a costituire liberamente una famiglia che le sia propria.
  5. Noi ci impegniamo a dialogare con sincerità e pazienza, non considerando ciò che ci separa come un muro invalicabile, ma, al contrario, riconoscendo che il confronto con la diversità degli altri può divenire occasione di una più grande comprensione reciproca.
  6. Noi ci impegniamo a perdonarci reciprocamente per gli errori e i pregiudizi del passato e del presente, e sostenerci nello sforzo comune per vincere l'egoismo e l'abuso, l'odio e la violenza, e per imparare dal passato che la pace senza giustizia non è pace autentica.
  7. Noi ci impegniamo ad essere dalla parte di coloro che soffrono per la miseria e l'abbandono, divenendo la voce dei senza-voce e lavorando concretamente per superare tali situazioni, convinti che nessuno può essere felice da solo.
  8. Noi ci impegniamo a fare nostro il grido di coloro che non si rassegnano alla violenza ed al male, e desideriamo contribuire con tutte le nostre forze a dare all'umanità del nostro tempo una reale speranza di giustizia e di pace.
  9. Noi ci impegniamo ad incoraggiare ogni iniziativa che promuova l'amicizia fra i popoli, convinti che, se manca una solida intesa tra i popoli, il progresso tecnologico espone il mondo a dei rischi crescenti di distruzione e di morte.
  10. Noi ci impegniamo a chiedere ai responsabili delle nazioni di fare tutti gli sforzi possibili perché, a livello nazionale e internazionale, sia costruito e consolidato un mondo di solidarietà e di pace fondata sulla giustizia."

Per dieci volte abbiamo ripetuto: "noi ci impegnamo". Ci aiuti il Signore ad essere testimoni e costruttori della sua pace: nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Ovidio Poletto, vescovo