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Mt 5, 7: Sete e fame di Giustizia (Campo a Porretta)

Campo estivo 2002

Sete e Fame di Giustizia
La pace nelle nostre mani
Porretta (BO), agosto 2002

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COME E PERCHÉ AVERE SETE DI GIUSTIZIA ED ESSERE COSÌ BEATI?

“Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati” (Mt 5,7)

 

Per addentrarci in questa beatitudine, sarà opportuno progredire con una certa gradualità.

Incominceremo cercando di intendere cosa significhi “aver fame e sete”, poi “comprenderemo” il concetto di “giustizia” (disgraziatamente troppe volte usato a sproposito e in modo assai ambiguo) per poi infine buttarci nella beatitudine senza nessun tipo di risparmio.

Prima di tutto però dobbiamo rapidamente recuperare la mattinata appena trascorsa, la nostra storia personale, quella delle persone che ci sono più vicine ed infine rendiamo presente anche la storia di tutti i 6 miliardi di donne ed uomini che abitano il nostro pianeta, in modo particolare quelli che soffrono enormemente a causa delle ingiustizie. Ricordiamo che nella nostra tanto amata terra, si stanno combattendo ancor oggi circa 50 guerre, ci sono tutti i giorni persone che vedono sottratte la loro vita perché altre lo desiderano o perché sono considerate “in esubero”, altri sono ancora obbligati a perdere o vendere la propria dignità, altri non trovano o hanno appena perso il lavoro, altri non sanno più come reagire davanti alle uccisioni di parenti ed amici innocenti, ricordiamo anche chi nell’enorme precarietà della propria vita ha messo – volontariamente o inconsciamente - una data di scadenza alla propria esistenza, ecc.

AVER FAME E SETE

Persone che hanno vissuto sulla loro pelle l’esperienza della sete, raccontano di essere stati disposti a correre rischi di vario genere e di essersi esposti a numerosi pericoli pur di poter estinguere quella fisiologica esigenza che li attanagliava, indubbiamente da ritenere tra le più prioritarie del corpo umano. L’emergenza di ingerire liquidi giunge a tal punto da essere travolgente, da scomodare a livello esistenziale. Non si può dire che la fame sia molto più tollerabile della sete. Com’è possibile allora che Gesù di Nazareth unisca in una beatitudine la giustizia, la fame e la sete?

L’espressione biblica “avere fame e sete” significa avere un desiderio ardente ed incontenibile di qualcosa. Con questa chiave di lettura vanno proclamati, pregati ed interpretati i salmi 42 e 63, così come del resto anche il profeta Amos 8,11-12. È un vuoto molto intenso che anela ad essere riempito, un’ansia immensa che brama di essere saziata.

Nel caso della beatitudine che prendiamo oggi in considerazione, si tratta di quel desiderio profondo e veemente di giustizia.

 

GIUSTIZIA

Nel senso biblico, giustizia è una parola ed un concetto essenzialmente religioso; è equivalente a “volontà di Dio”, “compimento dei suoi disegni” ed “obbedienza ai suoi principi” ed ai suoi comandamenti. Per tanto nella Bibbia è impossibile comprendere ed interpretare il termine “giustizia” su di un piano esclusivamente giuridico (la “giustizia distributiva”), sebbene nelle sue comprensioni rientrassero tutte le relazioni tra gli esseri umani e quindi si recuperava anche tutto l’aspetto sociale. Non ci sono dubbi, il concetto di giustizia biblica va diretto alla radice, senza troppi giri inutili di parole: comprende tutta la vita della persona credente, guidata dalla volontà divina: è sicuramente una di quelle dimensioni costitutive della vita profondamente umana, che non si possono negoziare.

 

IL REGNO DI DIO: IL REGNO DELLA GIUSTIZIA E DELLA PACE

La giustizia cui si riferisce la beatitudine considerata oggi è la “nuova giustizia” del Regno di Dio, come affermerà lo stesso Matteo poco dopo: “Cercate prima il Regno di Dio e la sua giustizia” (Mt 6,33), decisamente superiore a quella meramente legalista degli scribi e farisei (Mt 5,20). Non è possibile comprendere la vita di Gesù di Nazareth senza la “fame e sete di giustizia”, ovvero, senza lÂ’esistenziale passione per il Regno, che ha dato senso ed unità piena al suo originale stile di vita, alla sua predicazione, alle sue scelte, alla sua coerenza ed alla sua azione. La causa principale che mosse la vita di Gesù e la spiegazione delle condizioni radicali del discepolato fu sostanzialmente il desiderio ardente di creare le condizioni affinché  il Dio-Abbá potesse regnare, che fosse accettata la sua paternità-maternità, la quale potesse generare nuove relazioni di fraternità tra gli esseri umani e tra questi ed il resto della creazione. LÂ’incontro con il Padre-Madre avvenne - e succede ancora nellÂ’attualità - attraverso lÂ’ascolto della sua Parola e mediante la perseveranza nella ricerca e nella costruzione quotidiana del Regno di Dio, che è il Regno della giustizia e della pace, accogliendo questa proposta di Dio e portandola avanti con la nostra preghiera - personale e comunitaria - ed il nostro impegno effettivo.

La discepola ed il discepolo di Gesù sono chiamati a conformarsi alla persona di Cristo. Saranno beati quando come Lui avranno ”fame e sete di giustizia”: non avrebbe nessun significato schierarsi, aderire, abbracciare, testimoniare ed optare seriamente per Cristo senza coltivare il suo medesimo desiderio ardente, l’anelito, la voglia incontenibile, la brama e l’impegno concreto per la giustizia che lo hanno contraddistinto.

La beatitudine conclude con una certezza, dicendo che saranno “saziati” gli assetati ed affamati di giustizia. Si potranno beneficiare dell’autentico ristoro, nel percorrere il sentiero tracciato da Gesù di Nazareth, nel rispondere con la propria esistenza alla proposta così affascinante di “cercare prima il Regno e la sua giustizia”, nel poter incontrare il Dio-Abbá attraverso la costruzione di un mondo molto più umano, un mondo in cui, come afferma solennemente il salmo 85: “Misericordia e verità s’incontreranno, giustizia e pace si baceranno”

 

PER STIMOLARE LA CONDIVISIONE

Mantenendo uno sguardo molto attento sulla storia personale, sulla quella delle persone che il Signore ci mette a fianco e su quella dell’umanità intera:

- Ho già provato nella mia vita una prolungata assenza di liquidi?

- Sperimento la medesima esigenza, necessità e desiderio ardente di giustizia? Resto indifferente alle gravi ingiustizie che disumanizzano sempre più?

- Vivo l’incontro con Dio e la costruzione del suo Regno come un servizio affinché la giustizia e la pace abbiano l’ultima parola?

 

LA GUERRA: LÂ’OPPOSTO DELLA GIUSTIZIA

 

LÂ’ULTIMA RISATA

 

“Cristo! M’hanno colpito”, disse; e spirò. Chissà

se fu vana bestemmia, o in realtà una preghiera.

Le pallottole, comunque, cinguettarono – Invano! Vano! Vano!

Le Mitragliatrici sogghignarono, -Ba-sta! Ba-sta!

E il Grosso Cannone scoppiò in una risata.

 

Un altro sospirò, - “Oh Mamma, mamma! Babbo!”.

Poi, già morto, al nulla sorriso come un bimbo.

E lÂ’altezzosa nube di proiettili

Fece un pigro gesto, Ssstool..to!

E la pioggia di schegge ridacchiò.

 

“Amore mio!” uno si lamentò, come struggendosi d’amore,

finché tutto il suo volto s’abbassò lentamente e baciò il fango.

E le Baionette digrignarono i lunghi denti;

turbe di Granate fischiarono e brontolarono;

e il Gas sibilò.

WILFRED OWEN

  

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