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Limone: resoconto serata del 7 settembre

Limone: resoconto serata del 7 settembre

 

Perché una Carovana di Pace?

Resoconto dell’incontro tenutosi a Limone il 7 settembre nella serata inaugurale della Carovana 2004
Il prezzo del cambiamento dentro l’Impero e la necessità di una nuova spiritualità nei movimenti nelle parole di Paolo Barnard e p.Alex Zanotelli

 
A dare il via alla terza Carovana della Pace sono stati due uomini con una grande passione per la vita e per la verità, un prete e un giornalista che lo vogliono davvero un mondo diverso, senza accontentarsi di soluzioni facili e discorsi compiacenti.

Un messaggio importante ed urgente ha percorso gli interventi di Paolo Barnard, giornalista Rai, e di p. Alex Zanotelli: il Popolo della Pace deve dimostrare adesso e non domani se davvero vuole un mondo diverso, e lo deve fare con scelte e stili che con estrema chiarezza ci sono stati proposti.

Con molti dati alla mano, Barnard ha mostrato il fallimento complessivo del pacifismo e della lotta al neoliberismo. Le strade finora percorse e l’utopia che le guida sono importanti, ma non bastano: i nostri slogan e le nostre manifestazioni “sono gratis”, il cambiamento invece ha un prezzo ...lo conosciamo? E se lo conoscessimo, saremmo disposti a pagarlo? Diciamo no alla guerra, ma siamo consapevoli che le guerre “noi ce le mangiamo”? Già, perché le guerre oggi si fanno per il petrolio e il 73% del petrolio noi occidentali lo usiamo per la nostra alimentazione: assumiamo in media 2500 cal, che necessitano di 125.000 cal di petrolio, ogni giorno, ciascuno di noi occidentali. Noi siamo l’Impero, l’Impero lavora per noi. La nostra vita deve cambiare.

A Johannesburg sono stati proprio i delegati dei Paesi poveri ad appoggiare Usa e Giappone nella soppressione dell’accordo per le energie rinnovabili. I poveri vogliono energia, e ne hanno diritto dopo anni di privazione. Gliela neghiamo proprio ora? E avere accesso alle risorse vuol dire concretamente avere potere: saremo in grado di convincere i poveri, di cui ci diciamo rappresentanti, a intraprendere strade per politiche eco-sociosostenibili e nonviolente?

Non ce n’é per tutti e questo fa molta paura: come possiamo portare al consenso 800 milioni di consumatori spaventati e con una vita così frenetica da non avere lo spazio per ascoltarci? Dobbiamo fare un lavoro paziente di coscientizzazione nei luoghi quotidiani di aggregazione, e lasciare la strada dei monologhi di piazza e del moralismo per dare un messaggio concreto e personale: “un mondo in dislivello non ti conviene”.

Ma per questo é imprescindibile conoscere i prezzi del cambiamento.

Chiediamo insieme agli economisti pacifisti e critici del neoliberismo di studiare, calcolare e divulgare questi costi, in termini di mezzi richiesti per il cambiamento, prezzi e rinunce al consumo, mutamenti di stili di vita, perdita di occupazione e strategie per riconvertirla, equilibri politici, crescita economica (sia qui che al Sud).

Tutto questo vale doppiamente per i cristiani, che devono assumere la responsabilità delle proprie radici e dell’esempio lasciato da Cristo: é il messaggio forte e chiaro di p.Alex, che ha impostato il suo intervento a partire dal documento scritto dai giovani riuniti a Limone per preparare la partenza della Carovana.

Non basta che la Chiesa scelga i poveri: é necessario che torni povera, e questo richiede i salti enormi di cui parlava Barnard.

Prima ancora di parlare di giustizia e pace, è urgente un ritorno alla prassi delle prime comunità cristiane, piccole comunità di base che si riuniscono intorno alla Parola e cercano di leggerla a partire dal contesto, altrettanto importante del testo. Solo questo può portare alla conversione, che non si può imporre ma deve nascere da dentro.

Le comunità devono partire dal Vangelo, che costituisce una vera rivoluzione. Potremmo avere dal Vangelo una incredibile lucidità per il discernimento. Un vangelo ritradotto in campo economico, di pace, politico.... a partire dai due comandamenti fondamentali riproposti dal teologo morale E. Chiavacci: “cerca di non arricchirti”; “se hai, hai per condividere”.

Le comunità non devono essere solo aperte, ma costruire relazioni il più trasversali possibile con tutte le espressioni della società civile, perché è in ballo la vita stessa. Si devono formare le coscienze, e la conversione ai valori deve tradursi in scelte economiche, politiche, nonviolente. Il movimento ha oggi più che mai sete di spiritualità che sostenga la fatica del cammino: sentiamo forte questa responsabilità come cittadini e cristiani.

 

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