8 SETTEMBRE 2004Debutto varesino della Carovana Nord-ovest Sotto la Tenda della Pace in piazza Monte Grappa, nel centro di Varese, ha preso inizio la prima tappa della Carovana Nord-ovest. Nella frenesia della città, questa tenda è un luogo di incontro e accoglienza per le persone che desiderano conoscere l’esperienza della Carovana, consultare il materiale informativo, aderire agli appelli e alle campagne che sosteniamo o anche semplicemente per fermarsi a fare quattro chiacchiere… Inoltre sotto la tenda sono ospitate diverse realtà che già operano sul territorio varesotto: Rete di Lilliput, Anolf, La pulce, Vivere l’Africa, Acli, Associazione Comunità e Famiglia. Non possiamo dimenticare la collaborazione dei novizi comboniani della vicina casa di Venegono, degli Scout di Varese, della protezione civile di Fagnano Olona e delle numerose famiglie che ci stanno ospitando per la notte. È proprio da questi gesti semplici, di aprire la propria casa, di offrire il proprio tempo, di voler conoscere e incontrare l’altro…, che cominciamo ad assaporare la vera accoglienza e condivisione. Sono passati anche alcuni giornalisti delle testate locali, che hanno dato visibilità al programma della tappa. Tra i 16 carovanieri sono presenti due testimoni del sud del mondo: padre Joseph dal Congo e padre Justino dalla Spagna. La loro presenza è una ricchezza per noi e per la società civile e anche un’opportunità di maggiore apertura per la chiesa locale che, in un territorio non sempre accogliente, si è dimostrata molto disponibile e ospitale. Un grazie particolare a don Peppino Maffi, prevosto di Varese, che partecipa attivamente agli incontri di questa tappa. La Carovana va all’università Niente laurea onoris causa per i carovanieri, ma un vivace e partecipato incontro all’Università dell’Insubria di Varese, coordinato dal dott. Saverio Clementi, direttore del settimanale Luce, padre Rossano Breda, comboniano e Alessandra Cesario della Carovana e introdotto dalla testimonianza di mons. Antonio Menegazzi, vescovo di El-Obeid, nel Darfur, in Sudan. Nell’aula magna, inaspettatamente piena, don Fabio Corazzina di Pax Christi (che è stato recentemente a Baghdad e conosce personalmente Simona Torretta e Simona Pari) ci ha aiutati a focalizzare l’attenzione sull’attuale situazione in Iraq, e in particolare sul ruolo centrale dell’informazione. Citando direttamente documenti e fonti ufficiali, don Fabio ha smontato le motivazioni via via addotte dalle forze della Coalizione per sostenere la guerra in Iraq e la lotta al terrorismo, che sembra essere diventata la giustificazione di ogni intervento militare. Si è poi soffermato sui costi di questa guerra (oltre 40mila civili uccisi, 1000 soldati americani morti, 130 milioni di dollari spesi, incalcolabili danni materiali) e sui profitti attesi dai lucrosi appalti per la ricostruzione. Infine, don Fabio ci ha invitati ancora una volta a riflettere sul legame tra pace e democrazia e sulla necessità di essere protagonisti attraverso l’informazione alternativa e la partecipazione attiva nelle nostre realtà quotidiane. Un mondo di pace richiede certo scelte politiche ed economiche coerenti, ma prima di tutto un cambiamento nel nostro comportamento. Come ricorda Ronald Rumsfeld, infatti, questa guerra serve a difendere il nostro stile di vita! Ci aspetta una bella sfida! E il nostro metterci in cammino è un modo per raccoglierla e farla conoscere. xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx 9 SETTEMBRE 2004Secondo giorno a Varese La giornata di oggi a Varese, per quanto segnata dalle notizie angoscianti sul rapimento di Simona Torretta e Simona Pari in Iraq (vedi comunicato della Carovana) è stata posta sotto il segno della speranza, accogliendo la proposta di farne una giornata di digiuno e preghiera. I Carovanieri, nella loro presenza in questa città, desiderano incontrare gruppi e realtà che agiscono per la solidarietà e la pace in ambito locale. Così, in mattinata, alcuni delegati hanno visitato la comunità-famiglia Agape, nel decanato di Valceresio, che accoglie disabili mentali; in seguito si sono recati nella comunità alloggio di Pogliana per minori in situazione di difficoltà (attualmente sei) e infine presso la casa di accoglienza per immigrati e anziani di Arcisate. Nel pomeriggio un secondo gruppo ha incontrato la comunità di accoglienza per richiedenti asilo politico di via Pola, raccogliendo le testimonianza, spesso drammatiche, di chi è scappato da situazioni di guerra e persecuzione. Un piccolo-grande segno di speranza è stato l’incontro con una delegazione sindacale delle ditte del varesotto che lavorano per la difesa (vedi comunicato). Il desiderio dei carovanieri era quello innanzitutto di ascoltare la situazione di quanti lavorano in fabbriche che producono (anche) armi. È stato significativo vedere questi lavoratori, che si sentono spesso accusati di essere quasi gli unici “artefici” di guerra, disponibili a condividere fino in fondo le loro paure, preoccupazioni e in alcuni casi vere e proprie crisi di coscienza. Certo, la situazione non è facile, l’industria bellica non solo è in crescita, ma si basa su di un sistema mondiale di cui tutti, e non solo chi costruisce fisicamente le armi, siamo corresponsabili, per esempio attraverso le nostre scelte politiche, economiche, di consumo… Le religioni si incontrano in piazza Un elemento che ha fortemente caratterizzato la nostra presenza a Varese è stato partecipare al dialogo tra la chiesa locale, le chiese del sud del mondo e le altre confessioni religiose presenti in città. I testimoni che ci accompagnano, padre Justino e padre Joseph hanno condiviso le loro esperienze con don Peppino Maffi, prevosto di Varese, che sta dando inizio ad una missione popolare tra la gente. Ma il momento più intenso è stata la veglia di preghiera ecumenica per la pace nella Basilica di San Vittore, che si è svolta contemporaneamente ad un analogo momento dei fratelli musulmani, riuniti nella moschea di Varese. In una chiesa affollata da persone di diverse nazionalità e da religiosi di diversi ordini, si respirava un clima di raccoglimento e autentica fratellanza. Significativa è stata la testimonianza di padre Joseph, che ha portato la esperienza della guerra in Congo, nella città-martire di Kisangani. A dispetto di una diffusa mentalità di rifiuto dello straniero, dopo le rispettive preghiere, cristiani e musulmani si sono ritrovati in piazza per un momento conclusivo comune. L’affluenza e la partecipazione, il clima di rispetto e di collaborazione, il desiderio che la religione diventi sempre più un elemento di comune-unione piuttosto che di divisione hanno commosso tanti di noi. Sentiamo nostre le parole di don Peppino nel ricevere l’ulivo donato alla città dai carovanieri: “Facciamo un tratto di strada insieme…”. E con questo spirito anche noi ci rimettiamo in cammino alla volta di Torino. |