Mestre: dal dire al fare

articolo di Raffello Zordan

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In più di 2.500 al palasport Taliercio di Mestre hanno accolto la carovana della pace, giunta alla terza tappa. Una tappa, anche questa, nel segno della partecipazione e dell’entusiasmo. Merito dei testimoni, che hanno stabilito subito un bel contatto con la gente, ma merito soprattutto delle decine di associazioni della società civile che hanno fatto di questo appuntamento una leva per rilanciare il loro impegno nel territorio

 

Aspetto, quest’ultimo, sottolineato sia dal prosindaco di Mestre Gianfranco Bettin sia da don Longoni che ha portato il saluto del patriarca di Venezia.

 

La testimonianza di don Ciotti – che ha criticato la legge Bossi-Fini sull’immigrazione: “la sicurezza di una città la si garantisce con l’inclusione e con l’accoglienza, non tirando su muri” – è stata abbinata a quella della comunità monastica di Marango (Carole). Comunità di fratelli e sorelle che propone il proprio percorso di pace e di vita cristiana “senza separare il primato di Dio e della preghiera dall’attenzione all’uomo nella sua condizione di sofferenza e di marginalità”.

 

Il riappropriarsi della dignità e dei diritti fondamentali è invece l’opera della casa dell’ospitalità: fino a qualche anno fa un semplice dormitorio per barboni. Un esercizio di responsabilità che ha fatto il paio con le esperienze portate dal Brasile (Valdênia) e dal Sudafrica (Magouws).

 

Ad accompagnare invece l’intervento di Alex Zanotelli (“la società civile deve sentire l’urgenza di cambiare un sistema politico-economico violento e ingiusto; e deve cominciar a farlo con le piccole scelte di ogni giorno"), l’esperienza delle famiglie che aderiscono alla campagna “Bilanci di giustizia”, lanciata nel 1993. Si tratta di famiglie, 500 in Italia, che orientano i propri consumi e risparmi secondo criteri di giustizia sociale e ambientale, usando il bilancio familiare come strumento economico.

 

In questo contesto si è inserito l’intervento di un rappresentante del Venezia Social Forum, che si è soffermato sul diritto all’acqua potabile, sulla scarsità di questo elemento e sulla pratiche predatorie che puntano ad una progressiva privatizzazione dell’”oro blu”.

 

È toccato poi a don Gianni Fazzini, uno degli ideatori di “Bilanci di giustizia”, illustrare la mappa elaborata dalla società civile. Si tratta di sei ambiti, tutti correlati alla ricerca della pace, ai quali ancorare l’iniziativa congiunta di decine di associazioni a partire da oggi: 1) Il mercato della guerra. 2) Relazioni Nord-Sud. 3) Ambiente. 4) Dialogo interreligioso. 5) Economia e lavoro. 6) Stili di vita.

 

Per ciascuna di queste sezioni è stata fatta un’analisi globale, si sono tratte alcune conclusioni per il lavoro possibile nel locale e si sono proposte a tutti alcune cose concrete da fare subito: assicurarsi che la propria banca non finanzi operazioni di import-export di armi; informarsi di più e meglio sulle relazioni Nord-Sud (il suggerimento è di abbonarsi a Nigrizia, Altreconomia, Cittadini Dappertutto); per una settimana utilizzare per gli spostamenti un mezzo pubblico o la bicicletta; acquistare un libro per conoscere una religione diversa dalla propria; spostare una quota di investimenti (almeno 500 euro) verso la Mag; fare la spesa preparando una lista accurata e acquistando solo ciò di cui si ha veramente bisogno.