Aspetto,
quest’ultimo, sottolineato sia dal prosindaco di Mestre
Gianfranco Bettin sia da don Longoni che ha portato il
saluto del patriarca di Venezia.
La
testimonianza di don Ciotti – che ha criticato la legge
Bossi-Fini sull’immigrazione: “la sicurezza di una città
la si garantisce con l’inclusione e con l’accoglienza,
non tirando su muri” – è stata abbinata a quella della
comunità monastica di Marango (Carole). Comunità di
fratelli e sorelle che propone il proprio percorso di pace e
di vita cristiana “senza separare il primato di Dio e
della preghiera dall’attenzione all’uomo nella sua
condizione di sofferenza e di marginalità”.
Il
riappropriarsi della dignità e dei diritti fondamentali è
invece l’opera della casa dell’ospitalità: fino a
qualche anno fa un semplice dormitorio per barboni. Un
esercizio di responsabilità che ha fatto il paio con le
esperienze portate dal Brasile (Valdênia) e dal Sudafrica
(Magouws).
Ad
accompagnare invece l’intervento di Alex Zanotelli (“la
società civile deve sentire l’urgenza di cambiare un
sistema politico-economico violento e ingiusto; e deve
cominciar a farlo con le piccole scelte di ogni
giorno"), l’esperienza delle famiglie che aderiscono
alla campagna “Bilanci di giustizia”, lanciata nel 1993.
Si tratta di famiglie, 500 in Italia, che orientano i propri
consumi e risparmi secondo criteri di giustizia sociale e
ambientale, usando il bilancio familiare come strumento
economico.
In
questo contesto si è inserito l’intervento di un
rappresentante del Venezia Social Forum, che si è
soffermato sul diritto all’acqua potabile, sulla scarsità
di questo elemento e sulla pratiche predatorie che puntano
ad una progressiva privatizzazione dell’”oro blu”.
È
toccato poi a don Gianni Fazzini, uno degli ideatori di
“Bilanci di giustizia”, illustrare la mappa elaborata
dalla società civile. Si tratta di sei ambiti, tutti
correlati alla ricerca della pace, ai quali ancorare
l’iniziativa congiunta di decine di associazioni a partire
da oggi: 1) Il mercato della guerra. 2) Relazioni Nord-Sud.
3) Ambiente. 4) Dialogo interreligioso. 5) Economia e
lavoro. 6) Stili di vita.
Per
ciascuna di queste sezioni è stata fatta un’analisi
globale, si sono tratte alcune conclusioni per il lavoro
possibile nel locale e si sono proposte a tutti alcune cose
concrete da fare subito: assicurarsi che la propria banca
non finanzi operazioni di import-export di armi; informarsi
di più e meglio sulle relazioni Nord-Sud (il suggerimento
è di abbonarsi a Nigrizia, Altreconomia, Cittadini
Dappertutto); per una settimana utilizzare per gli
spostamenti un mezzo pubblico o la bicicletta; acquistare un
libro per conoscere una religione diversa dalla propria;
spostare una quota di investimenti (almeno 500 euro) verso
la Mag; fare la spesa preparando una lista accurata e
acquistando solo ciò di cui si ha veramente bisogno. |