«L'incontro
si è svolto al Palasport S. Marcellino a Firenze. Presenti
circa 600 persone in un clima sempre festoso, assai
partecipato.
Rodolfo
Cetoloni, vescovo di Montepulciano, ha lanciato alla
Carovana della pace una provocante proposta in quello che si
è mostrato come l'intervento principale della serata: il
Nobel per la pace ai frati e alle suore della basilica della
Natività di Betlemme, dove, per trentanove giorni, i frati
hanno ospitato dei palestinesi ma soprattutto hanno cercato
di porsi - queste sono le parole del vescovo - «come
mediatori tra le parti, hanno fatto un lavoro di disarmo tra
le parti».
Cetoloni
ha spiegato come molte volte, in quei giorni, si sia
sfiorata la tragedia. Solo la capacità dei frati di
mantenere una relazione ha fatto sì che il clima rimanesse
relativamente sciolto, evitando altre morti e situazioni
ancora più gravi.
Francescano
conventuale e grosso conoscitore delle problematiche della
Palestina, monsignor Cetoloni ha messo in evidenza che, più
che essere equidistanti tra israeliani e palestinesi,
occorre piuttosto essere "equivicini". Ed è il
perdono, ha affermato nel "S. Marcellino", il
meccanismo per andare a sciogliere quel nodo che
naturalmente è anche nodo politico: bisogna creare
movimenti di riconciliazione tra i due popoli. Di ritorno da
Gerusalemme da poche ore, il vescovo ha constatato come, sia
da una parte che dall'altra, in tanti siano saturi della
situazione… «gente che è nata lì, ormai è talmente
stufa che vuole andarsene, sono innamorati della loro terra
ma sono arrivati a un tale livello di entropia e di rigetto
della violenza che preferiscono andarsene, esiliarsi…».
La
tappa di Firenze non si è risolta nel solo avvenimento di
ieri sera: aveva avuto un primo momento domenica scorsa, con
una marcia della pace per le vie della città in cui sono
stati ricordati dei testimoni importanti per Firenze: da
Giorgio la Pira a Ernesto Balducci, a Don Milani. Ieri sera
in apertura dell'incontro, un volto noto della tivù di
altri tempi, il giornalista Vittorio Citterich, ha voluto
fare una breve memoria dell'ex sindaco La Pira, di cui fu
allievo quando insegnava diritto romano all'Università di
Firenze. «La Pira diceva sempre ai suoi studenti: ricordate
che noi viviamo sulla terra e abbiamo un patrimonio da
tramandare alle nuove generazioni, non un capitale da
consumare, da buttare via!».
Il
nodo locale ha presentato una sua testimonianza sul suo
percorso di pace: una casa di accoglienza, una cooperativa
che si occupa di disabili e di persone con handicap
psicologici. Grande importanza è attribuita al lavoro: la
cooperativa è agraria, e… anche grazie agli animali
(…cavalli inclusi), si ottiene il coinvolgimento dei
giovani nelle diverse attività.
Il
segno di pace, infine, che il nodo di Firenze ha voluto dare
alla carovana e che sarà portato fino a Bologna, è un
orcio con una bottiglia di olio e una di vino, che sono tra
i prodotti tipici di questa terra.
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