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INDICE
RASSEGNA STAMPA: gli articoli comparsi sulla stampa nazionale
SENTIERI DI PACE: tutte le iniziative nate in occasione del Giubileo degli Oppressi e legate al cammino di pace delle tante realtà coinvolte.
LA PACE HA LE NOSTRE MANI: articolo di Raffaello Zordan
RASSEGNA STAMPA
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12 settembre MOVIMENTI E PARTITI La Repubblica, sezione di Bari
12 settembre Sull'Editoriale di Nigrizia L'Arena
12 settembre «Noi, dalla parte delle vittime che non vedete» La Gazzetta del Mezzogiorno
12 settembre UNA BOTTEGA PER AIUTARE I POVERI DEL TERZOMONDO Resto del Carlino, sezione di Pesaro
12 settembre La Carovana degli oppressi si ferma a Bari La Repubblica, sezione di Bari
11 settembre

LA CAROVANA DELLA PACE AL PALAMALAGUTI
PER I DIRITTI DEI POPOLI OPPRESSI

Resto del Carlino, sezione Bologna
11 settembre La pace contro il terrore Gazzetta di Reggio
10 settembre I Radiodervish cantano la pace da Melpignano fino a Molfetta La Repubblica Bari
7 settembre SI PARLA DELLA PACE CON IL COORDINAMENTO La Provincia
7 settembre Presentata a Pesaro la manifestazione dei padri comboniani
La pace? Non è solo un’utopia
Messaggero Pesaro
7 settembre In marcia per la pace La Repubblica Firenze
7 settembre Una marcia per la pace insieme ai Missionari comboniani La Nazione
7 settembre Padre Zanotelli lancia una petizione per l'Iraq Alto Adige
7 settembre In giro per l'Italia predicando la pace Il Resto del Carlino
6 settembre Venerdì sul parterre il summit dei Comboniani Il Messaggero sezione Pesaro
6 settembre

Anche il vescovo e il sindaco all’incontro di ieri sera al Teatro Romano
Pace e solidarietà. La <<lezione>> di Alex

L'Arena
6 settembre Padre Alex «guida» gli oppressi Alto Adige Bolzano e Trento 
6 settembre Giungerà a Bologna il 15 settembre
Padre Zanotelli dà il via alla carovana della pace
Gazzetta di Reggio, Gazzetta di Modena e Nuova Ferrara
6 settembre

La Carovana della pace
Partita da Verona con padre Zanotelli

La Tribuna di Treviso e Il Mattino di Padova
5 settembre BOSSI-FINI SULL'IMMIGRAZIONE
Comboniani: legge sbagliata
Una marcia della pace che si concluderà a Bologna
Gazzetta di Reggio, Gazzetta di Modena e Nuova Ferrara
5 settembre La pace è nelle nostre mani»
Missionari Comboniani in marcia
La Nazione
4 settembre Conferenza stampa a Bari Gazzetta del Mezzogiorno
1 settembre Concerto per la Pace Gazzettino PN
31 agosto "LA PACE NELLE NOSTRE MANI: NON SOLO UTOPIA”, AL VIA CAROVANA PROMOSSA DA MISSIONARI COMBONIANI 
31 agosto   Domani sera un concerto per la pace a Pordenone Messaggero Veneto
30 agosto Parte la «Carovana della pace» con Alex Zanotelli e Marco Paolini L'ARENA
27 agosto Parte dal Veneto la «carovana della pace» IL GAZZETTINO
Seconda settimana agosto Torna attraverso l'Italia il "Giubileo degli Oppressi" Famiglia Cristiana
31 luglio Settembre di Pace a Molfetta LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
17 luglio Lancio della M.I.S.N.A.
26 giugno Giubileo degli Oppressi a Bitonto LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
13 giugno Marcia di Preghiera e riflessione a Trento

L’ALTO ADIGE sez. Bolzano e sez. Trento

12 giugno Giubileo degli Oppressi in Puglia LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
12 giugno p.Zanotelli a Bari La Repubblica, sez. Bari
11 giugno Conferenza Stampa di p.Zanotelli e numerosi prelati presso la Provincia di Bari La Gazzetta del Mezzogiorno

14 maggio

p.Zanotelli a Mestre

Il gazzettino online sez. Venezia

 
LA PACE HA LE NOSTRE MANI 

di Raffaello Zordan

 

La "carovana della pace" che ha percorso l'Italia nella prima quindicina di settembre ha portato (e ricevuto) una ventata di speranza. Non vago ottimismo (i tempi certo non lo favoriscono), ma testimonianze di pace e nonviolenza coniugata nel quotidiano dei "nodi" locali, che solo attendono di essere colte e moltiplicate. La cronaca-ma-non-troppo dall'inviato di Nigrizia dentro la carovana

 

 

Ha appena citato, a braccio, Isaia (capitolo 58: "Cessate di digiunare e di flettervi come giunchi, ma rimandate liberi gli oppressi e rompete ogni giogo") per indicare quale dev'essere il compito di un uomo di fede. Poi Moni Ovadia, attore e musicista ebreo, si rivolge ad Alex Zanotelli: "Ma come fai ad essere combattivo e mansueto?". Alex, un mezzo sorriso sulle labbra, risponde: "Ce la faccio perché mi sento al posto giusto. Perché sono convinto che, qui come in Africa, la chiesa deve partire dai deboli e dagli ultimi. Quello è il suo posto: quanto ci metterà la chiesa a capirlo?".

Questo segmento di dialogo, raccolto a Bologna il 15 settembre, tappa conclusiva della Carovana della pace, dice già quali urgenze e quali disposizioni d'animo hanno mosso una carovana che ha ricevuto il testimone da quel Giubileo degli oppressi che nel 2000 coinvolse otto città (Nigrizia, 8/00, dossier), puntando il dito su un sistema economico e politico che perpetua disuguaglianze e ingiustizie.

Due anni dopo siamo dunque di fronte a un convoglio missionario – voluto da comboniani e comboniane - che tocca dieci città in undici giorni (Verona il 5 settembre e poi Trento, Mestre, Milano, Genova, Firenze, Terracina, Molfetta, Pesaro, Bologna), quasi ovunque accolto dai vescovi e dagli amministratori civili, incontrando ventimila persone, per indicare di nuovo alla chiesa la priorità della giustizia quale presupposto della pace? Anche, ma non solo.

È una carovana-laboratorio: ha testimoniato, denunciato (Alex: "Altro che disarmo. Si spende sempre di più per gli armamenti: quest'anno, Usa ed Europa stanno investendo in armi 750 miliardi di dollari e poi dicono che non ci sono risorse per la scuola e la salute della gente del Sud del mondo") ed ha ascoltato; ha sollecitato a denunciare l'iniquità della legge Bossi-Fini, mandando le proprie impronte ai due ministri; ha chiesto di firmare un appello che giudica "immorale e illegale" la guerra che si va preparando contro l'Iraq ("alimentando la cultura del nemico non si va da nessuna parte, meglio togliere l'embargo ed essere motivo di speranza per l'islam", ha affermato il vescovo di Locri, Giancarlo Bregantini; Giancarlo Caselli, procuratore generale a Torino, dal palco di Bologna: "Se l'unica risposta al terrorismo è militare, ci si dimentica che un elemento scatenante del terrorismo sono le ingiustizie globali"); ha portato qualcosa nei territori e ha ricevuto molto; ha toccato con mano che la società civile, fatta di associazioni e gruppi ecclesiali e laici, ha grandi potenzialità da mettere in campo, specie se è capace di mettersi in rete.

È una carovana-festa: non è mai venuto meno il gusto e il desiderio di stare insieme, di cantare, di ascoltare musica, anche di ballare. È successo al Teatro Romano di Verona (i Water's Head, i Matisha, i Temporei, un monologo di Marco Paolini) come nella piazza principale di Molfetta (la musica del burkinabè Dabiré Gabin e della Meridiana Multijazz Orchestra), al palasport Taliercio di Mestre (i Decaband) come al Palamalaguti di Bologna (le percussioni di Massimo Rubolotta).

È una carovana-pellegrinaggio: ha trovato il modo di celebrare una messa a Sotto il Monte, paese natale di Giovanni XXIII, nel quarantennale dell'enciclica Pacem in Terris, e paese dove è sepolto uno (scomodo) uomo di pace, David Maria Turoldo. A Genova si è fermata in piazza Alimonda, dove nei giorni del G8 del 2001 è stato ucciso Carlo Giuliani: una preghiera, un saluto alla madre di Carlo e un piccolo segno su una cancellata che ne ospita mille altri, una locandina con scritto "non c'è pace senza nonviolenza". A Firenze ha idealmente incontrato don Lorenzo Milani, padre Ernesto Balducci e Giorgio La Pira e ricordato tutte le vittime – americani e afgani – dell'11 settembre. A Terracina ha commemorato il comboniano Alfredo Fiorini, ucciso in Mozambico nel 1992: "Una rara capacità di relazionarsi con la gente, di incontrarla veramente", ha detto Alex Zanotelli, che ebbe modo di conoscerlo. A Molfetta ha reso omaggio al vescovo Tonino Bello e rilanciato il suo grido: "In piedi costruttori di pace!". A Bologna, la sera del 14, ha partecipato ad una veglia – presente anche Rita Borsellino - per Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, assassinati dalla mafia dieci anni fa.

È una carovana-comunità: nel senso che le sedici persone che si sono messe in viaggio (otto giovani che si stanno avvicinando alla missione, i comboniani Dario Bossi e Alex, l'avvocata brasiliana Valdenia Aparecida Paulino, la sudafricana Magouws Catherine Morakabi, attiva nella commissione giustizia e pace della diocesi di Johannesburg, il driver Giancarlo, Giuliana dell'Emi e due giornalisti, il comboniano José Rebelo e l'autore di questo articolo) hanno provato a stabilire relazioni autentiche tra loro e con i tanti (citiamo per tutti padre Mosè Mora, architrave di questo secondo giubileo, don Gianni Fazzini di MagVenezia e le centinaia di laici che non possiamo nominare) che hanno contribuito alla buona riuscita dell'iniziativa.

Del resto Alex ("possiamo fare molto se ci ricostruiamo come comunità, ancorate al territorio, con uno spessore culturale e dunque capaci di resistere all'Impero"), Valdênia ("non c'è pace senza affettività") ma anche i giovani della carovana, hanno spesso rimarcato che si comincia a costruire la pace dalle piccole cose: un saluto al vicino di casa, una visita all'amico malato, un'attenzione in più verso il parente anziano, un sorriso. Insomma, la pace nelle nostre mani non solo come scelta politica, anche come atteggiamento fisico e psicologico. Qualcuno penserà che sia roba da eterni ingenui, però è un fatto che l'individualismo di massa in cui siamo immersi toglie nerbo alla nostra cittadinanza, c'inebetisce davanti alla tivù e sbriciola i legami comunitari, con il risultato che facciamo sempre più fatica a fare qualcosa insieme.

 

Informazione e legalità

Il giornalista Giulietto Chiesa, tra i protagonisti della giornata conclusiva a Bologna, ha ammonito: "Mentre noi ricchi stiamo attuando la strategia di una guerra permanente contro i poveri e mentre il Pentagono scrive in documenti ufficiali che nel 2017 il vero nemico degli Stati Uniti sarà la Cina (anche perché consuma sempre più risorse), milioni di persone in Italia vivono di "Stranamori", di "Grandi Fratelli" e subiscono un'informazione che letteralmente nasconde la realtà del mondo. Questa tivù e l'uso che se ne fa, soprattutto lasciando i nostri figli in balìa del piccolo schermo, sta modificando pesantemente l'etica". Discorso ricorrente, quello dell'informazione. Ovadia: "Spesso i media vomitano un insensato catarro verbale. La tivù è una trappola ed è difficilissimo sfuggire all'omologazione". E padre Zanotelli nel suo ultimo scritto, Il nuovo è possibile, fa sua la proposta di alcune famiglie di Trento di desintonizzarsi (per via del conflitto d'interessi di Silvio Berlusconi) dai tre canali Mediaset e di farlo sapere in giro, oltre che al presidente del consiglio di amministrazione Fedele Confalonieri.

L'altro discorso ricorrente è quello della legalità. Don Luigi Ciotti, che è rimasto con la carovana a Trento, Mestre e Milano, non le manda a dire: "Le leggi non possono dimenticare i deboli per garantire i forti. Questa legge sull'immigrazione offende i diritti della persona, ridotta a forza lavoro, e amplierà le forme di clandestinità a vantaggio delle organizzazioni criminali. Se si vuole sicurezza, si sappia che la città sicura è quella che accoglie, che include, che mette in relazione, non certo la città blindata, senza responsabilità e senza memoria del nostro recente passato di emigranti". Poi il fondatore del Gruppo Abele e di Libera, l'associazione di associazioni che si batte contro tutte le mafie, aggiunge: "Davanti a certe leggi fatte su misura per pochi (rogatorie, falso in bilancio, legittimo sospetto) non dobbiamo tacere. E avremmo bisogno di un magistero della chiesa alto e coerente, capace di prendere posizione". Conclude: "Dicono che sono di parte. È vero, sono dalla parte della giustizia e della legalità".

Gli fa eco Valdênia, avvocata dei bambini di strada a São Paulo in Brasile, che per affermare un minimo di legalità ha conosciuto il carcere e subìto gravi violenze da parte del racket della prostituzione. Da donna coraggiosa qual è, ha raccolto i cocci e ha ricominciato: "Da noi la legge protegge il latifondo. Così poche famiglie possiedono gran parte dei beni e tanta gente vive in condizioni di grave povertà. Povertà economica, ma anche povertà di diritti. Una storia che è cominciata con il colonialismo e che continua. Lavoriamo perché la gente riacquisti dignità, consapevolezza di sé e della propria storia". A ricordarci che è possibile ricostruire coesione sociale anche dove la legalità e la giustizia sono state cancellate da un regime di segregazione razziale ci ha pensato Magouws, serena donna di etnia sotho: "Il Sudafrica si è liberato dall'apartheid da meno di un decennio. Rimangono tanti problemi. Ma la cosa più importante da fare è riconciliarsi. Perché, come afferma Nelson Mandela, l'oppresso e l'oppressore sono entrambi derubati della loro umanità".

Ad operare in un contesto difficile, la Locride, dove è necessario fare i conti con la marginalità e una fragile legalità, è mons. Bregantini. Ha un suo metodo: "Credo che la dignità sia l'antidoto ad una certa idea di destino. Per acquisirla, per convincersi che cambiare si può, bisogna scovare le potenzialità di ogni territorio e avere un rapporto di reciprocità con chi ci può dare una mano. Con l'appoggio della cooperazione trentina, ad esempio, stiamo innescando un efficace processo di sviluppo agricolo che valorizza quello che quest'area della Calabria può dare".

 

Noi proponiamo

I territori, i nodi locali. Che cosa fanno e che cosa possono fare. Un patrimonio di creatività, di energie e di dedizione che ha accompagnato ogni giorno la carovana. Passiamoli in rassegna. Come non cominciare da Mestre che, oltre a testimonianze della comunità monastica di Marango, delle famiglie di Bilanci di Giustizia e della casa dell'ospitalità, ha presentato una Mappa: un vero e proprio programma di lavoro sulla pace, già in fase di attuazione, elaborato da decine di associazioni – tra queste, Acli, Pax Christi, Wwf, Mutua di autogestione, Botteghe del mondo, Bilanci di Giustizia, Esodo – e sintetizzato in un depliant che chiede l'impegno di ciascuno. I punti: mercato della guerra, relazioni Nord-Sud, ambiente, dialogo interreligioso, economia e lavoro, stili di vita. Davvero una realtà da prendere ad esempio: MagVenezia 041 5381479.

Notevole anche quanto sta facendo Molfetta. Alessandro Marescotti - "far girare informazioni serie, controllate, meditate è fare un servizio alla pace" - ha reso pubblica una mappa della presenza militare in Puglia, realizzata da Peacelink. La mappa ora è online: www.peacelink.it. Un secondo dossier è dedicato al lavoro nero con particolare riferimento ai settori tessile ed edilizio. Importante anche il confronto che la carovana ha avuto con le associazioni e gli amministratori locali e i responsabili dei partiti. A Verona, a Genova, a Terracina e a Milano ci si è soffermati sull'immigrazione e sulla necessità di una progettualità più efficace in merito all'accoglienza e alla cittadinanza. Milano ha presentato anche il manifesto "apriamo luoghi di pace", già realizzato sul terreno dal Coordinamento comasco per la pace (v. Ormegiovani in questo stesso numero): si tratta di creare ogni giorno occasioni di riflessione sulla pace in casa, in parrocchia, in municipio.

A Firenze, ecco l'esperienza della casa d'accoglienza per giovani con problemi psichici e fisici, e la proposta del vescovo di Montepulciano, Rodolfo Cetoloni, di segnalare per il Nobel per la pace i francescani della chiesa della Natività, Betlemme. A Trento si è parlato di carcere, i detenuti si sono espressi sulla loro idea di pace, e si è sottolineata l'importanza di avvicinare i giovani al servizio civile volontario. A Pesaro, la Comunità di via del Seminario ha raccontato come da trent'anni sta facendo accoglienza di emarginati, dando amicizia, difendendone i diritti, condividendone la vita. "La pace è ricerca permanente per rendere più giusta la relazione con l'altro", ha spiegato Teresa Federici.

Quando Alex si rivolge alla società civile, e alle chiese e ai sindacati che ne fanno parte, chiedendo di resistere, di mettersi in rete, di essere soggetto politico capace di agire avendo come riferimento la nonviolenza attiva, sa di poter contare su tante realtà che già si muovono in questo alveo. Tante ma non abbastanza. Tante ma non ancora in grado di incidere in profondità nella comunità cristiana e nella società. Anche se mons. Luigi Bettazzi, a Bologna, ha esortato tutti a continuare a battersi "in dialogo, in collaborazione e senza paura".

Di qui il manifesto-impegno Noi proponiamo che i missionari comboniani hanno rivolto a Bologna a tutta la società civile, riprendendo e rilanciando le sollecitazioni arrivate dai territori toccati dalla carovana. Francesco Antonini, il superiore dei comboniani d'Italia, ha suggerito tre piste: superare la logica della guerra e del nemico; recuperare il senso della comunità; prendersi cura dell'informazione e della formazione. Un passaggio del testo dice: "C'è bisogno di mettersi in gioco per cambiare questo stato di cose". È una raccomandazione che i comboniani fanno prima di tutto a sé stessi