L'Esperienza Veronese
documenti tappa di Verona

torna alla pagina di Verona

 

L'esperienza Veronese

Nodo di Verona

Verona, ricca città del nordest, è un crocevia importante per i collegamenti da nord a sud e da est ad ovest d’Italia e d’Europa. In un contesto di grande sviluppo industriale e agricolo, ritroviamo un tessuto sociale denso di realtà contraddittorie che mostrano le diverse sfaccettature di un panorama variegato di gruppi, associazioni, cooperative, movimenti laicali ed ecclesiali che operano sul territorio.

In questo ampio orizzonte riscontriamo tutta la ricchezza di un diffuso volontariato che ha dato vita a moltissime realtà attive sul fronte della solidarietà, del settore no profit, dell’ecologia e non da ultimo della pace. Esistono dei precedenti non indifferenti come per esempio le Arene con Beati i costruttori di Pace e le molteplici manifestazioni che rivelano l’impegno concreto di un associazionismo vivo, molteplice e multicolore.

L’esperienza e il lavoro di tante entità, in questi ultimi anni, ha cercato di coordinarsi e rafforzarsi attraverso l’esperienza della rete Lilliput, che ingloba in sé una buona parte delle realtà esistenti sul territorio. Si tratta di un passo avanti notevole per trovare sintonia e forza nel portare avanti delle linee comuni e prioritarie, tra cui: Economia e ambiente, Diritti umani e di cittadinanza, Pace e Giustizia, Disarmo e non violenza, Rapporti Nord-Sud, Nuovi stili di vita, Dialogo interculturale e interreligioso, Cooperazione e sviluppo internazionale, Educazione all’intercultura, educazione alla missionarietà, Scambio e cooperazione tra Chiese.

Tale esperienza assume un significato maggiore se pensiamo che anche nel nostro primo mondo, nella nostra benestante Verona permangono, ed aumentano, sacche di povertà e di emarginazione. Molte sono le periferie all’interno del nostro tessuto sociale che deve fare i conti con sfide vecchie e nuove: le nuove povertà, malattie del benessere, persone senza fissa dimora, barboni, immigrati che vivono nella clandestinità, nel disagio abitativo e lavorativo ed anche coloro che si muovono per un’integrazione che incontra tutt’oggi delle difficoltà nell’evolversi in modo pieno e positivo.

Tra le tante situazioni ci sembra significativo scegliere in modo particolare tre aree che hanno maggiormrnte bisogno di mantenere vivo l’interesse e la sensibilità da parte delle istituzioni pubbliche e private sono: carcere e diritti umani, immigrazione eschiavitù/prostituzione.

·        Carcere e diritti umani. Spesso il luogo del carcere diventa una vera e propria “pattumiera umana”, specialmente nel caso in cui i detenuti siano stranieri. Lo sforzo dell’Ass. “La freternità” che opera nel carcere di Verona è quello di creare un centro d’ascolto che costituisca un ponte tra la Casa Circondariale di Montorio, i familiari dei detenuti, le strutture sociali, il mondo del volontariato penitenziario da una parte e la società civile dall’altra.

Associazioni operanti: Ass. “La fraternità”, Gruppo Don Tonino Bello, Amnesty International.

·        Immigrazione. Luogo di tante contraddizioni politiche, sociali e culturali, rimane un’area dove ristagnano pregiudizi, prospettive distorte e soprattutto una visione che considera l’immigrazione perennemente un problema. È necessario poter cambiare ottica, provare a vederla come una risorsa, concretizzare un’accoglienza che ponga al centro le persone, che sia garante dei diritti fondamentali delle persone e della loro libertà.

Associazioni operanti: Aied, Amici di Cini; Amici di tutti i popoli; Amnesty International (Gruppo Italia 29); Anolf; Antigone Verona; Arci Verona; Arcigay‑Pianeta Urano; Associazione di solidarietà internazionalista di Verona; Associazione interculturale Impronte; Associazione. Missionaria; Associazione per la pace; Associazione Popolinfesta; Associazione Senegalese dei Touba; Atti 29; Azione Cattolica di Verona; Filo di Arianna; La Civetta; La Fraternità; Lapis; Le fate; Banca Popolare Etica; Beati i costruttori di pace; Ca’ Fornelletti; Caritas Diocesana; Centro il Melograno; Centro Missionario Diocesano; Centro Associazione Culturale Comunità Somala; Cesaim; Cestim; Cgil; Cisl; Uil; Circolo Pink; Collettivo studentesco Kontromano; Comitato Laico Antirazzista Cesar K; Comitato Veronese di Solidarietà con il Popolo Eritreo; Comitato per l'Educazione alla Mondialità Sommacampagna; Comitato "Passalacqua e S. Marta” per Verona; Comunità cristiane di base; Comunità dei Giovani; Comunità Emmaus Villafranca; Comunità La Madonnina; Comunità Valdese; Cooperativa Azalea; Cooperativa La Casa per gli extracomunitari; Cooperativa La Rondine; Cooperativa Sos Casa Villafranca; Donne in nero per la pace; Edizioni Achab; EWE Associazione della Gioventù (EYA); Ghanian Association Bussolengo; Gruppo ecclesiale veronese tra i Rom e i Sinti; Il Cireneo; Il Grillo Parlante; Kollettivo Porkospino; Migrantes di Verona; Mlal; Movimento nonviolento; Nigrizia; Pax Christi; Progetto carcere 663; Raggio; Soul clinic; Rete Radiè Resch; Rete Lilliput Verona; SSSB Solidarietà Sociale ai Senza Tetto e Bisognosi; UAAR Unione Atei Agnostici Razionalisti. (Queste associazioni appartenevano al cartello 2001 “nella mia città nessuno è straniero”)

·        Schiavitù/prostituzione. Mai come oggi la schiavitù esiste, nonostante si creda scomparsa e sia spesso invisibile. La presenza di donne straniere sulle nostre strade, così fastidiosa alla vista nella sua nudità, rappresenta la punta di un iceberg, l’aspetto visibile di un mondo assolutamente invisibile, nel quale le connivenze tra le organizzazioni criminali italiane e straniere, ma anche irreprensibili cittadini italiani, e non parliamo solo dei clienti, hanno un loro posto. Si stanno offrendo diverse alternative per il recupero di queste vittime ma più che tanti progetti è necessario lavorare sulla coscienza delle persone, unico vero rimedio al problema in questione.

Associazioni operanti: Comunità Papa Giovanni XXIII, Caritas, Comunità dei Giovani, Comune di Verona, Azienda ulss 20 e Progetto Artemide.

 

A partire da questo contesto e tenendo presente il percorso e le evoluzioni fino a questo momento, ci sembra importante proporre come realtà rappresentativa di un impegno per la costruzione della pace a Verona il progetto “Villa Buri”. Villa Buri è un luogo, in riva all’Adige (S. Michele extra), sede tradizionale della Festa dei Popoli, che può diventare lo spazio, non solo fisico, dove valirizzare ulteriormente l’impegno e l’esperienza di molte realtà veronesi e non. 

Di fatto, non si tratta ancora di un’esperienza, poiché il progetto non è ancora partito, ma è un sogno al quale si stà lavorando per far sì che si avveri e che la pace non continui a restare un’utopia.

Il progetto nasce dalla consapevolezza che a Verona, ed in generale nel nostro paese, è necessario mettere in atto un enorme sforzo culturale considerando con quanta difficoltà e superficialità sono interpretate e metabolizzate le trasformazioni che investono la nostra società.

In particolare sulle tematiche del dialogo e del confronto interculturale, dell’affermazione di una cultura di pace e della ricerca di una economia sostenibile e solidale e di un giusto rapporto con l'ambiente, si avverte la pressante necessità di proporre alle persone una seria riflessione che parta dal senso del nostro sviluppo economico e dalle conseguenze delle nostre scelte personali. Per far questo è necessario proporre stimoli concreti e visibili, simbolici ma chiari. Mai come in questa fase pare che sia alta l’elaborazione teorica, che spesso si traduce in progetti anche espliciti e concreti, i quali però rimangono invisibili per la gran parte della gente.

Su queste premesse i gruppi aderenti al Comitato Villa Buri si sono ritrovati nella volontà di collaborare alla realizzazione di un Progetto Comune che, al di fuori dei particolarismi, rappresenti, nello stesso tempo, l’occasione di una crescita interna e la volontà di proporsi, in modo unitario, alla società nel suo complesso.

Il progetto culturale che intendono sviluppare i gruppi non vuole essere la sommatoria delle attività dei singoli soggetti promotori, ma intende porsi come servizio autonomo e del tutto nuovo che viene proposto alla città di Verona: è un segnale di portata enorme per poter dire che un’altra Verona (almeno) è possibile.

I gruppi promotori sono differenti per sensibilità, attività e dimensioni, ma tutti concorrono allo stesso modo, con il loro carico di esperienze ed entusiasmi, alla realizzazione del progetto.

La vocazione del Centro, secondo le finalità inserite nello statuto della futura Fondazione Villa Buri, è la proposizione di una attività culturale qualificata e articolata sulle tematiche della pace, sinteticamente articolate nei tre aspetti intercultura, ambiente, economia di giustizia.

L'attività sarà costituita dall'intreccio di un progetto formativo, che si articolerà per tutto l'anno e sarà progettato e realizzato direttamente dalla Fondazione Villa Buri con una seria di aperture all'esterno, attraverso l'ospitalità a convegni, corsi residenziali, feste e manifestazioni di vario genere.

L’iniziativa del Comitato cerca dunque di creare lo spazio per dare concretezza ed efficacia all’impegno di tante realtà che si spendono sui mille fronti della solidarietà della pace e della giustizia, con l’augurio che Villa Buri possa diventare un luogo che genera nuove esperienze di dialogo e di confronto, nella consapevolezza che davvero la pace è nelle mani di tutti noi.

 

 
 
Programmazione
Sono state fatte le seguenti proposte di lavoro, che riportiamo qui sotto, per permettere a tutti di partecipare e di contribuire alla realizzazione della tappa: ogni aiuto è prezioso ed è occasione per condividere
il cammino di pace a cui tutti ci sentiamo chiamati: 
Prima del 5 settembre
Durante il 5 settembre

 

PRIMA del 5 settembre

·         Un rischio non troppo lontano in cui possiamo incappare è quello di fare solo della teoria: parlare degli oppressi, dei diversi ma di tenerli poi lontani dal nostro orizzonte. È necessario che a livello organizzativo entrino tutte quelle componenti che in qualche modo costituiscono una diversità e che, a volte, diventano “vittime” di certi modi di vedere e di essere di ciascuno di noi, della società civile, politica e religiosa. Pertanto dovremmo avere un’attenzione particolare per fare in modo che nelle nostre riunioni ci siano i rappresentanti delle varie religioni o fedi, gli immigrati, tutti i colori, tutte quelle categorie (o per lo meno alcune) che normalmente vengono classificate come “diversità”. Verona non è solo cattolica e allora bisogna tenere conto delle altre presenze, altrimenti rischiamo di perpetrare noi stessi degli schemi di oppressione.

·         Da Verona si parte, per cui deve essere un lancio forte. Inoltre Verona è il luogo in cui si è conclusa la scorsa edizione, con alcuni impegni e propositi. A che punto siamo? Cosa abbiamo mantenuto? Che cosa è successo nel frattempo? Si avverte la necessità di recuperare la Memoria. Le proposte fatte erano sostanzialmente due:

1.       ripartire dal giubileo degli oppressi scorso (GdO/1) riprendendo il video prodotto e fare una serata a ridosso del 5 settembre,

2.       oppure partire da giugno e fino a settembre fare una serie d’interventi (interviste, articoli, tavole rotonde…) su giornali, radio, TV (proponendo di far passare il video), facendoci presenti in alcuni luoghi cruciali dove incontrare la gente per diffondere la notizia il più possibile (Campi Saf della Diocesi, Giovani, Adolescenti  ….), inviando la comunicazione anche a colore che hanno partecipato alla prima edizione e che si trovano nelle zone intorno a Verona (invitandoli magari anche nella fase organizzative). La cosa importante è creare un’attesa su quest’evento.

·         Si potrebbe creare un documento da trasformare anche in mozione e da presentare ai Consigli Comunali che accettano di appoggiare l’idea, con una raccolta di firme trasversale a tutti gli schieramenti. Qualcuno suggeriva di accompagnare il documento da mandare ai comuni con una raccolta di firme da parte di vari aderenti.

·         Sono emerse tre modalità per curare l’organizzazione e la preparazione dell’evento (e non necessariamente l’una esclude l’altra):

1.       concentrare tutto nei giorni subito precedenti e successivi al 5 settembre

2.       diluire nel periodo estivo secondo lo schema:

-          Vedere (giugno: dar voce ai popoli oppressi)

-          Giudicare/informare (luglio: leggere i fatti non solo nell’ottica sociologica e politica ma soprattutto in quella della pace evangelica)

-          Celebrare/agire (settembre: anticipare al mercoledì 4 una veglia che recuperi la memoria, che si faccia preghiera e si trasformi in speranza)

3.       Far girare le idee, le proposte e le possibili iniziative, con i mass media, facendo pervenire materiale, magari dando dei filoni tematici sui quali i gruppi possono lavorare e fare in modo che in quella settimana, ognuno porti ciò che ha creato e riflettuto, creando un’esplosione di iniziative.

·         In quel periodo le scuole non ci saranno per cui non sarà possibile prevedere un lavoro con loro e per loro. Sarebbe comunque interessante mandare  ai presidi e ai rappresentanti degli studenti, soprattutto in quelle scuole dove sono già stati fatti alcuni percorsi sul rispetto dei diritti umani (vedi Amnesty Int., Pax Christi …). È stato proposto di creare un percorso dopo da proporre alle scuole e che recuperi questo evento (pace ….)

·         È importante invitare il vescovo il prima possibile perché sia presente il 5 settembre e cercare di fare in modo che lui possa raggiungere i parroci, le parrocchie, con una lettera e li inviti a diffondere e a sensibilizzare la gente su questo avvenimento e più in generale sul discorso della pace.

Se il giorno prima si proponesse una veglia, sarebbe meglio proporre ai vicariati di trovare durante l’estate uno spazio per una veglia di preghiera nel proprio territorio e fare in modo che da lì escano le situazioni di povertà o di costruzione della pace da rendere presente poi nella veglia di Verona (il precedente più vicino potrebbe essere il momento che abbiamo vissuto in vista del G8).

 

DURANTE il 5 settembre

Il pomeriggio potrebbe essere un momento strutturato per gruppi organizzati: giovani, scouts….. da vivere con i testimoni presenti.

 

L’incontro nel suo insieme è stato interessante ed aveva soprattutto l’obiettivo di far capire alle persone l’importanza di giocarsi personalmente su questo fronte. La necessità ora è quella di concretizzare il più possibile una bozza di programma per poter uscire con il materiale pubblicitario.

Per questo abbiamo costituito un gruppo più ristretto di persone che si ritroverà lunedì 3 giugno alle ore 20.30 presso i missionari Comboniani. Faremo in modo che ci siano le rappresentanze che mancavano nell’incontro appena svolto e cercheremo di formare dei gruppi di lavoro, primo fra tutti una segreteria che funga da ufficio stampa.