Terracina

11 settembre 2002

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ARCHIVIO della TAPPA

Terracina: 11 settembre di lutto, l'Afghanistan non meno di New York articolo di Raffello Zordan

In memoria di fr. Alfredo Fiorini

Presentazione della Realtà di Terracina

Realtà Simbolo

Presentazione del Simbolo dell'Ancora

Contatti

 

In Memoria di fr. Alfredo Fiorini

La realtà-simbolo che è stata scelta nel locale verrà presentata la sera dell'11 settembre nell’ambito del decennale della morte di fr. Alfredo Fiorini medico missionario Comboniano.

Ci sembra opportuno fermarci con lo sguardo su di lui come catalizzatore di tanti tentativi umani di solidarietà e di ricerca di giustizia e di pace ispirati dalle sue scelte  e dal suo martirio.

Il suo forte desiderio di fare della sua vita un servizio evangelico a tutto l’uomo. Il tentativo di coniugare la sanità del corpo con quella ancor più necessaria dell’anima. La giustizia più ampia che non può mirare soltanto all’evangelizzazione o alla promozione filantropica dell’uomo, le due direttrici trovano congiunzione in tanti uomini e donne che con la loro vita e anche il loro martirio hanno detto una “parola” importante su questi temi e ci interpellano.

 

Il passaggio della carovana da Terracina vuole ricordare i dieci anni della morte di fr. Alfredo Fiorini, originario di quella terra, missionario comboniano martire in Mozambico.

 

La lettera di p. Giboli, provinciale del Mozambico, nell'anniversario della morte di fr.Alfredo.

 

Bibliografia:

Nazareno Contran – Il sogno di Alfredo – Fratello comboniano ucciso in Mozambico – ed. EMI

 

Leggi la  poesia di fr. Alfredo: NOI CAMMINIAMO ALLA SUA PRESENZA

 

 

Presentazione della Realtà di Terracina

 

Terracina è una città di 40.000 abitanti, situata sul mar Tirreno. Ha storia antica e precedente alla nascita di Roma. E’ stata poi l’ultimo baluardo dello Stato Pontificio prima della terra di nessuno che lo separava dal Regno di Napoli.

 

La sua storia recente  la accomuna a tutta la provincia di Latina, con una economia che è ancora agricola, ma in continuo regresso. Con la chiusura della Cassa del mezzogiorno e la scarsità delle infrastrutture (soprattutto vie di comunicazione con autostrade), anche l’industria che sembrava voler prendere piede, in questi anni ha subito seri colpi negativi (cfr GoodYear di Cisterna). La sua vicinanza a Roma che attira i giovani negli studi e nelle proposte di lavoro rende la provincia luogo di pendolarsimo.

L’immigrazione di nord Africani e Asiatici è abbastanza presente con segni di buona convivenza, ma anche  con qualche nota di intolleranza, soprattutto quando è accaduto qualche fatto di cronaca nera causato da membri di queste etnie. L’impegno civile, culturale ed ecclesiale su questi temi è abbastanza buono. Terracina ha da sempre nelle sue caratteristiche una buona sensibilità per i temi della pace e  della giustizia. Anche di recente gli studenti hanno manifestato per i diritti di ogni uomo a vivere in maniera pacifica e dignitosa. Si avverte la necessità di creare sinergie e maggiore coesione e collaborazione tra le forze buone della città.

 

 

REALTA' SIMBOLO

 

Il 24 agosto del 1992, fratel Alfredo Fiorini, medico missionario comboniano, è stato ucciso in un agguato della guerriglia in Mozambico, pochi mesi dopo, il 4 ottobre, per il Mozambico iniziò la nuova era di pace con il trattato firmato dalla Freelimo e la Renamo.

 

Da quel momento, si potrebbe ipotizzare, di aver contratto un credito con quella terra che è stato palcoscenico di tale drammatico evento.

Invece, da quei giorni di pianto, sgomento e sofferenza, grazie ad Alfredo, anche alla sua morte -che non trova giustificazioni umane valide, se non nella croce e risurrezione di Cristo Signore- ha preso ancora più vigore quel ponte di fraternità cristiana che lega Terracina e tutta la diocesi Pontina con il Mozambico.

 

L’ospedale  della missione di Alua, tanti bambini e madri e padri hanno potuto continuare a vivere del Sogno di Alfredo: affidato a noi e ai mozambicani.

A dieci anni da quell’evento, sarebbe antievangelico, e resta anche difficile, in poco tempo, elencare tutti i microprogetti realizzati con la costanza di pochi, invero, ma la sensibilità ti molti.

 

Questa sera, in occasione del passaggio di questa carovana di pace e di speranza, vogliamo non opporre, ma aggiungere ai progetti in atto, la realtà segno dei 

“Nuovi medici per il Mozambico”

Proposta dall’Università Cattolica del Mozambico, con sede a Beira.

 

Tale progetto si prefigge di costituire delle borse di studio, per studenti capaci e bisognosi e far si che possano conseguire, nel corso di sei anni, la laurea in medicina.

Anche la modalità del prestito d’onore ci sembra significativa e rispettosa della dignità dei beneficiari.

 

I giovani studenti, una volta medici,  si impegnano reintegrare il fondo, con il loro lavoro per permettere ad altri di ultimare gli studi.

Tale progetto è partito nell’agosto appena scorso e chiede di impegnarsi per una cifra di 1000 $ annuali, oggi possiamo dire anche 1000 €.

Anche questo progetto, come avvertiamo, è una piccola goccia nel mare, ma chi ha detto che il mare è nemico delle piccole gocce? Semmai le raccoglie, le culla e le diffonde. 

Buona nuotata a tutti noi,  piccole gocce. 

 

 

PRESENTAZIONE DEL SIMBOLO DELL' ANCORA 

 

Portiamo la nostra ancora ad una tappa successiva,

quella di Terracina, antico porto romano

dove sono approdate le prime imbarcazioni

dei fratelli africani che annunciavano il Vangelo di Gesù

e dove si sono posati i passi di Pietro, di Paolo

di Cesareo e di tanti altri cristiani,

annunciatori della pace di Cristo,

quella pace che sorpassa ogni intelligenza,

che custodisce cuori e pensieri nella verità

di un mondo riconciliato

e libero.

 

Ancoriamo la barca della nostra carovana

e rendiamo grazie al Signore per un altro porto raggiunto,

un' altra meta realizzata, un dono di grazia ricevuto.

La nostra ancora si aggancia a Cristo,

alla sua Parola,

vera roccia della nostra salvezza.

Da lui, roccia viva, scaturisce la sorgente

della nostra speranza certa,

della nostra salvezza donata,

della nostra gioia piena.

 

Siamo pronti a togliere di nuovo

la nostra ancora

e consegnare la nostra barca

ai flutti del mare della nostra vita,

fino al giorno in cui

-se il Signore ce ne darà la grazia-

dovremo sciogliere le vele

e versare il nostro sangue in libagione. ..

Anche allora, il Signore sarà

ancora sicura, baluardo inaccessibile.

"Senza il Signore accanto a noi, lo dica Israele,

senza il Signore accanto a noi, ( ...)

le acque ci avrebbero travolti,

le nostre vite sarebbero state sommerse

da acque impetuose. ( ...)

Il nostro aiuto è nel nome del Signore,

egli ha fatto cielo e terra."

 

 
Contatti:
don Fabio Fiorini
donfi@panservice.it