Diocesi di 

Concordia-Pordenone

 

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Preghiera per la pace 

ogni secondo lunedì del mese presso il santuario della Madonna delle Grazie a Pordenone 

il prossimo incontro sarà il 10 febbraio alle ore 20:45

 

1 gennaio 2003 in occasione della giornata mondiale per la pace si è svolta la marcia per la pace da Marsure ad Aviano vi proponiamo la significativa omelia del Vescovo Mons. Ovidio Poletto fatta in quell'occasione:

 

1)   All'inizio del nuovo anno ci viene incontro la parola del Signore riportata dalla prima lettura. È la benedizione insegnata da Dio a Mosé (cfr Nm 6,22-27) e ci giunge, quindi, da distanza di secoli, confortando il nostro cuore e donandoci speranza.

La benedizione è composta di tre parti e per tre volte viene invocato il Nome del Signore, il nome del Dio grande e misericordioso. Nella triplice benedizione del Nome, sono espressi due auspici: il Signore benedica e protegga, il Signore faccia splendere il suo volto e sia propizio, il Signore rivolga su di te il suo volto e ti conceda pace.

Ed ha questa caratteristica: è rivolta con il "tu". Non si sparge ad abbracciare in un solo gesto la comunità, ma si dirige ad ognuno, investe la vita del singolo che è lì in ascolto. Ascoltiamola così, riceviamola come dono personale. Tramutiamola in preghiera: Guarda propizio su ciascuno di noi, Singore, proteggici, concedici pace!

 

2)      Ed è proprio in questo primo giorno dell'anno, che ci siamo qui radunati come espressione della Chiesa di Concordia-Pordenone, in comunione con tutti gli uomini e le donne di buona volontà, a pregare per la pace nostra e dell'umanità intera. Lasciamoci ispirare brevemente dalla parola del Vangelo, là dove si dice che "Maria conservava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore" (Lc 2,19). Maria considera i fatti accaduti nei giorni della nascita del suo Figlio, richiamandoli uno per uno, per paragonarli tra loro, per coglierne il senso, per cercare di vedere l'insieme. Lei si chiede: come, a partire da questi eventi, Dio salva? Come Dio ama, come si rende presente al suo popolo?

Anche noi all'inizio del nuovo anno riandiamo con la memoria a quello appena trascorso, ricordando i fatti, le situazioni che abbiamo vissuto personalmente e collettivamente, nel desiderio di capirne il significato profondo, salvifico. Ci sono certamente tanti motivi per i quali benedire Dio, ma istintivamente restano più in evidenza gli eventi e le situazioni di sofferenza, gli insuccessi, in modo particolare i fatti tragici che hanno appesantito il carico di barbarie nel mondo. È stato un anno nel quale si è versato ancora tanto sangue. L'elenco dei luoghi e degli episodi tragici sarebbe lungo. E ci sono segni che questo elenco continuerà ad allungarsi. Non finirà facilmente il terrorismo, né si eliminerà l'endemica situazione di miseria di tante persone, di tanti popoli. I preparativi insistenti di guerra pare vadano crescendo e ci tengono con il fiato sospeso. D'altra parte se è doveroso non cancellare l'evidenza di questo cumulo di male, è necessario soprattutto non lasciarci sopraffare dalla ineluttabilità del male.

Proprio per questo siamo qui a pregare, e a pregare per la pace.

 

3)      Pregare per la pace è - direbbe Mons. Tonino Bello - "svegliare l'aurora". È aver fiducia, nonostante tutto, nel futuro. Svegliare l'aurora dentro di noi, e attorno a noi.

Così fece Giovanni XXIII, 40 anni fa, con l'enciclica "Pacem in terris". Allora la strada verso un mondo di pace, di giustizia e di libertà sembrava bloccata. Da "spirito illuminato" qual era, Giovanni XXIII guardando al presente e al futuro con gli occhi della fede e della ragione umana, intravide e interpretò le spinte profonde che già erano all'opera nella storia. Malgrado le guerre e le minacce di guerre, c'era qualcos'altro che egli colse "come il promettente inizio di una rivoluzione spirituale". Rivoluzione spirituale che avrebbe avuto anche profonde conseguenze pubbliche e politiche. Rivoluzione diventata sensibilità ai valori della verità, della giustizia, dell'amore e della libertà, che irresistibilmente fece crescere quei movimenti che, in ogni parte del mondo, contribuirono al rovesciamento di situazioni di potere e di ingiustizia che sembravano granitici. Una nuova coscienza della dignità dell'uomo e dei suoi inviolabili diritti prese forza, con frutti benefici.

Il nostro Papa Giovanni Paolo II ci esorta a prendere l'esempio dal Beato Giovanni XXIII, "persona che non temeva il futuro". "È questa l'eredità che egli ci ha lasciato. Guardando a lui, in questa Giornata Mondiale della Pace, siamo invitati ad impegnarci in quei medesimi sentimenti che furono suoi: fiducia in Dio misericordioso e compassionevole, che ci chiama alla fratellanza; fiducia negli uomini e nelle donne del nostro come di ogni altro tempo, a motivo dell'immagine di Dio impressa ugualmente sugli animi di tutti. È partendo da questi sentimenti che si può sperare di costruire un mondo di pace sulla terra" (Messaggio, 10).

 

4)      Ma che cosa vuol dire "impegnarci in questi sentimenti"? Mons. Tonino Bello ci risponderebbe: "Non riduceteli a un rito celebrativo". Cioè, la pace non basta "recitarla". "Se la Giornata della Pace, se la preghiera per la pace non ci scomoda, se non ci fa stare sulle spine, se non ci sollecita a scelte che costano, se non ci procura il sorriso di qualche benpensante, sarà solo l'occasione per una risciacquata di nuove emozioni".

Concretamente il messaggio del papa ci suggerisce di coltivare un'adeguata cultura e spiritualità della pace, perché essa non è tanto questione di strutture, pur necessarie, ma di persone. Ricordo un intervento di P. David Maria Turoldo a Sacile (fine gennaio 1991 - "guerra del Golfo"). Diceva: "I cambi di cultura sono lenti e difficili. Ma noi siamo chiamati a conquistare la pace. Non c'è mai una violenza che uccida la violenza". A realizzare questo cambiamento di cultura sono chiamati tutti gli uomini e le donne di buona volontà, con i loro innumerevoli gesti di pace. Nel chiedere concreti gesti di pace il Papa domanda a tutti un efficace contributo personale e comunitario alla pace. Nella prospettiva cristiana, la realizzazione della pace, infatti, non riguarda solamente le istituzioni nazionali o  internazionali, ma è anche la responsabilità di ogni donna e di ogni uomo, in modo personale. Ognuno di noi, nel proprio ambiente professionale, deve pertanto sentire il grave dovere di incrementare la pace con scelte e gesti personali di pace. Anche le religioni, nello spirito di Assisi, sono invitate a concentrarsi su ciò che è loro proprio: "l'apertura a Dio, l'insegnamento di una fratellanza universale e la promozione di una cultura di solidarietà" (n. 9). All'inizio di questo nuovo anno Papa Giovanni Paolo II riprendendo la Pacem in terris del suo predecessore ci vuole tutti presi da quell'"ufficio nobilissimo" della pace, anche se "immenso, e di ricomporre i rapporti della convivenza nella verità, nella giustizia, nell'amore, nella libertà" (n. 10).

Il Santo padre chiede poi che il 40° anniversario della Pacem in terris sia per tutte le comunità ecclesiali un'occasione propizia per organizzare adeguate celebrazioni e iniziative, che consentano una crescita della consapevolezza circa l'improrogabile necessità di realizzare la pace. La nostra Chiesa locale risponde a questa richiesta con una serie di appuntamenti che verranno fatti conoscere e che raccomando fin da ora all'attenzione di tutti. Intanto continuiamo la nostra preghiera affidandoci all'intercessione di Maria, Madre di Dio, Regina della Pace, per essere ciascuno di noi sempre più credibile, umile e tenace testimone di pace.