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Il TAVOLO CAMPAGNE, coordinamento delle organizzazioni nazionali che hanno
promosso la RETE LILLIPUT, propone le proprie riflessioni in merito
all’attività del GENOA SOCIAL FORUM ed alle prospettive future. Tali
valutazioni saranno oggetto di confronto e verifica nelle assemblee
regionali che la RETE LILLIPUT organizzerà il 29-30 settembre 2001, in
previsione di una successiva assemblea nazionale GENOVA, 16-22 LUGLIO 2001 Come
organizzazioni che hanno promosso la Rete Lilliput, e attivamente
coinvolte nel Genoa Social Forum, diamo una valutazione complessivamente
positiva del lavoro svolto dal GSF, sia rispetto alla preparazione delle
manifestazioni in occasione dei G8, che alla capacità di mobilitare e
rappresentare una moltitudine di persone e organizzazioni. Consideriamo
che nella complessità e drammaticità delle “giornate genovesi”, e in
condizioni assolutamente difficili, il GSF e il suo portavoce
Vittorio Agnoletto abbiano svolto il proprio ruolo al meglio di ciò che
poteva essere fatto. Siamo
consapevoli che all’interno del GSF vi fossero differenze significative,
soprattutto rispetto alle modalità delle manifestazioni. Anche
all’interno del Tavolo Campagne abbiamo registrato pareri discordi:
abbiamo accettato e condiviso le varie iniziative programmate dal GSF e
dai nodi di Lilliput (p. es. le Azioni Dirette Nonviolente), anche se tramite
un percorso di discussioni interno che ha registrato pareri distinti, ma
con un sostanziale accordo sulle finalità generali della nostra presenza.
Come Tavolo Campagne abbiamo apprezzato molto il lavoro svolto dai singoli
nodi a livello locale, ed esprimiamo soddisfazione per la massiccia
presenza di Lilliput a Genova fin dal 16/7, in occasione dell’apertura
del Public Forum (cui Lilliput ha dato un gran contributo organizzativo).
Sin dal pomeriggio del 20 abbiamo condannato con forza le pesanti violenze
perpetrate dai cosiddetti “black bloc” (e da chi li ha affiancati).
Molti lillipuziani sono poi stati coinvolti, con ferimenti e arresti,
dalla violenza ingiustificata e continua delle forze dell’ordine. Questi
comportamenti, e il ruolo che polizia e carabinieri hanno avuto tra il 20
e il 22 luglio, dimostrano che a Genova si è evidenziata una svolta
autoritaria nella cultura istituzionale del nostro paese, e nelle
dinamiche repressive con le quali si è deciso di affrontare il dissenso
sociale. Siamo molto preoccupati di ciò, e anche per questo facciamo
appello a tutti i lillipuziani affinché partecipino alla raccolta di
testimonianze e denunce attivata dal GSF: la verità su quanto accaduto è
ora una questione di democrazia (il controllo sugli apparati di sicurezza
dello stato), oltre che di giustizia per le persone coinvolte. I fatti di Genova pongono sia a noi che al GSF interrogativi seri, e la
necessità di riflettere sulle forme delle nostre mobilitazioni, tema
prioritario per la Rete Lilliput. In particolare ci appare ancora
problematico il rapporto tra violenza e nonviolenza, laddove il vincolo
nonviolento che tutti nel GSF si sono impegnati a rispettare ci è
sembrato acquisito più come impegno a “non offendere fisicamente”,
piuttosto che il considerare la nonviolenza come risorsa attiva e priorità
politica e organizzativa. La condivisione raggiunta ci sembra comunque un
patrimonio positivo da valorizzare, ma riteniamo che su questo versante
sia necessario essere più efficaci. Anche Lilliput ha poi evidenziato a
Genova i suoi limiti, in particolare di tipo organizzativo. Esprimiamo disappunto per lo scarso rilievo dato ai contenuti da parte dei mass media, e ribadiamo la necessità di rifocalizzare l’attenzione sui temi emersi nel corso del Public Forum e sulle decisioni assunte dal G8. Non possiamo accettare che alle aggressioni fisiche perpetrate da chi era indifferente ai contenuti del G8 e delle nostre manifestazioni, si aggiunga la possibilità per i mezzi di comunicazione (ma anche per molte organizzazioni della politica tradizionale) di continuare a trascurare le condizioni di vita reale di più di metà della popolazione mondiale, ed il fatto che a fronte dei meccanismi sempre più drammatici ed evidenti che colpiscono popolazioni e ambiente, anche in questa occasione sia stato offerto nulla di efficace o innovativo: un simulacro di partecipazione (all’ultimo minuto) per alcune nazioni del Sud del mondo, un pò di carità e strutture inadeguate a fronte di problemi enormi e insostenibili quali l’indebitamento che strangola le economie del Sud o la tutela dalla diffusione crescente dalle più gravi malattie del nostro tempo. Dobbiamo riportare priorità ai contenuti che hanno mobilitato centinaia di organizzazioni e centinaia di migliaia di persone: obiettivo di Lilliput e del GSF non era solo il rappresentare l’opposizione sociale al “governo mondiale” costituito dai G8, ma anche incidere concretamente sulle scelte commerciali e sociali che determinano questa globalizzazione e i suoi effetti devastanti. Ciò deve costituire criterio fondamentale per guidare e valutare la nostra iniziativa futura. L’obiettivo “un altro mondo è possibile” comporta non solo capacità contestativa, ma anche capacità di proporre alternative e di ottenere dei risultati concreti. DOPO GENOVA, LE PROSPETTIVE PER IL GENOA SOCIAL FORUM Ringraziamo il GSF - e il suo portavoce nazionale Vittorio Agnoletto - per
quanto realizzato. Come detto, riteniamo fondamentale che il GSF gestisca
con il nostro pieno contributo e col massimo impegno le
iniziative connesse ai fatti di Genova, ed alla tutela (a fronte di
inaccettabili accuse) del proprio ruolo: dalla raccolta delle
testimonianze (l’annunciato “libro bianco”) all’assistenza
rispetto a denunce e arresti. A parte ciò, riteniamo che il GSF abbia
completato il suo mandato politico, e quindi il suo compito: l’esistenza
del GSF era e rimane determinata e finalizzata all’appuntamento dei G8,
non oltre. Non a termine è invece l’energia che il GSF ha espresso e mobilitato, la
discussione - pur in un contesto di violenza - che si è realizzata
attorno alla legittimità dei G8 e agli effetti della globalizzazione. E
soprattutto la capacità di rappresentare una forte domanda popolare di
impegno e partecipazione su questi temi. A nostro avviso uno dei patrimoni
più importanti dell’eredità del GSF è l’evidente utilità di un
lavoro comune e congiunto, che pur nelle difficoltà delle diversità
cerca di coordinare esperienze e identità, anche molto diverse tra loro:
questo lavoro lillipuziano di rete e di contaminazione reciproca
(vincolato ad un concetto di nonviolenza da riaffermare e migliorare) lo
apprezziamo molto. Il GSF lascia alle iniziative future una positiva
eredità di “politica delle alleanze” e di “tessitura di reti” che
noi lillipuziani non possiamo non rilanciare, essendo molto coerente con
il nostro modo di intendere l’azione sociale sui temi della
globalizzazione, e funzionale agli obiettivi di dimostrare che “un altro
mondo è possibile”. Al fine di evitare che la fine formale del GSF comporti una caduta di
tensione su tutti questi temi, ma anche, al contrario, che esso prosegua
in modo automatico oltre il mandato iniziale, concordiamo con la proposta
uscita dalla recente riunione dei portavoce del GSF di svolgere entro metà
settembre un incontro di verifica tra le realtà che hanno promosso e
animato il GSF. A questo incontro porteremo le riflessioni qui espresse, e
anche proposte rispetto a modalità e tematiche per eventuali future
ulteriori iniziative o aggregazioni. Anticipiamo fin d’ora che ci sembra
negativa e impraticabile una prospettiva futura centrata
sull’espressione di sé stessi solo attraverso l’organizzazione di
“controvertici”. E che inoltre ad ogni eventuale futura mobilitazione
dovrà accompagnarsi una più approfondita discussione (e capacità di
innovazione) rispetto alle forme che esse dovranno prendere. Senz’altro
come Lilliput questa costituirà una discriminante per ogni nostra futura
partecipazione. Coerentemente alla nostra impostazione di “rete di nodi locali”,
evidenziamo un altro aspetto da sviluppare nel futuro: il ruolo delle
aggregazioni locali come base di riferimento e patrimonio di contenuti
onde dare maggior concretezza e partecipazione alle iniziative di
carattere globale. Sempre più gli effetti di questa globalizzazione sono
visibili e vivibili, anche al Nord, su scala locale: le politiche del
lavoro/occupazione, l’impatto ambientale, la catena dei consumi, le
politiche sociali e il ruolo delle istituzioni pubbliche di cui ci
occupiamo come cittadini/e, lavoratori/trici, volontari/e spesso non sono
altro che gli effetti locali di quanto abbiamo contestato a Genova. Non volendo comunque rinunciare a mobilitazioni nazionali o internazionali,
proponiamo inoltre un tema prioritario per l’avvio di future iniziative
e mobilitazioni: la prossima riunione del WTO, in Qatar all’inizio di
novembre, in prosecuzione/applicazione del “Millennium Round” fallito
a Seattle due anni fa. Proponiamo ciò in quanto: 1) il WTO rappresenta
uno degli organismi maggiormente rappresentativi della “globalizzazione
dei profitti” che denunciamo; 2) sono in discussione argomenti e scelte
tanto concreti quanto di grande e negativa incidenza sul futuro globale,
locale, dei rapporti Nord/Sud; 3) la mobilitazione contro il WTO
rappresenta il proseguimento di campagne e iniziative di grande impatto;
4) l’Unione Europea sarà uno dei soggetti determinanti per l’esito
dell’incontro, ed è giunto il momento di chiedere conto del suo ruolo.
Siamo convinti della necessità di concentrare gli sforzi di tutti, e ci
sembra che l’appuntamento del WTO costituisca l’occasione migliore. Il
fatto che si svolga in Qatar costituisce sì una sfida alla democrazia
(impedendo di fatto la partecipazione), ma anche un’opportunità: quella
di svincolare la manifestazione del dissenso dal puro “controvertice”,
da una città predeterminata, dal confronto con zone vietate ecc.. Ciò
potrà ancor più facilitare una riflessione sulle forme della eventuale
mobilitazione capace, per questo appuntamento, di articolarsi maggiormente
rispetto a quanto realizzato a Genova: non possiamo infatti non tener
conto dei limiti dell’esperienza fatta. PROSPETTIVE PER LA RETE LILLIPUT sulla nostra struttura organizzativa, che ribadendo l’impostazione della
Rete Lilliput ne sappia cogliere le opportunità e affrontare i limiti.
Come Tavolo Campagne ci impegniamo a verificare quanto proposto in questo
documento con l’intera rete dei nodi Lilliput, promuovendo il 29-30
settembre lo svolgimento contemporaneo di alcune assemblee macroregionali
(p. es.: Nord, Centro, Sud), che verteranno su due temi: 1) valutazione su
GSF, manifestazioni di Genova, prospettive future; 2) l’organizzazione
della rete, per completare e migliorare il nostro assetto interno e la
nostra capacità operativa. In collaborazione con i nodi ne cureremo la
sintesi che ne emergerà e che verrà successivamente riportata (assieme
alle decisioni che ne deriveranno) ad una successiva assemblea nazionale. Come Tavolo Campagne porteremo, oltre a questo documento, alcune ipotesi
“organizzative” in discussione alle assemblee regionali, che
formalizzeremo nel nostro prossimo incontro (4 settembre), per poi
inviarle ai nodi. Ma ancor più importante saranno le proposte che su
questo tema verranno dai nodi stessi di Lilliput: anch’esse saranno
oggetto del confronto nelle assemblee e preliminare ad esse. A tal fine
invitiamo tutti i nodi e i gruppi (oltre a proseguire il confronto su
Genova e il GSF) a: 1)
esprimersi sul
documento-questionario relativo alla struttura della rete (documento
“Quale organizzazione?”), presente sul sito www.retelilliput.org; Come Tavolo Campagne riteniamo in questo modo di adempiere al nostro ruolo
“al servizio” della Rete Lilliput, e di coniugare la riflessione sulle
prospettive post Genova con il percorso di rafforzamento di Lilliput e del
movimento che ha trovato espressione nel GSF. 6 AGOSTO 2001 |
IL TAVOLO CAMPAGNE E’ COMPOSTO DA: Aifo, Associazione Botteghe del mondo, Beati Costruttori di Pace, Bilanci di Giustizia, Campagna chiama l'Africa, Campagna dire mai al MAI, Campagna globalizza-azione dei popoli, Campagna Sdebitarsi, Centro Nuovo Modello di Sviluppo, CoCoRiCò, CTM Altromercato, Mani Tese, Nigrizia, Pax Christi, Rete Radiè Resch, Campagna riforma della Banca Mondiale, WWF |