torna alla pagina dedicata alle stragi in America

EIR STRATEGIC ALERT -- EDIZIONE ITALIANA

Anno 10 n. 39,
27 settembre 2001


LaRouche denuncia le "forze canaglia"
In un'intervista mandata in onda da Radio Radicale il 21 settembre, il
candidato alla presidenza USA Lyndon LaRouche ha di nuovo caratterizzato gli
avvenimenti dell'11 settembre come tentativo di colpo di stato da parte di
"forze canaglia" negli Stati Uniti, che a tale scopo utilizzano formazioni
terroristiche ed altre capacità di combattimento irregolare.
LaRouche ha spiegato che queste "forze canaglia" condividono "una certa
mentalità" di certi strati negli Stati Uniti, in Inghilterra ed altrove "che
appartengono in particolare alla comunità della speculazione finanziaria. La
crisi economico-finanziaria li spinge, così come descritto in uno studio del
Council on Foreign Relations del luglio dell'anno scorso [sullo sfascio
finanziario globale], a pensare di poter affrontare il crollo finanziario
mondiale nei termini di una dittatura. A costoro appartiene un gruppo di
gente che condivide la prospettiva dello scontro delle civiltà di
Brzezinski/Huntington come una maniera per affrontare il problema".
Occorre guardare ai "fanatici, specialmente nella cosiddetta 'destra
religiosa', e gente simile che abbonda negli Stati Uniti. In mezzo ad essa,
a condividere la stessa ideologia, ci sono alti ufficiali in congedo. Questo
significa che possono disporre in qualche misura delle capacità di guerra
irregolare che gli Stati Uniti ed altri hanno sviluppato in particolare a
partire dagli anni Settanta".
Anche se può apparire che il governo e la popolazione degli USA siano caduti
in preda all'isteria di massa alimentata dai mass media, in cui si cerca un
nemico esterno "per vendicarsi", invece di riconoscere il nemico interno,
LaRouche ha spiegato che esistono forze "nelle istituzioni degli Stati
Uniti", che "riconoscono l'esistenza del problema che ho indicato. Ancora
non concordano appieno con le mie analisi, ma riconoscono che in linea di
massima ho ragione".
Queste forze istituzionali "cercano alternative alla follia che ora sembra
essere la politica ufficiale USA. E' molto importante per questo motivo la
collaborazione che il Persidente ottiene da altri paesi. La cooperazione con
la Russia è molto importante e altrettanto dicasi della Cina. A queste
condizioni, gli Stati Uniti possono, insieme all'Europa occidentale, guidare
un gruppo di nazioni capaci di sviluppare una soluzione e un'alternativa
alla crisi in corso".
"Secondo me" ha aggiunto LaRouche "se la popolazione statunitense e le sue
più importanti istituzioni si rendono conto che si sta sviluppando un colpo
di stato, e se tale preoccupazione sarà condivisa dalle altre nazioni,
allora le forze che hanno scatenato il terrore non possono vincere...
Teniamo presente che a monte di questa crisi c'è il tracollo del sistema
monetario e finanziario internazionale. Siamo giunti sull'orlo dell'abisso
della peggiore crisi monetaria e finanziaria della storia mondiale. Ed è qui
che deve collocarsi la base per una collaborazione, non soltanto negli
aspetti negativi derivanti dalla minaccia terroristica. Se possiamo
sviluppare una collaborazione che porti a un ribaltamento fondamentale
dell'impostazione politica malata che ha causato la crisi, questo gruppo
riuscirà a dare vita ad una collaborazione effettiva attraverso l'Atlantico
che ci consentirà di risolvere questa crisi".

La storia della "depressione di Bin Laden" non regge
Mentre il sistema finanziario sta andando in frantumi, governi, banche
centrali e mass media gridano: "E' stato Bin Laden". Come spiegato
nell'ultimo numero dello Strategic Alert, la crisi sta accelerando,
assumendo un andamento sempre più turbolento, già dallo scorso agosto. La
scusa di Bin Laden ricorda un po' la storiella secondo cui l'assassinio
dell'arciduca Ferdinando fu la "causa" della Prima Guerra Mondiale. O che il
fantomatico attacco "polacco" alla stazione radio di Gleiwitz nella Germania
nazista fosse la causa della Seconda Guerra Mondiale.
Le cifre del terzo trimestre sui profitti e sull'occupazione negli USA facev
ano già rabbrividire e i titoli di borsa erano in caduta libera prima
dell'11 settembre.

Niente scuse per Greenspan
In Inghilterra c'è chi dice a Greespan di non nascodersi dietro la storia
dell'11 settembre. Il 23 settembre è tornato alla ribalta sul Sunday
Telegraph Tony Dye, un esperto di finanza che in Inghilterra ha molto
insistito sui rischi di un prossimo crac finanziario. Dye era nel consiglio
d'amministrazione della Philips & Drew Fund Management (PDFM), prima di
essere licenziato a motivo delle sue previsioni, ed il 23 settembre è stato
intervistato da Neil Bennett, redattore finanziario del Telegraph.
L'articolo, intitolato "Markets in Meltdown" (i mercati fondono), esordisce
dicendo: "Tony Dye aveva ragione", ed ora lo si deve riconoscere. Lo sfascio
in corso, ha detto Dye a Bennett "è una vergogna che sia avvenuto in questo
modo, perché il disastro offre una qualche scusa a coloro che hanno spinto
il mercato al rialzo. Il vero colpevole è Alan Greenspan, che ha permesso al
mercato di uscire da ogni controllo. Il disastro ha soltanto accelerato un
processo inevitabile... Questa bolla ha preso forma nel 1995. In quella fase
era di poco conto, ma nel 2000 era la più grande della storia. Chi doveva
preoccuparsene erano i regolatori finanziari, ma essi non hanno fatto altro
che aggravare il problema".
Quando le bolle scoppiano "fanno un sacco di danni, perché la gente fa
previsioni errate su livelli di mercato errati... ma tanta crescita è stata
presa in prestito dal futuro, e prima o poi bisognerà ripagare tutto. Le
bolle creano un sacco di investimenti fasulli che occorre eliminare per
ricominciare da capo". Secondo Dye le imprese pagheranno molto di più in
questa fase recessiva che in quella precedente.

Come affrontare il problema dei Talibani
Un progetto per contenere, controllare e in una seconda fase anche
"detalibanizzare" l'Afghanistan esiste e porta il nome di "Iniziativa
Dushambe" a cui dovrebbero prendere parte Russia, India, Iran e le
repubbliche dell'Asia centrale Tajikistan, Uzbekistan e l'"Allenza
Settentrionale", la resistenza afghana. Tre settimane fa è stato assassinato
il loro leader Massud. Il 13 settembre i rappresentanti dei cinque stati e
della Alleanza settentrionale afghana si sono incontrati a porte chiuse a
Dushambe per discutere i rischi di una ormai quasi certa operazione militare
degli USA in Afghanistan, che sortirà l'effetto di unificare le varie tribù
a sostegno dei Talebani.
Il controllo esercitato dal regime talebano sulla popolazione afgana non è
così forte come si potrebbe credere. L'"Alleanza Settentrionale" può essere
rafforzata politicamente, economicamente e militarmente, mentre il denaro e
le armi che arrivano ai Talebani dall'estero dovrebbero essere bloccati. In
condizioni del genere sarebbe possibile prospettare una riconciliazione tra
le fazioni che si scontrano nel paese. A tale punto si potrebbe lavorare ad
un piano di libere elezioni sotto la supervisione internazionale affinché si
costituisca un governo di unità nazionale. "L'iniziativa di Dushambe
probabilmente offre le migliori possibilità per stabilizzare l'Afghanistan e
sradicare la rete di Bin Laden", ha scritto Datta-Ray, ex direttore del
quotidiano indiano "Lo statista", in un commento apparso sull'International
Herald Tribune del 19 settembre.
Pochi giorni dopo giungeva a Washington Altymbek Sarsenbayev, consigliere di
sicurezza nazionale del presidente del Kazakistan Nazarbayev, per esporre i
risultati dell'incontro di Dushambe: per porre definitivamente fine alla
situazione che ha alimentato la proliferazione delle strutture terroristiche
in Afghanistan è indispensabile porre fine alla guerra civile e stroncare i
flussi di armi e droga che giungono nel paese.
Un aspetto molto importante è che questo "Gruppo di Dushambe" in parte venga
a coincidere con l'Organizzazione di Cooperazione di Shanghai (OCS) che
unisce Russia, Cina e quattro repubbliche centro-asiatiche. Nel 1999 l'OCS
ha fondato un centro di anti terrorismo a Dushambe.
Com'era prevedibile, il Presidente pakistano Pervez Musharraf ha criticato
l'incontro di Dushambe, ed in particolare il ruolo assunto in quel contesto
dall'India, in occasione del discorso del 19 settembre in cui ha
giustificato la cooperazione con gli USA contro l'Afghanistan. Di
conseguenza, in un'intervista apparsa sul Times of India del 20 settembre,
il Primo Ministro indiano Vajpayee ha detto che "l'America soltanto può
decidere se occuparsi dei sintomi del terrorismo oppure del sistema del
terrorismo... L'Afghanistan è un sintomo. L'America deve guardare più a
monte. Dovrà guardare ai santuari offerti ai terroristi, ai campi
d'addestramento, alle armi e ai soldi che affluiscono nelle loro mani se
vuole davvero eliminare il terrorismo fino alla radice".

La diplomazia di Putin
Il 22 settembre il Presidente russo Vladimir Putin ha conferito per un'ora
con il Presidente americano George W. Bush dopo una giornata di intense
discussioni con i suoi ministri ed esperti di sicurezza. Putin ha anche dato
tre interviste ai principali organi di stampa tedeschi in vista del viaggio
in Germania di questa settimana. Putin ha detto che la reazione russa ad una
rappresaglia degli USA "dipenderà dalla forma che questa prenderà... da come
quest'operazione sarà condotta, dove, di quale sarà la sua durata e su quali
prove poggia".
Putin non ha messo in discussione il diritto degli Stati Uniti
all'autodifesa contro i mandanti del terrore dell'11 settembre, ma ha detto
che colpendo militarmente gli obiettivi terroristici gli Stati Uniti non
debbono scatenare "uno scontro delle civiltà".
Ha offerto la cooperazione dei servizi russi con quelli americani sul
problema del terrorismo spiegando che la cosa migliore è "sfruttare le
debolezze esistenti. Credetemi, i terroristi e le loro organizzazioni hanno
molti punti deboli. Innanzi tutto occorre tagliare tutti i flussi di
finanziamento. Occorre anche individuare le fonti di finanziamento... In
alcuni paesi europei si raccoglievano volontari per la guerra in Russia, nel
Caucaso Settentrionale, si facevano iscrivere apertamente, sotto gli occhi
di tutti. Oggi la stessa gente, in quegli stessi luoghi, recluta volontari
per una probabile guerra in Afghanistan o altrove". Quando gli è stato
chiesto di fare il nome di qualche paese implicato, Putin ha risposto: "A
Londra c'è una stazione di reclutamento per la gente che vuole andare a
combattere in Cecenia. Oggi -- non ufficialmente, ma apertamente -- stanno
adoperandosi per reclutare volontari da mandare in Afghanistan. E' cosa
nota, sta scritto anche sui giornali. E ci sono tanti altri centri del
genere in Europa occidentale".

Sempre più prossimo lo Stato di Polizia
Nel discorso del 20 settembre alle Camere riunite del Congresso, il
Presidente George W. Bush ha affermato: "Annuncio la costituzione di un
nuovo organismo governativo, che renderà conto a me direttamente: l'Ufficio
per la Sicurezza del territorio nazionale. Annuncio inoltre che a guidare
tale iniziativa mirante a rafforzare la sicurezza americana sarà un
americano insigne, un ex militare, un governatore efficiente, un vero
patriota, un amico fidato, Tom Ridge della Pennsylvania. Lui guiderà,
supervisionerà e coordinerà una strategia nazionale complessiva per la
salvaguardia del nostro paese contro il terrorismo e per rispondere a
qualsiasi attacco che possa verificarsi. Queste misure sono indispensabili".
In più occasioni (ad esempio nei n. 3, 7, 20, 37) lo Strategic Alert
dell'EIR ha indicato come certe forze vorrebbero governare gli USA
attraverso i decreti d'emergenza, perché temono che l'aggravarsi della crisi
economica e finanziaria, in una situazione ora esasperata dai fatti dell'11
settembre, comporterà la perdita di ogni controllo.
Come riferito nel N. 20 di questa newsletter, il 1 maggio l'amministrazione
Bush aveva già creato un nuovo "Office of National Preparedness" sotto la
Federal Emergency Management Agency (FEMA). L'ente era stato concepito
proprio per rafforzare la "difesa del territorio" di fronte ad eventuali
minacce terroristiche negli USA. Tra l'8 e il 10 maggio almeno nove
esponenti del governo erano stati ascoltati da tre commissioni del Senato in
seduta congiunta sulla questione delle minacce di terrorismo negli USA con
"armi di distruzione di massa", soprattutto chimiche e biologiche.
Alla guida dell'ente Bush aveva nominato il Vice Presidente Cheney, il
direttore della FEMA Joe Allbaugh e il ministro della Giustizia John
Ashcroft. Adesso ha aggiunto Tom Ridge.
Il governatore della Pennsylvania Ridge si è distinto come estremista
liberista, promuovendo deregolamentazione e privatizzazioni, e
somministrando dosi letali di austerità agli strati poveri della
popolazione. Politicamente appartiene alla cordata della "rivoluzione
conservatrice" di Newt Gingrich. Nel 1996 il movimento di LaRouche cercò di
ottenerne l'impeachment perché si era fatto promotore di un disegno di legge
per tagliare dal bilancio dello stato 250 milioni di dollari di spese
sanitarie. Era evidente come quei tagli significassero la condanna a morte
di molti poveri particolarmente bisognosi di cure. Più recentemente la
Pennsylvania di Ridge è diventata il modello, sulla scia della California,
della privatizzazione del settore elettrico, il noto fenomeno che ha portato
ai disagi e scompensi venuti clamorosamente alla ribalta la scorsa estate.
Il lavoro preparatorio della "difesa del territorio" è opera di una
commissione presieduta dagli ex senatori Gary Hart e Warren Rudman,
rispettivamente democratico e repubblicano. Tra i membri della commissione
c'è Anne Armstrong, ex ambasciatrice a Londra ed ex direttrice
dell'intelligence per l'estero di Reagan (il PFIAB). Altro nome di spicco è
quello di Leslie Gelb, presidente del Consiglio per le Relazioni Estere di
New York (CFR), l'organizzazione che mise a punto e collaudò degli scenari
di simulazione al computer per un possibile regime di emergenza da
instaurare a Washington in una situazione di crescente caos economico e
finanziario. Altri personaggi di rilievo sono Newt Gingrich e James
Schlesinger, che fu negli anni Settanta ministro della Difesa e
dell'Energia.
Nel rapporto conclusivo la Commissione diceva tra l'altro: "Nell'era moderna
non vale più la distinzione netta tra 'estero' e 'interno'. Crediamo che
occorra una strategia centralizzata nel cogliere le opportunità, come pure
nell'affrontare i pericoli ... La proliferazione delle armi non
convenzionali che si va ad aggiungere al terrorismo internazionale sempre
presente condurrà alla fine della relativa invulnerabilità del territorio
USA agli attacchi catastrofici ... è probabile un attacco diretto contro i
cittadini americani sul loro suolo ... Il rischio non è solo morte e
distruzione, ma anche la demoralizzazione che potrebbe minare la leadership
globale degli USA".
L'organismo governativo supervisore proposto dal rapporto dovrebbe ottenere
amplissimi poteri "nell'eventualità di un'emergenza di sicurezza nazionale"
e dovrebbe "non soltanto proteggere la vita degli americani, ma farsi carico
anche di sovrintendere alla protezione delle infrastrutture nazionali più
importanti".
Lo Strategic Alert dell'EIR ha potuto accertare che la Commissione
Hart-Rudman è giunta alle sue conclusioni sotto l'influenza decisiva del
Center for Strategic and International Studies (CSIS), l'istituto da cui
operano tra gli altri Henry Kissinger e Zbignew Brzezinski. Il CSIS ha
portato avanti un suo progetto speciale intitolato: "Difendere l'America:
ridefinizione dei confini concettuali della difesa del territorio". Il
gruppo di lavoro del CSIS su questa "homeland defense" è stato diretto da
Fred Ikle, sottosegretario alla Difesa sotto Reagan e padrino di alcuni
degli elementi più perfidi dell'attuale amministrazione Bush. Nel gruppo
figurava anche il conte Arnaud de Borchgrave, ex direttore del Washington
Times del rev. Moon, come pure Dov Zakhein, un altro esponente della
sicurezza nazionale dell'epoca Reagan-Bush. Quel gruppo di lavoro giunse
alla conclusione che una "Pearl Harbor terroristica" negli USA sarebbe stata
pressoché inevitabile!
Occorre notare che il 14 settembre, tre giorni dopo il disastro del
WTC/Pentagono, il CFR ha tenuto a Washington una conferenza sotto il titolo
"La Commissione USA sulla Sicurezza Nazionale per il 21mo secolo: dopo
l'attacco una nuova necessità pressante". Il discorso principale è stato
tenuto da Newt Gingrich.

"L'America ha bisogno di Lyndon LaRouche in questo momento di crisi"
Con questo titolo il parlamentare Perry Clark, democratico del Kentucky, ha
diffuso un appello il 15 settembre in cui afferma tra l'altro: "Il destino
del paese e del futuro del mondo dipende dalle decisioni che i leader degli
Stati Uniti d'America prenderanno nel prossimo periodo. In questa crisi
gravissima della nostra storia l'America ha bisogno di Lyndon LaRouche.
Contrariamente alla propaganda dei mass media, che mira a trascinare la
nazione in una disastrosa guerra geopolitica/religiosa nel Medio Oriente e
nell'Asia Centrale, LaRouche ha da diversi mesi indicato i motivi reali e le
strutture di controllo del terrorismo e della 'guerra irregolare' che
colpiscono l'America".
A prova di ciò Clark riprende un documento del 24 agosto in cui LaRouche
sostenne tra l'altro: "Nella forma che ormai ha assunto, la crisi
finanziaria e monetaria spinge delle forze politiche disperate sull'orlo
dell'abisso. Si tratta di forze politiche disperate al punto di sospingere
l'intera civiltà nell'abisso piuttosto che tollerare quei cambiamenti delle
istituzioni finanziarie e monetarie che sono richiesti dall'attuale
situazione di crisi".
Clark riferisce quindi i punti salienti dell'analisi di LaRouche sui
terribili fatti dell'11 settembre concludendo: "Se il Presidente Reagan
decise di ricorrere a LaRouche per condurre i riservatissimi negoziati
informali sull'Iniziativa di Difesa Strategica con l'Unione Sovietica nel
1982-1983, i nostri leader dovrebbero avvalersi della sua esperienza e delle
sue conoscenze internazionali nella crisi attuale."
"Lyndon LaRouche è lo statista che ha l'autorità morale e che raccoglie
tutto il rispetto necessario per essere il canale fidato di comunicazione
tra l'America e le altre nazioni, come aspetto fondamentale nella soluzione
di questa crisi e per ricondurre il mondo sulla strada della pace e dello
sviluppo economico reale".