CAMPAGNA
FIORI ‘Bellezza ai fiori, dignita’ ai lavoratori’ |
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Korogocho, 8.3.2002 ‘Sappiamo che Davos e’ bianca, rifiutiamo l’ordine bianco di Davos…Noi siamo la stonata polifonia delle voci del Sud e del Nord che rigetta la Marcia funebre del mercato.’ Mentre cosi’ cantava al Forum Sociale di Porto Alegre il grande poeta brasiliano Pedro Tierra, noi a Nairobi mettevamo gli ultimi tocchi alla campagna a favore dei lavoratori dei fiori in Kenya. Eravamo di nuovo in Marcia, una Marcia in favore della vita contro un
sistema che schiaccia ed opprime. Una campagna, questa dei fiori concepita
all’indomani della vittoria ottenuta contro la Del Monte Kenya (oggi Cirio-Del
Monte). La preparazione e’ durata quasi due anni: un lungo e duro periodo per
ottenere I dati essenziali sulla violazione dei diritti umani da parte delle
aziende Kenyane di floricoltura. Questo processo (l’esperienza con la Del
Monte e’ stata magistrale) e’ stato pilotato da un piccolo gruppo: due
donne, Maloba e Muthoni, due sindacalisti, Dimoli e Barak, un amico attivista,
due Comboniani, fratel Alberto Parise e padre Daniele Moschetti. Questo comitato (noto prima come comitato di solidarieta’) e’ oggi
conosciuto come Workers Rights Alert (Osservatorio dei diritti dei lavoratori).
Chi ha tirato le fila e’ stato Stephen Ouma che ora lavora con il Kenya Human
Rights Commission, l’organizzazione per I diritti umani che ha coperto
legalmente il lavoro del comitato (altre 8 ONG locali ci hanno dato il loro
appoggio). Una sfida enorme. L’industria dei fiori non e’ la Del Monte ma il
settore trainante dell’economia kenyana (al terzo posto dopo te’ e caffe’).
Questo settore coinvolge circa 50.000 lavoratori (con commesse di lavoro per
altre 70.000 persone). Il 90% di questi sono donne. Il 65% sono lavoratori
giornalieri. Chi lavora a contratto riceve circa 1 $ al giorno. L’uso dei
pesticidi sta avendo gravi conseguenze per molti (abbiamo ascoltato
testimonianze agghiaccianti a questo proposito). Pesanti anche le conseguenze
ambientali: Lago Naivasha, acqua…. L’organizzazione sindacale e’
seriamente ostacolata. C’e’ un solo sindacato riconosciuto (Plantations)
pilotato da Atwoli (attuale segretario generale dei sindacati Kenyani) legato al
governo. E’ in atto una politica di scoraggiare I lavoratori dall’aderire ai
sindacati (sono pagati di piu’ se si rifiutano di iscriversi). Il rapporto
Beauty and Agony (Bellezza ed agonia) preparato dalla commissione Kenyana dei
diritti umani (rilasciato in questi giorni) offre tutti questi dati e tanti
altri. Abbiamo avuto una serie di incontri con il consiglio dei fiori (KFC) in rappresentanza dei proprietari per discutere di queste violazioni. Ma al di la’ delle belle parole nulla e’ stato fatto. Per questo il comitato ha deciso di lanciare una campagna Nazionale con una settimana (10-17 febbraio) piena di attivita’ sia a Nairobi come a Naivasha. Le minacce cominciarono a piovere. Ma decidemmo di procedere. Iniziammo con un incontro a Nairobi dall’11 al 13 febbraio in cui lavoratori, sindacalisti, esperti si sono ritrovati per focalizzare e verificare I dati raccolti. Con una conferenza stampa abbiamo lanciato la campagna. Le minacce si intensificarono. ‘Se il governo non fara’ nulla per fermare questo comitato – ha tuonato Atwoli dalle pagine del quotidiano Nation – lo sistemeremo a modo nostro!’ Rispondemmo con una dichiarazione stampa affermando che avremmo proseguito. Il 14 febbraio, giorno di San Valentino, abbiamo tenuto un simposio a
Naivasha (una cittadina a 100 km da Nairobi), il cuore della floricoltura
Kenyana. Il 16 febbraio il comitato ha invitato la stampa per fare una visita per
vedere alcune serre di Ruiru (vicino a Nairobi). La polizia ci impedi’ di
entrare. Domenica 17 e’ stata una giornata campale. Avevamo concordato con il
parroco di Naivasha di fare una preghiera ecumenica in una chiesa cattolica
vicino ad una grossa compagnia dei fiori, la Sulmac. Alla vigilia ci fu detto
che non si poteva fare tale preghiera in quella chiesa (scoprimmo poi che la
compagnia aveva fatto pressione sul parroco poiche’ quella chiesa era stata
costruita dalla stessa Sulmac sul terreno di sua proprieta’). Mi appellai al
vescovo di Nakuru…ma nulla da fare. Decidemmo allora il colpo mancino. Con un autobus e varie automobili
arrivammo il mattino presto alla parrocchia di Naivasha e chiedemmo (Daniele ed
io) di poter concelebrare. Il parrocco acconsenti’ e alla fine della messa ci
permise di parlare. Sotto I riflettori televisivi di diverse televisioni private e nazionali
(venute per riprendere la Marcia) dissi perche’ eravamo venuti per
solidarizzare con I lavoratori dei fiori cosi’ pesantemente oppressi.
Applausi. Chiesi anche che razza di Dio stavamo adorando in chiesa se I fedeli
presenti non fossero pronti a ricongiungersi con I loro fratelli in Marcia per
difendere I diritti dei lavoratori. Ricordai loro le parole di Martin Luther
King: ‘ Ho guardato le belle chiese con quei loro alti campanili rivolti al
cielo. Continuamente mi chiedevo: ‘ quali persone vengono qui a pregare?
Qual’e’ il loro Dio? Dov’erano quando il governatore Wallace dava fiato
alle trombe della sfida e dell’odio? Dov’erano quando neri stanchi,
picchiati, scoraggiati decidevano di uscire dal loro stato di inerzia per
imboccare la strada della protesta creativa?’’ Partimmo poi dalla chiesa cattolica in Marcia verso la zona dei fiori dove
nella Deliverance Church avremmo pregato. E’ stata una Marcia
bellissima. Preceduti dalla banda della Chiesa dell’Esercito della Salvezza
abbiamo attraverso I ghetti che stanno nascendo come funghi attorno alle serre.
‘Siamo la stonata polifonia….’. Poi arrivati
alla chiesa ci siamo disposti a semicerchio per la celebrazione ecumenica. Un
grande cero stretto da un filo spinato e adornato da un mazzo di garofani
carnation, fu acceso da uno dei lavoratori: segno di lotta, di impegno, di
resistenza. ‘Ricordati Signore di quanto ci e’ accaduto. La nostra eredita’ e’
passata a stranieri…. Orfani siamo diventati, senza padre, Le nostre madri come vedove. L’acqua nostra beviamo per denaro, La nostra legna si acquista a pagamento… Siamo sfiniti, non c’e’ per noi riposo.’ Cosi’ corre il libro delle Lamentazioni proclamato nella celebrazione.
E’ la fotogratifa della realta’ di Naivasha. E la gente lo coglie, lo beve
con gli occhi. E’ estatica a tal
punto che quando sente proclamare la Lettera di Giacomo ripete spontaneamente
ogni versetto letto dal pastore della chiesa che ci ospitava. ‘Ecco il salario
da voi defraudato ai lavoratori che hanno mietuto le vostre terre grida e le
proteste dei mietitori sono giunte alle orecchie del Signore….’ Parola
resa ancora piu’ forte dale testimonianze rese dai lavoratori dei fiori (tra
di essi potente la testimonianza di una ragazza diventata cieca per I
pesticidi). Il pastore Timothy Njoya
(Presbiteriano molto noto in Kenya per il suo impegno a fianco degli oppressi)
ha sottolineato il primato dell’uomo/donna sull’economia. (Qui la
globalizzazione rivela il suo vero volto!) In quell momento ricordai a tutti che l’unico Dio vivo che possiamo
adorare e’ il Dio degli impoveriti e degli oppressi, tutti gli altri sono
idoli. Quel Dio ha rivelato quel suo gran sogno a Mose’ quando ha voluto
Israele come societa’ alternativa agli imperi e alle citta’-stato.
Per realizzare quella societa’ alternativa (all’impero dei faraoni come di
Bush) Dio chiede un’economia di uguaglianza che si puo’ ottenere solo
attraverso una politica di giustizia. Una visione che puo’ essere sostenuta
solo da un’esperienza religiosa dove Dio e’ percepito come il Dio degli
schiavi e degli emarginati e che contesta ogni sistema che li riduce cosi’. Poi tenendoci tutti per mano abbiamo pregato la preghiera che Gesu’ ci ha
insegnato mentre la pioggia che iniziava a cadere ci inzuppava. ‘E’ il segno
che Dio ha ascoltato la nostra preghiera’ diceva la gente. E ci lasciammo
lanciando all’industria della floricoltura una sfida: due mesi per sedersi al
tavolo delle trattative con gli operai. Se no, a maggio inviteremo le
Organizzazioni Non Governative d’Europa a lanciare un boicottaggio ai fiori
keniani. (Tale incontro e’ previsto dal 13 al 16 maggio). L’impatto di questa campagna e’ stato notevole in Kenya. Molte cose si
stanno muovendo. Siamo in Marcia, in cammino….. (e’ questo il cammino
quaresimale!)….verso la Pasqua. E sulla strada incontriamo il Dio vivo che cammina con I suoi poveri, che
lotta al loro fianco…. ‘Continua ad essere il momento e forse lo e’ piu’
che mai di impegnarsi profeticamente contro il Dio neoliberista della morte e
dell’esclusione, a favore del Dio del Regno della Vita e della Liberazione –
scrive nella sua ultima lettera il vescovo brasiliano Pedro Casaldaliga, amico
di Pedro Tierra – Bisogna spremere dalla fede tutto il suo succo politico.
Bisogna viverla con militanza, con impegno di trasformazione. Fare della
profezia una specie di abito connaturale, di denuncia, di annuncio, di
consolazione. La carita’ socio-politica e’ la forma di carita’ piu’
strutturale. Va’ alle cause, non solo agli effetti. Protegge la Vita.
Trasforma la storia. Fa il Regno.’ E
sia questa la nostra Pasqua! Alex, Daniele e Alberto
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