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RIFLESSIONE. ENRICO PEYRETTI: UNA PROPOSTA  PRATICA  PER  LE  PROSSIME
MANIFESTAZIONI


[Ringraziamo di cuore Enrico Peyretti per questo intervento.
Enrico Peyretti e' una delle più prestigiose figure della cultura della
pace, animatore di iniziative di pace e per la nonviolenza. Scrive sul
mensile "Il foglio" di Torino, sul quindicinale "Rocca" di Assisi, sul
mensile "Azione nonviolenta". Opere di Enrico Peyretti: (a cura di), Al di
là del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni,
Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica è pace, Cittadella, Assisi 1998;
Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999. E' diffusa attraverso la
rete telematica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte
nonarmate  e nonviolente. Per contatti: e-mail: peyretti@tiscalinet.it,
enrico.peyretti@tin.it]


Father McKenzie in un suo messaggio scrive bene che il movimento non e'
affatto "anti-global", come dice il titolo che ormai gli hanno appiccicato i
media, e ricorda "lo slogan del convegno internazionale di qualche anno fa,
a La Realidad (Chiapas), un movimento "contro il neoliberismo e per
l'umanita'". Piu' globale della loro globalizzazione, piu' umano del loro
disumano modo di condurre il mondo".
Propongo che il movimento di Seattle-Porto Alegre-Genova, poiche' e'
veramente globale, si denomini "Global Justice" ed esiga di essere chiamato
cosi', perche' questo e' il suo vero, positivo, obiettivo: la giustizia fra
tutti i popoli del mondo.
E' contrario a questa globalizzazione ingiusta, e vuole la comunicazione e
cooperazione planetaria nella giustizia, che e' la gloalizzaizone umana, nel
rispetto della varieta' dei popoli e delle culture, libere e autonome, ma
non separate e non divise tra dominanti e dominate, ma comunicanti nella
giustizia.
Il movimento, percio', e' positivo, non negativo.
Anche per questo deve essere almeno "non-violento", e, meglio, positivamente
"nonviolento".
A questo scopo faccio una modesta e concreta proposta pratica, limitata alle
prossime manifestazioni (nelle quali bisognera' opporre la Fao alla Nato,
istituzione planetaria giusta la prima, per quanto criticabile in qualche
aspetto della sua politica, mentre la seconda e' un'alleanza militare a
difesa della fazione privilegiata ed ingiusta).
Ma prima ricordiamoci bene che la manifestazione e' il meno. Il piu' e' il
necessario lavoro quotidiano per la cultura e la vita sociale ed economica
alternativa all'esistenza monetaria e sfruttatrice, determinata dal pensiero
unico liberista, umanamente monco.
La proposta pratica e' questa: dal momento che abbiamo chiesto giustamente
che i poliziotti siano identificabili, per essere resi responsabili delle
loro azioni, facciamo noi per primi quello che chiediamo.
Dunque, chi partecipera' a manifestazioni del movimento "Global Justice"
porti sopra gli abiti un pettorale da atleta con su scritto ben chiaro e
grande il proprio nome e cognome, e magari la sua citta'. Insieme a questo,
ciascuno porti al collo in busta trasparente, o plastificata, una propria
foto, come nei pass.
In questo modo si evita anche il sospetto che uno scriva un nome falso, per
figurare onesto mentre e' disonesto.
Questo abbigliamento e' segno di massima lealta', tutto il contrario delle
maschere e dei caschi che rendono anonime e irresponsabili le persone, come
strumenti disumani di forze senza volto. La trasparenza di chi e' sincero e'
una forza che smaschera l'ambiguita' di chi sincero non e'.
Perche' questo stratagemma? Anzitutto perche' e' onore ed orgoglio
manifestare per la giustizia. Poi per dichiarare senza ombra di dubbi e
sospetti che i manifestanti del "Global Justice" vogliono essere
perfettamente identificabili, perche' sono impegnati a non fare alcuna
violenza. Infine, per evitare, in questo modo, che infiltrati e provocatori
anonimi vengano a spezzare e falsare la manifestazione nonviolenta.
Tutti "armati" di macchina fotografica o videocamera, i manifestanti
potranno fotografarsi a vicenda, prima ancora che lo faccia la polizia, per
la totale trasparenza, per poter riconoscere gli infiltrati eventuali, per
documentare ogni episodio illegale.
Non vogliamo manifestazioni geneticamente modificate. Le manifestazioni per
la giustizia planetaria non hanno da aggredire niente e nessuno. Hanno da
portare dati, argomenti, volonta' per 1) denunciare le ingiustizie e 2) far
conoscere le attivita' costruttive di giustizia che sono il patrimonio
positivo del movimento. Il secondo scopo e' pie' importante del primo.
Farle conoscere a chi, quelle ingiustizie e quelle attivita'? Non ai
potenti, responsabili delle ingiustizie, che conoscono benissimo quei dati e
non vogliono cambiarli, ma alla gente comune, ingannata dalla informazione
corrente, omologa e funzionale al potere, oppure pigramente disinformata
sulle realta' alternative.
La grande maggioranza della gente non sa che "Un altro mondo e' possibile".
Obbedisce a questo, perche' crede che sia l'unico possibile. La gente onesta
fara' una bella disobbedienza civile di massa quando sapra' che un mondo
piu' giusto e piu' umano non e' un sogno, ma una possibilita'. Per la quale
pero' c'e' molto da lavorare, perche' si realizzi.
Percio' le manifestazioni non perdano tempo ed energie ad assediare o
disturbare le cittadelle impaurite e feroci dei potenti, che stanno cercando
qualche castello inaccessibile per le loro riunioni. Lasciamoli soli.
Dimostriamo che sono soli.
Andiamo dove vive il popolo spesso ingannato, parliamo soltanto al popolo,
in forme chiare, intelligenti e convincenti.
Si tratta di dimostrare che Bush e Berlusconi quando dicono "Chi e' contro
la globalizzazione e' contro i poveri", sono bugiardi e ipocriti, oppure
ignoranti indegni delle funzioni che hanno. Questa e' la dimostrazione da
fare nelle manifestazioni.
La manifestazione non e' per sfogare la nostra rabbia e regalare ai potenti
l'occasione di farci apparire negativi e magari, con l'aiuto dei black
block, violenti. Smentire i mentitori e' il successo delle manifestazioni
per la Giustizia Planetaria.
E sempre ricordiamo che e' meglio fare una manifestazione di meno che
mancare all'impegno continuativo, tenace, costruttivo di ogni giorno. I
potenti reggono lo scontro frontale (anzi, ci guadagnano), non lo scavo del
terreno sotto i loro piedi. Hanno la testa d'oro, ma i piedi d'argilla
(libro di Daniele, cap. 2).

 

(tratto da: La nonviolenza e' in cammino. 218 –

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac@tin.it