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Papa: no alla globalizzazione se è nuova versione del colonialismo 

(Ansa) – Città del Vaticano, 27 di Aprile 2001

Monito del Papa contro la globalizzazione, intesa come “una nuova versione di colonialismo” e contro “il trionfo del mercato e della sua logica”: Il Pontefice lo ha lanciato in un discorso ai partecipanti alla plenaria della Pontificia Accademia di Scienze Sociali, in corso in Vaticano. Giovanni Paolo II, in un discorso dai toni a tratti allarmati sui rischi della globalizzazione economica, ha anche invitato a rendere l’etica “completamente indipendente da interessi finanziari, ideologie e visioni politiche di parte” e a lottare perché non ci sia “un solo sistema socioeconomico dominante o una cultura che imponga i propri valori, criteri e ragionamenti etici”. “La Chiesa –ha sottolineato Giovanni Paolo II-  continuerà a lavorare con tutte le persone di buona volontà per assicurare che il vincitore di questo processo sia l’umanità nel suo insieme e non una elite del benessere che controlla scienza, tecnologia, comunicazione, risorse del pianeta a detrimento della grande maggioranza delle persone”. “L’economia di mercato –ha osservato papa Wojtyla-  sembra aver virtualmente conquistato il mondo intero”, ma se “è una via per rispondere ai bisogni economici rispettando la libera iniziativa, deve però essere controllata dalla comunità, dal corpo sociale con il suo bene comune”. Non si può “ridurre ogni relazione sociale a fattori economici” e vanno “protetti coloro che cadono in nuove forme di esclusione o marginalizzazione”.

Il Papa ha denunciato il “carattere intrusivo e invasivo della logica di mercato, che riduce sempre di più la disponibilità della comunità umana al volontariato e all’azione pubblica ad ogni livello” e ha sottolineato la necessità di “salvaguardie sociali, legali e culturali, risultato degli sforzi delle persone per difendere il bene comune, che –ha rimarcato- sono indispensabili agli individui e ai gruppi intermedi per mantenere la propria centralità”.

Non è mancato, nel discorso papale, un accenno preoccupato ai rischi della ricerca scientifica governata dagli interessi dei “gruppi privati che la finanziano”: “un incremento prometeico di potere –ha detto- sulla natura umana, al punto che persino il codice genetico viene misurato in termini di costi e benefici”, quando invece “ogni società riconosce il bisogno di controllare questi sviluppi e assicurarsi che le nuove pratiche rispettino i fondamentali valori umani del bene comune”. Di fronte a questo scenario, occorre ricordare che “i valori etici non possono essere dettati da innovazioni tecnologiche, ingegneria o efficienza, ma sono fondati nella vera natura della persona umana” e che “l’etica richiede che i sistemi si adattino ai bisogni dell’uomo e non che l’uomo sia sacrificato per la salvezza del sistema”. Per un “discernimento etico nel contesto della globalizzazione –ha detto il Papa- la Chiesa ricorda due principi etici inseparabili: il valore inalienabile della persona umana e il valore delle culture umane, che nessun potere esterno ha il potere e il diritto di distruggere”. “La globalizzazione –ha affermato papa Wojtyla- non deve essere una nuova versione di colonialismo, deve rispettare la diversità delle culture che, con l’universale armonia dei popoli, sono chiavi interpretative della vita”. E se l’umanità “imbarcata nel processo di globalizzazione non può fare ancora a lungo a meno di un codice etico”, la Chiesa “continuerà a lavorare con tutte le persone di buona volontà per assicurare che vincitore di questo processo sia l’umanità intera e non solo una elite di benestanti che controlla scienza, tecnologia, comunicazioni e risorse del pianeta a detrimento della grande maggioranza delle persone” (27.04.01, 13:46)