Limiti e
importanza del dialogo
Da tre anni, a Natale, continuiamo a rivolgerci a voi tutti in forma
dialogante e interrogante, per comunicare riflessioni e vissuti,
allo scopo di sostenerci e incoraggiarci. Nessun intento di far da
maestri, ma per esigenza di riflettere pubblicamente, a partire da
nostre particolari valutazioni ed esperienze, dentro la complessità
della storia. Siamo consapevoli dell'importanza che ha la parola, ma
anche della sua inutilità, ambiguità ed equivocità quand'essa fosse
svuotata di coerenza e ridotta a chiacchiera o maschera. Ricorrenze
significative Sono passati quasi 40 anni dal documento del Concilio
Vaticano II "Gaudium et Spes". Ci riconosciamo pienamente nelle
significative espressioni del suo inizio: «Le gioie e le speranze,
le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri e di tutti
coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze
e le angosce dei discepoli di Cristo e nulla vi è di genuinamente
umano che non trovi eco nel loro cuore. La loro comunità, infatti, è
composta di uomini i quali, riuniti insieme in Cristo, sono guidati
dallo Spirito Santo nel loro pellegrinaggio verso il regno del
Padre, ed hanno ricevuto il messaggio di salvezza da proporre a
tutti. Perciò la comunità dei cristiani si sente realmente e
intimamente solidale con il genere umano e con la sua storia». Oscar
Romero, vescovo e voce dei poveri e degli oppressi, 25 anni fa
veniva ucciso: in lui riconosciamo profezia e martirio,
testimonianza capace di incoraggiare e sostenere la fedeltà al
Vangelo e ai poveri.
AMBITI
DI PREOCCUPAZIONE E IMPEGNO
Urgenza di presenza
ecclesiale profetica
In quanto persone appartenenti alla chiesa, ci rendiamo prima di
tutto conto del rischio di insignificanza che ogni giorno corriamo,
nella società più vasta dove siamo chiamati ad essere sale e luce.
Il chinarsi sulle miserie dell'uomo per curarle è importante, ma
quanto importante anche il far di tutto perché l'uomo non cada e
perché il male sia chiaramente e preventivamente individuato e
combattuto, evitando connivenze e silenzi dettati da opportunismo.
In tutte le Diocesi sono presenti e operanti le Caritas; gli
organismi di Justitia e pax, al contrario, o non ci sono o
esercitano un ruolo raramente significativo.
Con gli impoveriti
Siamo interrogati dall'impoverimento del pianeta e dalla morte per
fame, sete, malattie di bambini: ogni minuto per cento di loro c'è
la morte, mentre nello stesso momento si investe 1 milione di euro
per vecchi e nuovi sistemi d'arma. Sempre più numerosi sono i poveri
anche nel nostro Paese, nella nostra Regione. Il precariato nel
lavoro e in genere l'insicurezza sociale, come anche la tendenza
alla delega al privato in tutti i settori del sociale,
particolarmente nella formazione professionale, hanno ricadute
pesanti sul presente e ancor di più sul futuro dei nostri giovani.
L'ostentazione della ricchezza che si esprime in beni di lusso, in
privilegi e in potere, da parte di classi sociali risparmiate dalle
attuali regole fiscali, è avvertita con indignazione e rabbia da
molti: percepiamo tali atmosfere come un insulto premeditato alla
pazienza di chi meno ha e può.
Ruolo della politica
La politica, linguaggio essenziale della costruzione del bene
comune, laboratorio di forme di convivenza tra interessi, storie,
forze diverse tra loro, avrebbe bisogno di un cambio di marcia, di
affidarsi al principio responsabilità, e invece spesso è copertura
meschina di poteri forti e corporativi, è salottiera sospensione del
tempo, mentre urgente sarebbe l'agire. Anche nella nostra Regione,
comunque, è uno dei mestieri meglio pagati. La riscrittura dello
Statuto Regionale riteniamo debba accogliere, riconoscere,
armonizzare la specificità delle diverse componenti con apertura
all'Europa e al mondo, data l'interdipendenza planetaria sempre più
evidente e pervasiva. Si ripresentano invece etnocentrismi e
chiusure particolaristiche incuranti di nuovi scenari e opportunità.
La nostra Regione è "luogo di grazia" proprio perché snodo di
lingue, culture, istituzioni, e fedi diverse e dunque possibile
laboratorio di dialogo tra coloro che, ieri nemici, oggi
contribuiscono alla costruzione dell'Europa dei popoli.
Educazione alla sobrietà
Avvertiamo l'esigenza di un'educazione permanente a uno stile di
vita essenziale, esigente, sobrio da parte della chiesa, delle
singole comunità cristiane, reso visibile nelle strutture
parrocchiali, nei luoghi di culto, nelle celebrazioni
dell'eucaristia e del perdono, che dicono molto di noi e del Dio a
cui ci affidiamo. Sperimentiamo tante volte come la povertà scelta
sia fonte di esperienze di libertà che rimandano al senso radicale
dell'esistere quale consegna, ma anche dono/offerta capace di
inceppare il perverso meccanismo che riduce produzione a consumo,
relazioni e cose a merce. Esprimiamo forte contrarietà
all'insediamento di casinò nel nostro territorio: il denaro, frutto
del lavoro, pensato per creare e sostenere occupazioni, opportunità
sociali e culturali, sarebbe invece giocato, nella convinzione di
poterlo riavere moltiplicato per giocarlo di nuovo in una sequenza
che fa crescere illusioni, avventure, sprechi e dipendenze.
No alla guerra
Ridiciamo un no convinto alla guerra, alla guerra preventiva.
Ribadiamo che la compassione per le vittime, la spiritualità. la
cultura della nonviolenza attiva, il dialogo, la trattativa possono
costruire strade di salvezza. Nella nostra Regione poche le parole
critiche di persone, gruppi e istituzioni nei confronti di
strutture, quali la base Usaf di Aviano, la cui potenza simbolica
consolida - nel modo di immaginare le relazioni tra popoli - l'uso
delle armi più avanzate quale modalità privilegiata, mentre una
volta di più, nella guerra in Iraq, è stata sperimentata la loro
impotenza a risolvere i problemi e la loro terribile efficacia ad
ingigantirli. Siamo convinti che la scelta della nonviolenza attiva
debba insistere e crescere in primo luogo nei cuori, nelle
coscienze, nelle comunità di fede prima che diventare prassi
politica, esercizio attivo dell'uso persuasivo della ragione.
Diversamente, quando vanno di scena la guerra e i signori della
guerra, non sono credibili mediazioni, forze di interposizione,
gesti di solidarietà che riaprano il dialogo. In questo tempo
abbiamo assistito con raccapriccio all'uso della religione quale
legittimazione suprema della contrapposizione ostile, dello scontro
tra civiltà e della guerra. Il Dio che conosciamo e sperimentiamo,
con umiltà, quello mostratoci da Gesù, è il Dio dell'incontro,
dell'amore per i nemici, della compassione, dell'amore creativo che
persegue tutte le strade della pace: blasfemo è pensarlo e
dichiararlo dalla parte di progetti violenti ed egemonici. Le
celebrazioni eucaristiche non sono di certo rese più ricche dalla
presenza di armi, né le benedizioni rendono più sopportabili carri
armati, cacciabombardieri e navi da guerra. La giusta pietà per chi
perde la propria vita in vicende di guerra, non dovrebbe mai
prestarsi, nei luoghi e riti sacri, ad esibizioni di trionfalismo
patriottico od esaltazione della guerra stessa.
Accoglienza e rispetto del
diverso
Sperimentiamo ogni giorno, nell'incontro con persone diverse e
tribolate, la necessità di riscrivere per le nostre vite la buona
notizia di Gesù che accoglie, non allontana; ascolta, non evita;
conforta, non discrimina; perdona, non condanna. L'avere a cuore la
chiesa quale segno del Risorto ci costringe a vigilare sulle forme
dichiarate o mimetizzate di potere che insistono dentro di noi e che
si manifestano in condanne morali generalizzate o contro soggetti
deboli della società. Avvertiamo profondo imbarazzo nei confronti di
fondamentalismi religiosi che separano senza misericordia e
intelligenza buoni da cattivi, giusti da fuorviati: è carica di
mistero la storia di ognuno per essere classificabile in modo
assoluto. Dall'altra assistiamo a intrecci confusi, pericolosi sia
per la fede che per la laicità, tra religione, società, civiltà,
politica. Una autentica fede salvaguarda la laicità e una autentica
laicità è aperta alla misura della fede e garantisce il suo dirsi
storico. Nella nostra Regione incontriamo tanti segni di accoglienza
e di concreta attenzione con chi vive la sofferenza fisica e
psichica, con chi si trova in carcere, con chi percorre un cammino
di liberazione da dipendenze, con chi condivide situazioni di dolore
e di fatica. Riconosciamo in questi segni, così poco appariscenti e
ancora meno raccontati, il tessuto positivo su cui si regge la
nostra società. Si vorrebbe che altrettanta attenzione e rispetto
fossero riservati anche a quanti fanno scelte di vita diverse da
quelle che la chiesa insegna. Il "non giudicate" del Signore non è
solo un astenersi freddo o distacco sdegnato da chi non è come tu
vorresti che fosse, ma un atteggiamento di rispettosa attenzione e
disponibilità a comprendere il mistero profondo dell'uomo. La
presenza di immigrati è sempre più diffusa nella nostra Regione e
tante sono le esperienze di accoglienza e di inserimento, anche se
puntuali si presentano rifiuti, resistenze, difficoltà. La proposta
di legge regionale sull'immigrazione offre uno strumento legislativo
prezioso che va verificato nella sua concreta attuazione e
articolazione. D'altro lato la costruzione a Gradisca d'lsonzo di un
centro di temporanea permanenza per stranieri, con un muro di cinta
alto tre metri, è una vergogna etica, culturale, legislativa e
politica: per certificare identità si generano forme di autentica
disumanità; la fuga disperata, per molti immigrati, dalla fame,
dalle guerre, dalle violenze ideologiche non può passare e sostare
in questi centri di detenzione. Invochiamo forme di testimonianze
democratiche di vera contrarietà a luoghi così: quel cemento sembra
indicare durezza di cuori, insensibilità di coscienze, sonno della
ragione.
Informazione e cultura
I mezzi televisivi di informazione - salvo sempre più rare eccezioni
- soffrono la dialettica, ostentano l'effimero come evento assoluto,
parlano più allo stomaco che alla testa, disinformano, sono repliche
gli uni degli altri, offendono l'intelligenza, manipolano o
banalizzano la realtà. Guardiamo con favore e partecipazione a tutte
le iniziative che rivelano un Friuli Venezia Giulia attento alla
profondità spirituale e culturale, consapevole della sua identità e
aperto al mondo, abitato da diversità linguistiche di tutto il
pianeta.
Comunità e festa
Manifestiamo la speranza e ci sentiamo impegnati perché la domenica
diventi sempre più giorno della festa, del riposo, della famiglia,
dell'amicizia e della comunità cristiana, per chi vive questa
dimensione. Nonostante i tanti motivi di preoccupazione, riteniamo
doveroso oggi, più che mai, far leva sulla virtù della speranza. Là
dove il male si manifesta in tutta la sua oscenità inquinante e
violenza distruttrice, emerge quasi sempre, un bisogno inarrestabile
di riscatto, di vita.
Dalla nostra terra anche oggi possono partire segnali significativi
in tale direzione.
Alex Cogliati -Trieste
Mario Vatta -Trieste
Piero Facchinetti -Gorizia
Alberto De Nadai -Gorizia
Luigi Fontanot- Gorizia
Andrea Bellavite -Gorizia
Pierluigi Di Piazza -Udine
Franco Saccavini -Udine
Federico Schiavon -Udine
Giacomo Tolot -Pordenone
Alessandro Paradisi -Pordenone
Piergiorgio Rigo -Pordenone
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