Natale 2004:

Lettera aperta alle persone e alle comunità  del Friuli Venezia Giulia

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Limiti e importanza del dialogo

Da tre anni, a Natale, continuiamo a rivolgerci a voi tutti in forma dialogante e interrogante, per comunicare riflessioni e vissuti, allo scopo di sostenerci e incoraggiarci. Nessun intento di far da maestri, ma per esigenza di riflettere pubblicamente, a partire da nostre particolari valutazioni ed esperienze, dentro la complessità della storia. Siamo consapevoli dell'importanza che ha la parola, ma anche della sua inutilità, ambiguità ed equivocità quand'essa fosse svuotata di coerenza e ridotta a chiacchiera o maschera. Ricorrenze significative Sono passati quasi 40 anni dal documento del Concilio Vaticano II "Gaudium et Spes". Ci riconosciamo pienamente nelle significative espressioni del suo inizio: «Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore. La loro comunità, infatti, è composta di uomini i quali, riuniti insieme in Cristo, sono guidati dallo Spirito Santo nel loro pellegrinaggio verso il regno del Padre, ed hanno ricevuto il messaggio di salvezza da proporre a tutti. Perciò la comunità dei cristiani si sente realmente e intimamente solidale con il genere umano e con la sua storia». Oscar Romero, vescovo e voce dei poveri e degli oppressi, 25 anni fa veniva ucciso: in lui riconosciamo profezia e martirio, testimonianza capace di incoraggiare e sostenere la fedeltà al Vangelo e ai poveri.

AMBITI DI PREOCCUPAZIONE E IMPEGNO

Urgenza di presenza ecclesiale profetica

In quanto persone appartenenti alla chiesa, ci rendiamo prima di tutto conto del rischio di insignificanza che ogni giorno corriamo, nella società più vasta dove siamo chiamati ad essere sale e luce. Il chinarsi sulle miserie dell'uomo per curarle è importante, ma quanto importante anche il far di tutto perché l'uomo non cada e perché il male sia chiaramente e preventivamente individuato e combattuto, evitando connivenze e silenzi dettati da opportunismo. In tutte le Diocesi sono presenti e operanti le Caritas; gli organismi di Justitia e pax, al contrario, o non ci sono o esercitano un ruolo raramente significativo.

Con gli impoveriti

Siamo interrogati dall'impoverimento del pianeta e dalla morte per fame, sete, malattie di bambini: ogni minuto per cento di loro c'è la morte, mentre nello stesso momento si investe 1 milione di euro per vecchi e nuovi sistemi d'arma. Sempre più numerosi sono i poveri anche nel nostro Paese, nella nostra Regione. Il precariato nel lavoro e in genere l'insicurezza sociale, come anche la tendenza alla delega al privato in tutti i settori del sociale, particolarmente nella formazione professionale, hanno ricadute pesanti sul presente e ancor di più sul futuro dei nostri giovani. L'ostentazione della ricchezza che si esprime in beni di lusso, in privilegi e in potere, da parte di classi sociali risparmiate dalle attuali regole fiscali, è avvertita con indignazione e rabbia da molti: percepiamo tali atmosfere come un insulto premeditato alla pazienza di chi meno ha e può.

Ruolo della politica

 La politica, linguaggio essenziale della costruzione del bene comune, laboratorio di forme di convivenza tra interessi, storie, forze diverse tra loro, avrebbe bisogno di un cambio di marcia, di affidarsi al principio responsabilità, e invece spesso è copertura meschina di poteri forti e corporativi, è salottiera sospensione del tempo, mentre urgente sarebbe l'agire. Anche nella nostra Regione, comunque, è uno dei mestieri meglio pagati. La riscrittura dello Statuto Regionale riteniamo debba accogliere, riconoscere, armonizzare la specificità delle diverse componenti con apertura all'Europa e al mondo, data l'interdipendenza planetaria sempre più evidente e pervasiva. Si ripresentano invece etnocentrismi e chiusure particolaristiche incuranti di nuovi scenari e opportunità. La nostra Regione è "luogo di grazia" proprio perché snodo di lingue, culture, istituzioni, e fedi diverse e dunque possibile laboratorio di dialogo tra coloro che, ieri nemici, oggi contribuiscono alla costruzione dell'Europa dei popoli.

Educazione alla sobrietà

Avvertiamo l'esigenza di un'educazione permanente a uno stile di vita essenziale, esigente, sobrio da parte della chiesa, delle singole comunità cristiane, reso visibile nelle strutture parrocchiali, nei luoghi di culto, nelle celebrazioni dell'eucaristia e del perdono, che dicono molto di noi e del Dio a cui ci affidiamo. Sperimentiamo tante volte come la povertà scelta sia fonte di esperienze di libertà che rimandano al senso radicale dell'esistere quale consegna, ma anche dono/offerta capace di inceppare il perverso meccanismo che riduce produzione a consumo, relazioni e cose a merce. Esprimiamo forte contrarietà all'insediamento di casinò nel nostro territorio: il denaro, frutto del lavoro, pensato per creare e sostenere occupazioni, opportunità sociali e culturali, sarebbe invece giocato, nella convinzione di poterlo riavere moltiplicato per giocarlo di nuovo in una sequenza che fa crescere illusioni, avventure, sprechi e dipendenze.

No alla guerra

Ridiciamo un no convinto alla guerra, alla guerra preventiva. Ribadiamo che la compassione per le vittime, la spiritualità. la cultura della nonviolenza attiva, il dialogo, la trattativa possono costruire strade di salvezza. Nella nostra Regione poche le parole critiche di persone, gruppi e istituzioni nei confronti di strutture, quali la base Usaf di Aviano, la cui potenza simbolica consolida - nel modo di immaginare le relazioni tra popoli - l'uso delle armi più avanzate quale modalità privilegiata, mentre una volta di più, nella guerra in Iraq, è stata sperimentata la loro impotenza a risolvere i problemi e la loro terribile efficacia ad ingigantirli. Siamo convinti che la scelta della nonviolenza attiva debba insistere e crescere in primo luogo nei cuori, nelle coscienze, nelle comunità di fede prima che diventare prassi politica, esercizio attivo dell'uso persuasivo della ragione. Diversamente, quando vanno di scena la guerra e i signori della guerra, non sono credibili mediazioni, forze di interposizione, gesti di solidarietà che riaprano il dialogo. In questo tempo abbiamo assistito con raccapriccio all'uso della religione quale legittimazione suprema della contrapposizione ostile, dello scontro tra civiltà e della guerra. Il Dio che conosciamo e sperimentiamo, con umiltà, quello mostratoci da Gesù, è il Dio dell'incontro, dell'amore per i nemici, della compassione, dell'amore creativo che persegue tutte le strade della pace: blasfemo è pensarlo e dichiararlo dalla parte di progetti violenti ed egemonici. Le celebrazioni eucaristiche non sono di certo rese più ricche dalla presenza di armi, né le benedizioni rendono più sopportabili carri armati, cacciabombardieri e navi da guerra. La giusta pietà per chi perde la propria vita in vicende di guerra, non dovrebbe mai prestarsi, nei luoghi e riti sacri, ad esibizioni di trionfalismo patriottico od esaltazione della guerra stessa.

Accoglienza e rispetto del diverso

Sperimentiamo ogni giorno, nell'incontro con persone diverse e tribolate, la necessità di riscrivere per le nostre vite la buona notizia di Gesù che accoglie, non allontana; ascolta, non evita; conforta, non discrimina; perdona, non condanna. L'avere a cuore la chiesa quale segno del Risorto ci costringe a vigilare sulle forme dichiarate o mimetizzate di potere che insistono dentro di noi e che si manifestano in condanne morali generalizzate o contro soggetti deboli della società. Avvertiamo profondo imbarazzo nei confronti di fondamentalismi religiosi che separano senza misericordia e intelligenza buoni da cattivi, giusti da fuorviati: è carica di mistero la storia di ognuno per essere classificabile in modo assoluto. Dall'altra assistiamo a intrecci confusi, pericolosi sia per la fede che per la laicità, tra religione, società, civiltà, politica. Una autentica fede salvaguarda la laicità e una autentica laicità è aperta alla misura della fede e garantisce il suo dirsi storico. Nella nostra Regione incontriamo tanti segni di accoglienza e di concreta attenzione con chi vive la sofferenza fisica e psichica, con chi si trova in carcere, con chi percorre un cammino di liberazione da dipendenze, con chi condivide situazioni di dolore e di fatica. Riconosciamo in questi segni, così poco appariscenti e ancora meno raccontati, il tessuto positivo su cui si regge la nostra società. Si vorrebbe che altrettanta attenzione e rispetto fossero riservati anche a quanti fanno scelte di vita diverse da quelle che la chiesa insegna. Il "non giudicate" del Signore non è solo un astenersi freddo o distacco sdegnato da chi non è come tu vorresti che fosse, ma un atteggiamento di rispettosa attenzione e disponibilità a comprendere il mistero profondo dell'uomo. La presenza di immigrati è sempre più diffusa nella nostra Regione e tante sono le esperienze di accoglienza e di inserimento, anche se puntuali si presentano rifiuti, resistenze, difficoltà. La proposta di legge regionale sull'immigrazione offre uno strumento legislativo prezioso che va verificato nella sua concreta attuazione e articolazione. D'altro lato la costruzione a Gradisca d'lsonzo di un centro di temporanea permanenza per stranieri, con un muro di cinta alto tre metri, è una vergogna etica, culturale, legislativa e politica: per certificare identità si generano forme di autentica disumanità; la fuga disperata, per molti immigrati, dalla fame, dalle guerre, dalle violenze ideologiche non può passare e sostare in questi centri di detenzione. Invochiamo forme di testimonianze democratiche di vera contrarietà a luoghi così: quel cemento sembra indicare durezza di cuori, insensibilità di coscienze, sonno della ragione.

Informazione e cultura

I mezzi televisivi di informazione - salvo sempre più rare eccezioni - soffrono la dialettica, ostentano l'effimero come evento assoluto, parlano più allo stomaco che alla testa, disinformano, sono repliche gli uni degli altri, offendono l'intelligenza, manipolano o banalizzano la realtà. Guardiamo con favore e partecipazione a tutte le iniziative che rivelano un Friuli Venezia Giulia attento alla profondità spirituale e culturale, consapevole della sua identità e aperto al mondo, abitato da diversità linguistiche di tutto il pianeta.

Comunità e festa

Manifestiamo la speranza e ci sentiamo impegnati perché la domenica diventi sempre più giorno della festa, del riposo, della famiglia, dell'amicizia e della comunità cristiana, per chi vive questa dimensione. Nonostante i tanti motivi di preoccupazione, riteniamo doveroso oggi, più che mai, far leva sulla virtù della speranza. Là dove il male si manifesta in tutta la sua oscenità inquinante e violenza distruttrice, emerge quasi sempre, un bisogno inarrestabile di riscatto, di vita.

 

Dalla nostra terra anche oggi possono partire segnali significativi in tale direzione.

 

Alex Cogliati -Trieste

Mario Vatta -Trieste

Piero Facchinetti -Gorizia

Alberto De Nadai -Gorizia

Luigi Fontanot- Gorizia

Andrea Bellavite -Gorizia

Pierluigi Di Piazza -Udine

Franco Saccavini -Udine

Federico Schiavon -Udine

Giacomo Tolot -Pordenone

Alessandro Paradisi -Pordenone

Piergiorgio Rigo -Pordenone