Gradisca d'Isonzo 26 febbraio 2005:

 Cronaca di una manifestazione finita in fumo.
 

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"Non possiamo smantellare la casa del padrone con gli attrezzi del padrone"
 

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Il No al CPT richiede forme diverse da quelle chiuse e violente che ne hanno   ispirato la costruzione.

 

 

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Gradisca 26 febbraio 2005, manifestazione molto attesa. Per dire NO all'apertura della Guantanamo friulana, il CPT di Gradisca d'Isonzo che pare sarà il più grande d'Italia.

Davanti alla stazione di Sagrado si radunano nel primo pomeriggio alcune migliaia di persone.

I gruppi e le tipologie di persone sono i più diversi, dagli anarchici a qualche (pochi ...) sacerdote, dai disobbedienti a famiglie con i bimbi nel passeggino, da alcune associazioni di immigrati ai partiti politici. Numerosi anche i sindaci, gli amministratori locali, regionali e un paio di parlamentari. Imponente lo schieramento delle forze dell'ordine.

C'è anche un signore in bicicletta con nel cestino un cartello che dice "Il muro che dice 'salve straniero'  non si farà mai", vorrebbe attaccarlo al muro del CPT. 

Il caos della pluralità dei manifesti e degli appelli che chiamavano ad unirsi al corteo di sabato era però evidente. Nella settimana precedente la manifestazioni molte realtà che fanno riferimento all'area dei centri sociali e dei disobbedienti escono con un manifesto alternativo ( Guerra/democrazia: un paradigma che descrive il conflitto sociale nel tempo dell'Impero)  disconoscendo pubblicamente il manifesto "ufficiale" che era stato elaborato in una fase precedente dalle forze locali che si oppongono all'apertura del CPT ( NO ALLA REALIZZAZIONE DEI CENTRI DI PERMANENZA TEMPORANEA (CPT) PER MIGRANTI né a Gradisca né altrove ). Motivo: l'adesione al primo invito a manifestare del sindacato si polizia SILP (CGIL) e la volontà di fruttare  l'occasione per lanciare una nuova  "giornata europea di mobilitazione e azione" per il mese sucessivo.  

Durante il corteo poi lo ho letto il volantino dello SILP,  mi è parso il più chiaro nell'individuare alcuni punti chiave: NO al CPT, NO alla criminalizzazione dei clandestini, richiesta di maggiore attenzione e denuncia della criminalità mafiosa che si arricchisce con i traffici di persone ...  

Così il folto gruppo dei disobbedianti (da Trieste, da Venezia e da Padova) si sono schierati quasi in testa al corteo, subito dietro ad amministratori e politici. Dietro tutti gli altri, in fondo gli anarchici e uno strano furgoncino di "indipendenti" che distribuisce vino per una offerta libera (come ad una sagra ... ?!!). Dal sound system dei disobbedienti musica e proclami, ripetitivi, superficiali e su tutto il "protestabile" (il precariato sociale, i diritti dei migranti, la polizia, la guerra, la democrazia). Percarità non che in questo nostro mondo non siano tutti, in fondo, facce di uno stesso sistema ... 

Il corteo attraversa il centro di una Gradisca piuttosto assediata, banche presidiate e serrande abbassate. C'è un forte vento freddo e un limpido sole e alcuni gruppi di migranti che suonano i loro tamburi.

Curva a sinistra, numerosissimi carabinieri a delimitare la strada al corteo, il muro del CPT è lì poco più avanti ... e si sente salire la tensione dalla testa del corteo. Attorno a me le famiglie di prima con i bimbi piccoli, davanti iniziano i lanci di razzi da stadio e fumogeni verso il muro della ex caserma Pollonio e la polizia, alcuni cespugli prendono un po' fuoco.

Continuiamo ad avvicinarci alla parte centrale del muro e allo spiazzo predisposto con il palco per gli interventi. La polizia è schierata in assetto antisommossa davanti alle transenne sul bordo della strada che  rendono impossibile avvicinarsi al muro. Ma non sarebbe dovuto essere permesso ai manifestanti sporcare con mani colorate quell'enorme muro grigio? 

I lanci di sassi e razzi si fanno sempre più fitti, sulla testa dei poliziotti fumi colorati. Forte il disappunto di tutti quelli che mi circondano, in molti protestano. 

Fino a che parte la carica della polizia ed il gruppo di "disobbedienti lanciatori"  è costretto al retrocedere di alcune decine di metri, anche sopra  le persone che dal corteo si stavano posizionando sul prato davanti al palco. Alcuni si  prendono le manganellate. Alcuni minuti di fronte a fronte tra la polizia ed il gruppo dei disobbedienti del nord-est stretti tra loro fianco a fianco e  incitati dai loro leader, che dal microfono insultano la polizia, incitano i compagni ad avanzare, si lasciano scappare (?) qualche bestemmia. Poi la polizia indietreggia. 

Tutti scendono sul prato, ma dal palco non parlerà più nessuno, tutti hanno deciso che non era più il caso. Il corteo si scioglie e tutti se ne tornano verso le loro corriere, macchine o treni. Solo il tempo di ascoltare un ragazzino in lacrime, sconvolto per aver scampato una manganellata e per aver visto il suo vicino prendersela in faccia. Passava di lì al momento sbagliato. 

La manifestazione è finita in fumo, quello dei razzi da stadio e delle parole dei leader che come "prime donne" cercano un momento di gloria e vanità. Nessuno più ha parlato, anche se mi pareva ci fosse attesa per capire le posizione dell'assessore regionale o il sindaco di Gradisca in merito alle ventilate e speranzose possibilità di un sequestro del cantiere. Nulla, tutti a casa. In molti con il rammarico di aver perso una occasione e di aver permesso che pochi organizzati usassero i molti disorganizzati ed ingenui per ottenere i loro minuti di celebrità. 

Mi chiedo quali i vantaggi per tutti i migranti senza documenti che, con molta probabilità, tra poco inizieranno a essere chiusi dietro quel muro. Quali sono e saranno le nostre responsabilità davanti ai loro occhi dietro le sbarre?

E mi ripeto che "Non possiamo smantellare la casa del padrone con gli attrezzi del padrone" (Audre Lorde), e neanche lasciare spazio a chi si è già impadronito degli attrezzi e cerca di nasconderli dietro alla schiena, salvo poi tirandoli fuori a fine manifestazione con un ragazzo solo per aggredirlo ed intimidirlo in modo mafioso.

Credo che, se ci stanno davvero a cuore i migranti, sia necessario interrogarci e crescere su come e con chi scendiamo in strada a dire "NO ai lager per migranti". 

Ritorno a casa con lo stesso treno dei disobbedienti. In una stazione friulana dal mio stesso vagone  urla e pesantissimi insulti ad una donna ed alla polizia che si intravede qualche binario più in là. Allora il sospetto si fa più chiaro: non è che quello che si cerca è  solo lo scontro ideologico?  Ed in questo gioco infantile del fronte a fronte non si ripetono altro che le logiche che portano molti a pensare che la risposta più giusta ai migranti che bussano disperati alle nostre porte siano le gabbie e i muri di un CPT. Fronte contro fronte, muro contro muro.

Mi è parso di vederlo ancora più alto quel muro la sera del 26 febbraio, non "solo" 4 m. Sono 4 m a cui si aggiungono gli scudi, i manganelli, i razzi da stadio, i sassi e le parole violente, eccitate e volgari ed i titoli dei giornali sulle cariche della polizia. 

Avrei sognato che quel muro iniziasse a scendere dopo il 26 febbraio. 

Io non sono contenta dopo questa giornata, forse i più contenti di tutti sono quelli che il muro lo hanno costruito e con l'aiuto di altri ora lo hanno alzato di qualche altro metro.

Silvia