Continuiamo ad avvicinarci alla parte centrale del muro e allo spiazzo
predisposto con il palco per gli interventi. La polizia è schierata in
assetto antisommossa davanti alle transenne sul bordo della strada che
rendono impossibile avvicinarsi al muro. Ma non sarebbe dovuto essere
permesso ai manifestanti sporcare con mani colorate quell'enorme
muro grigio?
I
lanci di sassi e razzi si fanno sempre più fitti, sulla testa dei
poliziotti fumi colorati. Forte il disappunto di tutti quelli che mi
circondano, in molti protestano.
Fino
a che parte la carica della polizia ed il gruppo di "disobbedienti
lanciatori" è costretto al retrocedere di alcune decine di
metri, anche sopra le persone che dal corteo si stavano posizionando
sul prato davanti al palco. Alcuni si prendono le manganellate.
Alcuni minuti di fronte a fronte tra la polizia ed il gruppo dei
disobbedienti del nord-est stretti tra loro fianco a fianco e
incitati dai loro leader, che dal microfono insultano la polizia, incitano
i compagni ad avanzare, si lasciano scappare (?) qualche bestemmia. Poi la
polizia indietreggia.
Tutti
scendono sul prato, ma dal palco non parlerà più nessuno, tutti hanno
deciso che non era più il caso. Il corteo si scioglie e tutti se ne
tornano verso le loro corriere, macchine o treni. Solo il tempo di
ascoltare un ragazzino in lacrime, sconvolto per aver scampato una
manganellata e per aver visto il suo vicino prendersela in faccia. Passava
di lì al momento sbagliato.
La
manifestazione è finita in fumo, quello dei razzi da stadio e delle
parole dei leader che come "prime donne" cercano un momento di
gloria e vanità. Nessuno più ha parlato, anche se mi pareva ci fosse
attesa per capire le posizione dell'assessore regionale o il sindaco di
Gradisca in merito alle ventilate e speranzose possibilità di un
sequestro del cantiere. Nulla, tutti a casa. In molti con il rammarico di
aver perso una occasione e di aver permesso che pochi organizzati usassero
i molti disorganizzati ed ingenui per ottenere i loro minuti di
celebrità.
Mi
chiedo quali i vantaggi per tutti i migranti senza documenti che, con
molta probabilità, tra poco inizieranno a essere chiusi dietro quel muro.
Quali sono e saranno le nostre responsabilità davanti ai loro occhi
dietro le sbarre?
E
mi ripeto che "Non possiamo smantellare la casa del
padrone con gli attrezzi del padrone" (Audre Lorde), e neanche
lasciare spazio a chi si è già impadronito degli attrezzi e cerca di
nasconderli dietro alla schiena, salvo poi tirandoli fuori a fine
manifestazione con un ragazzo solo per aggredirlo ed intimidirlo in modo
mafioso.
Credo
che, se ci stanno davvero a cuore i migranti, sia necessario interrogarci
e crescere su come e con chi scendiamo in strada a dire "NO ai lager
per migranti".
Ritorno
a casa con lo stesso treno dei disobbedienti. In una stazione friulana
dal mio stesso vagone urla e pesantissimi insulti ad una
donna ed alla polizia che si intravede qualche binario più in là. Allora
il sospetto si fa più chiaro: non è che
quello che si cerca è solo lo scontro ideologico? Ed in questo gioco infantile del fronte a fronte non si
ripetono altro che le logiche che portano molti a pensare che la risposta
più giusta ai migranti che bussano disperati alle nostre porte siano le
gabbie e i muri di un CPT. Fronte contro fronte, muro contro muro.
Mi è parso di vederlo ancora più alto quel muro la sera del 26
febbraio, non "solo" 4 m. Sono 4 m a cui si aggiungono gli scudi, i
manganelli, i razzi da stadio, i sassi e le parole violente, eccitate e
volgari ed i titoli dei giornali sulle cariche della polizia.
Avrei
sognato che quel muro iniziasse a scendere dopo il 26 febbraio.
Io non
sono contenta dopo questa giornata, forse i più contenti di tutti sono
quelli che il muro lo hanno costruito e con l'aiuto di altri ora lo hanno
alzato di qualche altro metro.
Silvia
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