Cos'e' il Fondo Monetario Internazionale?

Il Fondo Monetario Internazionale a differenza della Banca Mondiale era stato fondato per perseguire i seguenti obiettivi:

1.    promuovere e mantenere la cooperazione monetaria internazionale, l'espansione e la crescita equilibrata del commercio internazionale, la stabilita' dei tassi di cambio ed il sistema multilaterale dei pagamenti

2.    mitigare gli squilibri nelle bilancie dei  pagamenti

3.    fornire risorse e liquidita' per raggiungere tali obiettivi.

 

Il programma iniziale del FMI prevedeva inoltre la  promozione ed il mantenimento di alti livelli di occupazione e reddito reale insieme allo sviluppo delle risorse produttive dei  paesi membri. Non rientravano quindi nel mandato originario compiti quali il controllo dell'inflazione o l'imposizione di politiche   fiscali e di sviluppo agli stati membri che rappresentano ora la principale occupazione dell'FMI.

 

  Cosa si intende per "mission creep"?

     Il termine coniato in America sta a sottendere l'espansione del mandato dell'FMI in settori diversi da quelli previsti dall'accordo   istitutivo di Bretton Woods. Il Fondo monetario scopre ora una nuova vocazione, quella della lotta alla poverta' e decide di sua spontanea volontà di  ampliare oltremodo il suo mandato originario, gia' rivisto e corretto dopo la fine della convertibilita' del dollaro (la fine del cosiddetto Gold-Exchange Standard del 1973). Allora l'FMI, in ossequio alle politiche economiche neoliberiste del reaganesimo e thatcherismo, aveva abbracciato la dottrina dell'aggiustamento strutturale seguito a ruota dalla Banca mondiale.

 

Tale  sviluppo preoccupa anche le organizzazioni nongovernative e le ONG di base del Sud, che sostengono la necessita' impellente che l'FMI sia piu' sensibile alle questioni sociali ed ambientali e consideri questi aspetti come criteri essenziali dei suoi interventi.

 Il Fondo pero' non deve entrare direttamente nel campo dello sviluppo di lungo termine, funzione

 questa propria delle Agenzie del sistema delle Nazioni Unite o tutt'al piu' della Banca mondiale. Resta sempre nell'aria l'ipotesi di allargare il mandato dellFMI rivedendone lo statuto, per renderlo competente a gestire i programmi di liberalizzazione dei movimenti di capitale, la cosiddetta Capital Account Liberalization.

   

 Chi ne fa parte?

 Attualmente fanno parte del Fondo Monetario 182 stati che nominano un Consiglio dei Governatori (Board of Governors) formato dai Ministri del Tesoro o grandi banchieri di ciascun paese membro: Il Consiglio si riunisce una volta l'anno. Il Consiglio Esecutivo e' invece l'organo decsionale permanente del Fondo ed e' presieduto dal Direttore Generale (Managing Director) attualmente Horst Koehler, eletto a scadenza quinquennale dal Consiglio stesso.

 Il Consiglio dei Direttori Esecutivi e' composto di 24 membri nominati o eletti anch'essi dai governi degli stati membri e si riunisce tre volte alla settimana.

Di questi cinque rappresentano i paesi maggiori azionisti , USA con 17,78% dei voti, Giappone (5,53%), Germania (5,53%, Francia ( 4,98%) e Gran Bretagna (4,98%): L'Italia e' rappresentata da Riccardo Faini, direttore per un gruppo di paesi, Italia, Grecia, Portogallo,Albania, Malta e San Marino.

Ogni cinque anni circa il Consiglio provvede a rivedere le quote sulla base dello sviluppo economico degli stati membri.

    

Cosa sono i Diritti Speciali di Prelievo?

Ogni stato membro del Fondo possiede una quota proporzionale alle donazioni che ha dato al Fondo. Ogni quota determina il  potere di voto basato sul criterio di un voto per ogni 100mila Diritti Speciali di Prelievo (DSP - Special Drawing Rights) piu' 250 voti di base cui ha diritto ogni stato membro.

Le quote possono essere utilizzate per creare una riserva valutaria alla quale il Fondo puo' attingere per concedere prestiti ai paesi membri in difficolta' finanziarie. Inoltre forniscono la base per calcolare il  volume di prestiti che un paese puo' ottenere dal Fondo: quanto piu' alto e' il contributo del singolo paese al Fondo, tanto  maggiore sara' la cifra che potra' richiedere in caso di necessita'. Oltre ai DSP le quote di partecipazione sono costituite da valute che possono essere utiizzate liberamente sui principali mercati internazionali: ogni paese puo' usare liberamente questa riserva, chiamata "initial reserve tranche position" senza dover chiedere autorizzazione al Fondo.

In caso il paese avesse bisogno di una quota superiore ai suoi SDR potra' acquistare la valuta di cui ha bisogno dal Fondo.

    

Cosa sono i General Agreements to Borrow?

I GAB sono stati istituiti nel 1962. Grazie a questo strumento, il Fondo potra' chiedere in prestito fino a 17 miliardi di DSP da 11 dei suoi principali Stati membri, Italia inclusa. Il nuovo GAB e' stato rinegoziato nel 1998. In occasione del summit di Halifax del  1995 sulla scia della crisi messicana i G7 chiesero al Fondo di creare un nuovo meccanismo finanziario di emergenza che

potesse garantire ad un numero piu' ampio di paesi un accesso agevolato alle risorse del Fondo. Venne cosi' istituito il NAB (New Arrangements to Borrow) al quale partecipano 25 paesi ed avra' a disposizione 45,5 miliardi di dollari. I fondi GAB  possono essere concessi solo a paesi membri del GAB e solo in circostanze eccezionali a paesi non membri, qualora la loro situazione minacci il sistema monetario internazionale ed il Fondo non abbia sufficienti risorse a disposizione.

Nel 1998 cio' si e'   verificato per la Russia.

  

  E per i paesi poveri?

  L'ESAF (Enhanced Structural Adjustment Facility) approvata nel 1987 e' lo strumento attraverso il quale il Fondo concede  prestiti ai paesi piu' poveri. Ed era anche lo strumento piu' controverso, poiche' tramite l'ESAF il Fondo ha finanziato una buona parte dei programmi di aggiustamento strutturale.

Nel 1999 l'ESAF e' stato trasformato in PRGF (Poverty Reduction and  Growth Facility) per consacrare la trasformazione del Fondo in istituzione di sviluppo e lotta alla poverta'.

    

Come opera con gli stati membri?

 Il Fondo svolge consultazioni segrete, le cosiddette Article IV Consultations, con i Ministeri delle finanze dei paesi membri per definire le linee programmatiche di politica fiscale e monetaria. I documenti di queste consultazioni sono di norma segreti. I paesi che chiedono il sostegno all'Fmi dovranno comunque negoziare una Lettera di Intenti con il Fondo (Letter of Intents) e questa lettera continuera' a contenere le condizioni classiche che l'FMI inserisce nei suoi programmi, ovvero taglio della spesa pubblica, aumento del volume di esportazioni, aggiustamento strutturale.

Non e' un caso che l'FMI sia di fatto strumentale rispetto agli interessi economici e commerciali del suo azionista di maggioranza, gli Stati Uniti. Basti pensare al caso della Corea: un funzionario americano ha affermato che il commercio USA ha beneficiato piu' delle condizioni poste per i piani di salvataggio finanziario che di ogni altro accordo di libero commercio

    

Cos'e' il rapporto Meltzer?

Il rapporto della commissione Meltzer del Congresso Americano sulla riforma della Banca mondiale e del Fondo Monetario Internazionale, pubblicato a marzo del 2000 ha suscitato un grande dibattito a livello internazionale. Il documento suggerisce alcune riforme radicali delle strutture e del mandato di BM ed FMI. Ad esempio, il FMI dovrebbe concentrarsi solo a fornire sostegno finanziario ai paesi in crisi ed interrompere la concessione di prestiti di lungo periodo ai paesi piu' poveri.

La Banca mondiale invece dovrebbe ritirarsi da alcune aree geografiche quali Asia e America Latina e cedere il passo alle banche di sviluppo regionali. Inoltre, dovrebbe concedere solo finanziamenti a dono per programmi di sviluppo sociale e lotta alla  poverta' in quesi paesi tagliati fuori dai flussi finanziari privati.

La struttura della BM che si occupa di assicurazioni di rischio politico, la MIGA dovrebbe essere chiusa, la BM dovrebbe cambiare il suo nome in Agenzia Mondiale per lo Sviluppo, e  dovrebbe essere cancellato tutto il debito multilaterale dei paesi piu' poveri (gli HIPC). Inoltre dovrebbe essere abolita la nuova  struttura del FMI per programmi di lotta alla poverta', la Poverty Reduction and Growth Facility.

Le reazioni al rapporto sono state varie, da chi vede nelle parole della Commissione Meltzer un ennesimo tentativo isolazionista del partito repubblicano a chi le considera un primo importante contributo al dibattito sulla revisione delle politiche e delle funzioni di BM ed FMI. LaCommissione pur facendo riferimento all'alto livello di fallimenti delle politiche e dei progetti della BM e dell'FMI non formula alcuna raccomandazione volta ad aumentare la capacita' di controllo esterno dell'operato del Fondo ne' un meccanismo di  ricorso per le popolazioni danneggiate dalle sue attivita'.

    Come si puo' controllare l'attivita' dell'FMI?

 In occasione degli Spring Meetings di aprile 2000 il Fondo Monetario ha annunciato l'intenzione di istituire un meccanismo  indipendente per la valutazione ed il monitoraggio dei suoi programmi. Le modalita' operative di questa struttura dovranno essere finalizzate entro l'Annual Meeting di Praga 2000. Questa decisione era attesa ormai da anni, vosto che i G7 gia' ad  Halifax nel 1995 avevano chiesto l'istituzione di una "independent monitoring unit" per l'FMI. Questa struttura non operera' una valutazione sistematica di tutti i programmi dell'FMI ma solo di alcuni a scelta. Non e' chiaro se le comunita' locali e le ONG potranno avere accesso alla struttura per sottoporre le proprie preoccupazioni o denunce

 Gli effetti delle politiche dell'FMI sull'ambiente, il caso Indonesia

 In Indonesia i programmi di liberalizzazione del settore della palma da olio e della carta, imposti

 dal FMI comporteranno un aumento della produzione, con, conseguente aumento del tasso di conversione di foreste primarie in piantagioni monocolturali di palma ed eucalipto. Una tendenza questa che negli anni scorsi aveva già provocato un  aumento esponenziale degli incendi con conseguente deforestazione, ma che verrà aggravato ulteriormente in seguito alle misure imposte da Banca e Fondo monetario. Secondo l'associazione Down to Earth, la Banca mondiale ed il FMI insieme ad altri donatori hanno stanziato una nuova tranche di aiuti finanziari all'Indonesia alla fine del mese di luglio del 1999 pari a 5,9  miliardi di dollari, che si aggiungono ai 43 miliardi già concessi dal Fmi. Banca e Fondo hanno indicato chiaramente come l'unica maniera per ripagare questo enorme debito, contratto per lo più per rassicurare gli investitori privati, fosse quella di

aumentare l'esportazione di prodotti forestali ed agricoli. Di qui il prevedibile aumento degli incendi dolosi appiccati dai proprietari terrieri per agevolare la conversione delle foreste. Il danno già subito dall'Indonesia a causa degli incendi che hanno devastato le foreste del Kalimantan nel 1997 è pari a 4,4 miliardi di dollari, ovvero il 2,5 percento circa del prodotto  interno lordo del paese.

 

 

 

 

 

 

 

Articolo di Francesco Martone (Campagna per la riforma della Banca Mondiale) del marzo 2000  (questo testo ha alcune parti  identiche alla scheda precedente)

 

 

FMI: pompiere o piromane dell'economia e finanza globale?

 Lo scandalo recente della diversione di denaro concesso dal Fondo Monetario Internazionale al governo ucraino, e' solo  l'ultimo colpo alla reputazione gia' appannata di questa istituzione che ad aprile si trovera' ad affrontare l'esame del dopo-Seattle, quando migliaia di dimostranti si riuniranno a Washington.   Nel caso dell'Ucraina, denunciato dall'autorevole Financial Times, il governo ucraino si sarebbe accordato con la Union Bank of  Switzerland (UBS) per una serie di transazioni finanziarie volte ad ingannare l'FMI sullo stato delle riserve monetarie del paese cosi' da convincere il Fondo a concedere ulteriori prestiti. Nel mezzo della disputa, le lotte politiche interne al paese, con l'ex primo ministro Pavlo Lazarenko che ha accusato gli stretti collaboratori del presidente Leonid Kuchma di aver guadagnato illecitamente almeno 200 milioni di dollari da tali affari poco chiari.

     E torniamo alle difficolta'nel nominare un sostituto dell-ex Managing Director Michel Camdessus. Sbolognato Caio Koch-Weser,  ex alto funzionario della banca mondiale e vice ministro delle finanze tedesco, l'Europa si 'e impuntata per continuare a proporre un candidato tedesco, nonostante le voci che davano per "papabile" Giuliano Amato. E cosi' si e' deciso per Horst

Kohler, gia' Presidente della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo, lo stesso che il Ministro Dini, in una dichiarazione sempre al Financial Times non definiva uno dei migliori candidati. Tant'e'. Al di la' dei balletti delle nomine pero' resta un fatto. La difficolta' a trovare un sostituto per Michel Camdessus e' certamente sintomatica di una forte crisi politica all'interno del Fondo soprattutto in seguito ai fallimentari interventi per prevenire o minimizzare gli effetti delle crisi finaziarie.   E' un segno anche che il Fondo sempre piu' e' visto come un foro competente a fare "politica estera", longa manus degli   interessi economico-finanziari dei paesi che detengono il potere decisionale nel Consiglio dei Direttori esecutivi e di forti divergenze sul ruolo futuro dell'istituzione.

Il Fondo monetario scopre ora una nuova vocazione, quella della lotta alla poverta' e decide di sua sponte ampliare oltremodo il suo mandato originario, gia' rivisto e corretto dopo la fine della convertibilita' del dollaro (la fine del cosiddetto Gold-Exchange Standard del 1973).

 Allora l'FMI, in ossequio alle politiche economiche neoliberiste del reaganesimo e thatcherismo, aveva abbracciato la dottrina dell'aggiustamento strutturale seguito a ruota dalla Banca mondiale.. Da una parte, soprattutto i repubblicani del Congresso USA, notoriamente allergici ad ogni nuova richiesta di denaro da parte delle istituzioni multilaterali, si oppongono oggi ad un  allargamento del mandato a scopi esclusivamente strumentali di politica interna, mentre l'Amministrazione Clinton, per bocca del Segretario al Tesoro, Larry Summers manda a dire che il Fondo deve solo occuparsi di intervenire per prevenire crisi finanziarie o minimizzarne gli effetti.

     Un tale sviluppo preoccupa anche le organizzazioni nongovernative e le ONG di base del Sud, che certamente sostengono la necessita' impellente che l'FMI sia piu' sensibile alle questioni sociali ed ambientali e consideri questi aspetti come criteri  essenziali dei suoi interventi. Il Fondo pero' non deve entrare direttamente nel campo dello sviluppo di lungo termine, funzione questa propria delle Agenzie del sistema delle Nazioni Unite o tutt'al piu' della Banca mondiale. Posizione riconfermata nel  rapporto della Commissione Meltzer del Congresso USA, del marzo 2000 che si spinge fino al punto di raccomandare la chiusura della nuova Poverty Reduction and Growth Facility, la nuova struttura del FMI per sostenere i programmi di lotta alla poverta'.

  E resta sempre nell'aria l'ipotesi di allargare il mandato dellFMI rivedendone lo statuto, per renderlo competente a gestire i programmi di liberalizzazione dei movimenti di capitale, la cosiddetta Capital Account Liberalization. Per inciso, ogni volta che il Fondo ha cambiato "pelle" lo ha fatto senza il mandato espresso dei Parlamenti dei paesi donatori, e di quelli che ricevono i suoi prestiti e programmi.

     La lotta alla successione di Camdessus, inoltre ha messo in luce tutti i limiti ed i difetti di un processo di selezione e dibattito non-trasparente, e non aperto ai suggerimenti dei Parlamenti e della societa' civile. Ben vengano allora le critiche e le proposte del nostro Ministro del Tesoro Amato, uno dei "papabili" alla poltrona di Camdessus, che di recente sul Financial Times ha

     chiesto maggiore trasparenza e legittimita' della procedura di selezione. Ma piove sul bagnato. Per fare una lista degli errori  commessi dal Fondo non basterebbero tutte le pagine di questo giornale.

Si potrebbe riassumere la questione con le parole di Joseph Stiglitz, ex Chief Economist della Banca mondiale, e candidato al premio Nobel per l'Economia secondo il quale Fmi e BM hanno confuso troppe volte il fine con i mezzi, dando priorita' al rigore economico rispetto alle finalita' di creazione di posti  di lavoro e lotta alla poverta'. La questione riguarda anche gli effetti che le politiche di aggiustamento strutturale, imposte dal Fondo e dalla Banca mondiale hanno sortito negli ultimi anni.

 Piani imposti senza la partecipazioni attiva della societa' civile, e che in molti casi hanno minato alla base le possibilita' di uno sviluppo socialmente giusto ed ecologicamente sostenibile. Su 43  paesi sottoposti a questi programmi negli anni 1978-1995, 31 di questi (pari al 72% del campione) hanno visto aumentare il numero di disoccupati e ridurre i salari.

 

Gli aggiustamenti strutturali non hanno solo aumentato la poverta', ma hanno anche causato gravi danni ambientali. Uno su   tutti il caso Ghana dove la liberalizzazione e l'incentivazione della produzione di cacao per l'export, al fine di generare valuta pregiata, per riequilibrare la bilancia dei pagamenti, ha causato gravi impatti sulle colture tradizionali e sull'ambiente.

Ciononostante Banca mondiale e Fondo monetario continuano a condizionare ogni programma d iriduzione del debito estero, la cosiddettra HIPC, all'attuazione di questi piani di aggiustamento. Senza tagli alle spese sociali, senza liberalizzazione e deregolamentazione di ogni apparato produttivo ed economico i paesi poveri non potranno essere ammessi a tali programmi.

    Oggi si fa un gran parlare, sulla scia del fallimento di Seattle, dell'OMC e della liberalizzazione degli scambi commerciali, ma   molti tralasciano un dato importante: che negli ultimi decenni e' stato proprio il Fondo con i suoi aggiustamenti strutturali a preparare il terreno alle politiche dell'Organizzazione Mondiale del Commercio! Errori sono stati commessi dal Fondo anche nei suoi interventi per fronteggiare le crisi finanziarie che hanno scosso Asia ed America negli scorsi anni.  L'iniezione di massicce dosi di capitali in tempi strettissimi per scongiurare il tracollo di economi traballanti come quella Indonesiana e quella russa, ha alla fine dato fiato solo a quegli speculatori stranieri che avevano fatto investimenti ad alto rischio in quei paesi, sapendo che comunque il Fondo monetario sarebbe intervenuto il loro difesa. Il dibattito sul ruolo del  settore privato nel condividere i costi delle crisi finanziarie ha trovato il suo apice nel caso dell'Ecuador, paese che nel

settembre scorso aveva annunciato una moratoria a pagamento degli interessi su parte del suo debito estero. In prima battuta il Fondo aveva accolto questa possibilita' per fare marcia indietro pochi giorni dopo in seguito ad una lettera inviata a Camdessus da una forte "lobby" delle Banche private. E sempre in Ecuador il Fondo ha temporeggiato nel concedere un   prestito piu' volte promesso di 250 milioni di dollari, aspettando la caduta del presidente Mahuad, per poi intervenire con fondi

ben piu' consistenti per sostenere il processo di dollarizzazione in atto nel paese andino. Un processo al quale si oppone la stragrande maggioranza della popolazione ecuadoriana.

    Per dare un'idea di come la cultura istituzionale dell'Fmi e' ben lontana dai buoni proposti, basta richiamare l'attenzione anche sul caso Brasile. Il governo Cardoso aveva qualche settimana fa annunciato un ambizioso programma per la lotta alla poverta'  di circa 20 miliardi di dollari, nei prossimi dieci anni. La risposta secca del Fmi e' stata: spendete i soldi in maniera piu' efficace, ed efficiente, privatizzate, tagliate la spesa pubblica. Siamo quindi ancora in alto mare… Per riformare l'FMI certamente nonbasta una ripulitura della facciata, una promessa vaga di maggior trasparenza. Il Fondo monetario dovrebbe certamente svolgere una inversione di rotta della sua cultura "ragioneristica" ancora fatta di grandi numeri, e che non vede tuttora come obiettivo finale lo sviluppo sociale e la creazione di posti di lavoro.

    Sara' si' necessaria maggior trasparenza, ma anche un maggior controllo esterno e valutazione delle sue attivita'. Inoltre andrà  modificato i criterio di voto: al momento chi piu' mette soldi ha piu' peso. Non e' un caso che l'FMI sia di fatto strumentale rispetto agli interessi economici e commerciali degli USA.

Basti pensare al caso della Corea: un funzionario americano ha affermato che il commercio USA ha beneficiato piu' delle condizioni poste per i piani di salvataggio finanziario che di ogni altroaccordo di libero commercio. I paesi del sud dovranno avere maggior voce in capitolo, e non solo.

Dovremmo fare un po' di lavoro anche a casa nostra. Il nostro governo dovra' impegnarsi a consultare Parlamento ed ONG su questioni fondamentali, e adottare, con il contributo del Parlamento delle linee-guida chiare e trasparenti che informino le  scelte dei nostri rappresentanti.