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Carissimi, sono appena tornato anch’io da Genova e scrivo subito qualche riflessione da condividere con chi cerca di capire…

Siamo tornati tutti con un grande sentimento di delusione in corpo: tanto lavoro di preparazione, i messaggi e le proposte forti che volevamo lanciare, tutto coperto e schiacciato dalla violenza assurda di un gruppo di terroristi e dall’azione a dir poco confusa della polizia.

Arrivati a casa è nata, invece, una grande rabbia per come l’informazione sta trattando quel che è successo. La morte e la violenza diventano spettacolo, le motivazioni scompaiono, i fatti vengono travisati da chi, per interesse, vuol far passare il suo messaggio.

Il presidente del consiglio italiano ha parlato di “connivenza” tra il Genoa Social Forum e i gruppi dei Black Blocs, affermando che “non ci sarebbero distinzioni” tra gli uni e gli altri.

Si tratta di una affermazione gravissima, che fa violenza e offende un lavoro di mesi di preparazione, studio e incontri di chi ha voluto essere presente a Genova in maniera critica, ma propositiva e nonviolenta!

Ho partecipato e assistito a situazioni drammatiche, in cui i nonviolenti in vari momenti si sono schierati a difesa delle infrastrutture della città, minacciate dalla furia distruttiva dei Black Blocs; in numerosi casi i nonviolenti sono riusciti a bloccare (nella loro fragilità) le incursioni di queste truppe e sempre si sono distinte da loro. Sempre quando era possibile abbiamo isolato queste persone e non le abbiamo lasciate infiltrare nei nostri gruppi. E’ chiaro che nei momenti di tensione e dispersione causati dalla polizia è impossibile per qualsiasi gruppo arginare e impedire infiltrazioni.

Ho assistito alle scene di devastazione della città, causate sempre, nei casi a mia conoscenza, da gruppi isolati e di poche persone. Nella giornata di venerdì i Black Blocs si muovevano organizzati, in gruppi di 100-150 persone, alcuni addirittura seguiti dalla polizia. I movimenti di questi gruppi erano conosciuti e comunicati da un capo all’altro della città attraverso i comandi della polizia, che sapeva quando e dove attendere l’arrivo delle loro bande.

I gruppi nonviolenti non solo si sono nettamente distinti dai Black Blocs, ma sono stati persino violentemente attaccati dalla polizia: venerdì il bilancio tra i nostri amici era di numerosi contusi.

Siamo stati coinvolti senza volerlo in giornate di guerriglia urbana, che abbiamo vissuto con tanta rabbia davanti ai Black Blocs e tanta paura della polizia.

La domanda che rimane è: perché i Black Blocs hanno avuto tutta questa libertà di azione? Perché non c’è stato nessun tipo di prevenzione? Perché la polizia si è dimostrata impotente davanti a gruppi così ridotti di persone?

Voglio però parlarvi del positivo di questi giorni! Della discussione e degli incontri che da lunedì a sabato si sono tenuti al Public Forum, raccogliendo ogni volta circa mille persone, con relatori di tutto il mondo e argomenti densi, concreti e scientifici a confermare che realmente ‘Un altro mondo è possibile’. Delle piazze tematiche, che venerdì, prima della violenza, hanno arricchito la città con i loro stand e gruppi di discussione su tematiche quali l’annullamento del debito estero, il risparmio etico, il consumo critico, la Tobin tax… Degli incontri con tante persone di buona volontà, del dialogo con gli abitanti di Genova, della manifestazione di sabato, presenza forte anche se segnata dal lutto…

E’ positivo anche l’impatto che in queste settimane la discussione e l’organizzazione della società civile hanno avuto con il mondo politico: ormai siamo interlocutori essenziali, non potremo più tirarci indietro ma non potranno nemmeno lasciarci da parte!

Ci aspetta ora molto lavoro: insistere sulle nostre proposte di giustizia e pace, vigilare sulle scelte dei governi, fare pressione, comunicare, studiare e pensare le alternative possibili, vivere in concreto le nostre scelte a partire dal quotidiano, sul territorio, in rete.

 

“Non possiamo temere che tutto questo pregiudichi la crescita dell’economia

Così Berlusconi ha commentato le scelte di ‘elemosina’ dei G8 per i paesi poveri.

Noi abbiamo altri obiettivi e pertanto altre conclusioni: possiamo ancora e sempre sognare che un mondo diverso è possibile, un mondo in cui la gente stia realmente prima del profitto.

Abbiamo, ora più di prima, e non da soli, la responsabilità di costruirlo.

 

p. Dàrio, missionario comboniano