Visioni diverse...

articolo di Giovanni Sartori

cerca nel sito

torna alla pagine dei testimoni

 scrivi

Alle radici dell’antiamericanismo

I FALSI PERCHE’ DI TANTO ODIO

Perché tanto odio di tanta forza? L’odio che si è scatenato contro gli Stati Uniti ma che minaccia tutto l’Occidente, non è un odio «normale». L’odio normale c’è sempre: è, appunto, «norma». C’è sempre il povero che odia il ricco e il maltrattato che odia il maltrattante. Ma l’odio che scatena i martiri di Allah e che abbiamo visto nelle folle islamiche che plaudivano al massacro di Manhattan non è, ripeto, un odio normale. E nemmeno è normale la sua scala, il fatto che arrivi a permeare intere popolazioni. Perché? Questa esplosione smisurata come si spiega? Risponderò per eliminazione, e cioè eliminando le spiegazioni sbagliate, le spiegazioni che non spiegano (visto che sono sbagliate). Per Dario Fo la nostra «è una economia che uccide ogni anno decine di milioni di persone con la miseria». Invece le economie di Stalin e di Mao hanno ingrassato tutti. Giullarismo economico a parte, la tesi di rito è che l’assalto all’Occidente è largamente provocato da ingiustizie e diseguaglianze, e specialmente dal crescente divario tra un Occidente straricco e un Terzo mondo strapovero; e che la colpa di questo stato di cose è del capitalismo selvaggio, del sistema di mercato e della globalizzazione.
Questo divario crescente è indubitabile; ma è un divario posto dall’arricchimento dei ricchi e non dall’impoverimento dei poveri. I poverissimi di oggi erano già poverissimi prima, talvolta da sempre; e se c’è miseria crescente questa è una crescita di miseria causata dalla prolificità. Pertanto il maggior colpevole è chi ostacola la contraccezione e incoraggia i troppi bambini. Gli affamati del mondo non sono tali perché sfruttati e derubati dal capitalismo occidentale, ma semmai perché nel corso del lungo papato Wojtyla le bocche da sfamare sono diventate un miliardo in più.
Qual è, allora, la colpa della globalizzazione capitalistica? È che produce ricchezza ma non ridistribuisce ricchezza. Ma si tratta di un limite più che di una colpa. Io sono colpevole se ometto di fare cose che potrei fare; ma non lo sono se non riesco a saltare cinquanta metri. Analogamente il sistema di mercato è un meccanismo che non può essere imputato di non fare quel che non gli compete. Sarebbe come accusare un orologio di non saper cantare. A livello nazionale, alla distribuzione della ricchezza provvede, o comunque può provvedere, lo Stato. Ma a livello mondiale non c’è nessun «potere distributivo» e nessuno, proprio nessuno (no global in testa), ci sa dire cosa e come fare. Dunque la spiegazione che potremmo dire economico-sociologica è sbagliata. E quindi anche le terapie che ne discendono sono sbagliate.
Nemmeno è vero che l’America è odiata perché sostiene governi corrotti e repressivi che conculcano i loro popoli. Questa poi. I musulmani si iscrivono a una civiltà teocratica che rifiuta frontalmente la laicità, le libertà individuali e la democrazia. E le masse del Terzo mondo - con l’importante eccezione dell’India - non sono mai uscite dal loro torpore politico e dalla loro sottomissione di sempre.
Scartate le spiegazioni che non spiegano, quella vera è che le «bombe umane non sono il prodotto della disperazione e della miseria ma della esaltazione di una fede islamica intollerante e estremista» (cito Mario Pirani su Repubblica ). Beninteso, i kamikaze di Manhattan sono soltanto la punta di un iceberg alimentato dal fondamentalismo islamico. Senza un importante retroterra religioso i terroristi non si moltiplicano facilmente e sono sgominabili. Vedi Giappone (il primo caso di terrorismo chimico), Germania e Italia. Invece i «guerrieri di Dio» non sono isolati né isolabili, e per di più si lasciano autoesplodere. Il che fa sì che ci possono far esplodere tutti.
Al cospetto di questa sconvolgente prospettiva fa specie che i nostri terzomondisti, no global e pacifisti si dimostrino più rannicchiati che ravveduti. Il loro non capire e mal capire un pericolo mortale lo rende più pericoloso e mortale che mai.

di GIOVANNI SARTORI

 tratto dal Corriere della Sera