Cosa sta succedendo in Brasile
Lettera di P. Dario
Cari,
in giorni molto intensi ed anche difficili per il Brasile,
ricevo messaggi che chiedono il nostro punto di vista sulle proteste
popolari, la mobilizzazione di migliaia e migliaia di persone nelle
piazze di moltissime cittá del Paese, il futuro di questa onda di
protesta e proposta...
Non é facile interpretare gli ultimi eventi, é tutto ancora molto incerto e precario.
Sono anche immerso in molte sfide legate ai nostri problemi locali e non ho tempo di costruire un testo articolato.
Ma raccolgo alcuni punti e scambio due idee con voi,
ringraziandovi per come accompagnate sempre la nostra vita e la nostra
gente...
- la protesta é nata grazie al movimento che denuncia le pessime condizioni di trasporto pubblico
nelle maggiori capitali del Paese. Ma subito si é aggregata una serie
coerente di rivendicazioni che da tempo tentano alzare la voce in Brasile: contro la follia delle grandi opere per la Coppa e Olimpiadi, per una educazione e un sistema sanitario di qualitá...
- lo stile della protesta é conosciuto, somigliando
alle molte altre convocate negli ultimi mesi, in diversi paesi, con
l'orizzontalitá, la pluralitá e la rapiditá delle reti sociali. A
differenza di vari altri casi, qui non c'erano obiettivi diretti di
scalzare la presidente ed il suo governo
- in seguito, nello spazio di pochi giorni, si sono 'infiltrati'
nel movimento altri obiettivi e gruppi. La violenza é aumentata
(occorre chiedersi se anche in questo caso non sia stato a causa di
infiltrazioni per manipolare le manifestazioni). Ma la rabbia della
gente e la tensione erano alte fin dall'inizio.
Inoltre si sono infiltrate idee che hanno cominciato a spostare la
protesta in un piano di critica piú evidentemente diretta al partito
della presidente
- tutti questi fatti vengono a rivelare, finalmente, l'ambiguitá e l'inconsistenza dello 'sviluppo' che il Brasile sta mostrando al mondo con
molto illusionismo. Obbligano ad interrogarsi su quale sia il progresso
che finora abbiamo difeso, su cosa significa che siamo il quinto paese
piú ricco al mondo, che siamo un gigante che controllerá l'economia
futura.
Il Brasile conserva ancora moltissime
contraddizioni irrisolte, e inoltre sta fondando la sua crescita su un
meccanismo in sé profondamente contradditorio, illusorio, fallace, che a
lungo termine non promuove la vita, ma alimenta conflitti
socioambientali che prima o poi si ritorceranno contro di noi.
I vescovi del Brasile, in pronunciamento
ufficiale, si solidarizzano alle manifestazioni dicendo che "non é piú
possibile vivere in un Paese con tanta disuguaglianza"
- ci preoccupa, inoltre, il rischio che l'attuale situazione
faciliti il ritorno nel Paese di un controllo politico ancor piú di
destra, aumentando la violenza della polizia e riducendo la libertá di
espressione dei movimenti sociali, cosí come la loro effettiva
partecipazione alla costruzione politica
- d'altra parte, le manifestazioni di questi giorni
sono il segnale evidente del fallimento del Partito dei Lavoratori (PT),
del tradimento del mandato popolare che gli é stato dato,
dell'allontanamento di questo partito dalla sua espressione originaria.
- il rischio é il fallimento della politica e
l'abbandono della partecipazione organizzata. Hanno ancora senso, e
molto, i partiti, i sindacati, i movimenti sociali. La protesta
allargata, orizzontale e plurale ha bisogno ancora di ritrovarsi dentro
questi (o simili) spazi di riflessione e costruzione sana, partecipata,
rispettosa, di un nuovo Brasile. Un Brasile
che non corre nella follia della crescita a tutti i costi, che investe
seriamente sulla sua gente e che trova un nuovo equilibrio che si prenda
cura dei beni comuni e della diversitá etnica e culturale che fa la sua
vera ricchezza.
Accompagnamoci. Se condividete, fate girare, per piacere.
un grande abbraccio,
Dário