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Tre mesi a São Luìs

padre Roberto dal Brasile

 

Carissimi amici, tutto bene con la pazza primavera italiana? Lavoro, studi, famiglia, impegno, amore, fede? Grazie per i messaggi, la preghiera, l’interesse e la solidarietà con cui accompagnate la missione.

Il tempo corre veloce e già sono passati 3 mesi da quando sono arrivato all’isola di São Luís... così ho pensato di raccontarvi una pagina di novità! L’accoglienza della gente, mi aiuta a ricordare tutti voi.
Ho trascorso anche alcuni giorni a Timon e Teresina, nel vicino stato del Piauí, felicissimo di avere rivisto i miei vecchi compagni, le persone amiche e i progetti seminati e condivisi in 6 anni di lavoro che vanno avanti. Spero di andare presto a Maracaçumé, la prima missione, il primo amore, dove ho trascorso 7 bellissimi anni.
La pioggia è stata una buona e fedele amica: viaggiando all’interno dello stato i contadini mi hanno detto che quest’anno il raccolto di riso, fagioli e mais promette molto bene.
La stagione delle piogge qui all’equatore continuerà in misura sempre minore sino alla fine di giugno, poi dovremmo avere un semestre secco e sempre molto caldo, adesso aggravato dal riscaldamento globale, complici anche i 20.000 Kmq. di foresta che, nonostante il governo Lula, ogni anno sono tagliati o vanno in fumo. Ora abbiamo una temperatura tra i 24 e i 34 gradi, ma con le piogge , la sensazione è abbastanza gradevole: ben differente da São Paulo, a + di 3.000 km sotto di noi, che ha accolto il Papa con un “freddo”di 9 gradi.
Qui alla periferia della città, sulla foce del fiume Bacanga, continuo a conoscere persone e situazioni che profumano di solidarietà. Nel periodo di pioggia più intenso, venti case di fango non palafittate sono state travolte dalla piena : nella tristezza, è stato molto bello vedere la solidarietà della comunità con le famiglie che hanno perso tutto e adesso dovranno ricostruire la loro casetta.
La luce del giorno arriva presto e qualcuno mi accompagna a visitare gli ammalati nelle varie comunità: quasi sempre sono infermi, anziani, ciechi, incapaci di camminare o parlare. I nipotini, sempre numerosi, crescono con la figura dell’ammalato dentro di casa e questo aiuta la loro formazione umana.
Interessante è quando mi hanno accompagnato per l’unzione di “dona Dalila”, una vecchietta 82nne in punto di morte. Rimasta senza nessun parente, nonostante fosse molto sofferente, da anni era stata accolta nella casa dei vicini che ricordavano tutto il bene da lei fatto.
Poco distante da noi, vicino a una bellissima spiaggia c’è l’ospedale degli hanseniani: un nucleo centrale e poi tante casette uguali che ospitano le famiglie di chi una volta doveva nascondersi o rimanere lontano per il rischio del contagio. Il Brasile, dopo l’India, è il paese che registra più casi, ma oggi gli ammalati di lebbra sono ben curati e possono stare con le loro famiglie e tanti bambini dentro questi villaggi ospedali accessibili a tutti.
P. Carlo mi ha invitato al carcere cittadino di Pedrinhas, con circa 2100 ‘ospiti” divisi in vari padiglioni, dipendendo dal loro “grado di pericolosità”. Qui la situazione è davvero triste; molti di loro sono in attesa di giudizio, e tutti vivono per anni in queste celle promiscue, disumane, sporche e super affollate, dove si pratica ancora la tortura... il peggio è che rimangono reclusi per molti anni senza avere assolutamente niente da fare! Anche nei carceri minorili, il grande problema non sono i ragazzi, ma gli educatori sottopagati che non credono al recupero degli adolescenti. Mercoledì solo nella nostra via, la polizia ne ha presi 14 per uso di droga.
I nostri animatori della pastorale dei minorenni sono davvero motivati e competenti, in un paese che presenta dei “bollettini di guerra”. Lo scorso anno in Brasile le persone uccise in aggressioni sono state 48.374, la metà aveva meno di 24 anni! In appena 3 anni, solo negli stati di São Paulo e Rio , la polizia ha ucciso 7000 persone. Mi sono ricordato di Valdeci, brasiliano, coordinatore dei laici comboniani, invitato dal GIM a partecipare in Italia all’ultima “Carovana della Pace”. Raccontava di un nuovo modello di carcere “umano” gestito dall’A.P.A.C. (“Associazione di Protezione e Assistenza ai Condannati”, chiamata anche “Amando il Prossimo Amerai Cristo”). Questa nuova proposta, già esportata e riadattata in molti paesi del mondo, è capace di recuperare il 92% dei reclusi che nonostante abbiano nelle loro tasche le chiavi della prigione non tentano nessuna fuga perché per la prima volta nella loro vita si sentono considerati e valorizzati come persone, esseri umani, figli di Dio!
Alle sei è subito sera e ci sono i vari impegni pastorali con la celebrazione dell’Eucaristia, i consigli mensili nelle 13 comunità o gli incontri con le pastorali che compongono la parrocchia São Daniel Comboni. Abbiamo avuto la prima tappa della formazione degli agenti di pastorale con 92 partecipanti. La psicologa che doveva animare l’incontro non è arrivata e così ho dovuto “improvvisare” le prime due notti sulle “relazioni interpersonali”. Così è nata la mia fama di psicologo! Qui dicono che “nella terra dei ciechi chi ha un occhio è re”.
Purtroppo, dovuto alla violenza, gli incontri serali non possono prolungarsi molto e non tutti se la sentono di uscire di casa. Sto conoscendo da vicino la catechesi e la pastorale della gioventù e sento la mancanza della pastorale degli adolescenti e di quella familiare. In luglio rilanceremo la “campagna biblica della decima” per rimettere in sesto l’economia della nostra pastorale, evangelizzando e aiutando la gente a comprendere come è importante, nonostante la povertà, condividere in Chiesa tutti i mesi un poco di quello che il Signore da.
Nella nostra piccola comunità: i ragazzi sono tornati dallo stage e hanno lezione tutte le mattine. Sto bene, Barbara si riprende dall’epatite, p. Carlo la scorsa settimana ha rotto il braccio destro. Il provinciale, P. Luigi, a causa della zanzara “aedes aegipty” ha preso la febbre della “dengue emorragica”; ora è in ferie a Fano. Sono stati 90 giorni belli e intensi... come non ricordare in questo mese mariano, le celebrazioni della “festa delle mamme”, molte volte capofamiglia qui nella periferia e la “festa del Divino” in corso fino a Pentecoste...!
Il mese di giugno si aprirà con i miei primi 50 anni di vita! Sarà anche il mese del “bumba meu boi” la festa del bue, la più bella e colorata festa dell’anno, molto caratteristica e partecipata qui a São Luís, che ha il suo apice nei giorni dei santi Antonio, Giovanni e Pietro. Attendiamo anche la risposta delle autorità alle nostre richiese sull’inquinamento (inoltrate nella messa - precessione del primo maggio) e il documento finale della quinta Conferenza dei vescovi latino americani di Aparecida.
Grazie per il dono della vita e della missione, e un abbraccio a tutti voi, amici, che sento sempre vicino.

Con “carinho”.
Padre Roberto
São Luís, 21 de maio de 2007

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