Carissimi amici,
Il 7 settembre scorso abbiamo celebrato
l´anniversario dell’Indipendenza del Brasile. Dopo la
parata militare e la cerimonia ufficiale,
abbiamo realizzato il “Grido degli Esclusi”,
una manifestazione organizzata dalla Chiesa Cattolica e da altre
associazioni per mostrare alle autorità
la situazione di miseria in cui vive la maggior parte
del popolo brasiliano. Quest’anno il clima era di molta
delusione. Le speranze della popolazione povera sul governo del
Presidente Lula sono state totalmente deluse. Le gravissime
denunce di corruzione contro il Governo Federale hanno provocato
malessere nella popolazione. È vero che la corruzione non è una
invenzione del Governo Lula, ma è anche vero che nessuno si
aspettava che il Partito dei Lavoratori, sorto nel paese come
alternativa ai gruppi di potere interessati
soltanto nella difesa dei propri interessi, potesse
assumere gli stessi metodi di chi, durante gli ultimi 500 anni,
ha devastato il Brasile per arricchirsi al prezzo della miseria
e della fame della maggioranza della popolazione.
L´ultimo rapporto delle Nazioni Unite denuncia che il Brasile
occupa l´ottavo posto nella classifica dei paesi con la peggiore
distribuzione di ricchezze tra i suoi cittadini. Terra di grandi
ricchezze, il Brasile non riesce a garantire vita con dignità a
tutti i suoi abitanti. Il colosso che si vanta di raggiungere
l´autosufficienza nella produzione di petrolio fino alla fine di
quest’anno, non riesce a garantire l´autosufficienza alimentare
di migliaia di famiglie.
Si parla di stabilità economica, di
aumento delle esportazioni e di riduzione
dell’inflazione. Queste sono le credenziali che il
Presidente Lula presenta insistentemente per difendere il suo
Governo e per affrontare la pressione della
stampa e dell’opinione pubblica
provocata dalle numerose denunce che esplodono ogni
giorno coinvolgendo politici legati al suo e
ai partiti dell’alleanza di Governo. Il problema
è riuscire a identificare gli effetti di questi
“risultati positivi” sulle condizioni di vita della
popolazione povera. Più si parla di
stabilità economica e più aumenta la fila di coloro che
bussano alle porte dei nostri progetti implorando aiuto per
sopravvivere. La violenza imperversa e insanguina
le strade delle grandi città. La salute pubblica è di
pessima qualità. Lo stipendio minimo è
de trecento reali, poco più di cento euro... Chi è che
sta godendo effettivamente dei
benefici di questa politica economica “di successo”? I pochi di
sempre capitanati dai banchieri, il cui lucro sta raggiungendo
vertici altissimi.
Il Governo si difende con il “Bolsa família”, presentandolo come
il maggiore programma sociale realizzato nel mondo. È un aiuto
mensile dato alle famiglie povere. Il valore è ridicolo. È una
elemosina che non serve neanche a garantire alimentazione di qualità.
Mi convinco sempre di più che i nostri amministratori
pubblici dovrebbero provare sulla propria pelle i risultati dei
loro progetti di legge e delle loro
iniziative prima di approvarle. Non sarebbe male fare
l´esperienza di vivere con cento reali al mese in una famiglia
di 4 o 5 persone. Deputati e amministratori pubblici in Brasile
dovrebbero anche essere impediti, durante l´esercizio del loro
mandato, di mandare i figli alle scuole e agli ospedali privati,
potendo soltanto utilizzare le strutture pubbliche che loro
stessi amministrano. Solo così
potranno sentire sulla propria pelle quello che sente la
popolazione della periferia. Se è vero, come dicono nella
propaganda ufficiale, che le scuole funzionano e che gli
ospedali pubblici danno un’ottima assistenza medica, perché non
ne fanno mai uso? I fatti dimostrano che neanche loro hanno
fiducia in quello che fanno nell’area della
sanità, dell’educazione e degli altri servizi pubblici.
Mentre la gente soffre, i consiglieri comunali del nostro Comune
hanno avuto la sfrontatezza di confermare una legge che
garantisce loro novanta giorni di ferie, uno stipendio di oltre
seimila reali al mese e un premio extra quando sono convocati
straordinariamente durante le ferie. Nei primi giorni di luglio,
durante una di queste convocazioni extra voluta dal sindaco per
approvare due progetti di legge urgenti, i consiglieri comunali
si sono beccati un premio di cinquemila reali per un’ora e mezza
di lavoro. La politica tributaria è una vera e propria
estorsione. Si strappano soldi ai lavoratori
attraverso tasse sempre più onerose per ingrassare
amministratori senza scrupoli.
Stanchi di questa situazione molti brasiliani fuggono
clandestinamente verso gli Stati Uniti. Sono migliaia coloro
che vendono tutto quello che hanno per pagare i “coiotes” (gli
sciacalli) che promuovono l’ingresso clandestino nel
“paradiso americano”. Una traversia
drammatica durante la quale molti perdono la vita nel deserto o
muoiono affogati nei fiumi al confine
tra il Messico e gli Stati Uniti. È la storia de Cida, abitante
di Jardim Carapina, uno dei quartieri più poveri della nostra
parrocchia. Viveva da due anni clandestinamente negli Stati
Uniti, ma aveva una grande nostalgia dei figli che erano rimasti
in Brasile con la nonna. A Natale è tornata per rivedere i suoi
figli, preparare il
matrimonio della figlia più grande e portarsi con sé
negli Stati Uniti gli altri due figli adolescenti. Il prezzo di
questa drammatica avventura è stato di quindicimila dollari. Il
viaggio fu fissato per luglio corso. Arrivati nel deserto al
confine tra il Messico e gli Stati Uniti,
Cida cominciò a sentirsi male per il forte calore e per
la estenuante marcia a piedi che durava da molte ore. Purtroppo
quello era l’unico cammino possibile per entrare negli Stati
Uniti perché gli altri passaggi erano rigorosamente sorvegliati
dalla polizia americana. Cida non se la
sentiva più di camminare. La figlia, di quindici anni,
cercava di sostenerla, ma ormai non aveva più
forza. Chiese agli sciacalli di fermarsi
un poco per riposarsi, ma la risposta fu secca. Il gruppo non
poteva perdere tempo. La polizia stava alle calcagne. Da un
momento all’altro poteva sorprenderli. Il rischio era grande.
Non c’era altra alternativa: bisognava abbandonare Cida nel
deserto. La figlia non ebbe coraggio. Decise di rimanere da sola
con la madre. Vedendo che la situazione si aggravava con il
passare del tempo, la ragazza attraversò il fiume a nuoto e
entrò in territorio americano per chiedere aiuto alla polizia
statunitense. La risposta fu negativa. I poliziotti disserano
che non potevano attraversare la frontiera per soccorrere la
madre. Fu così che Cida morì tra le braccia della figlia alle
porte del “paradiso terrestre”. Per i poveri sulla terra c’è
soltanto l’inferno. Il paradiso solo in Cielo dopo la morte.
L’incidente diplomatico fu ritenuto più importante della vita di
quella povera donna. Se invece di Cida fosse in pericolo un
americano non avrebbero esitato a burlare le leggi
internazionali e ad invadere il territorio
degli altri per metterlo in salvo. È il muro innalzato dal nord
per proteggere i suoi privilegi di fronte all’incalzare del sud
del mondo. È l’abisso creato dai ricchi per tenere lontani i
poveri. È quello stesso abisso di cui parla la parabola del
povero Lazzaro che, in una inversione di valori provocata dal
Vangelo, manterrà i ricchi epuloni lontani dai poveri Lazzari
mentre questi godono della felicità eterna. Cida è morta per
omissione di soccorso. La responsabilità è delle autorità
brasiliane che non l’hanno soccorsa nella sua miseria
lasciandole come unica alternativa la tragedia dell’emigrazione
forzata, lo strappo dai suoi affetti più cari e dalla terra che
tanto amava. La responsabilità è anche degli americani che non
hanno voluto “invadere il Messico” per salvare la sua vita.
Proprio loro che di invasioni sono esperti quando si tratta di
difendere i loro interessi e di imporre il loro imperialismo.
La cosa più commovente è stata la rete di solidarietà degli
amici e parenti di Jardim Carapina che hanno raccolto fondi per
riportare il corpo di Cida in Brasile. Per una drammatica ironia
ora Cida è proprietaria di un pezzo di Brasile: la terra in cui
è stata sepolta. Ma Cida, che era una grande animatrice delle
comunità di base quando abitava nella nostra parrocchia, sa che
tutto questo un giorno finirà. Insieme alla innumerevole schiera
di massacrati dalla miseria, aspetta ansiosa l’alba radiosa del
giorno in cui erediterà la terra: “Beati i miti perché
erediteranno la terra”. Cida non voleva essere ricca. Non
caldeggiava sogni di grandezza. Voleva vivere meglio e garantire
una vita migliore ai suoi figli. Questo era il suo sogno. Questo
è il nostro sogno. Cida non è stata sepolta, ma piantata in
questa terra brasiliana come seme di speranza per tutti noi
coinvolti in questo arduo lavoro di seminare la vita di Dio in
ogni angolo del nostro pianeta.
Nonostante tutto non perdiamo la speranza, ma continuiamo
il nostro lavoro con entusiasmo. È impressionante vedere
l’entusiasmo dei nostri educatori e i nostri ragazzi coinvolti
in questo processo di cambiamento. Come diceva lo slogan della
nostra manifestazione del 7 settembre, “il nuovo Brasile sta
nelle nostre mani”, sarà frutto del lavoro di quella gente che
si dedica con passione alla difesa della vita e della pace.
Tutti i nostri centri sono strapieni. Anche le case di
accoglienza stanno funzionando a pieno ritmo. Dopo una settimana
di vacanza in luglio, le attività hanno ripreso il loro ritmo
normale.
Il 7 luglio abbiamo realizzato la cerimonia di consegna dei
diplomi dei corsi realizzati durante il primo semestre. Oltre
200 persone hanno concluso i nostri corsi di panificazione,
pasticceria, taglio e cucito, biancheria intima, informatica,
telefonista, ausiliare di segreteria,
parrucchiere e manicure. Durante la cerimonia, le alunne
del corso di parrucchiere hanno realizzato una sfilata di tagli
di capelli e di pettinature e le alunne di taglio e cucito hanno
presentato alcuni modelli di vestiti realizzati da loro durante
il corso. Alla fine della cerimonia è stato servito un rinfresco
preparato dagli alunni del corso di pasticceria.
Durante i mesi di luglio e agosto abbiamo realizzato, in
collaborazione con il Senai (Scuola di formazione
professionale), i corsi di marketing personale,
di riparatore di elettrodomestici e di meccanico
di auto. Il prossimo corso sarà di pasticceria per
completare quello di panificio. Naturalmente continuano con
successo tutti gli altri corsi.
Il 4 settembre abbiamo inaugurato il campeggio SHEKINAH. È una
struttura costruita, grazie al finanziamento della Fondazione
Luca e Danilo Fossati, che funziona nello spazio della Casa
Famiglia Luca Fossati in montagna per fare campi scuola con i
ragazzi dei nostri progetti. La struttura è semplice, ma molta
bella, pronta per ospitare una quarantina di persone. La festa è
stata organizzata dai ragazzi e dagli educatori della Casa
Famiglia Luca Fossati. Dopo la celebrazione dell’Eucaristia
dedicata alla memoria di Danilo e Luca Fossati, c’è stata la
benedizione dello spazio e il pranzo comunitario. C’erano circa
duecento persone.
Per la prima volta abbiamo ricevuto la visita
del sindaco e del Segretario di Stato di Giustizia. I
mezzi di comunicazione locale stanno dando molta enfasi al
nostro lavoro, riconosciuto come uno dei più belli e più
organizzati della regione.
Vi comunico queste allegrie perché vi sentiate partecipi di
tutti questi risultati che vi appartengono.
Dio vi colmi di pace e allegria e dica sempre bene di tutti noi.
Saluti fraterni,
P. Saverio Paolillo |
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