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VIVI DA RISORTO!!! Restituisci la Vita ai più "piccoli"

GIM Pesaro - dicembre 2005

Introduzione 

L’autore del primo Vangelo  appare in tutti gli elenchi di apostoli. Egli era un pubblicano di nome Levi, figlio di un certo Alfeo, che viene chiamato da Gesù e, felice, raduna i suoi compagni di lavoro in casa, a Cafarnao, per una cena con Gesù che gli avrebbe poi dato il nome di Matteo, che significa “donato da Dio”. 

Il Vangelo attribuito a Matteo è frutto di un lungo processo a cui hanno collaborato molte persone, la comunità che ha ricevuto e conservato questo testo, facendo rivivere Gesù in tempi di persecuzione e crisi generate dalla riorganizzazione del giudaismo e la rottura tra sinagoghe e chiese. 

Nel 70 Gerusalemme era stata distrutta dalle truppe romane. I vari gruppi religiosi del tempo di Gesù non esistevano più, solo rimanevano i farisei che verso l’anno 85 riuniti in assemblea, riformarono la religione organizzando la vita religiosa intorno al culto delle sinagoghe e alla fedele osservanza della legge, allontanando di fatto dal culto tutte le correnti contrarie all’insegnamento dei farisei, tra i quali i giudei-cristiani, seguaci di Gesù di Nazaret. Questa chiesa viveva una crisi totale:

·        Una crisi politica: nei confronti dell’Impero Romano che aveva vinto il popolo giudeo distruggendone la capitale

·        Una crisi culturale: era dominante la cultura greco-romana chiamata ellenismo, che considerava barbarie qualsiasi altra proposta culturale

·        Una crisi religiosa: le differenze tra giudei e cristiani erano arrivate al punto di rottura. In questo contesto, vivere la fede in Gesù Cristo cominciò ad essere considerato un crimine contro lo stato romano. Fra il 95 e il 96 l’imperatore Domiziano scatena la seconda grande persecuzione; i cristiani descrivono Roma come la nuova Babilonia, ubriacata del sangue dei martiri.

I vangeli dell’infanzia: storia o simbolo? 

Il brano in oggetto (Mt 2,1-23) è un midrash che in ebraico significa “investigare, cercare, indagare”: metodo di lettura usato dagli antichi rabbini che facevano le loro ricerche (“Dove dovrà nascere il re dei giudei?”) nella scrittura per chiarire ai fedeli il cammino da seguire. 

I saggi rispondono basandosi sulle profezie di Michea (Mt 2,3-5). Un midrash ha sempre come punto di riferimento le scritture, ma per la comunità cristiana il punto di partenza di qualsiasi attualizzazione o rilettura era Gesù morto e risorto. Le comunità cristiane non sapevano nulla di Gesù Bambino,: questa è la fede nel risorto! 

Matteo vuole dimostrare che Gesù è il nuovo Mosè.

-         Giuseppe riceve l’annuncio della nascita del bambino durante un sogno in cui appare l’Angelo del Signore, come succedeva agli antichi patriarchi

-         Il nome del bambino sarà Gesù. Un nome pieno di significato nella storia del popolo, è lo stesso nome di Giosuè che ha condotto il popolo nella terra promessa.

-         Il bambino nascerà da una vergine. Tutto accade perché si compia la profezia di Isaia 7,14 che annuncia l’Emmanuele. Il bambino sarà la garanzia della continua presenza di Dio in mezzo al suo popolo.

-         Vengono i Magi alla ricerca del re dei giudei. Questi magi che riconoscono la presenza di Dio nel bambino, ricordano i maghi che affrontano e furono sconfitti da Mosè in Egitto e che poi finirono per riconoscere il potere di Dio nei prodigi operati da Mosè

-         La stella è un segno della venuta del Messia, chiamato anche in Nm 24,17 “Figlio della Stella”.

-         Il bambino nasce a Betlemme, come profetizzò Michea 5,1

-         I regali portati dai Magi ricordano le profezie di Isaia, quando dice che stranieri arriveranno a Gerusalemme portando offerte a Dio (49,23 e 60,5)

-         Erode è il nuovo faraone, che con la stessa violenza massacra i figli del popolo di Dio in Esodo 18,16

-         Gesù fin da bambino soffre il suo destino di profeta: deve fuggire in Egitto per non essere eliminato dal re (Ger 26,21;43)

-         La violenza di Erode fa nuovamente alzare il grido del popolo oppresso e sofferente (Ger 31,15)

-         Perché si compia la profezia di Osea 11,1, si realizza un nuovo Esodo: “Dall’Egitto ho chiamato mio figlio”

-         Il bambino, come Sansone, è un “Nazoreo” di Dio, cioè un liberatore (Gdc 13) 

Il Nazoreo, come sarà chiamato Gesù è il compimento di quanto fu detto dai profeti. Accolto da Giuseppe e dai Magi (2,1-12), rifiutato dai sapienti e dai potenti, egli rivive la storia del suo popolo: attraverso l’Egitto e l’esilio - con l’uccisione degli innocenti, anticipo della sua – torna alla terra promessa. Così compie puntualmente quanto è scritto.

Il testo: Matteo 2,13-18 

In questo brano si presenta la storia di Gesù come un viaggio. E’ il viaggio del figlio che incontra i fratelli perduti, ripercorrendo la stessa via. Il racconto è diviso in tre quadri: la discesa/risalita dall’Egitto (vv.3-15), la shoà degli innocenti (vv.16-18) e il ritorno alla terra (vv.19-23).

Il brano rappresenta in sintesi il dramma di Israele e di tutti: Da una parte c’è il re e dall’altra il bambino: il buono è perseguitato dal malvagio, il bene è perdente, il male sempre più forte. Ma alla fine vince l’innocente, proprio con il suo sangue. La storia, da vittoria dei potenti e massacro degli innocenti, diventa la storia del figlio prediletto, che salva i fratelli che l’ hanno venduto (Gn 50,20). 

·        vs. 13: Dopo che furono partiti, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Alzati, prendi il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e restaci finché io non te lo dico; perché Erode sta per cercare il bambino per farlo morire».

-          un angelo del Signore appare in sogno: Giuseppe, come il suo omonimo venduto dai fratelli, è sognatore, nel suo cuore puro “vede Dio” . Il sogno è il principio di ogni realtà. Uno, anche se non lo sa, realizza sempre i suoi sogni. Ma sono quelli di un cuore puro o impuro? I sogni di Dio, alla fine sempre si compiono, anche se a noi sembrano impossibili.

-          risvegliati…: l’Angelo dice la Parola che ci risveglia alla Vita con il sogno di Dio. Giuseppe non risponde alla Parola con parole. La risposta è lui stesso che la segue alla lettera, le dà corpo. Questo è l’amore coi fatti e nella verità, il culto gradito a Dio, la vera obbedienza.

-          il bambino e sua madre: Maria è nominata all’inizio come la sposa di Giuseppe. Poi si parla del “bambino e sua madre” anteponendo sempre il bambino. Maria, Israele, la Chiesa, non sono il centro, portano al centro che è Lui. Ma sia Lui che la madre sono affidati a Giuseppe, prototipo dei credenti.

-          fuggi in Egitto: Il Re dei giudei fugge in Egitto a causa del re di Giudea, come Giuseppe fuggì in Egitto per l’invidia dei suoi fratelli.

-          Erode sta cercando: è Erode il grande, re potente e impaurito, caricatura dell’ uomo di potere che vive del culto di se stesso. Fa la stessa figura del faraone, per metà ebreo e di papà idumeo (pagano, disprezzato, ma amico dei generali romani). Roma gli affida la Palestina, un uomo brutale:ha eliminato la moglie, la suocera, il nonno della moglie, un paio di cognati e tre dei suoi figli pur di evitare pretendenti al trono che ha occupato per quasi mezzo secolo. Poi farà uccidere i bimbi di Betlemme.

Aveva ricostruito sontuosamente il tempio, ma era odiato dal popolo come straniero e vassallo dei romani. É il “re di Giudea”, della terra che possiede, non è “re dei giudei”, delle persone che vi abitano. Loro re è Gesù che libera. Erode è figura del faraone all’interno di Israele, della Chiesa, di ciascuno di noi. Nella nostra paganità, come c’è la ricerca dei Magi per adorare il Signore, così c’è la ricerca di Erode, che, come il faraone, ucciderà i figli. Gesù, miracolosamente salvato come Mosè, entra in Egitto per compiere il nuovo esodo. 

·        vs. 14: Egli dunque si alzò, prese di notte il bambino e sua madre, e si ritirò in Egitto. 

-          risvegliato, prese il bambino e sua madre e si ritirò in Egitto: Esegue la Parola di Dio, e vivrà in Egitto da forestiero, solidale con la solitudine di tutti gli oppressi, suoi fratelli. 

·        vs. 15: Là rimase fino alla morte di Erode, affinché si adempisse quello che fu detto dal Signore per mezzo del profeta: «Fuori d'Egitto chiamai mio figlio».

-          sino alla fine di Erode: Erode, come il faraone, finisce. Il Figlio, come Israele, ne vide la fine.

-          perché si compisse: La sua “fuga” obbligata è non la fine, ma il compimento del disegno di Dio. Il male ha scavato la fossa nella quale cade.

-          dall’Egitto chiamai mio figlio (Os11,1): L’uscita dall’Egitto è vista come la nascita del Figlio dal ventre della schiavitù. Segnerà l’inizio di una nuova Primavera tra Dio e il suo popolo. 

·        vs. 16: Allora Erode, vedendosi beffato dai magi, si adirò moltissimo, e mandò a uccidere tutti i maschi che erano in Betlemme e in tutto il suo territorio dall'età di due anni in giù, secondo il tempo del quale si era esattamente informato dai magi.

-          Si adirò molto: E’ l’impotenza del potente beffato da Dio. Invece di tremare, si adira invano.

-          mandò a sopprimere tutti i bambini: Erode, come il faraone, uccide i figli di Israele. I bambini di Betlemme rappresentano il sangue di tutti i giusti, da Abele a Zaccaria (Lc 11,51), dal primo all’ultimo innocente di ogni shoà.  Prefigurano il Sangue del Figlio che salverà i fratelli. 

·        vs. 17-18: Allora si adempì quello che era stato detto per bocca del profeta Geremia: «Un grido si è udito in Rama, un pianto e un lamento grande: Rachele piange i suoi figli e rifiuta di essere consolata, perché non sono più».

-          Si compì… Una voce fu udita in Rama: è la profezia di Geremia 31,15 sull’esilio, che aveva presentato la profezia degli israeliti condotti in esilio, rappresentandoli plasticamente nel pianto disperato di Rachele, antenata del popolo. Essa esce dalla tomba in Rama, presso Betlemme,  per vedere le colonne dei suoi discendenti deportati e piangere sconsolatamente. L’esilio è conseguenza del proprio peccato.

-          perché non sono più: L’esilio è la morte del Figlio. L’infedeltà lo riduce a non essere più. Dio lo ricondurrà all’esistenza, ma non più con segni di potenza, come in Egitto, ma con l’impotenza della croce prefigurata nella shoà dei bambini. Il cammino del Figlio passa attraverso la solidarietà coi fratelli nella loro oppressione e nel loro peccato, fino alla maledizione del non-essere più, facendosi lui stesso abbandono, perché ogni abbandono non sia più abbandonato, neanche l’abbandono di Dio. La croce sarà vicinanza di Dio a ogni abbandonato da Dio. 

I versetti 19-23 sono la proclamazione della risurrezione “Non cercatelo in un sepolcro, vi precede in Galilea”.

 

1.       Rileggi il testo del Vangelo e cerca di capire meglio i personaggi, le loro scelte, i loro sogni e motivazioni: l’Angelo, il Bambino,  Maria, Giuseppe, Erode… 

2.     Confronta l’obbedienza di Giuseppe e dei soldati: cosa dicono a noi oggi? 

3.     Come tu e la tua comunità restituiscono la vita ai più piccoli?

 

 

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