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Febbraio 2016: Donne in attesa, mamme che accolgono

OrmeGiovani ComboniFem - Giovanna Ferrari

Durante il ponte dell’8 dicembre scorso con le ragazze e i ragazzi del GIM abbiamo vissuto alcuni di giorni di convivenza ospiti di alcune famiglie della parrocchia di San Giorgio di Piano, in provincia di Bologna. Di quei giorni davvero pieni e gioiosi potrei raccontare molte cose, ma nel mio cuore ne ho custodita soprattutto una: l’accoglienza che abbiamo ricevuto in particolar modo da parte delle mamme, le tante mamme che si sono prese cura di noi con attenzione e amore, senza neppure conoscerci.

Neanche il tempo di arrivare che già avevano preparato una cena deliziosa e si prodigavano a servircela con gioia e così per i giorni seguenti coccolandoci con premure. E quando alla sera ognuno tornava nella famiglia che lo accoglieva, ciascuna andava in cerca dei suoi figli adottivi di quei giorni per andare insieme a casa. Si percepiva proprio come nelle settimane precedenti al nostro arrivo avessero pensato ed organizzato ogni cosa, e soprattutto avessero atteso il nostro incontro per poi accoglierci con cura e gioia nonostante la fatica del tanto lavoro. Guardandole mi veniva spontaneo pensare alla gravidanza, ai mesi di attesa, ad un grembo che si allarga e fa spazio per accogliere.

Già! Perché una donna diventa madre nell'attesa, in quei nove mesi che sembrano a volte eterni a volte troppo veloci. Questo mi trasmetteva mia sorella ormai più di un anno fa quando vedevo crescere il suo pancione che custodiva la mia nipotina. Ricordo ancora il suo sguardo pieno di sorpresa, emozione ed incredulità quando mi ha annunciato che era incinta e quei suoi occhi cambiare nel tempo come cambiava il suo corpo: era più lo spazio che stava facendo dentro di sé che quello fuori che aumentava con il crescere della sua pancia.  E poi ancora la sua espressione appena partorito, alla fatica che lasciava spazio alla gioia, alla dolcezza e di nuovo alla meraviglia. E quelle braccia che mi chiedevano di accogliere tra le mie quel dono così prezioso e fragile che pesava appena tre chili e profumava di vita nuova.

Mamme… mamma… una parola che da sempre mi risuona dentro insieme a casa, non di certo perché è il posto dove troppo spesso a volte si vuole relegare la donna, né perché è il luogo dove di solito incontro la mia di mamma come una certezza, ma per un senso di focolare e di affetto che mi hanno trasmesso e insegnato anche tante altre donne conosciute in questi anni: mamme di amiche ed amici, e soprattutto le tante mamme e donne conosciute in Venezuela, che mi hanno accolto non facendomi mai sentire straniera ma proprio a casa! Donne forti e dolci, coraggiose e timide, allegre e tristi. Fra tutte nel mio cuore è riservato un posto speciale per Gladys, che dopo qualche mese che conoscevo già chiamavo mamma ma ancor prima lei mi benediceva come figlia. Mamma cileno – venezuelana che ha adottato una figlia italiana: l’amore non si ferma al timbro sul passaporto. Gladys mi ha davvero aperto il suo cuore e le porte della sua casa, abbiamo condiviso tanti momenti, di gioia, di ascolto, di lacrime, di tenerezza, di scambio al femminile. Mi ha sorpreso molto il giorno in cui mi ha detto che ci sono alcuni figli che si partoriscono dal grembo e altri dal cuore, e che per casualità della vita i nomi dei suoi figli iniziavano tutti con la G: Gladys, Gerardo, Georgina e… Giovanna!

Per me un regalo grande di amore e anche un esempio di umanità: un senso di maternità che si allarga al di là dei legami di sangue, di un diventare madre che significa aprirsi all'accoglienza anche di figli non tuoi perché l’importante è fare spazio all'altro con amore. Per me resta un mistero, un dono a volte difficile anche solo da comprendere come è la bellezza di collaborare con la creazione per generare nuova vita.

Chissà davvero come si sarà sentita Maria quando ha dato alla luce Gesù, tra il dolore che accompagna sempre un parto, la paura di un luogo improvvisato, la gioia nel tenere tra le braccia un bambino all'apparenza sembrava come tutti gli altri ma che allo stesso tempo era il figlio di una promessa. Maria custodiva tutto nel suo cuore, che già era pieno di un amore grande che le ha fatto affidare per prima cosa Gesù alle mani ruvide e sporche dei pastori.

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