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La Borsa o la Vita (Gv 6,5-11)

Lettera di p. Christian Carlassare da Old Fangak

 

  

Durante gli ultimi mesi ogni volta in cui sono partito da Fangak per andare a visitare i centri della parrocchia era come rivivere una di quelle dinamiche conosciute ai gruppi di Azione Cattolica: un disastro imminente, la possibilità di mettere in salvo solo tre oggetti, quali scegliere? La realtà non sarà stata poi così drammatica. Ma era difficile poter valutarla e pronosticare gli sviluppi del conflitto quando le forze antigovernative volevano prendere alcuni centri a tutti i costi e il governo sembrava volere spazzare via l’opposizione. Quindi partendo da Fangak mi lasciavo anche alle spalle una buona fetta di imprevedibilità: sarà attaccata? Cosa portare con me per essere autonomo anche in caso di imprevisti? Cosa troveró della missione al mio ritorno? Quali cose devo preoccuparmi di mettere in salvo? Al primo pensiero mi sarei portato appresso la casa intera. Ma poi sono sempre partito con lo zaino e le cose di sempre, le più necessarie, niente più.

A Fangak non abbiamo avuto attacchi. I movimenti governativi si sono limitati ad alcune aree per garantirsi il passaggio verso i centri più importanti. Sono arrivati a Tonga, una sessantina di chilometri a nord da dove ci troviamo. Hanno sparato colpi di mortaio su Phom, sede della nostra provincia, per almeno una settimana. In quei giorni tutta la popolazione ha dovuto abbandonare la cittadina per mettersi al sicuro. Solo i soldati antigovernativi sono rimasti per scongiurare un possibile attacco delle forze governative. Sono arrivati a Fangak molti sfollati: soprattutto donne e bambini. Dai loro racconti: hanno raccolto, in poco tempo, quanto potevano portare con sé e si sono messi in cammino verso Fangak; ci si impiega circa tre giorni a piedi. I più fortunati hanno trovato modo di salire su una delle sette barche che sono scese da noi. Ma non hanno comunque potuto mettere in salvo tutte le loro cose. Molto è andato perso. Hanno salvato solo il necessario e la loro vita, ovviamente.

C’é un proverbio che dice: “Quello che una donna puó portare sulla testa, solo quello è necessario”. Il resto puó essere lasciato senza gran rammarico. E il detto “La vita è lunga” non dice solo che c’è sempre tempo per riguadagnare quello che si è sfortunatamente perso, ma che la vita è sempre più preziosa delle cose. È la sapienza del Vangelo: “La vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito?” (Mt 6,25). Certo la vita vale più del cibo. Ed è comunque vero anche se c’è bisogno di cibo per vivere. Ma non sono i magazzini pieni che ci garantiscono la sopravvivenza. Questo è il paradosso a cui siamo arrivati in Europa: la società dei magazzini pieni in cui, con la crisi economica, molti fanno la fame. Non è solo una crisi economica: è di certo anche una crisi umana.

In missione non abbiamo i magazzini pieni, anzi. Siamo comunque riusciti ad avere, nonostante la difficoltà di trasporto, un volo aereo che ci ha portato un pó di provviste: sorgo, olio, lenticchie, sale, sapone e zucchero. Una parte va a sostenere i maestri di due programmi di scuola elementare presenti nelle cappelle della parrocchia. Una parte rimane in parrocchia per i corsi di formazione che avremo in Agosto e in Settembre: una settimana con i giovani educatori dei ragazzi e tre settimane con catechisti e incaricati dell’economia delle cappelle. Rimane qualcosa anche per aiutare chi é nel bisogno, soprattutto gli sfollati presenti a Fangak. Ma é difficile rispondere adeguatamente al bisogno quasi immisurabile con la limitatezza dei nostri mezzi. Ci si trova a dover far tesoro di un pezzo di sapone o un cucchiaio di sale, prodotti che la gente non si puó più permettere da tempo. In questa situazione c’è chi vive di espedienti per garantirsi qualcosa. Ma ci sono anche tanti segni di umanità. E il più genuino è quello della condivisione: la solidarietà attiva fra le persone. Nonostante la povertà c’è sempre qualcosa che si puó condividere.

C’è una scritta sul muro della stanza di padre Alfred che dice più o meno così: “Condivido non perché sono nell’abbondanza, ma perché conosco la povertà”. È un Vangelo da non dimenticare. L’abbondanza non fà miracoli. Sono quei cinque pani d’orzo e due pesci che cambiano la vita.

Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia

il resto vi sarà dato in aggiunta,

 

p. Christian Carlassare

Old Fangak

 

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