Annunciare la fraternità in Colombia
Testimonianza di fr. Claudio Parotti
ANNUNCIARE LA FRATERNITA’ IN COLOMBIA
Vivo nella comunità comboniana di Tumaco, in Colombia, dal novembre 2007.
Le realtà sociale ed ecclesiale incontrate sono state segnate da varie forme di violenza e di precarietà. In mezzo ad un contesto così frammentato e complesso, come Missionari Comboniani, abbiamo scelto - come priorità - quella di promuovere piccole comunità di base, piccoli gruppi biblici di quartiere chiamati “grupos de familias”, gruppi di vicini che settimanalmente si riuniscono e condividono Vita e Parola di Dio. Provvidenzialmente questa nostra priorità coincide con quella del piano pastorale della diocesi di Tumaco; perciò già da qualche anno investiamo parecchi sforzi nella costruzione e perseveranza di piccole comunità; anche l'Infanzia Missionaria ed i gruppi giovanili dovranno fare il salto di qualità per arrivare ad essere piccole comunità.
Considero un grande vantaggio essere giunto in Colombia senza un progetto pastorale da “difendere con le unghie”, perché in tal modo ho dovuto mettermi in ascolto della realtà e della comunità comboniana in cui vivo per poter poi decidere su quali ambiti investire tempo ed energie. In questi 6 anni e mezzo di permanenza a Tumaco ho dovuto cambiare e riprender più volte vari impegni e ciò mi ha arricchito molto e ha permesso una vita comunitaria più partecipata.
Come fratello comboniano mi pare davvero innegoziabile mettersi all'ascolto, un servizio sempre tanto prezioso, anche se è evidente che ascoltare sia “fuori moda”, perché richiede sempre più elasticità e capacità di rivedersi con frequenza e molte volte anche saper “sprogrammarsi”, attitudini non sempre scontate. Tutti i servizi pastorali che portiamo avanti hanno l'obiettivo dichiarato di promuovere la fraternità come risposta attiva alle varie forme di violenza che al contrario lacerano, rompono, frammentano, frantumano e disgregano.
Un'altra dimensione innegoziabile è la corresponsabilità, ovvero formare persone disposte ad impegnarsi condividendo sempre più le responsabilità a vari livelli. Come fu per san Daniele Comboni, anche per noi la corresponsabilità (riassunta nel detto “rigenerare l'Africa attraverso gli Africani”) non è solamente una metodologia ma è qualcosa di molto più profondo; infatti il primissimo passo è quello di formare e credere nella gente e in un modello di Chiesa non gerarchico e nemmeno piramidale, decisamente convinti che il Regno di Dio, si costruisca unicamente con il contributo di ognuno, non delegando mai più nessuno, assumendosi responsabilità personali, familiari e più in generale collettive. In questo modo si darà vita ad una Chiesa e ad un mondo molto più fraterno dell'attuale.
Così sia le proposte pastorali più bibliche, che quelle liturgiche e quelle sociali sono attraversate da questi fili conduttori che tentano di umanizzare sempre più.
Non sono assolutamente estranei a tutto ciò i differenti programmi radiofonici che coordino a Radio Mira (la radio diocesana) e a Bischoff Stéreo (piccola radio di una scuola presente al confine di 3 quartieri pericolosi nella nostra parrocchia). Tante volte riprendono il vissuto mio e di tanta gente, per rafforzare ciò che di positivo già esiste a Tumaco e sensibilizzare la gente a riconoscere la nostra condotta quando colpisce la vita propria e degli altri, nel tentativo di convertirci, di intraprendere scelte che portino a condotte che promuovano la vita.
Anche la scelta di vivere in strutture molto semplici (due casette in affitto) ci rende ancor più vicini alla gente e facilita la nostra scelta di fondo di accompagnare queste persone a cui siamo inviati; sicuramente ne perde il rischio di un protagonismo comboniano ma ne guadagna la liberazione del popolo.
(fr. Claudio Parotti, Colombia)