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Emigrano anche i santi

di Renato Zilio missionario a Londra

emigrano anche i santi

di Renato Zilio missionario a Londra

Una giornata splendida, un sole caldo e bello proprio come da noi: era già il primo miracolo! La gente del Sud che vive da 40 o 50 anni a Bedford (GB), con un tempo inglese freddo e piovigginoso ancora a fine maggio, lo scommetteva a occhi chiusi. Un miracolo.

È la domenica in cui si celebra la festa dei santi patroni: sono una dozzina a scendere in piazza dalla chiesa della Missione cattolica italiana. Percorrono le vivaci streets nelle ore del pomeriggio in una maestosa e lunghissima processione. Ed è una marea di italiani che si riversa per le strade di questa tranquillissima città del Bedfordshire, mentre un fuoco di bombardamento copre le spalle. Don’t worry, sono i fuochi d’artificio all’ora della siesta, che ricreano il clima delle feste patronali e sconvolgono i ritmi della vita normale. Prendono di sorpresa solo gli inglesi. Per i nostri, invece, è una bella rivincita morale.

Quest’anno, poi, dopo la lunga fila di bambine vestite in bianco incoronate come reginette, vedi giovani, uomini, bambini in carrozzina, famiglie intere e tantissime donne... Ancora un altro miracolo. La comunità italiana qui è grande - uno su sette è di origine italiana - ma ormai abituata al ritmo e ai gusti inglesi. Oggi, tuttavia, l’italianità si risveglia, si compatta, si rende visibile al richiamo dei suoi santi patroni.

Li guardi avanzare alti, in legno dorato, circondati di fiori, con un’eleganza nel procedere che ti stupisce... pur anchilosati nelle loro nicchie per un anno intero! Un miracolo, ancora. Gli uomini di ogni paese dell’Irpinia o del napoletano, poi, fanno a gara per portare il loro santo per un tratto di strada, con emozione: è un privilegio conteso da un anno. Le donne di Cava dei Tirreni, invece, portano la statua della loro S.Lucia, altre quella di una dolcissima Madonna. 

In fondo, i miracoli più grandi sono sempre invisibili, nascosti. Toccano il cuore. La Vergine con il bambino in braccio avanza mostrando con grazia il suo tesoro a un gruppo di ragazze pakistane, a  mamme e bambini indiani, incantati davanti alle loro case a contemplare il corteo.

S. Lorenzo, diacono sensibile ai poveri, patrono di Busso, osserva dall’alto con compassione la povera gente di ogni razza e colore che si ferma davanti agli shops, stupita di vedergli accanto una graticola da barbecue.

Il nostro santo Padre Pio con la mano destra alta, energica, benedicente, passa davanti alla moschea e al suo verde minareto umilmente sorridendo. Cambiano i tempi, anche lui ha capito quanto è importante per un emigrante - a qualsiasi religione appartenga - la fede in cui è nato: una forza che spesso lo fa vivere o sopravvivere là dove arriva.

S.Antonio, migrante tra i migranti, avanza tra tutti con passo sicuro. Pur di sangue portoghese si era così ben acclimatato alla nostra terra da essere sempre scambiato per padovano! Da vero leader oggi sembra capeggiare la fede e il coraggio di questo popolo di Montefalcione, che tanto devotamente segue i suoi passi...

Eppoi viene santa Francesca Cabrini, donna forte, coraggiosa, appassionata dei nostri emigranti italiani al di là dell’oceano: un’immensa ferita aperta nella società americana agli inizi del ‘900. Con il suo drappello di suore e la sua tempra da comandante fondó per loro scuole, ospedali, orfanatrofi nella nuova patria. Viene poi S.Ciriaco, portandosi dietro un pezzo di paese di Buonvicino; S.Angelo, invece, quelli di Sant’Angelo Muxaro...

L’emigrazione è una scuola di universalità. Si impara perfino a portare in processione i santi degli altri: essi, infatti, ricordano ad ognuno che siamo tutti compagni di viaggio. Al di là di ogni fondamentalismo, del culto dell’identità o delle origini si capisce, allora, di far parte di un unico popolo in cammino verso il Regno di Dio, che è la fratellanza, la giustizia, una solidarietà più grande. Con convinzione qui lo si rivivrà, poi, in una grande festa popolare fino a notte, tra inglesi e migranti.

Camminando insieme, però, tra tante preghiere li senti commentare le ultime novità. Qualcuno parla dell’Italia. “Ma hanno perso la testa?! Riportare a casa gli emigranti! Noi qui, allora, non ci hanno mica trattato così! Ed è come quando si tagliavano le mani a chi si agrappava alla scialuppa per salvarsi!”

Così si spegne la nostra processione. Con una nota amara di umanità. 

Renato Zilio missionario a Londra

 

 

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