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Marco Bersani

L'acqua indifesa

Erto, 25 settembre 2008

Conferenza a cura di Marco Bersani (AttacItalia, autore del libro: 'Acqua in Movimento'):

L'Acqua indifesa e l'Acqua presa a cuore.
Acqua come diritto umano inalienabile dell'umanità.

L'anno scorso abbiamo concluso una raccolta di firme realizzando 4 carovane - modalità in grossa
sintonia reciproca -. Interessante il fatto di muoversi per i territori e raccogliere spunti lungo il cammino.
Il frutto dell'esperienza sarà di estremo interesse una volta concluso il percorso.

Il problema dell'acqua
Immigrazione e profughi ambientali
Legame acqua-povertà
Origini del problema
Acqua da diritto a bisogno
Conflitti per l'acqua nel mondo (La situazione turca - La situazione israeliana)
La situazione italiana
La proposta di legge
Forum mondiale dell'acqua 2009

Il problema dell’acqua
Provo ad inquadrare la situazione: io per esempio non so perchè l'acqua è un problema importante. Anzi, non riesco a capire perchè l'acqua sia un problema drammatico... proviamo a capire perchè.

Ritengo che uno degli elementi della crisi culturale della politica, è che non ci si occupa problemi reali. Io sento, in forma abbastanza trasversale alle culture politiche, che si ragiona come se non fossimo di fronte ad una situazione che impegnerà tutti noi a cambiare non solo lo stile di vita in modo radicale, ma anche modificare il modo di produrre, il modo di organizzare la società.
Faccio una battuta: oggi ho letto che il governo italiano è andato in Europa a chiedere lo sconto sui parametri delle emissioni dell'inquinamento perchè questo metterebbe in difficoltà le imprese italiane.
Questo è il livello culturale a cui ci troviamo di fronte da parte delle istituzioni, è un problema vero.

Veniamo alla questione dell'acqua: alcuni dati rapidi.
- Oggi nel mondo 1 miliardo 300 mila persone non hanno l'acqua potabile.
- 2 miliardi 500 milioni persone non hanno accesso a servizi igienico sanitari.
- Si prevede che se non cambiano una serie di cose, nel 2030 le persone senza acqua potabile diventeranno 3 miliardi, e pure quelle senza accesso ai servizi igienici sanitari aumenteranno di conseguenza.

Immigrazione e profughi ambientali
Siamo di fronte ad un problema gigantesco, e c'è un immediato collegamento con la questione immigrazione.  Oggi dovremmo definire  correttamente quasi tutti gli immigrati come "profughi ambientali". Persone che provengono da paesi in cui le possibilità di sopravvivere sono messe a dura prova, a causa ad esempio della politica agricola e della politica dell'acqua e così via, per cui per vivere sono costrette ad emigrare.  C'è quindi una connessione, che spesso non viene colta, tra come funzionano le politiche rispetto alle risorse naturali ed i movimenti delle persone.
Il tema connessione è importante, credo che in futuro dovremmo chiamare tutti quelli che si muovono come "profughi ambientali", in quanto la migrazione è determinata dal non permanere più di condizioni ambientali che consentano quantomeno la sopravvivenza.

Legame acqua - povertà 
Non sono io ma è l'Onu a dire, nell'ultimo rapporto sullo sviluppo, che in realtà la mancanza di acqua è legata alle condizioni economiche, e cioè in buona sostanza che le persone prive di acqua sono prive di acqua perchè sono povere e non per altri tipi di questioni.
Inoltre, sempre il rapporto dell'Onu afferma che c'è un collegamento stretto tra questo fatto ed il fatto che l'acqua è in mano sostanzialmente all'appropriazione privata.
Il rapporto dell'Onu si ferma lì, non fa nomi e cognomi, purtroppo non dice come bisognerebbe cambiare, però per la prima volta dopo 30 anni dice molto chiaramente che "chi è privo di acqua è perchè è povero ed è perchè c'è qualcuno che se ne sta appropriando".

Riflessioni veloci sul perchè siamo arrivati a questa situazione.
Perchè oggi mentre entriamo nel terzo millennio ci ritroviamo a ragionare come agli esordi della filosofia occidentale?
I Presocratici discutevano sul principio della vita, uno diceva l'acqua, il secondo diceva l'aria, il terzo diceva il fuoco..  Acqua - aria - terra - fuoco, ovvero acqua - aria - territorio - energia.
Esattamente quello che noi all'ingresso nel terzo millennio dobbiamo ancora rendere di accesso universale, di possibilità per tutti, soprattutto di conservazione per le generazioni future.
Tutta la nostra modernità di fatto ci riporta sostanzialmente all'inizio, a dover ancora dire che per vivere in questo pianeta servono alcune cose necessarie alla vita (tra cui l'acqua, l'aria, ...) e che per quelle bisogna modificare le relazioni economiche, le relazioni politiche, la cultura delle persone e anche le "disponibilità" individuali.

Origini del problema
Noi siamo arrivati a questo punto, io penso, per due motivi.
Il primo motivo è che noi ci troviamo nel secolo degli iniziati, il secolo in cui si avrà una svolta epocale, e cioè dove l'intera produzione mondiale dovrà essere riorganizzata su altre materie prime.
Vuol dire che noi siamo negli anni della fine del petrolio, del carbone e del gas naturale, cioè siamo alla fine di una produzione e di conseguenza di una organizzazione sociale basata sulle materie combustibili fossili; gli esperti si dividono, c'è chi dice tra 20 anni, chi tra 30, però in buona sostanza entro un secolo tutto quello che produciamo non sarà più prodotto a partire da queste materie prime.
Questo comporta come prima conseguenza immediata la guerra globale permanente: la guerra a cui stiamo assistendo in questi anni, teorizzata e praticata, ha l'unico scopo di controllare militarmente i territori nel cui sottosuolo giacciono le riserve di materie prime fossili.
Io so che queste materie si stanno esaurendo; in attesa di capire quali saranno le nuove materie prime io occupo militarmente quei territori per garantirne il controllo.
Il secondo effetto che questo comporta è un ragionamento sulle future materie prime: una di queste sicuramente è l'acqua.
Allora, senza bisogno di eserciti, io comincio a costruire accordi internazionali, metto in campo istituzioni finanziarie internazionali (penso alla Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale, l'Organizzazione Mondiale del Commercio) che sostanzialmente aprono il terreno al fatto che l'acqua che prima era considerata bene comune a tutti, adesso cominci ad essere invece un bene economico; cioè l’acqua viene considerata una merce, e quindi ha un prezzo, e qualcuno la può possedere e vendere a qualcun altro.
Noi siamo esattamente in questa fase: il motivo per cui l'acqua oggi per la prima volta dopo secoli, non viene più considerata un bene di tutti bensì un bene economico, sta dentro a questa fase perchè domani, tra le materie prime future, ci sarà sicuramente l'acqua.
Se io comincio ad appropriarmene, esaurite le materie prime fossili, io sarò il padrone delle nuove risorse.
Il secondo motivo ha più a che fare con la crisi economica di questo modello neoliberista, neoliberale... Gli economisti la chiamano, in modo complicato, "sovraproduzione di beni materiali e mancata allocazione su nuovi mercati". Detto in termini più semplici significa che il modello neoliberista, quello della globalizzazione che ha aperto tutti i mercati, che ha avuto un forte sviluppo da circa 30-40 anni, si trova in una fase di stallo.
Questa situazione di stallo è dovuta al fatto che quello che dicevano i sostenitori di questo modello non si è realizzato pienamente: dicevano "noi apriamo tutti i mercati, non ci dovranno essere più vincoli ambientali nè sociali, le merci e i capitali devono muoversi, questo produrrà una ricchezza gigantesca, i ricchi continueranno ad essere ricchi ancora più ricchi, ma a cascata ci saranno benefici per tutti". La realtà purtroppo è diversa: non solo non si è realizzato questo, ma l'impoverimento mondiale ovvero la forbice tra i pochi ricchi e i molti poveri si è allargata esponenzialmente.
Il modello neoliberale ha un problema di fondo: il modello si basa sulla necessità di costruire sempre nuovi bisogni, per produrre merci sempre nuove, affinché queste vengano comprate e consumate.
Ora però, la gran parte della popolazione mondiale che è talmente impoverita da non poter accedere nemmeno al ruolo di consumatore (ammesso sia un ruolo desiderabile), ovvero c'è una grande parte del mondo che non può comprare nulla.
Contemporaneamente la parte del mondo che può comprare, quella a cui noi apparteniamo, è in via di saturazione di merci.
Io posso convincervi con la pubblicità che la vostra macchina ogni 2 anni deve essere rottamata, per comperare un'altra automobile, ma voi non potete comprare 5 macchine a testa; io posso convincervi con la pubblicità che il telefonino che avete in tasca tra un mese è obsoleto perchè è uscito il nuovo modello con ulteriori possibilità e gadget, ma voi non potete comprare 10 telefonini a testa.
Si attua perciò un processo che porta ad un certo punto ad una saturazione di merci; la saturazione di solito viene superata aprendo nuovi mercati: cioè andando in qualche altra parte del mondo, inducendo bisogni, inondando nuovi paesi di merci. Se però quella parte del mondo non può comprare nulla poiché vive in una situazione di povertà, si arriva alla fase di stallo. Il mio problema è continuare a far comprare cose. In sintesi, c'è una grande parte del mondo che non può comprare nulla, c'è una parte del mondo (che siamo noi) che può comprare ma ha già comprato moltissime cose. Come faccio a farvi comprare ancora qualcosa?
Decido che una serie di cose, che sono beni comuni naturali o beni comuni sociali, invece di essere dei beni comuni diventano beni di mercato.
Con un grande vantaggio: se io faccio diventare l'acqua una merce, io non ho bisogno della pubblicità per farla consumare. Voi siete necessitati di farlo. Voi siete obbligati tutti i giorni a consumare acqua, perché l’acqua è necessaria alla vita.
E quindi, se l'acqua mi appartiene, ho il mercato garantito (gli economisti lo chiamano "a domanda rigida"), mercato in cui non ci sono cicli; tra l'altro è un mercato che sta perfino fuori dai flussi finanziari, perchè i mercati finanziari paradossalmente possono andare come vogliono, bene o male, ma voi continuate a consumare acqua anche il giorno dopo.
Inoltre, se anche la parte impoverita del mondo avesse un minimo di reddito, anche piccolissimo, è chiaro che lo spenderà per l'acqua, perchè l'acqua è necessaria per la vita.
Quindi, se io mi approprio dell'acqua, ho un mercato completamente garantito.

Acqua da diritto a bisogno
Questo è il motivo per cui i governi e le multinazionali si sono trovati a Dublino nel 1992 e hanno dichiarato solennemente che l'acqua non era più un diritto ma era un bisogno.
L'acqua come diritto o bisogno non è una mera questione nominale, la differenza è intuitivamente chiara: se io ho diritto ad un vestito, ci deve essere un'istituzione che me lo garantisce, o comunque ci può essere un'istituzione a cui posso rivolgermi nel caso in cui io non abbia ottenuto questo diritto. Se io ho bisogno di un vestito, vado in un negozio, con i soldi lo compro, se non ho i soldi non lo compro.
La differenza tra diritto e bisogno è questa qua.
Avere denominato l'acqua un bisogno e non più un diritto alla conferenza di Dublino, è stata la sanzione che ha permesso poi tutto il processo di appropriazione privata dell'acqua.

[Conferenza Internazionale sull’acqua di Dublino 1992, “Principle No. 4 - Water has an economic value in all its competing uses and should be recognized as an economic good”]

Conflitti per l’acqua nel mondo
Ci sono altri elementi che rendono l'acqua un tema cruciale.
Spesso si dice che le guerre attuali si combattono per il petrolio, e che le prossime si combatteranno per l'acqua. Io direi che non sono solo le prossime, ma alcune già da adesso lo sono.
Perchè? Perchè l'acqua è sempre più scarsa, per diverse ragioni.
Una causa ovviamente è quella che ci troveremo ad affrontare nei prossimi decenni, ovvero il cambiamento climatico.
L'altra è la questione è che se anche la quantità dell'acqua nel ciclo naturale è sempre la stessa, l'attività umana compie interventi su questo ciclo e rende una parte dell'acqua inquinata e quindi non utilizzabile; la deforestazione ad esempio è uno degli elementi forti che priva la possibilità di utilizzo di acqua. Moltissimi altri motivi concorrono alla scarsità dell'acqua.
L'acqua diventando sempre più scarsa, diventa oggetto di conflitti.
D'altronde, se andiamo indietro nel tempo la parola rivale deriva da riva, cioè "due persone che abitano di fronte alla stessa sorgente, in un posto con un'unica sorgente".
Il concetto di rivalità è già dall'inizio legato all'acqua, in una situazione di scarsità ovviamente questa rivalità può diventare guerra, anche perchè l'acqua non rispetta i confini geopolitici.
Un problema vero è "di chi è l'acqua?", l'acqua che attraversa paesi differenti.
È di chi sta a monte, e poiché nasce nel suo territorio la può utilizzare come vuole? È di chi sta a valle, perchè scorre attraverso quel territorio?
Anche su questo mancano dei contratti mondiali, delle convenzioni internazionali che stabiliscano questo.
Nel frattempo però vanno avanti progetti importanti.

- La situazione turca
L'esempio più grosso è quello che sta succedendo in Turchia: la Turchia sta realizzando un progetto di costruzione di dighe, denominato GAP: sono diverse dighe, al termine delle quali tutta l'acqua del Tigri e dell'Eufrate sarà controllata dalla Turchia.
Questo comporta che la Siria, la Giordania, gli Emirati, ovvero i paesi che stanno a valle, potranno avere acqua o meno a seconda di quello che decide la Turchia. Questo avviene in una zona con una tensione storica alle spalle, le implicazioni di un tale progetto sono notevoli.

- La situazione israeliana
Alcune guerre hanno già un connotato legato all'acqua, per esempio il conflitto Israelo - Palestinese, che ovviamente non è nato sull'acqua, oggi ha questo elemento fortissimo.
Ad esempio, Israele sta costruendo un muro, illegalmente secondo tutte le convenzioni internazionali, per separare i territori occupati dallo stato d'Israele.
La cosa strana è che questo muro, anche mettendosi dalla parte di Israele per un momento, uno si immagina di costruire il muro lungo i confini che rivendico come miei, giusto o sbagliato che sia.
Invece il muro fa un percorso strano, se si controlla sulla cartina il muro non è costruito sui confini rivendicati come propri, e se uno guarda in superficie non si capisce perchè il muro è realizzato in quel modo. Se uno va sotto, si scopre che il muro è fatto esattamente per tenere tutti i pozzi e le sorgenti d'acqua dalla parte di Israele. Quindi il muro non rispetta nemmeno i confini che Israele rivendica, confini comunque non riconosciuti dall'Onu, ma con lo scopo unico di controllare le risorse idriche.
Le stesse alture del Golan, che Israele dovrebbe ridare alla Siria da decenni in base alle risoluzioni dell'Onu, non vengono riconsegnate per motivi strategico - militari, ma bensì perchè il Golan ha nel sottosuolo la riserva idrica di tutto il bacino del Giordano, ed Israele la vuole controllare.

Nel mondo ce ne sono decine di conflitti così, che non sono non ancora guerre dichiarate apertamente per l'acqua, ma dove la questione della risorsa acqua diventa uno degli elementi fondamentali per il mantenimento di conflitti di questo genere.
Adesso ci troviamo in una situazione in cui è importante capire che finchè l'acqua è oggetto di appropriazione privata, questi conflitti sono destinati drammaticamente ad aumentare.

La situazione italiana
Anche in Italia è nato un movimento forte sull'acqua, sorto dal fatto che le privatizzazioni hanno cominciato a svilupparsi a macchia di leopardo nel territorio italiano, cioè alcuni territori hanno privatizzato, altri invece hanno tenuto l'acqua con società pubbliche... è una partita molto aperta, molto complicata, anche perchè si trova di fronte una politica trasversale che pensa che l'acqua debba essere gestita attraverso società di capitali, quindi sostanzialmente debba essere messa sul mercato mentre tante popolazioni si ribellano; in Italia attualmente sono aperti almeno una trentina i conflitti territoriali contro la privatizzazione dell'acqua.
Sulla base di questi conflitti è nata ad un certo punto l'idea di metterli insieme, di farli incrociare, di farli scambiare esperienze e di provare a costruire una vertenza più ampia. E' nato quindi il Forum dei Movimenti per l'acqua, nel marzo del 2006 a Roma, frutto di tre giorni di seminari in cui si è deciso come fare a rafforzare tutte le lotte territoriali che cercano di ripensare all'idea dell'acqua come bene comune, alla sua gestione come gestione pubblica ma partecipata dai cittadini.
Si è pensato quindi di costruire insieme una legge di iniziativa popolare.
La legge è stata scritta in seguito ad un percorso partecipativo, un vero laboratorio di partecipazione, sempre perfettibile, ma almeno c'è stato un tentativo serio di coinvolgimento. Ad esempio potevamo far scrivere la legge ad un giurista, in realtà alla stesura della legge hanno partecipato 120 persone, che hanno scritto materialmente una parola od una riga, la gran parte delle quali non aveva competenze giuridiche né scientifiche, ma dalla propria esperienza di mobilitazione sul territorio aveva acquisito un sapere che è diventato fondamentale.
Abbiamo scelto di fare questa legge ad iniziativa popolare, e quindi non di non presentarla direttamente in parlamento, per costruire una grande campagna di sensibilizzazione nel paese.
L’ iniziativa popolare ha bisogno di firme, e quindi di iniziative nei territori; il tutto è stato fatto lo scorso anno  in 6 mesi molto intensi di manifestazioni.
Per dare un'idea della sensibilizzazione che siamo riusciti a costruite, per dare il via ad un iniziativa  popolare bastano 50 mila firme, ne abbiamo raccolto 406 mila, tra l’altro senza nessun particolare sostegno da parte dei media né dai grandi apparati organizzativi di partito o di grandi istituzioni.
È  stato in sostanza un lavoro capillare territorio per territorio.

La proposta di legge
La legge sostanzialmente dice tre cose fondamentali.
L'acqua è un diritto umano, è un bene comune, e quindi il servizio idrico è privo di rilevanza economica, cioè non deve essere gestito secondo i criteri legati all'economia di mercato, ma deve essere gestito come un servizio di interesse generale.
Le gestioni di conseguenza devono essere di tipo pubblico, consapevoli che pubblico è necessario ma non è detto che sia automatico che funzioni; ragioniamo in termini di gestione partecipativa. Abbiamo inserito nella proposta di legge alcuni strumenti che obbligano chi ha in mano la gestione del servizio idrico a dover costruire forme di partecipazione da parte dei cittadini del territorio, quindi anche dei lavoratori del servizio idrico che devono formalmente partecipare a decisioni; non possono essere solamente consultati, ma devono partecipare attivamente alle decisioni più importanti.
Il fatto che l'acqua sia un diritto umano comporta anche un ragionamento sulla tariffa, per cui noi diciamo ad esempio che 50 litri al giorno devono essere gratuiti (cioè coperti dalla fiscalità generale) perchè sono quelli che sostanziano il diritto; quindi vuol dire che se anche io non ho una lira ho diritto a 50 litri d'acqua al giorno perchè sono quelli che mi permettono di poter sopravvivere. Questo potrebbe favorire gli sprechi, ovviamente è una battaglia culturale ma noi prevediamo un sistema tariffario per cui oltre i 50 litri gratuiti poi ci sta un sistema di scaglioni per cui il consumo spropositato di acqua viene sanzionato in maniera molto pesante, in modo che si abbia in mente che l'acqua è un diritto di tutti e soprattutto delle future generazioni.
Noi dobbiamo assolutamente mettere in campo politiche di conservazione dell'acqua, conservazione basata sul fatto che tutti ovviamente abbiamo il diritto di poterla usare in quanto ci necessita per la vita personale.
Come si finanzia tutto questo? Abbiamo scritto nella legge, avendo fatto anche dei calcoli che basterebbe la riduzione delle attuali spese militari del 5% (io le eliminerei del tutto in cuor mio) per finanziare la gestione pubblica attraverso anche gli investimenti fatti con la fiscalità generale di tutto il servizio idrico italiano.
Gli ultimi due governi, quello attuale e quello precedente, hanno aumentato le spese militari del 23%, ancora in maniera trasversale, chiedere questa riduzione è una cosa assolutamente di buon senso. Noi riteniamo possa essere perciò una cosa su cui spingere.

Forum mondiale dell’acqua 2009
A Istanbul, dal 16 al 22 marzo 2009 ci sarà il forum mondiale dell'acqua, che a dispetto del nome è il forum delle multinazionali e dei governi; si svolge ogni 3 anni, nel 2006 è stato a Città del Messico.
Tutti i movimenti mondiali dell'acqua, in particolare la "RED VIDA" dell'america latina, i network dei paesi dell'africa e la rete europea dei movimenti per l'acqua che la settimana scorsa è nata ufficialmente al forum sociale europeo, organizzeranno un controforum, sempre a Istanbul, con due finalità: una è contestare, dichiarare illegittimo un forum che parla dell'acqua in cui i governi vanno chiamati dalle multinazionali che ci sembra semplicemente una follia. Noi chiediamo che questo forum venga organizzato dall'Onu, pur con tutti i limiti dell'Onu, ma almeno non sono le multinazionali. Il controforum raccoglierà le proposte dei movimenti, purtroppo solamente 4 nazioni dell'america latina hanno risposto alle cose che noi chiediamo finora, ovvero di non partecipare al forum dei governi e delle multinazionali, o comunque se partecipano di proporre un documento che ovviamente sancisca l'acqua come diritto umano, come bene comune, tutte cose che le popolazioni da tempo chiedono.
Il parlamento europeo l'anno scorso ha approvato una risoluzione in questo senso, purtroppo i governi europei sono andati al forum e hanno detto tutt'altra cosa.
Però la risoluzione esiste, una delle cose che si potrebbe chiedere, visto che il documento ha possibilità di interloquire con le istituzioni, visto che esiste anche una legge di "inizio popolare", che questa legge faccia il suo corso auspicandone anche l'approvazione, però quantomeno venga discussa, sia momento di confronto...
Dall'altra questo appuntamento mondiale sottolinea il rischio che il forum di Istanbul sia il lancio definitivo della privatizzazione dell'acqua su scala mondiale, e quindi è un appuntamento abbastanza importante.

Grazie a Marco per il prezioso lavoro di trascrizione!!


News autogestite sul V° Forum alternativo dell'acqua:
-12-22 marzo 2009: Istanbul - Forum Alternativo Mondiale dell’Acqua
- Acqua: aperto il Forum di Istambul, 17 arresti per le proteste

Siti di riferimento:
ACQUABENECOMUNE

People's Water Forum

Alternative Water Forum 2009

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