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Carovana del Sud - Diario di Bordo

23 settembre - 5 ottobre 2008



Foggia
23 settembre

 

Ma la carovana missionaria della pace 2008 comincia oggi? Qui a Foggia? O domani? Ma la data ufficiale è il 25! O forse davvero oggi siamo già in carovana? Si? No! Forse.. si accettano scommesse.

I fatti sono questi: 8 dei 24 carovanieri sud sono presenti a Foggia e già si comincia a parlare dei temi ufficiali. L'occasione è subito data: in questi giorni ricorre il 10° anniversario della morte di padre Ettore Frisotti, missionario comboniano originario del capoluogo dauno (Foggia, per capirci) e in questi stessi giorni viene pubblicato un libro sulla sua vita: nel mondo degli spiriti, edito da EMI. Ma tutti coloro che potrebbero pensare che si tratti di una biografia qualsiasi resteranno presto delusi, si tratta del percorso spirituale di un missionario in un momento storico importante per la missione e la società brasiliana, dove P. Ettore ha lavorato 15 anni. E allora l'appuntamento è alla facoltà di giurisprudenza, aula magna (gremita di gente, e per fortuna ci sono tanti giovani), alle 17.30. Puntuali!

A presentarci il libro sono padre Giovanni Munari, autore nonché direttore dell'EMI, il prof. Giuliano Volpe, neo-rettore dell'Università degli Studi di Foggia nonché, come egli stesso si è definito, non credente, archeologo e pacifista convinto, e padre Alex Zanotelli (dobbiamo stare a presentarlo?) che con Ettore ha diviso gli anni della direzione di Nigrizia.
Ciascuno di loro ha tratteggiato un aspetto diverso della persona e della personalità di padre Ettore. P. Giovanni ne ha descritto il lavoro a Salvador de Bahia con gli afro-brasiliani, i poveri, gli schiavi e con la loro spiritualità fatta di riti e cerimonie che noi occidentali troppo facilmente etichettiamo come superstizione, legata al demonio (le abbiamo dato anche un nome: woudu!).

E invece p. Ettore ci insegna che prima di tutto il cammino del missionario è un invito a condividere la fede con (e delle) persone che il Signore ci fa incontrare lungo la strada e per poter dialogare con la fede dell'altro bisogna mettersi al posto dell'altro. E per questo che lui si è avvicinato al candomblè con la curiosità di chi vuole conoscere, chi si mette in ricerca, come ha sottolineato il prof. Volpe, spinto dalla sua solidissima fede in Gesù Cristo, ma con la delicatezza di chi non possiede ne impone certezze. Ecco il secondo insegnamento, il secondo invito, rivolto a tutti, credenti e non: non appiattirsi al prestabilito, andare al di là delle apparenze, mantenere la voglia di conoscenza andando oltre la tolleranza. E chiunque segue questo cammino non può non sentirsi chiamato in causa e non impegnarsi concretamente per la pace, nella propria realtà, contro le mafie, ad esempio.

Ed infine Alex, che con il cuore gonfio di commozione ci ha trasmesso la sua emozione nel parlare di un grande amico, non con il dolore di una separazione ma la gratitudine di averlo conosciuto. Padre Ettore ha fatto un cammino all'interno di un'esperienza religiosa totalmente altra dalla sua, sperimentando l'accoglienza e allo stesso tempo la presenza di Dio perché se questa era la spiritualità dei neri, lì non poteva non esserci Dio, perché Dio è il Dio dei poveri e degli ultimi. E noi di questo insegnamento di accoglienza che cosa ne abbiamo fatto? Evidentemente l'abbiamo buttato nel cassonetto (insieme a tutta la spazzatura non differenziata) visto come trattiamo i fratelli nati fuori dai confini italiani: i 40.000 morti nel mediterraneo durante le traversate della speranza, l'accanimento contro le minoranze, le impronte ai bambini Rom dovrebbero farci vergognare, indignare e reagire, dovremmo ricordare 'quando gli albanesi eravamo noi', invece...

E allora ben vengano altri di questi libri perché un grande missionario come padre Ettore Frisotti non cada nel dimenticatoio e magari, perché no, i suoi testi possano essere studiati anche all'università: c'è molto da imparare!!

La serata non finisce qui ma continua con una celebrazione eucaristica nella parrocchia di origine di padre Ettore. Qui, tra canti e danze africani (ricordate da dove vengono gli afro-brasiliani?), preghiere spontenee, la testimonianza di Maria Antonietta, sorella di padre Ettore (e vera responsabile della nostra presenza qui stasera), Padre Ettore torna a vivere e a provocarci, chi lo conosceva non poteva rimanere indifferente... a noi giovani non resta che dire: peccato non averlo conosciuto, sarebbe stato un bel testimone per questa carovana. Alex però, come al solito, ci risveglia da questi desideri e ci consegna Ettore: sì, d'ora in poi, lui sarà il nostro orixà, il nostro spirito guida, il nostro antenato che ci accompagnerà nei lunghi chilometri che da domani percorreremo, proprio come gli antenati africani, invocati nelle cerimonie candomblè, arrivavano a confortare i loro figli in Brasile... e se questo ha permesso loro di sopportare 400 anni di schiavitù, vuoi che padre Ettore non ci sosterrà per 10 giorni e poi per tutta una vita?

Alla fine della messa ci viene consegnata una cartolina preparata dai diversi gruppi brasiliani che si occupano di pastorale afro-brasiliana. Il titolo è compainheiros da caminhada... allora secondo voi questa carovana è iniziata o no? Io la mia risposta l'avrei!!!
Daniela



Cavallino e Alessano
24 settembre

 

Eccoci arrivati. Siamo 22. Siamo carovanieri.
Ci ritroviamo a Cavallino presso la casa dei padri Comboniani. Siamo giovani soprattutto del sud, due nostri amici si sono uniti a noi da Bellusco (MI). Ci salutiamo calorosamente con chi già conosciamo e ci presentiamo a chi incontriamo per la prima volta, ma in entrambi i casi è già carovana, siamo subito una sola comunità, piccola comunità itinerante.
Precisiamo una cosa: noi non facciamo la carovana, noi siamo la Carovana, noi che gireremo in lungo e in largo per il nostro sud e saremo i testimoni della pace che viene dalla parola che libera, saremo i volti visibili delle persone e delle realtà che incontreremo, testimoni che Dio cammina con il suo popolo. E allora si parte. Diretti ad Alessano per farci guidare da un grande profeta della pace del nostro tempo, partorito da grembo di questa calda (oggi non proprio!) Puglia: don Tonino Bello.
Ci ritroviamo nella chiesa parrocchiale per un momento di preghiera, avremmo voluto muoverci a piedi verso il cimitero, ma come si dice: l'uomo propone e Dio dispone e oggi ha disposto una bella giornata di pioggia e quindi ci tratterremo in chiesa. A dare il benvenuto alla Carovana è il vescovo della diocesi di Ugento-S. Maria di Leuca don Vito. In noi carovanieri don Vito vede messaggeri di Pace, Pace fondata sulla giustizia, solidarietà, rispetto di ogni essere umano perché immagine di Dio, perché segno del suo amore per il mondo, pace fondata sulla legalità. E per questo nostro cammino ci affida a don Tonino, perché possa accompagnarci e sostenere il nostro impegno, con la sua dedizione e il suo coraggio. A seguire il sindaco di Alessano sottolinea come si sia persa la strada, si siano persi i punti di riferimento. La Carovana si batte per il riconoscimento dei diritti, noi oggi abbiamo perso il senso del dovere.
Poi, ch'è bello il saluto di Rama, cristiana non cattolica della Costa d'Avorio, che c'invita a pensare e pregare per i giovani migranti con particolare riferimento alle sei vittime di Castel Volturno. Inizia così la preghiera ecumenica, preghiera di accoglienza, di amicizia, di vicinanza, aperta al mondo che vuole esprimere la voglia di vivere e di liberazione che ci portiamo dietro. Partecipano alla preghiera anche i pastori della chiesa di Cristo e della chiesa Avventista del settimo giorno. Belle testimonianze di come mettere al centro la Parola possa unire invece che sottolineare le differenze. Durante la preghiera vengono presentati i tre simboli che da questo momento porteremo nel nostro pellegrinaggio fino a Roma: la Bibbia, la Parola di liberazione, fonte di salvezza, sorgente di vita e di speranza, conforto per la comunità; la Lampada, scolpita in pietra leccese, la Luce è l'espressione della presenza di Dio e dell'uomo; il Bastone, segno di appoggio per noi pellegrini sulle strade del mondo, simbolo dell'itineranza che ci contraddistingue.
La testimonianza di don Donato sulla sua esperienza di missione pone subito delle domande. Infatti, lui, diocesano, ha deciso di partire per il Kenya dove ha lavorato per dodici anni ma solo quando la sua comunità diocesana e parrocchiale aveva finalmente scelto di inviarlo manifestando di interessarsi non solo alla propria piccola comunità: il missionario non è un navigatore solitario! Ma poi è tornato in Italia perché ha sentito che era venuto meno questo mandato. La chiesa locale deve riappropriarsi di questa vocazione particolare: la missione ad gentes. E l'interesse per questa vocazione è il termometro della nostra fede: evidentemente stiamo perdendo colpi! La domanda che risuona nelle nostre orecchie è 'possiamo davvero definirci autentica chiesa di Cristo?'
Nel frattempo la pioggia ci ha dato una piccola tregua, giusto il tempo di organizzare la visita al cimitero, alla tomba di don Tonino. Per noi si sono mobilitati i vigili urbani perché il custode mantenesse il cimitero aperto. Con la pioggia che ha ripreso a scendere delicata recitiamo la preghiera di don Tonino a santa Maria del meriggio chiedendo direttamente a lui di accompagnarci e di ispirarci. Con noi c'è la comunità di Alessano che ringraziamo davvero di cuore per la calorosa accoglienza. L'emozione è forte per tutti, non potevamo lasciare Alessano senza questo incontro, ora possiamo andare, ma lasciamo ai piedi di don Tonino una lampada, gemella di quella che illuminerà il nostro cammino per le strade del sud. Allontanandoci dal cimitero, nel pulmino continuano a risuonare le parole di don Tonino, una risonanza spontanea di quello che più ha colpito il cuore di ciascuno di noi, condividiamo quello che ci ha sempre affascinato della sua particolare spiritualità e del suo appassionato desiderio di pace. Con questo spunto la condivisione si allarga ad abbracciare qualcosa di più profondo, come l'importanza di non spegnere mai la luce della speranza.



Paràbita
24 settembre

 

Il passaggio della Carovana da Parabita è contraddistinto dal ritardo: la visita fuori programma alla tomba di don Tonino ci fa arrivare un'ora e mezza dopo il previsto. Meno male che qui ci aspetta gente che ci vuole bene ed è desiderosa di ascoltare e conoscere e per fortuna ad intrattenerli ci sono i bravissimi folkettari di 'Il viola di Maria'.

L'evento questa volta è strettamente civile: ci troviamo nell'aula consiliare del municipio di Parabita, ci accoglie il sindaco e ci fa accomodare sulle poltrone che normalmente sono occupate dai consiglieri comunali. Dal mio posto mi guardo intorno: da una parte la gente, quella che ha resistito, certamente sono i più motivati; dall'altra parte il tavolo d'onore. Dopo i saluti di rito, fratel Enrico passa a presentare la Carovana, il titolo, le tappe, le campagne e qualcosa mi dice che questa presentazione la impareremo tutti a memoria: presto o tardi saremo noi giovani a metterci la voce e la faccia! La parte centrale dell'incontro è l'intervento di Alex. Purtroppo della prevista testimone si è persa ogni traccia ed Alex non si è fatto pregare per dare notizie più dettagliate. Il tema dell'incontro, filo conduttore delle tappe salentine, è incentrato su diritti, immigrazione, convivenza tra culture, Rom in particolare.
Nell'ora che segue Alex ci travolge con i suoi numeri, dati, revisioni e suggerimenti... non poteva fare diversamente: si tratta di informazioni importantissime per il futuro di tutti ma che non passano con i comuni mezzi di comunicazione anzi, spesso, vengono deliberatamente nascoste con l'obiettivo di distogliere l'attenzione. Da sottolineare quanto è importante per noi essere in carovana al sud: questo è un momento molto difficile per il sud d'Italia, siamo abbandonati sia dal governo nazionale che dalla Comunità Europea, le mafie stanno mettendo a segno grandi vittorie, soprattutto la 'ndrangheta, si sta registrando una crescente fase di impoverimento: basti guardare quanti giovani fuggono al nord (siamo ai livelli degli anni '50).
La storia peculiare di questo sud ha fatto sì che di fronte ai problemi la gente si organizza, trova soluzioni, ma in un'ottica individualistica tirando a campare. Con difficoltà si mettono all'opera moventi collettivi. La Campania ne è un esempio tangibile: è da 15 anni che si susseguono commissari straordinari per l'emergenza dei rifiuti (può definirsi emergenza una situazione che dura da 15 anni?). Ma nessuno ha mai fatto nulla perché il problema venisse risolto! Da tutto questo emerge quanto sia importante prendere coscienza dei diritti di ogni uomo: acqua, prima di tutto, salute, casa e lavoro, sia per gli italiani che per gli stranieri. E dopo aver preso coscienza bisogna agire, organizzarsi, mettersi in rete, collaborare e resistere.
La lotta non sarà facile di certo ed è proprio per questo che da soli non ce la si può fare. Coraggio: non facciamoci rubare il futuro! È un nostro diritto.



Novoli
25 settembre

 

Stamattina cominciamo la giornata con un momento di preghiera e di riflessione sul vangelo di Luca. Una frase di Gandhi mi colpisce molto: 'solo coloro che sono abbastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo lo cambieranno davvero'. Mi vengono in mente i chilometri che affronteremo, gli impegni quotidiani messi da parte e credo che non siamo mai stati così folli o, meglio, speranzosi, non ci saremmo mai messi in cammino. Ciò che ci spinge è farci seminatori di pace, che non è silenzio omertoso, ma un dono del Signore che deve essere trasmesso, non è solo parola, ma anche e soprattutto fatti. Don Tonino citava spesso la frase 'se vuoi essere universale parlami del tuo villaggio'. Ecco, la pace deve partire da noi, per poi estendersi alle nostre famiglie, ai nostri amici, ai nostri vicini di casa e infine al mondo.
Non possiamo farci portatori di pace se non la possediamo in noi e attorno a noi. È con questo spirito che abbiamo lasciato le nostre città.
Stamattina abbiamo il nostro primo incontro a Novoli presso la comunità Emmanuel. Lì c'hanno raggiunto tre classi dell'Istituto Tecnico Commerciale di Casarano. È bello osservare la loro attenzione, ma soprattutto la passione dei loro professori. In questi giorni, in cui gli insegnanti sono considerati inutile forza lavoro, mi riempie di gioia sapere che ci sono ancora uomini che credono nell'educazione e nella cultura come prerogativa per migliorare il mondo. È bello perché abbiamo un sogno comune, troviamo validi collaboratori... 'insieme si può'!!!
Imma


Dopo alcuni mesi, ecco il ritorno a Novoli, presso la comunità Emmanuel che tanto desideravo.
La pioggia di Alessano abbandona i nostri passi, lasciando sul suolo i piccoli segni del suo passaggio: le piccole pozzanghere. Ad accoglierci questa mattina, è uno splendido sole nell'azzurro cielo di questa stupenda e variopinta terra.

Altrettanto stupenda è l'accoglienza della comunità Emmanuel, una comunità nata dal cuore di Dio e dall'impegno di una piccola e grande donna, Enrica Fortes, e di un piccolo  e grande uomo, padre Mario, per sostenere ed accompagnare il cammino di liberazione di ragazzi e ragazze caduti nel grande dramma della droga e dell'alcol.
La mattinata vede protagonisti non solo noi carovanieri e la comunità Emmanuel ma anche gli studenti. Per rompere subito il ghiaccio così da rendere più familiare l'incontro, insieme cantiamo e battiamo le mani. Subito dopo in un clima di profondo ascolto e accoglienza padre Mario ci presenta la comunità Emmanuel, la vita di Enrica, una donna straordinaria che ha scelto di vivere insieme ai ragazzi tossicodipendenti, di camminare al loro fianco fino ad incontrare il virus dell'HIV che l'ha portata nel giro di pochi anni alla morte.
Uno stupendo video, ci trasporta nella carovana, nelle sue tematiche aprendo sempre più i nostri cuori e i nostri occhi verso quelle realtà che necessitano di redenzione e tanto impegno.
In questo clima cerchiamo di instaurare un confronto con i giovani perché sono proprio loro che nel nostro tempo, attraverso scelte di vita concrete possono rendere visibile il grande sogno di Dio, di una vita piena per tutti gli uomini.

La testimonianza di Alex è accolta con grande attenzione e stupore, proprio negli occhi dei giovani si legge la loro sensibilità e soprattutto la loro sete di conoscere e di incontrare testimoni credibili del Vangelo vissuto e condiviso con i poveri.

Il tutto è ricompensato dalla bontà di un pranzo delizioso preparato con tanta premura dalla comunità che ci ospita. Anche in questo momento il nostro stupore è tanto perché di fronte ai nostri occhi si distendono metri e metri di tavoli imbanditi con ogni sorta di specialità culinaria salentina.

Alla fine di questa pagina di diario non posso non ringraziare i ragazzi in cammino nella comunità che rivedo dopo diversi mesi, tra cui Antonio e Giovanni, uno degli educatori, e che riabbraccio con grande gioia del cuore.

Grazie anche a voi lettori e carovanieri d'Italia e buon cammino.
Vi aspettiamo a Roma il 4 e il 5 ottobre.

Ciao, a presto
fra' Pasqualino



Lecce
25 settembre


 
Evviva! Oggi pomeriggio facciamo per la prima volta un incontro in piazza! Trovo che la piazza sia un posto davvero bello per l'incontro tra persone!

Dopo un breve percorso a piedi per le vie del centro, con le nostre bandiere della pace, sciarpe sventolate al vento, ma soprattutto con la gioia di andare ad incontrare la gente, arriviamo in piazza dove tanti bambini Rom ci aspettano cantando e danzando, che meraviglia!!!
Dopo questo momento di gioia con i bambini presentiamo la Carovana con i suoi segni e le sue campagne, a seguire vediamo un video e ascoltiamo delle testimonianze. Tra quest'ultime quella che mi colpisce di più è quella di Mira, donna Rom e rappresentante del campo-sosta Panareo, che con estrema semplicità chiede a tutti di andarli a trovare al campo, affinché possano essere davvero conosciuti. Questo stesso 'discorso' viene sottolineato da Gigi Perrone, in particolare, la necessità di fare esperienza dell'altro, di avere una conoscenza reale e concreta per superare i giudizi!

Non riesco però ad esprimere a parole la bellezza e la gioia del momento di festa e di condivisione che la comunità Rom organizza dopo gli interventi, offrendoci dolci tipici della loro tradizione e coinvolgendoci nei loro balli in piazza! Tutti, grandi e piccoli a danzare gioiosamente, con grande scambio di sorrisi, sguardi di accoglienza e di comunione!
Questa esperienza è stata incredibile!
Giorgia



Cisternino
26 settembre

 

Stamattina si parte già in ritardo: ma pensiamo positivo.
Abbiamo con noi tre soli: il sole di Dio creatore ci illumina il cammino, la luce solare di ognuno di noi nonostante la stanchezza e i sorrisi dei bambini delle scuole elementari e medie di Cisternino.
Una cosa per me bellissima è rivedere Margherita Ciervo, la responsabile del movimento acqua per la regione Puglia.

Cosa porto con me di oggi? Stasera ci sono testimonianze di persone dall'Africa, rifugiati politici, economici, sanitari. Penso a tutte le garze usa e getta dei nostri ospedali, all'8permille o 5permille obbligatorio, all'ingiustizia. Alex dice sempre che un giorno pagheremo tutto! Lo spero! Basta con il sentirsi in colpa quando lavo la macchina, quando consumo acqua per questo, mentre tra cinquant'anni (così garantiscono) ci saranno cento milioni di morti per sete. Non va bene! Cambieremo mai questo mondo? E con questa 'missione' che sono partita in Carovana ed è con questo sentimento che mi sento viva oggi.
Ho il compito, come Carovaniere, di occuparmi del materiale e quindi di venderlo nei banchetti delle varie tappe. È un compito che mi hanno dato, sotto suggerimento del Signore sicuramente. Mi piace perché sono in continuo contatto con la gente differente da me, impegnate o meno, interessati o meno, ma tutta con un obiettivo e un'idea nella mente e nel cuore che me la fa sentire vicina.
Chiara 



Mesagne
26 settembre



Siamo appena arrivati a Mesagne e immediatamente veniamo immersi in una festa. Sono sorpresa e senza quasi rendermi conto mi trovo in mezzo alla marcia dei bambini che portano i loro striscioni in piazza.

'Ciao sorella della pace!'. Così mi sento salutare da una vocina allegra, mi giro e vedo in mezzo agli altri, una bambina che mi sorride fiera e felice.
Custodisco come un piccolo tesoro questo saluto, me lo porto dentro e lascio che risuoni, solleciti i miei pensieri, smuova anche quelli più duri e restii, parli ai desideri più profondi del mio cuore.
Da carovaniera nuova 'di zecca' sono ancora stupita di ciò che vedo attorno a me in queste prime tappe (l'anticipo di Foggia, Alessano, Parabita, Cisternino e ora Mesagne) e sono in cerca di significati.
Davanti a tutto ciò che vedo: accoglienza calorosa, testimonianze, impegno, presenza di vari sindaci, associazioni, ragazzi delle scuole, sento vere anche per me le parole di p. Alex rivolte alla gente, numerosa, presente in piazza: 'Grazie per ciò che avete costruito!'
Mi colpisce molto questo desiderio di esserci di tante persone e di esserci insieme, uniti nella scelta di vivere i valori che rendono preziosa la vita di ogni persona: solidarietà, accoglienza, pace, dignità piena per tutti.

Sorella della pace...che questo saluto diventi vita nella semplicità di tanti piccoli gesti quotidiani!
Suor Alessandra



Napoli
27 settembre


 
Stamattina è una faticaccia! Sveglia alle 5.00 perché lasciamo la Puglia e dal tacco dello stivale, in mezzo ai silenziosi ulivi, ci dobbiamo catapultare nella frenesia di Napoli. Eppure...è un piacere sincero, perché ancora una volta durante questa Carovana le sensazioni si susseguono e si incalzano e mi fanno sentire viva e in un cammino fruttuoso: in particolare oggi ho constatato in me, in noi viandanti per la Pace di Dio , il 'piccolo' e il 'grande'.
Piccola mi sento mentre ci muoviamo coi pulmini e, nel silenzio, l'aurora prima e l'alba poi, ci accompagnano coi loro colori , dapprima severi, più festosi man mano che il giorno avanza. Ecco, penso, il Signore ci dona un'altra giornata di tempo prezioso per gustare il sapore buono delle cose della vita come la pace, l'acqua, l'aria: per farne testimonianza, per discuterne con chi si è accorto che per questi valori la vita merita di essere vissuta e per suonare un campanello a chi se n'è scordato.
A Napoli, al complesso di S. Chiara, alcune classi di studenti delle superiori hanno visto il documentario 'A biutiful cauntri' e ci aspettano per discuterne con Nicola, Renato. e Costanza..., uomini e donne di buona volontà, nonché di eccellente competenza, che operano sul territorio: in particolare Nicola, con rigore e semplicità, ci riassume, integrandolo, quello che Paolo Rabbiti racconta nel libro 'Ecoballe' e mi trasmette una immediata voglia di leggerlo! Poi Renato ci parla delle pratiche 'alternative' che devono essere anche 'alterative' delle abitudini costituite, dannose e nocive che a questo disastro ambientale ci hanno portato. Notizie preziose, informazioni che ci uniscono in una cordata di consapevolezza che ci impegna.
E alle 13.30 ci trasferiamo nella cappella di S. Chiara: ed è lì che mi sento 'grande', ovvero innanzitutto 'responsabile' e soggetto di cambiamento potente. Non da sola, però, ma insieme a Colui che tutto può. Fulcro della preghiera è una brocca d'acqua che mettiamo sull'altare e su cui alziamo e imponiamo le mani. E' straordinariamente denso di significato, per me, questo gesto. Sento che invochiamo lo Spirito del Padre su quel bene che Lui ci ha dato, sottolineandone la preziosità. Ma lo vivo anche come impegno personale di protezione nei confronti dello stesso dono: insieme a tutti gli uomini di buona volontà con cui stiamo fianco a fianco noi ci opponiamo a chi con l'acqua vuole solo realizzare profitto, rubare il futuro semplice, dominare alla radice le sorti dell'uomo così inscindibilmente legate, oggi più che mai, al bene acqua. Noi lo impediremo, saremo, faremo scudo: io piccola donna in cammino, grazie ai compagni di cammino e allo Spirito che non potrà non essere con noi.
Alina



Cimitile
27 settembre


 
Arrivo a Cimitile con ancora nella mente e nel cuore la mattinata di Napoli, e le domande che mi sono nate subito dopo a cui risponderò solo una volta tornata a casa: sarò in grado di reagire a questo sistema criminale che sta uccidendo anche la mia terra, oltre la Campania? reagirò o soccomberò?

Entro nel complesso archeologico delle basiliche paleocristiane dopo un anno esatto dalla mia prima visita, per l'evento della carovana della pace del 2007... le circostanze sono diverse, ma l'emozione è sempre molto grande.
Ci sono ad attenderci diversi gruppi di giovani delle parrocchie e delle diocesi della zona. Non so se è l'ambiente più familiare o che altro, ma qui per la prima volta tutti noi prendiamo il microfono e ci presentiamo, fosse anche solo con il nome... diamo volti e nomi ai carovanieri.

Il momento più carico di emozione è certamente la veglia, che nella prima parte è all'aperto. Siamo in tanti, in cerchio, attorno ai simboli, alla Parola prima incatenata e poi liberata, all'incenso che ci purifica e purifica anche il nostro ambiente, il mondo... fa freddo e ci stringiamo attorno alla nostra malatina preferita: non sia mai che prende freddo e dobbiamo lasciarla lungo la via: in ventidue siamo partiti e in ventidue dobbiamo tornare! La serata termina all'interno (finalmente un po' di calore) della basilica di San Felice, dove al chiuso possiamo quindi godere di una testimonianza di Angelino, un giovane Rom di 23 anni, padre di 4 figli, che ci descrive la sua vita quotidiana con tutti gli ostacoli che incontra a causa del clima sociale e della legislazione vigente. Angelino vorrebbe solo avere il diritto ad un lavoro, una casa e il rispetto dalla gente, in fondo è in Italia da moltissimi anni.

Al termine della veglia il mandato missionario. Infatti inviamo suor Laura, missionaria comboniana prossima alla partenza (praticamente dopodomani!) per il Mozambico, e don Angelo, sacerdote diocesano di Napoli, fidei donum in Guatemala da gennaio e carovaniere del sud con noi da domani.
Allora imponiamo le mani su di loro e invochiamo lo Spirito, perché scenda, li accompagni sempre, non faccia mai mancare loro la voglia di stare al fianco degli ultimi e dei poveri, e il coraggio di impegnarsi con forza perché sia davvero vita piena per tutti. Con voi abbiamo condiviso e condivideremo pezzi di strada e, se è vero che ognuno è le persone che incontra, siamo certi che rimarrete con noi nelle lotte iniziate insieme, così come noi saremo al vostro fianco sui sentieri che percorrerete da oggi in poi!!!
Daniela



Caserta
28 settembre


 
'Fratelli, Sorelle, siete carne della mia carne, sangue del mio sangue'. La voce calda, profonda, serena di mons. Raffaele Nogaro scuote la piazza e l'applauso esplode spontaneo con tutto il calore africano.
Questo attimo è scolpito nel mio cuore e sono certa, resta per me, africana di adozione, il momento più alto e significativo della giornata vissuta a Caserta, zona di alta immigrazione clandestina.
In serio pericolo per le minacce di gruppi di italiani ignobili sfruttatori di vite umane, rifiutati da leggi inique e dimentiche ormai del nostro passato di povere partenze verso altri Nazioni per trovare pane, fatica e spesso salvezza, sono l'immagine della nostra cecità spirituale e sociale.

Mons. Nogaro ha aperto le porte della sua cattedrale agli Immigrati in lutto per l'uccisione di sei compagni e in lotta per i loro diritti. E le ha spalancate, perché prima e da sempre ha spalancato quelle del cuore e del suo ministero di pastore.
Guardavo i nostri fratelli e sorelle africani che hanno fatto vibrare le mie viscere con i loro tamburi e danze, ma soprattutto con i loro appelli angosciati, i loro sguardi forti e profondi, i loro applausi significativi e ripetuti.

Africa... Africa che mi hai accolto, protetto, insegnato a camminare nella brousse, che mi hai aperto le tue capanne, condiviso la boulle di miglio, la banana, che mi hai cullato nelle tue notti di stelle, e rinfrescato con i tuoi temporali.
Africa... Africa, con le tue donne altere  e forti, con l'ultimo nato legato nel pagne e la macetta in mano, con i tuoi uomini coraggiosi cacciatori e conoscitori dei segreti della foresta, con i tuoi bimbi dagli occhi luminosi, i capelli ricci e la gioia da donare con abbondanza.
Mia Africa, di vita e di morte, di lacrime e di risa, di danza e di lutti, di guerre e di festa, perdonaci, te lo chiedo a nome mio e a nome dei nostri fratelli 'bianchi' che non sanno, o preferiscono non sapere il perché della fuga dei tuoi figli, il perché dei vuoti lasciati nel tuo cuore da tante partenze colme di speranza e di illusioni, per ritrovarsi davanti a muri di pregiudizi, fatica, violenza, solitudine, paura...

Guardavo la massa 'nera' nella navata e con amarezza vedevo pochissime sfumature chiare. Dove siete gente di Caserta, del Litorale Domizio, delle zone limitrofe? Non potete non vederli, non potete ignorarli, non potete dire non li conosco, camminano  per le vostre strade, colgono i vostri pomodori, costruiscono le vostre case, entrano nei vostri negozi, pregano nelle vostre chiese.
Dove siete? Non certo nella navata con loro, forse avete scelto una messa più corta, più vostra, più 'bianca'. Ma Cristo è dove si soffre ingiustizia, dove si piange e si spera, è dove ci si stringe la mano in segno di pace, dove si condivide il riso e il sorriso solidale e libero.
Che esame di coscienza sono stata obbligata a fare. E io cosa ho in cuore? Mi sono resa conto che la rabbia, il giudizio, stavano montando nel mio cuore, rendendomi, sì, razzista, ma al contrario, contro la mia tribù bianca che nega il Dio che ha più volte affermato: 'La mia mano destra è sullo straniero, sull'orfano e sulla vedova'.
Questo è quanto mi è rimasto profondamente inciso nel cuore di questa giornata  vissuta a Caserta per la nostra Africa che cerca la vita, quella piena e vera. Avanti Africa!
Sr. Paola
 
Wake up
Stand up
Don't give up the fight...
questo canto risuona nell'aria di un solare mattino per le strade di Caserta... un corteo in danza si muove tra le strade di una città quasi assente... quanti volti sorridenti... quasi un unico colore di pelle, il nero... il nero, il colore della terra in cui nacque l'umanità, il colore che ci permette di vedere le stelle... il colore della speranza...

Inizia la preghiera di qualcuno che è tra coloro che vediamo così 'diversi' da noi: 'Allah ci ha costituiti in tribù e nazioni affinché potessimo conoscerci'. Ecco cos'è oggi, la giornata della conoscenza, dell'incontro, il giorno in cui dobbiamo solo aprire le braccia ed abbracciare, accogliere.
Il camminare insieme procede fino in Chiesa e si percepisce ancor di più durante la celebrazione della Messa, ritmata da danze e canti in cui si è potuto davvero cogliere la gioia dell'incontro con l'altro e soprattutto con Lui.

E poi le parole di mons. Nogaro, parole di passione, dette col cuore di un uomo che è davvero pastore di tutti gli uomini, che sottolinea più volte a tutti i figli d'Africa presenti che li sente fratelli, ma fratelli veri e propri, senza differenze, così come fa Dio che ci ama tutti indistintamente; ma le parole più forti le ha rivolte proprio a quella Chiesa di cui fa parte, di cui tutti noi siamo stati invitati a far parte: 'L'urgenza della Pace è tutto per la Chiesa'... da questa affermazione nascono tanti interrogativi personali che 'non mi danno Pace'...
Ma è anche un giorno di dolore e riflessione, in cui ricordiamo la morte dei sei ragazzi di Castel Volturno... un minuto di silenzio che pesa come un macigno...

Oggi mi sono sentita davvero una carovaniera in cammino e in ascolto della parola resa libera anche dall'esultanza di fede e di gioia. Anch'io, così come ha detto  Mons.Nogaro durante la celebrazione, mi sono sentita in Paradiso.
Angela



Laurìa
29 settembre

 

La carovana fa una breve sosta a Laurìa, un piccolo comune della Basilicata. All'evento erano presenti il sindaco, gli studenti delle scuole medie Giovanni XXIII e Lentini, il V ginnasio, alcune classi dell'Istituto Professionale e alcune associazioni tra cui Emergency .

Nel suo saluto ai carovanieri, il sindaco Antonio Pisani ha ricordato come Laurìa, pur essendo un paese piccolo, ha molte associazioni impegnate nel campo sociale.

Nel suo intervento Padre Alex ha rilevato l'importanza di mettersi in rete partendo proprio dalle differenti realtà sociali. Uno degli obbiettivi della carovana, ha detto, è proprio quello di connettere le diverse realtà. Davanti alla presenza di molti studenti all'evento, ha parlato dell'importanza della scuola nella formazione della coscienza critica. Da qui la necessità di informarsi criticamente.

Il suo primo appello è stato per l'Africa, un continente spesso dimenticato che continua a espellere tantissime persone nella ricerca di una vita migliore. Negli ultimi anni nel Mediterraneo sono morte 40.000 persone. La nostra risposta dev'essere di solidarietà e di accoglienza, contrariamente a quello che sta facendo il governo. Il secondo è stato contro la mercificazione dell'acqua perché un bene comune e un diritto di tutti. Ricordando poi l'impegno di Don Tonino Bello per la pace, ha affermato che non esistono le guerre giuste e che i 30.000 ordigni atomici sparsi qua e là, sono un pericolo costante per il pianeta. I problemi della società e del mondo vanno risolti comunitariamente.

Don Vincenzo, direttore del Centro Missionario Diocesano, ha espresso come i missionari, attraverso la loro testimonianza, aiutino a guardare con occhi diversi la nostra realtà. La vera pace è il frutto della giustizia. E' importante cambiare il nostro stile di vita per poi cambiare le strutture sociali.
Domenico e Erica



Cosenza
29 settembre



Chilometro dopo chilometro raggiungo la mia Terra, la Calabria... sono un po' agitata e preoccupata per l'incontro che avverrà nel pomeriggio, tratteremo un argomento diverso da tutti quelli trattati in questi giorni, parleremo di salute mentale, qualcosa che mi sta molto a cuore e a cui parteciperanno anche i miei ragazzi... infatti sono nella mia città, Cosenza, e trascorreremo questa giornata insieme ai miei amici dell'ArcaDiNoé, associazione di volontariato in cui camminiamo insieme ad un gruppo di ragazzi disabili.
Arriviamo per pranzo e sono lì ad attenderci ed ognuno di loro a proprio modo ci esprime la gioia dell'accoglienza.
Siamo seduti a tavola e come ogni volta provo la sensazione di essere in una grande famiglia... ognuno di noi non è perfetto ma con tanta voglia di andare avanti, raggiunge giorno per giorno dei piccoli traguardi con tanta fatica ma soprattutto con tanta pazienza. Si cresce vivendo insieme ogni momento della giornata, studiando, cucinando, modellando l'argilla e lavorando nelle serre, senza fretta ma con la gioia dello stare insieme.
Guardo intorno a me, osservo i volti dei miei compagni carovanieri e provo una gioia immensa, sono felice che loro possano conoscere questa piccola realtà di cui faccio parte ed ascoltare la scelta di vita di Alessandro e Gabriella, che come sempre, con passione, attraverso la loro esperienza ci fanno entrare nella loro grande famiglia.
Il tema dell'incontro del pomeriggio è 'Le risorse della sofferenza libera-mente tra noi' e gli ospiti d'onore seduti in prima fila sono proprio loro: Eugenio, Sergio, Giuseppe, Francesco, Pierclaudio, Loredana, Raffaella, Carmelina... nomi non numeri... erano solo dei numeri in quei luoghi di esclusione del diverso che qualcuno crede spariti nel 1978 con la legge Basaglia, ma viviamo ancora in una società che elimina, che esclude e che quindi non può avere la Pace.
Al mattino si partirà per una nuova tappa ma invito tutti, carovanieri e non, e anche a te che ora stai leggendo questa mia pagina di diario, se un giorno passerete da questa mia terra così piena di contraddizioni ma in cui si respira nell'aria la voglia di camminare insieme di fermarvi in quest'isola felice in cui siamo tutti lì a braccia aperte pronti ad accogliervi.
Angela
 
La giornata di oggi, 29 settembre, inizia all'alba, anzi ancor prima: alle 5! Dopo ore di viaggio siamo arrivati tutti insieme, noi carovanieri, a Laurìa, in Basilicata. Ci hanno accolto diverse classi di vari istituti del paese.
Come sempre l'incontro è ruotato intorno alle tre campagne che stiamo portando in giro per le regioni del sud d'Italia: l'acqua come bene comune, la lotta contro le banche armate e la battaglia contro il razzismo. A differenza degli altri eventi avuti nei giorni precedenti, mi ha particolarmente colpito che i ragazzi e gli adulti presenti si siano messi in gioco, ponendo diversi interrogativi a padre Alex e a noi carovanieri. Bello è stato percepire la curiosità e l'interesse di quei numerosi studenti attenti a cogliere quali siano i problemi e le difficoltà che affliggono il nostro paese.
Così, dopo aver cercato di rispondere alle tante domande, ci siamo incamminati verso Cosenza, dove abbiamo avuto la nostra prima tappa in Calabria. Ad accoglierci c'era l'associazione ArcaDiNoé, una comunità costituita dal nucleo familiare di Gabriella e Alessandro, da tutti i ragazzi e le ragazze diversamente abili che svolgono varie attività presso l'associazione e da tutti i volontari che donano il loro tempo per aiutare il centro. Anche qui noi carovanieri abbiamo avuto una splendida accoglienza; infatti, appena arrivati è stato bellissimo fare un grande cerchio tendendoci tutti per mano per presentarci. Successivamente abbiamo condiviso il pranzo, avendo così la possibilità di stare in mezzo a tutti i ragazzi, e notare quanta gioia e quanta voglia di vivere abbiano; infatti, era tanta la voglia che loro avevano di raccontarci la loro giornata con l'associazione, descrivendoci le varie attività che svolgono, come l'agricoltura, la piscina, il laboratorio di teatro...
Dopo aver pranzato, abbiamo visitato gli ambienti e ascoltato la bella storia dell'ArcaDiNoé e mi ha davvero colpito quanto amore e quanta passione abbiano avuto e hanno tutt'ora le persone che si occupano di portare avanti questa bella esperienza di accoglienza dei più emarginati.
La giornata è continuata con un incontro sulla sanità, tema nuovo per noi carovanieri, visto che non c'era stato ancora un evento che vertesse su questo argomento, e infine siamo ritornati all'ArcaDiNoé, dove abbiamo trascorso la notte.
Sara

Sergio, 24 anni, un sorriso largo e sincero, ci accoglie a braccia aperte alla Associazione ArcaDiNoé. Vederlo lanciarsi con le braccia al collo di Alex mi dà una grande emozione e mi rinfranca dopo la levataccia di stamattina. Dal capannone, uno di quelli che con fatica Alessandro, Gabriella, Gianfranco e un pugno di altri volontari d'acciaio hanno reso ristrutturati e utilizzabili, uno ad uno escono ospiti ed operatori, nomi, volti che impareremo a conoscere durante tutta questa giornata che trascorreremo insieme.

L'ArcaDiNoé, infatti, è uno di quei segni di pace che stiamo cercando sul nostro cammino di carovanieri: che troviamo e stringiamo forte al nostro cuore di piccola comunità itinerante. Alessandro e gli amici di 'utopia realizzabile' (insalate e melanzane coltivate e prodotte dalle loro semplici serre sono concretissime e gustosissime!) hanno occupato  nel '95 delle serre abbandonatissime,  creando quello che delle istituzioni negligenti e volte solo al profitto, e al profitto facile, non hanno saputo e voluto fare: hanno tentato di valorizzare delle strutture, le serre di Carolei, che altrimenti sarebbero solo arrugginite ancora di più (abbiamo già così tante strutture, al Sud, da poterci permettere di perdere ciò che esiste e può essere produttivo???) e hanno tentato di dare una risposta ad un grido d'aiuto venuto dal centro storico di Cosenza, quello dei disabili mentali, con cui, davvero inaspettatamente, si sono trovati  a confrontarsi in quel quartiere.

Il giro nelle serre, tra insalate sane e quelle rase al suolo da qualche voracissimo bruco, nonché tra mangrovie di melanzane, è un bagno di semplicità e di umiltà: l'Arca ha mezzi poveri (Carmine, con orgoglio, ci racconta che finalmente compreranno un trattore perché il raccolto e la vendita in estate sono andati bene), ma è una povertà abbracciata con gioia, pazienza, ferma convinzione che questa via della lentezza darà loro solidità.

'Bravi, bravi, bravi': glielo dico a parole, cerco di trasmetterlo come posso questo mio profondo rispetto e sincero apprezzamento per quello che sono, per quello che fanno e per come lo fanno. Segno di pace vivente perché  rendono la vita possibile a Michele, Giacomino , Sergio, Antonella e tutti gli altri, semplicemente attraverso la vita insieme e l'agricoltura che 'contagia' la vita.
Alina
 


Riace
30 settembre

 
 
Dopo esser partiti da Cosenza, ci siamo incamminati per Riace, piccolo comune della Calabria. Qui abbiamo incontrato una bella realtà cittadina, dove ci hanno accolti i bimbi delle scuole elementari e i ragazzi più grandi delle medie. Tanti erano i cartelloni disegnati e colorati dagli studenti e tanto era l'entusiasmo dei bambini di gridare tutti insieme la parola 'pace'.

Dopo una breve camminata per le vie del paese, abbiamo raggiunto una piccola piazza, dove tutti insieme ci siamo presi per mano, formando una grande cerchio, dove canti, poesie e parole sono state condivise e gridate al cielo, con la speranza di un futuro di pace. La cosa che più mi ha colpita è stata l'allegria con cui i bambini hanno partecipato alla nostra proposta, mettendosi in ascolto delle nostre parole e partecipando attivamente ai nostri canti.

Dopo aver condiviso un piccolo spuntino con i bimbi, siamo stati accolti dal sindaco presso la sede dell'associazione 'Città futura', dove abbiamo avuto la possibilità di ascoltare la sua bella testimonianza; infatti ha avuto il coraggio e la forza di aprire il paese a famiglie straniere, che arrivando in Italia avevano problemi nel trovare un luogo in cui poter abitare. Così, da alcuni anni diverse sono le persone, come curdi e afghani, che popolano Riace, che altrimenti sarebbe stato un paesino poco popolato, siccome i giovani da sempre migrano verso altri centri. Il coraggio e la coerenza di questo sindaco mi sono rimasti particolarmente nel cuore, visto che difficilmente si incontrano persone che, contro tutto e tutti, inseguono i loro ideali di pace.
Sara

Questa mattina una sveglia molto simpatica ha messo in moto tutta la carovana, dopo una notte trascorsa presso l'ArcaDiNoè di Cosenza; una notte bellissima perché eravamo tutti insieme e questa per noi è stata la prima esperienza.

Gli sguardi intensi e profondi di Alessandro, Gabriella, il piccolo Giuseppe, Chiara, Carmine, Benedetta e di tutti i ragazzi hanno accompagnato il nostro viaggio verso il Sud della Calabria, nella Locride.

Ecco, dopo un lungo viaggio giungiamo a Riace. L'accoglienza festosa e variopinta dei bambini ancora una volta ha dato forza e speranza a questa nostra terra martoriata e a noi carovanieri per continuare il viaggio sulle strade del Sud.

Non è semplice in poche righe raccontare quest'esperienza. I bambini e l'intero paese rendono visibile e concreto ciò che diceva don Tonino Bello: 'la convivialità delle differenze'. Pensate, in un paesino di cinquecento persone, ottanta provengono da diversi paesi tra cui l'Afghanistan, l'Eritrea e il Kurdistan... è bellissimo vedere questo intreccio di culture testimoniata tra l'altro dal sindaco, o meglio dall'amico Domenico, esempio concreto di una persona impegnata in politica che ama la gente e i poveri portando avanti progetti di legalità e integrazione, tanto da far rientrare il comune di Riace all'interno della rete dei 'comuni solidali'.

Insieme abbiamo pranzato in piazza festeggiando la nascita di una bambina afgana. In quel momento un altro bambino afgano, giunto in Italia insieme al suo fratellino ma senza i suoi genitori, si è avvicinato a me chiedendomi se avessi mangiato, io gli ho risposto di avere un problema e lui guardandomi mi ha detto 'non c'è problema' e subito è corso a prendermi un bicchiere di vino. Il gesto mi ha toccato molto, mi ha fatto comprendere la generosità dei piccoli e l'attenzione che riservano a chi gli sta accanto, ha messo veramente in pratica il gesto di Gesù di spezzare il pane.

Perdonatemi se mi fermo qui, a Riace, in questa piccola realtà che dimostra l'assurdità delle prese di posizione dell'attuale governo di fronte al fenomeno migratorio di molti fratelli. È inconcepibile che l'altro sia etichettato un criminale per il solo fatto che giunge nel nostro paese con la speranza di trovare pace e lavoro. I nostri politici dovrebbero chiedersi perché questi fratelli migrano. Vi lascio in compagnia di qualche altro carovaniere che vi farà rivivere l'esperienza di Roccella Jonica, altrettanto carica di speranza e solidarietà.
Grazie e buon cammino a tutti.
Pasqualino (frà)

Si riparte da Cosenza alle 7.30 in direzione sud accompagnati dal sorriso sul viso di Alessandro e Gabriella dell'associazione ArcaDiNoé che ieri ci hanno ospitato e soprattutto ci hanno testimoniato la loro esperienza con i loro prossimi, i loro ultimi...

Ripercorriamo quella parte di autostrada che da 8 anni è la mia strada per l'università: questo quindi per me è un cammino personale oltre che comunitario.
L'autostrada si snocciola tra curve e cambi di carreggiata, noiosa come al solito e come sempre il paesaggio non delude: il mare blu, le montagne verdi e il cielo azzurro.
Una volta nella locride ci dirigiamo a Riace, un paesino che ha ripreso vita grazie ad una lungimirante politica di accoglienza del sindaco che ha fatto rinascere il paesino grazie all'integrazione delle comunità di persone giunte dal mare e approdate nel 1998 sulle spiagge del paese. Curdi, erano quasi tutti curdi.
Domenico Lucano ci racconta che successivamente alla possibilità di accoglienza offerta a questa gente presso una struttura della curia, gli stranieri furono costretti a cercare un'alternativa e il sindaco di Riace con un veloce giro di telefonate agli emigrati del paese che avevano una casa abbandonata nel piccolo e grazioso centro storico in una sola settimana reperì 15 case. È così che inizia la ruota multiculturale a Riace che poi con l'andare degli anni si trova ora ad accogliere solo nella scuola, che si è dovuta riaprire per il vertiginoso aumento di bambini, decine di nazionalità diverse.

L'impressione è quella di vivere in una favola, la realtà sicuramente più difficile del sogno che abbiamo accarezzato ma resta un esempio decisamente positivo di convivialità delle differenze, proprio come i colori delle nostre Huipalas.

Porterò per sempre nel cuore il ricordo del momento in cui presento le campagne sostenute dalla Carovana ai bambini... loro sono la nostra vera speranza. Infine un lucentissimo raggio dal cielo si proietta sulla piazzetta quando tutti insieme gridiamo 'insieme si può!!!'
Andrea



Roccella Ionica
30 settembre



Nel pomeriggio ci siamo recati a Roccella Ionica, poco distante da Riace, dove, dopo aver camminato per le vie del paese, abbiamo preso parte al dibattito 'Sud-sud: alleanza per la speranza'. Diversi sono state le persone intervenute, tra cui il magistrato Gratteri, che con molta semplicità ha portato la sua testimonianza e il suo appello ai cittadini, per un futuro migliore, senza mafia e corruzione. Incredibile quanto quest'uomo si impegni per compiere il suo lavoro con serietà e diligenza. Al termine dell'incontro ci siamo recati in chiesa per prendere parte all'eucarestia, presieduta dal vescovo.
Di questa bella giornata mi porto il ricordo di quelle persone che, con impegno e serietà, impegnano la loro vita per il bene comune.
Sara
 
Nel pomeriggio arriviamo sullo splendido lungomare bandierablù di Roccella Ionica.
Insieme al Goel, il consorzio delle cooperative sociali della locride, alle Comunità Libere e a semplici cittadini ci siamo incamminati per le strade del pittoresco centro cittadino profetizzando 'pace', 'imbrocchiamola', 'mettiamola fuori legge, la pubblicità, non l'acqua', 'no alle banche armate' e 'mai senza l'altro'.

Il corteo si conclude con un incontro a cui prendono parte Domenico Lucano (sindaco di Riace), Sisinno Zito (sindaco di Roccella Ionica), don Giuseppe Campisani (parroco di Gioiosa Ionica), Giuseppe Gratteri (sostituto procuratore capo di Reggio), padre Alex Zanotelli con la moderazione di Vincenzo Linarello del consorzio Goel.

Domenico Lucano ripercorre l'esperienza di Riace, realtà che abbiamo conosciuto nel mattino più approfonditamente di quanto spiegato nella serata: della serie 'tu hai creduto perché hai visto... beati coloro che crederanno pur non vedendo'.

Sisinno Zito ci porta l'esperienza di un comune (Roccella Ionica) che ha resistito alla privatizzazione del suo acquedotto e ha ricomprato quella parte che era in mano a privati: l'acqua a Roccella non è mai mancata neanche in quest'ultima torridissima estate. 'Bravo!' penso, fino a quando non confessa fiero che il comune sta pensando di allargare i servizi pronunciando le parole 'piccola multiservizi'... la mia intuizione viene poi confermata da padre Alex che durante le conclusioni lo metterà in guardia a tal proposito!

Don Giuseppe Campisani porta all'assemblea la sua testimonianza di parroco di Gioiosa Ionica da sempre vicino agli ultimi, ai poveri... quelli in loco prima che quelli lontani...

Infine la parola va a Nicola Gratteri che come le 'persone di fatti' con quattro parole trasmette tutta la sua dedizione alla vita. Sì, che professare legalità è portare avanti la vita, non essere complici di un sistema di morte.
Gratteri ci fa riflettere su pochi valori: coerenza e cittadinanza. Confessa che il principale dei motivi per cui ammira padre Alex è proprio quello della sua coerenza che da parola si trasforma in azione, lotta.
Gratteri conclude con un pensiero tanto semplice quanto rivoluzionario: non si può pretendere che il cittadino per rispettare le regole diventi un eroe (e magari martire), basta essere coerenti e comportarsi da semplici cittadini. Al resto ci pensa la giustizia.

La giornata si conclude con un immenso dono di Papà: mentre portavo sul furgoncino i libri del banchetto mi ritrovo davanti la mia mamma e il mio papà. Dio benedica la mia fortuna ad avermi voluto in questa famiglia.

Ultimo capitolo della giornata è la messa celebrata insieme al vescovo Giuseppe Morosini Fiorini che illustra i significati di Carovana Missionaria della Pace.
Andrea



Reggio Calabria
1 ottobre



Farsi strada è l'azione umana per eccellenza: scoprire una via, aprirla, tracciarla, seguirla, camminare insieme. Se è un giovane, come uno di quelli presenti all'auditorium di Reggio Calabria, che apre questa nuova strada potrebbe presto diventare un'autostrada di speranza vera, perché lo sperare nel nostro futuro è fiducia e contemporaneamente pazienza. E anche oggi le parole di Giovanni Paolo II diventano ancora attuali: 'I gruppi afro-americani costituiscono una parte rilevante del continente. Con i loro valori umani e cristiani arricchiscono la chiesa e la società di tanti paesi [...]. La chiesa desidera potenziare l'attenzione pastorale e formare comunità ecclesiali con un volto proprio afro-americano'. Questo continua a rimanere il nostro messaggio quotidiano per annunciare una 'convivialità delle differenze'.

Nel pomeriggio, presso la casa dei Gesuiti, l'incontro con un entusiasta Renato, elemento di spicco e condottiere del 'No al ponte' tra Messina e Reggio Calabria; un 'no' dettato da una serie di motivazioni economiche, geologiche, ambientali e trasportistiche e con dei 'sì' ad un diverso modello di sviluppo.

Ritornati all'auditorium Alex, suor Paola e alcuni interventi da parte del pubblico presente, ci hanno fatto ragionare sul tema 'Educare alla sobrietà', dove si è potuto capire come l'uomo cristianamente ispirato giunge a capire che il mondo potrà cambiare in meglio perché può essere egli stesso protagonista della novità e delle verità divina, condizione della sua stessa libertà e della continua scoperta che lassù Qualcuno lo ama. Troppo spesso l'uomo occidentale si nutre di bisogni autoindotti e non reali. Si cerca il superfluo, il desiderio che appaga temporaneamente il nostro cuore che è illimitato d'amore e infinito, che non sarà mai colmato da ciò che è materiale. Il cuore esige e ordina, l'uomo invece si abbuffa nel disordine del di più. Infine nella cattedrale di Reggio Calabria abbiamo celebrato 'La terra, cosa comune', preghiera ecumenica che ha preceduto il dolce cullare sullo stretto che ci ha portato a dormire nella terra siciliana della nostra carovaniera Giorgia.
Marco
 
La giornata di oggi si è svolta essenzialmente a Reggio Calabria nei locali adiacenti alla cattedrale dedicata a San Paolo. Il bellissimo paesaggio che variava dalle pendici boscose dei monti alle rocce che si immergevano frastagliate nel mare ha attutito la fatica che si è fatta per arrivare in questa bella città del sud Italia.

La gioiosa accoglienza degli organizzatori del nodo è stata accompagnata da un bellissimo e caldo sole e finalmente dopo i primi saluti e preparativi ecco che il momento di incontro e dialogo ha inizio.

Nell'auditorium della chiesa abbiamo incontrato i ragazzi delle scuole che muniti di block notes erano già in attesa dei carovanieri. Don Angelo ha riscaldato l'atmosfera imbastendo i primi concetti e motivazioni della carovana con fare semplice e appropriato ai ragazzi, non dimenticando mai di catturare la loro attenzione con domande e divertenti provocazioni.
Subito dopo, la testimonianza di p. Alex ha lasciato l'uditorio in completo silenzio per tutto il tempo dei racconti sugli anni vissuti tra i poveri di Korococho.

Nel primo pomeriggio abbiamo ascoltato la testimonianza di Renato Accorinti, messinese referente del comitato ‘NO al PONTE’, che con un'incredibile passione ci ha spiegato con dati alla mano le motivazioni per cui è una follia pensare di costruire il ponte sullo stretto.
Quello che ci ha trasmesso principalmente è la sua energia e partecipazione profonda nell'impegno a costruire un mondo di giustizia e a diffondere la partecipazione attiva alla vita sociale, sempre.
Ci ha raccontato come la sua attenzione passa dai problemi legati al suo quartiere fino ad abbracciare le cause di terre lontane.  Era così coinvolto da far fatica a rimanere fermo sulla sua sedia, sembrava quasi che volesse scuoterci uno per uno.
Ci ha invitato a vivere con l'utopia nel cuore, a riflettere sulla nostra responsabilità e a scommettere che il mondo può cambiare.

Che bello....
incontrare queste persone ti riempie il cuore di gioia e di speranza!
Il forte entusiasmo di Renato sembra averci contagiati tutti dandoci la prova che se c'è la gioia, lotti ogni volta che respiri!
Carlo e Giorgia
 


Agrigento
2 ottobre

 

'Non vi può essere convivenza umana senza un ethos mondiale delle nazioni; non vi può essere pace tra le nazioni senza la pace tra le religioni' (Kung); ecco un po’ la sintesi dei numerosi volti internazionali incontrati quest'oggi.

Questa mattina, dopo una pesante levataccia prima dell'alba, Agrigento ci ha accolti nell'entusiasmo di decine e decine di bambini e ragazzi imbrattati da colori vivaci e caldi. La marcia svolta per le vie principali della città si è conclusa con un pranzo alla 'mensa della solidarietà' dove i 'nostri fratelli color cioccolato' sedevano al nostro tavolo, vivacizzando con le loro storie il nostro cuore e regalandoci un po' di sana entropia. Dio avviene, forse, dove l'umanità si riconosce povera e fa sintesi dove i 'nati vinti' si presentano come 'il sale del mondo'.

Nel pomeriggio ci siamo trasferiti in quel di Palermo, recandoci in un campo rom in cui è risultato difficile sfuggire alla gratuità donante serenità e al sorriso dei bambini ordinatamente dispersi nel campo.

Stanchi, ci siamo recati nella casa dei laici comboniani dove un'appetitosa e fumante cena ci aspettava. Dopo qualche scambio di battuta-conoscenza, incredibilmente alle 21:30/22 il letto-pavimento ci stringeva tra le sue dure braccia!
Marco

Siamo in Sicilia! Continuo a ripetermelo perché non mi sembra vero. Ieri sera abbiamo attraversato lo stretto e Messina ci ha accolto con calore e ospitalità. Stamattina la sveglia è stata  impietosa (4:45) e un po' folle. Partiamo prestissimo perché dobbiamo arrivare ad Agrigento e la strada che ci aspetta è lunga. Man mano che si fa il giorno e la luce mi permette gradualmente di vedere sempre meglio ciò che mi sta intorno, è una continua meraviglia, sorpresa, beata contemplazione di paesaggi che pian piano mi entrano dentro.

In viaggio preghiamo il salmo 8 e la preghiera accompagna il sentire del cuore: "Come splende Signore Dio nostro il tuo nome su tutta la terra: la bellezza tua voglio cantare, essa riempie i cieli immensi".
Procede il nostro andare per le strade del Sud ed entriamo sempre più profondamente nella sua vita, toccando realtà di cui difficilmente sentiamo parlare con passione e verità.

Oggi ad Agrigento abbiamo incontrato ancora tanta gente riunita per sentire una Parola di Pace, per coltivare la speranza della pace e sentirsi rafforzata nel sogno, nel desiderio che sia possibile.
Risuona ancora, forte, la convinzione, espressa oggi nelle parole del vescovo di Agrigento, che la pace non è solo nelle mani dei potenti...la pace è possibile per l'impegno concreto di ciascuno di noi.

La giornata ci riserva due possibilità per esserci, per dire la nostra solidarietà, il nostro sogno, per liberare la Parola di Dio, che è Gesù fattosi carne e venuto per essere solidale con l'umanità, dentro la storia.
Abbiamo il dono di condividere il pranzo con i poveri, soprattutto immigrati, che pranzano alla mensa della Caritas. Si intrecciano sguardi, gesti di accoglienza, tentativi di dialogare oltre le difficoltà della lingua.
Poi, nel pomeriggio, a Palermo dove prosegue il nostro viaggio, andiamo al campo Rom. Il rappresentante della comunità ci saluta e ci parla delle difficoltà del campo.
Noi carovanieri ci presentiamo ed esprmiamo la nostra amicizia.
Regaliamo alla comunità alcuni alberi da piantare nel campo. Insieme si scava, si sorride,
si prega e poi danziamo, primi fra tutti i bambini pieni di gioia semplice.
E' il nostro modo per dire che ci siamo, ci state a cuore amici immigrati e amici Rom.
Sr. Alessandra




Palermo
2 ottobre

 

Il nostro viaggio prosegue nel pomeriggio a Palermo: andiamo al campo Rom. Hassan, il rappresentante della comunità ci saluta e ci parla delle difficoltà del campo.
Noi carovanieri ci presentiamo ed esprimiamo la nostra amicizia.
Regaliamo alla comunità alcuni alberi da piantare nel campo. Insieme si scava, si sorride, si prega e poi danziamo, primi fra tutti i bambini pieni di gioia semplice.
È il nostro modo per dire che ci siamo, ci state a cuore amici immigrati e amici Rom.

Suor Alessandra

Occhi neri e trasparenti
sporchi ma non spenti.

Sorriso largo dai denti gialli
di pace sono i loro scialli.

Aria, terra, polevere e pietre:
così sono le strade di chi ha sete.

Occhi azzurri color cielo
è la bellezza che ha sciolto ogni velo.

La curiosità per il mio obiettivo
e le lacrime mentre partivo.

I bambini ci 'assaltano' il furgone,
solo caramelle possiamo come dono
e si aggrappano mentre andiamo
chiamatelo abbandono... io lo amo.
Andrea



Palermo
3 ottobre


 
Dopo una notte trascorsa nella neonata comunità comboniana dei Laici ci spostiamo presso Villa Niscemi dove insieme ai nostri fratelli Kosovari dovremmo incontrare le autorità locali per confrontarci sui problemi del campo La Favorita. È lecito usare il condizionale poiché ci viene spiegato che nessuna amministrazione mai ha assunto alcuna politica di integrazione nei confronti di questa gente. Se vogliamo essere come questi amministratori chiamiamoli Rom, io preferisco parlare di 'gente' perché ieri abbiamo fatto esperienza della loro profonda umanità e come direbbe Albert Einstein: 'io appartengo alla razza umana'.
Quando arriviamo troviamo meno gente del previsto: speravamo che almeno quelli che c'erano ieri al campo venissero per avere una presenza massiccia: un chiaro segno!
Nel contempo gli amministratori confermano la loro reputazione di fantasmi.

Non c'è molto altro da dire. Gli interventi nella sala sono tutti o quasi a proposito delle pessime condizioni in cui questi nostri fratelli vivono. Le loro abitazioni sono discrete casette in muratura, ma il dato importante è l'assenza totale di servizi: la corrente elettrica passa di casa in casa con fili liberi a terra (e non è raro che qualche bambino finisca con i piedi nella pozzanghera sbagliata), non c'è acqua corrente, non c'è fogna, c'è la polvere, non ci sono neanche gli alberi: addirittura l'amministrazione si prende il lusso di valutare quale sia la specie più adatta al luogo!

È vero, non è facile dialogare con questa gente e mettere su qualcosa di serio, ma la città non pare avere alcuna seria intenzione a cambiare le cose: quei progetti per il campo e la sua gente finanziati con soldi pubblici finiscono per escludere quei pochi attori (associazioni e singoli) che conoscono perché vivono la realtà. E il progetto puntualmente fallisce.
E poi quanti nomi e quanta gente sospettosa intorno a questa gente: addirittura c'è anche qualcuno che porta il nome di Gesù sulla maglia che non traspare proprio amore...
Palermo la trovo come la sintesi di questo sistema: pochi ricchi potenti che ignorano il grido dei tanti poveri impotenti.

Intanto pare che mentre noi eravamo nella sala delle Carrozze a Villa Niscemi il terrorismo abbia toccato anche la città di Palermo proprio a Villa Niscemi e proprio davanti alla porta della sala delle Carrozze: a detta della scorta di Sua Altezza Diego Cammarata nessuno si aspettava di avere dei Rom in un incontro in cui si parlava di Rom... accortisi di ciò ci hanno chiesto di entrare tutti dentro, ma non capivamo quindi ci è stato detto che se si fosse saputo che ci sarebbero stati dei Rom non ci sarebbe stata assegnata la Sala delle Carrozze. È che da queste parti si è abituati a fare politica senza interpellare i destinatari e a preservare l'importanza della Sala e non del dialogo.
E allora giusto per essere chiari grido: 'Avremmo preferito dialogare seduti col culo a terra ma davanti a qualcuno che ascoltasse e prendesse in considerazione l'umanità che c'era in gioco in questo incontro'.
Peccato!
Per fortuna che la Speranza abita i volti di questi miei fratelli musulmani e ortodossi.
Andrea

Siamo un po’ stanchi ma la volontà di continuare il cammino è tanta…

E’ mattina, e siamo pronti per pregare. Sta mattina c’è messa, e noi siamo felici di spezzare il pane e condividere questo bel momento di preghiera tra di noi. Che bella la messa comboniana!!! La cappellina dei nostri amici Laici Comboniani è accogliente più che mai. Canti, preghiere, parole liberate dal vangelo, l’eucarestia…Una buona dose di energia sarà con noi tutta la giornata.

Presto che è tardi, 9.15  ci rechiamo alla sala delle Carrozze nella villa Niscemi per partecipare all’incontro tra le istituzioni, le associazioni e i  rappresentanti dei ROM sulle problematiche del campo La Favorita. Sorpresa?! Le istituzioni non ci sono, qualche funzionario del comune, i servizi sociali, ma politici zero!  Ne prendiamo coscienza rammaricati e ci mettiamo in ascolto.
Ascoltiamo quelle che sono le esigenze di questi nostri fratelli ROM, ascoltiamo quello che hanno da dire gli altri, e ci accorgiamo delle difficoltà di questo territorio, anche Palermo non scherza.
L’incontro è stato intenso, momenti anche accesi, ma questa è vita!!

E' importante conoscere a fondo i fratelli ROM e stare con loro, solo così possiamo realmente abbattere ogni barriera. Costruiamo unione non divisione.

Hasan Salini, rappresentante della comunità ROM, ha ribadito l’importanza dell'acqua potabile e dei servizi igienici assenti nel campo, un appello prioritario da far risuonare al Comune. Padre Alex, come ultima battuta ha ricordato che solo attraverso il “responsabile” impegno da parte di tutti può davvero nascere una rete attiva e proficua tra le associazioni, i fratelli ROM e i Servizi Sociali. Questo è l’augurio, speriamo bene…

Dopo il dibattito torniamo dagli amici Laici Comboniani e condividiamo il  pane quotidiano,  poi, incontro di verifica e di sintesi della Carovana. Gioie, difficoltà, sensazioni, fatiche, propositi, ringraziamenti, un bel momento di scambio reciproco in piena gratuità. Per ognuno la Carovana ha rappresentato molto: i volti, le realtà incontrate, i temi affrontati, l’itineranza, la voce degli ultimi, gli sguardi stanchi e quelli speranzosi, Don Tonino Bello e il suo messaggio: “In piedi costruttori di pace”, i bambini e i loro colori, gli uomini e le donne di buona volontà che rischiano ogni giorno per un avvenire di pace, le debolezze e le fragilità di noi carovanieri, l’amicizia che è sbocciata, il dialogo e il confronto con chi ha vissuto il sud del mondo… Starei qui tutto il giorno a raccontare quanti doni importanti abbiamo ricevuto in questo nostro cammino attraverso l’incontro con l’altro, ma non voglio dilungarmi troppo per questo racchiudo tutto in una frase e dico, l’esperienza della carovana è dentro di noi, ci ha lasciato molti stimoli, molti spunti di riflessione, insomma ci ha arricchito…

A Roma ci sarà la conclusione ma da lì una nuova “partenza” più concreta, ognuno nel suo ambiente di vita dovrà continuare a intessere relazioni e costruire reti per testimoniare quello che è stato la Carovana missionaria della pace. L'urgenza del momento ci invita a mobilitarci. Siamo chiamati a metterci in gioco fino in fondo. Dopo la forza della partenza viene la forza dell'andare avanti. l'audacia del parlare, dell'insistere, del creare.
In serata ci rechiamo al porto per imbarcarci e arrivare poi nella capitale, per vivere l’ultima tappa e incontrare gli amici del nord e del centro. Siamo stanchi ma ancora carichi…
Domani ci aspetta un’altra bella e intensa giornata.
Amici Buon Cammino!

Erika



Roma
4 ottobre



Siamo quasi alla fine di questa esperienza... noi carovanieri del sud abbiamo davanti un lungo viaggio per raggiungere la capitale e ricongiungerci con gli altri tronchi della Carovana Missionaria della Pace 2008... una vera e propria traversarta, infatti alle ore 20, tutti presenti e puntuali (cosa assai strana per noi: il ritardo è stato il nostro compagno di viaggio in questi 10 giorni) siamo già al porto e ci imbarchiamo. A dir la verità siamo un po' preoccupati: 10 ore di mare potrebbero sconvolgere i nostri stomaci delicati!!!
Alla fine tutto bene, nessun problema e alle 7 siamo già in macchina, direzione Roma!!!
Dimenticavo di dire che con noi viaggiano i Laici Comboniani di Palermo, che hanno preparato gli eventi di ieri in città...

Dentro di me un groviglio di emozioni, mentre i chilometri scorrono sotto di noi. Prima di tutto la gioia di essere parte di una grandissima esperienza, mi sento quasi una privilegiata, e poi la soddisfazione di averla portata a termine (lo so, lo so: mancano ancora due giorni, ma permettemi di dire che il grosso è fatto!!!)... e pensare che fino a due mesi fa non potevo far altro che pregare perché potessi essere una carovaniera!
Mi batte forte il cuore all'idea che a Roma incontrerò tanti amici, incontrati ed amati negli ultimi anni in cui la famiglia comboniana mi ha letteralmente rapito dalla mia famiglia biologica: storie, esperienze, condivisioni che mi risuonano nella mente!

Finalmente arriviamo. Incredibilmente anche per primi! Wow!
E subito cominciano abbracci, baci, domande... il cuore va a mille... mi sento davvero a casa, nessun viso mi è estraneo, anche quello di chi non ho mai conosciuto: si tratta di una comunanza di ideali,che traspare e che unisce fin dal primo momento.

Ma i lavori devono cominciare, ed infatti cominciano senza di noi: nell'auditorium del Seraficum all'E.U.R. iniziano i canti e le presentazioni dei gruppi che da ogni parte d'Italia intervengono all'evento finale... indovinate quanti carovanieri sud rispondono all'appello? Quattro!!! Gli altri sono ancora al lavoro per organizzare la presentazione del nostro percorso e delle nostre esperienze e per redigere il documento finale e gli appelli che come carovana sud portiamo all'attenzione del nord e del paese intero (mi sembrava strano tutto 'sto anticipo: il ritardo ci piace troppo)... infatti il gruppo si riunisce solo un minuto prima che Pablo ci chiama sul palchetto!!! Fiuuù!!!

È bello ascoltare anche quello che le altre carovane hanno raccolto nel loro peregrinare: testimonianze, storie, avventure diverse a seconda del luogo in cui la carovana è transitata... si è parlato di acqua, di immigrazione, di tolleranza, di rispetto del creato... hanno incontrato un sacco di testimoni che hanno sconvolto e provocato i colleghi carovanieri nordici (per ridere noi siamo i sudici!! Ih ih ih)...

E poi il momento forte: gli interventi di Alex che ci tratteggia con la solita precisione e puntualità una rilettura della storia attuale con gli occhi della bibbia; e Francesco Gesualdi che con dati precisi e dettagliati descrive il momento e le cause della profonda crisi ecologica e sociale che stiamo vivendo. Alla fine non si tratta solo di ritratti deprimenti di un mondo che va allo sfacelo (se credessimo questo gli ultimi giorni non sarebbero che una pura distrazione dal tran tran quotidiano... e vi assicuro che così non è) ma ci sono possibilità di cambiare il mondo... Gesualdi suggerisce 4 strategie (Informare-Denunciare; Solidarietà immediata; Pressione sui centri di potere sia politico che imprenditoriale perché recuperino il senso di responsabilità; Progettazione di lunga durata) e l'impegno che ognuno di noi deve metterci non deve essere finalizzato al successo che eventualmente potrebbe conseguire, ma l'impegno, la sobrietà - dice Francuccio - è obbligatoria perché non possiamo non darci da fare, punto e basta!!! E poi non bisogna neanche perdere la gioia e l'allegria nell'impegno - ricorda Alex - prima di tutto perché siamo fondamentalmente cristiani, e la nostra fede è in un Dio che ama i suoi figli; in secondo luogo perché è solo dando che si ha la felicità...

La serata termina all'abbazia delle Tre Fontane con un bel momento di preghiera, davvero molto intenso...

E poi tutti a nanna, che domani sarà una giornata non facile, sia perché tireremo le somme di un lungo cammino, sia perché scorreranno fiumi di lacrime (separarsi è dura dopo 10 giorni in cui si è condiviso tutto e si sono creati e rafforzati rapporti veri di profonda amicizia).
PS: ricordiamo che oggi è San Francesco: maestro e profeta della sobrietà e della semplicità!!!
A domani...

Daniela



Roma
5 ottobre

 
 
Siamo qui dopo aver percorso migliaia di chilometri di strada, ma se potessimo misurare gli abbracci che abbiamo ricevuto potremmo fare due o tre volte il giro del mondo.

Siamo qui con negli occhi i volti delle persone incontrate, volti che esprimono la gioia di chi si impegna sapendo che non può fare altro, volti che esprimono la preoccupazione per la profonda ingiustizia che sembra guidare le decisioni che si prendono per il futuro della piccole e grandi comunità, volti che ci hanno accolti mettendosi a disposizione per tutto, praticando la solidarietà concreta, volti che ci hanno dato speranza e coraggio, perché noi, ora testimoni, possiamo diffondere la bellezza della resistenza e contagiare le nostre realtà di origine con la follia di chi vuole cambiare il mondo.

Siamo qui con gli occhi pieni di lacrime perché separarsi da chi ha condiviso con te 12 giorni di momenti intensi e profondi è difficile. Siamo prossimi alla partenza ma siamo anche certi che quello che è nato non svanirà certo in poco tempo, così come gli impegni chi ci assumiamo oggi diverranno presto stili di vita concreti. Ci crediamo, altrimenti non avrebbero senso le giornate passate!!!

Siamo qui, al termine della carovana, al termine dell'itineranza fisica, quella concentrata in pochi giorni, ma siamo soprattutto all'inizio della carovana vera, quella più difficile, quella che ci impegnerà per tutta la vita, giorno per giorno, quella che ci chiederà coerenza e costanza, quella che ci porterà a scontrarci con chi ci vive accanto per far valere il principio della sobrietà, al di sopra del principio del consumismo o del profitto... avremo bisogno di tanta carica e credo proprio che quello che viviamo qui oggi ce ne darà per un bel pezzo!!!

Lo ricorda anche p. Fernando al termine dell'Eucaristia: è ora che comincia la vera sfida, bisogna continuare a sforzarsi perché questa prima esperienza di animazione unitaria tra diverse realtà missionarie, diventi un modo efficace di fare missione in Italia, bisogna continuare a lavorare insieme, perché (lo ripetiamo dal 24 settembre, ormai) solo insieme, in rete si può cambiare il mondo!!!

E allora... Buona Carovana a tutti!
Daniela

 

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