giovaniemissione.it

Digiuno televisivo - Libera la Parola!

Facciamo una proposta culturale molto concreta per non essere vittime della deriva razzista dei media e non cedere al pensiero unico dell’idolatria del profitto:

Digiuno televisivo!!!!
OSA far sparire la televisione da casa tua, prova almeno per un mese, insomma … AMATI!

       

                       

DIGIUNO TELEVISIVO

per staccarsi dall'imbuto della TV

...promuove l'INCONTRO!

              

Leggi i testi che FACOLTA' D'INTENDERE suggerisce per una riflessione sulla tv:

10 buone ragioni per consumare la televisione in modo critico
            … e per spegnerla!

     

1. Quante ne abbiamo?

In un nucleo familiare composto da 2 genitori più 3 figli in media ci sono 4 TV…

2. Guardare, Guardarla e essere Guardati!

In altri tempi la tv era qualcosa di staccato dalla realtà di tutti giorni, la si guardava poco ed in famiglia. I personaggi che ci tenevano compagnia erano molto diversi dalle persone “reali”, c'erano super eroi con macchine fantastiche, ai quiz e sapevano rispondere alle domande solo dei geni... Invece oggi i super eroi guidano macchine che potremmo comprare anche noi, alle domande dei quiz sappiamo rispondere anche noi, e chi partecipa al grande fratello è come noi... è facile immaginarsi al loro posto. La tv ci rispecchia, si è plasmata alla nostra immagine fino in fondo!

3. Che cosa guardo?

Spesso ci si trova a scegliere il programma meno peggio, si fa zapping in continuazione tra i canali, per poi arrenderci a qualche programma senza contenuti…

4. Perdita della Ragione…

Quando accende la TV è immediato lo stacco, la mente si narcotizza e restiamo lì per ore... finisce per renderci passivi e creduloni - “se l’hanno detto in tv allora è vero”

5. La perfezione!

L’illusione di una vita perfetta, i personaggi di pubblicità o telefilm sono sempre perfetti... si finisce per credere che anche la nostra vita e noi stessi potremmo essere così... basta così poco!

6. Pubblicità!

Spesso, se non sempre, orienta e condiziona i tuoi acquisti! Gli spot hanno nascosti dei metodi di persuasione non sempre “morali”, per indurti a consumare e spesso non si fanno scrupoli a dirti e farti vedere cose che non sempre sono vere...

Ricordati che durante la tua vita in media perdi 3 anni e mezzo a guardala! (chi si impegna a verificare?????)

7. TV pubblica di qualità?

Manca una TV pubblica dove viene fatta informazione vera e dove si possono vedere programmi di interesse culturale ed informativo senza aspettare le 23:30!

8. Intrattenimento EXTRA.

Molto intrattenimento e poca informazione, ormai anche i telegiornali sono diventati dei rotocalchi rosa e puro intrattenimento.

9. Più tempo per te e per gli altri…

Meno TV = più dialogo in famiglia, più tempo per gli amici, più tempo per incontri di gruppo, più tempo per partecipare alla vita sociale e soprattutto più tempo anche per stare con te stesso.

10. Ma, fa davvero compagnia?????

... Tu! Quale buona ragione ti sei trovato per spegnere la TV? ...

   

         


Mediawatch nella sezione News Autogestite

Miseria umana della pubblicità...Il nostro stile di vita sta uccidendo il mondo (13-07-'06)

Non cascateci, non è una questione di contrapposizione tra Islam e laicità,
di Robert Fisk (13-02-'06)

Il ruolo dei Media negli USA (29-08-'05)


Approfondimenti da MEDIA WATCH, l'osservatorio sui Mass Media dei giovani del GIM:

"Non è semplice cambiare il modo d'agire dei grandi gruppi di comunicazione. La chiave della trasformazione, o almeno della resistenza, è oggi nelle mani dei cittadini in grado di fare una lettura critica dei media. [...]

Dieci i punti principali da cui si puo' partire per lavorare:

1) I media costruiscono la nostra cultura.

2) I media contengono messaggi ideologici e di valore.

3) I media usano tecniche identificabili.

4) Ogni persona interpreta diversamente i messaggi.

5) Le immagini si leggono in modo diverso rispetto ai testi.

6) I media sono piu' potenti quando toccano le emozioni.

7) La maggior parte dei media sono controllati da interessi commerciali.

8) I media costruiscono mondi di fantasia.

9) I messaggi dei media possono essere decodificati.

10) Diventare "consumatori attivi e consapevoli" dei media."

 

 

1. Che cos'è una notizia? Fonti, processi, tecnologie e ideologie della fabbrica delle notizie.

2. CHI COMANDA NEI GIORNALI E NELLE TIVU’?
MAPPA DEL POTERE E DEI POTERI NEI MASS MEDIA IN ITALIA

3. I  Tg. Analisi del linguaggio dell'informazione in tivù

4. Che cosa significa informazione "alternativa" e "dal basso"?
Riflessione di una lettrice

5. Per una sintesi. Revisione finale del laboratorio.

 

"1. Informazione: descrizione o produzione della realtà?
 2. Informazione e potere
 4. L’informazione locale e privata
 5. L’informazione alternativa
     (La televisione (così com’è) è un mezzo di trasmissione di massa ma non di comunicazione!)

[...] Carlo passa a descrivere alcuni punti utili su cui riflettere per intuire quali spazi in questi ambiti poter abitare reinterpretando l’informazione.

● Ci suggerisce di trattare l’informazione come i cibi… guardare quindi l’etichetta, chi la produce, gli ingredienti, le provenienze e le circostanze. Solo così si può avere un atteggiamento critico e scansare (o quanto meno riconoscere) le informazioni non etiche. Bisogna farsi gli anticorpi culturali… senza i quali una informazione indigesta, può farci davvero male a livello mentale!

● Ci invita a considerare la costituzione di TV di quartiere… che sono un mezzo poco costoso ed alternativo per la liberazione dell’informazione, infatti, restano in mano al popolo e non tendono a dinamiche servilistiche. Esistono attualmente in Italia circa 100 di queste nuove televisioni…

Carlo sostiene che se si raggiungesse il migliaio, esisterebbe un effettivo polo televisivo alternativo. Il costo di una Tv di quartiere si aggira sui 2000 € e la tecnologia necessaria è alla portata di tutti.

● Altra cosa interessante sarebbe quella di costituire “gruppi d’acquisto informativi”. Questa logica favorisce l’interscambio, il dibattito, l’approfondimento e la personalizzazione degli interessi, il tutto votato ad un'operazione di disintossicazione da quelle 3000 informazioni quasi sempre “avariate” che ci bombardano quotidianamente senza interpellarci all’analisi. Altra iniziativa molto bella, sarebbe quella della “giornata del libro gratuito”… Si fissa un giorno in cui un gruppo di persone “semina” libri con contenuti interessanti in luoghi a caso della città (sedile di un autobus, treno, banco di una caffetteria, aula studio ecc.), scrivendo in prima pagina: “questo libro circola liberamente e gratuitamente, leggilo e rimettilo in circolo.”

● Per aggirare le grandi agenzie di stampa che esercitano un grande controllo sulle notizie in circolazione, sarebbe necessario approfondire l’ambito del “digital divide”, che ha la potenzialità di dare voce hai senza voce, connettendo ad esempio realtà in conflitto (durante la guerra in Kosovo le parti belligeranti hanno potuto comunicare fra loro), o realtà mantenute separate (Nord del mondo povero di informazioni veritiere e Sud del mondo povero di risorse) permettendo interscambi completativi.

A livello sperimentale, si potrebbero fare molte altre cose partendo da ciò che esiste. La televisione non è del tutto sostituibile, infatti il 95% degli italiani si informa facendo riferimento esclusivamente ad essa, per questo vanno rinnovati i contenuti e bisogna studiare il modo per farlo mantenendo forme di linguaggio comprensibili dai molti. In quest’ottica, ad esempio, risulta una perdita di tempo demonizzare in toto la pubblicità… essa va recuperata e trasformata in antipubblicità recuperandone l’eticità e sfruttandone la potenziale immediatezza comunicativa. In sintesi il male sta nei contenuti più che nei linguaggi e nei mezzi."

 

Riportiamo gli obiettivi di fondo che i partecipanti si sono riproposti e suggeriscono anche a noi, ora, di seguire!

 1. "Ascoltare criticamente in gruppo l'informazione che la nostra società riceve"; per fare questo scegliamo di analizzare i media che preferiamo: TV, radio, quotidiani, riviste, internet..., comparando più sorgenti e le diverse modlità di comunicare le notizie
 
2. "Conservare l'attenzione sui due piani contemporaneamente (locale e globale)"; per fare questo scegliamo di affrontare di volta in volta temi che abbiano ripercussione su entrambi i fronti [...];
 
3. "Produrre informazione critica"; scegliamo cioè, se necessario e possibile, di trovare forme creative per forare la cappa di disinteresse o di acriticità della gente. Cerchiamo mezzi alternativi di comunicazione e possiamo anche unirci ad azioni di lobbying (lavoro di rete, pressione sui giornali, lettere o campagne).
Una volta sviluppato un tema (nell'arco di un incontro serale o di una serie di incontri), vediamo se è il caso di diffondere il nostro punto di vista con denunce, appelli, campagne, vignette, provocazioni... (questa tappa è impegnativa e rimane tutta da verificare, per ora ci concentriamo soprattutto sulle prime due)

E ancora....

  •  Informazione e Comunicazione al tempo della Globalizzazione
    dai giovani dell'
    European Social Forum
    In breve:
        

    Distinzione tra Informazione e Comunicazione:

INFORMAZIONE: Struttura verticale dove giornalisti inviano dati a ricettori che non sono in grado di reagire.
COMUNICAZIONE: Struttura orizzonatale, processo vero di ricezione e trasmissione. Internet come mezzo di comunicazione, dove ricevi e puoi inviare.

Caratteri distintivi di Informazione e Comunicazione

CONCENTRAZIONE PROPRIETARIA DEI MEDIA: al moltiplicarsi dei vettori di comunicazione diminuiscono le fonti di informazione.
DIVARIO INFORMATIVO TRA NORD E SUD DEL MONDO: Immagini dei 2/3 dell’umanità solo l’1% delle immagini che ci pervengono.
CONTROLLO POLITICO DELLA PRODUZIONE DELLA NOTIZIA: Liberalizzazione dei servizi culturali significa rendere illegali le misure di sostegno alle culture altre.
CONTROLLO SOCIALE: i media amplificano i fenomeni di esclusione in modo da tenere sotto controllo i gruppi devianti, attivisti, sindacati che contribuiscono a creare consenso sociale su idee e comportamenti da coordinare.
MERCIFICAZIONE DELL’INFORMAZIONE: la Globalizzazione del profitto ha portato oggi a sostenere anche per le informazioni la stessa logica delle merci: teoria dei vantaggi comparati, cioè si produce e ci si specializza dove si ha un vantaggio comparato rispetto ad altre zone, cioè dove è più conveniente produrre.

COME USCIRNE?

Resistenza:
Rafforzare le reti
Rendere visibili le sacche di resistenza
Creare Senso di Comunità
Consapevolezza del potere che abbiamo nelle mani di diventare società civile globale
Lavorare insieme e trasmettere i valori della nostra tradizione civile
Sanare la frattura tra Informazione e Responsabilità

Controffensiva:
Controinformazione: è necessario far crescere la società civile proprio a partire da un'altra informazione
Dobbiamo occupare lo spazio della politica vera che è stato lasciato dai media, ed è divenuto sottoprodotto della televisione.
Cambiare il modo di pensare l’informazione, non solo la controinformazione! Ripensare la Politica in modo diverso, recuperare la nostra Sovranità e accompagnare ogni atto politico con atti comunicativi per farli conoscere. Dobbiamo fare analisi del problema mediatico.
Creare condizioni perché tutti possano accedere agli strumenti per esercitare la democrazia, a cominciare dalle radio e dalle tv comunitarie e rivendicando la par condicio per un’informazione che ci permetta di diventare cittadini globali e non sudditi, ad esempio utilizzando parte degli aiuti umanitari alla società civile e all’informazione indipendente dei paesi poveri e in via di sviluppo.

{mospagebreak}

Tv di svago o Tv spazzatura?

La televisione italiana pullula di programmi spazzatura: da fiction demenziali, a real tv, a programmi strappalacrime. Eppure, benché sia un dato di fatto, tale affermazione genera tra gli spettatori risentimento verso le critiche severe degli intellettuali. E, a difesa della propria libertà di scelta, il pubblico televisivo oppone un altro incontestabile dato di fatto: la maggioranza dei lavoratori italiani esce di casa al mattino presto e, dopo la fatica quotidiana nella lotta contro il traffico, giunge ad occupare la propria sedia in ufficio, per liberarla verso sera e conquistare stanca morta quella di casa. La televisione accompagna le ultime ore della giornata, o comunque quelle di relax, quando in famiglia si cerca di consumare un pasto in tranquillità e riposo. Non fatecene una colpa, dicono allora molti spettatori, se al film impegnato, per altro raro in tv, preferiamo la fiction di Rai Uno Un medico in famiglia o la prima serata di Maria De Filippi. A questo punto il vero intellettuale, che si interroga umilmente per comprendere i fenomeni della nostra società, incade in qualche lecito dubbio. È giusto biasimare chi nella televisione cerca solo svago e non cultura? O si dovrebbe invece diventare più malleabili, meno polemici, e  magari sorridere di fronte alle scelte non condivise dei telespettatori? La conclusione sembra seducente e potrebbe davvero ingannare. Uso il termine ingannare, e con esso  rivelo il vero scopo di questo articolo. Sono d’accordo col fatto che l’atteggiamento di critica severa del mondo culturale verso il pubblico medio (che guida la direzione del mercato televisivo) sia eccessivo, e che sia lecito cercare nella tv solo un po’ di distrazione. Ma bisogna distinguere. Voglio dire che esiste una netta differenza tra tv di svago e tv spazzatura. Osserviamo il fenomeno televisivo del Medico in famiglia. La fiction, giunta alla quarta edizione, nonostante la perdita di numerosi attori, non solo non ha perso spettatori, ma ne ha acquisiti di nuovi. Non appassiona solo adolescenti, ma intere famiglie che sorridono divertite e si commuovono di fronte alle avventure casalinghe della famiglia Martini. Che cosa ama il pubblico di questa riuscita serie televisiva? È ovvio che ne apprezza la semplicità, la possibilità di riconoscersi in un mondo un po’ idilliaco, ma molto vicino alla sua realtà quotidiana. Amore, amicizia, solitudine, rimpianto, solidarietà e competizione. Tutte le emozioni che caratterizzano la vita della gente sono presenti nel piccolo schermo in una sola puntata. E non c’è nulla di criptico, da leggere dietro le righe, da spogliare della sua veste simbolica. Ma è proprio questo aspetto dell’evidenza, punto forte della fiction, a costituire dal punto di vista di una persona, diciamo così, “culturalmente più esigente”, motivo di critica. Le vicende di casa Martini appaiono banali, scontate, e, paradossalmente, false. Qual è infatti una delle principali distinzioni tra un film d’autore e un qualsiasi film per la televisione? (Mi riferisco agli aspetti formali e non ai contenuti) È proprio la possibilità per lo spettatore di decifrare un codice espressivo che appare, nella sua maggiore complessità di immagini evocative e simboliche, stimolante della facoltà immaginativa. Un approccio che scandaglia profondamente le emozioni e gli aspetti della vita. È innegabile che tutto ciò non può essere presente nelle vicende di casa Martini. Bisogna però ammettere un punto fondamentale: una fiction come Un medico in famiglia offre, pur nei suoi moduli diretti e banali di comunicazione, dei valori basilari: l’importanza della famiglia, l’amore, il rispetto, l’altruismo. Pertanto definirei la fiction un programma  di intrattenimento, ma non un programma spazzatura, termine che invece si adatta certamente al famoso Uomini e donne di Maria de Filippi e a quanti altri programmi dello stesso genere. In questo caso, infatti, non si tratta più di divulgare valori in forme scontate e un po’ idilliache. Qui si tratta di demistificare, di ingannare, di restituire ad un pubblico non molto critico un’immagine falsa e demenziale della realtà. Il programma mostra personaggi (si tratta infatti di personaggi costruiti e non persone reali) che giudicano il mondo circostante in base a parametri superficiali, dove ciò che conta è innanzitutto l’aspetto esteriore e il denaro. Uomini e donne messi in ridicolo, che perdono rispettivamente femminilità e virilità tra frasi insulse, civetterie e situazioni da copione. Il dramma è che uno spettatore con scarsa capacità critica, (mi riferisco per lo più agli adolescenti) è portato a credere che quella sia l’immagine corretta della realtà. Non bisogna dimenticare che la televisione conserva un forte potere demagogico, per il solo fatto che chi ci guarda da dentro quella scatola è considerato un privilegiato. E allora non è difficile credere che l’attenzione al look debba essere l’occupazione principale delle nostre giornate, che le donne da imitare siano quelle belle e che la sensualità sia l’unica arma di conquista del mondo. Sia chiaro che ciò che critico non sono gli argomenti trattati, ma la tendenza a coglierne gli aspetti più bassi. La moda diviene, a livello sociale, fondamento dell’identità e della relazione con l’altro e, a livello professionale, competizione basata su insulti e denigrazioni dell’avversario. L’amore è una farsa fra due sconosciuti che recitano agli innamorati sedotti o ai Don Giovanni del ventunesimo secolo. La trasmissione si costruisce sul nulla. Ore a dibattere di questioni insulse, per di più con l’inciviltà di un’atmosfera caotica in cui ognuno offende l’altro. Contenuti volgari (e non mi riferisco all’accezione sessuale del termine), toni di voce da mercato. C’è chi ha definito Uomini e Donne un programma innovatore per la funzione partecipativa conferita al pubblico. Ma se il pubblico deve essere un tale esempio di incapacità comunicativa, se non sa dibattere in modo civile, confondendo lo scambio di idee con la sopraffazione verbale e l’offesa, è meglio che taccia.
È chiaro che questi moduli aggressivi di comunicazione non hanno che il fine di sedurre lo spettatore e portarlo l’indomani a sintonizzarsi sullo stesso canale. Allora è tutto un gioco, di cui non preoccuparsi? Direi di no, perché la televisione crea miti subdoli, spesso attraverso la semplice affezione a personaggi che ogni giorno possiamo ritrovare nel mezzo di comunicazione più diffuso, che sta a noi trasformare in strumento positivo o negativo di informazione e formazione dell’individuo.

di Mariacristina Faraglia - http://www.controluce.it/giornali/a14n01/02-vistoda-tv.htm

torna all'inizio

{mospagebreak}

LA TV-SPAZZATURA? TUTTI LA CRITICANO, TUTTI LA GUARDANO

Perché ci poniamo davanti al teleschermo, nonostante gli attuali palinsensti ci propongano programmi senza grande spessore? Ha senso sacrificare la qualità a vantaggio dell'audience? E poi, altra questione: si può ancora considerare una risorsa educativa la televisione?

Vi siete mai chiesti perché guardiamo la tv? Forse, prestando qualche minuto del nostro preziosissimo tempo a riflettere su ciò, difficilmente troveremmo una risposta.
Il punto è che, l’interrogativo, nasce spontaneo qualora ognuno di noi si ponga davanti al teleschermo anche per un tempo molto breve.
Ebbene, dati i programmi che di frequente ci propongono i palinsesti delle nostre reti televisive, statali o private che siano, viene voglia di rispondere: “non so, ma è il caso di smettere subito!”

Non è a questo tipo di intenzione che vogliamo condurvi di certo, che costituirebbe fra l’altro riflessione e comportamento eccessivamente catastrofici; semplicemente si vuole fare il punto su una situazione che talvolta risulta avere superato il limite, che altre volte tende a banalizzare anche la parte buona di sé, a minimizzare quelle onde di positività nel mare di una programmazione televisiva tipicamente poliedrica.
La cosa più grave e preoccupante è che la cosiddetta tv-spazzatura ha un vantaggio non indifferente per chi la “produce”: rende molto in termini di ascolti. Ed è questa una delle cause; infatti, nella guerra degli ascolti, di frequente, la qualità va a perire in favore dell’audience.
Il discorso è controverso, se lo analizziamo illogico, eppure tutti criticano i reality-show, ma tutti, vuoi per piacere vuoi per curiosità, li guardano. E questo accade anche per tanti altri varietà o programmi di ipotetico intrattenimento, talk show e quant’altro.

Tale martellamento mediatico non ci risparmia inoltre spot che si colorano di non-senso e atteggiamenti che invitano al consumismo e ad un’idea distorta di benessere e di bellezza, che impongono, sotto forma di valori, ideali che valori non sono. Tutto ciò entra ogni giorno nelle case della gente senza che nessuno se ne accorga e, fatto quanto più rilevante, che lo abbia scelto.

Un tempo si diceva, o meglio si credeva, che la televisione fosse strumento utile, che educasse quel popolo di ascoltatori che ne diveniva fruitore. Ed oggi? Si potrebbe pensare che per le ragioni appena illustrate, la televisione non abbia più la sua preziosa pubblica utilità.
Non è proprio così, anzi è proprio l’esatto contrario!
Quella piccola scatola parlante, riposta ai giorni nostri in tutte le case e talvolta anche nei locali pubblici, continua, anche nel terzo millennio, ad educare i suoi spettatori e, quindi, ad occupare uno spazio nettamente significativo.
Sì, perché anche quando trasmette un messaggio, per così dire, negativo, la televisione sortisce grandi effetti su quanti la guardano.
Se si chiede a molte adolescenti qual è il loro sogno nel cassetto, gran parte di queste, così come hanno fatto in seguito a sondaggi o interviste varie, rispondono che sognano di diventare veline.

Si pensi ai modi di dire che costanti e prepotenti entrano nel linguaggio comune, frutto di un altro tipo di linguaggio che è il meta-linguaggio che possiede quel contenitore che, apparentemente, si presenta come un semplice elettrodomestico. Una dialettica sottile, nascosta, che riesce a celare significati dietro altri, che lancia messaggi, i quali divengono mezzo d’istruzione, un’istruzione diversa, al di fuori dei canoni tradizionali, ma più forte proprio di quest’ultimi.

La sfacciataggine è oggi intesa nei termini di bravura e furbizia, la stupidità è sinonimo di divertimento. Questa non è secondo voi educazione?
Nonostante spesso si perdano le attenzioni per le dinamiche, le problematiche, le esigenze della vita quotidiana degli spettatori, presso le quali i messaggi televisivi imperversano, invadendone a volte le specifiche dimensioni, dobbiamo, comunque, porre l’accento sulle buone trasmissioni, che instaurano una relazione specifica tra chi la tv la fa e chi la riceve.

Fortunatamente vanno ancora in onda programmi culturali, rotocalchi pomeridiani che affrontano temi importanti o anche “leggeri” ma con quel tocco di buon gusto e con una sufficiente dose di occhio critico, che di tanto in tanto abbiamo anche il “privilegio” di poter seguire un bel film o una fiction intelligente.
Insomma, siamo onesti, non sempre è tutto da buttare, magari certe volte il problema è che, anche ciò che c’è di buono viene de-contestualizzato, anche ciò che è giusto, forse proprio perché lo è, viene fatto scivolare con indifferenza e con magistrale disinvoltura.
Nell’epoca dell’apparire, che diviene dunque, per chi della televisione ne è protagonista, sinonimo di reale esistenza, dove i suoi spettatori, soprattutto se piccoli, si tramutano in spugne esposte ad assorbire quanto passa per il teleschermo, già una semplice riflessione critica e problematica, da parte di noi che osserviamo, su quanto entra quotidianamente nelle nostre vite, basterebbe a segnare l’inizio di una consapevolezza e di un’attenzione non solo a ciò che va in onda, ma anche, ed in particolar modo, al nostro più o meno immediato futuro.

di Ada Fichera - http://www.teatronaturale.it/articolo/1066.html

torna all'inizio

Condividi questo articolo:

Registrati alla newsletter

giovaniemissione.it

BARI

Via Giulio Petroni, 101
70124 Bari
Tel. 080 501 0499

ROMA

Via Luigi Lilio, 80
Roma, 00142
Tel. 06 519451

VERONA

Vicolo Pozzo, 1
37129 Verona,
Tel. 045 8092100

PADOVA

Via S. G. di Verdara, 139
35137 Padova
Tel. 049/8751506

NAPOLI

Via A. Locatelli 8
80020 CASAVATORE (NA)
Tel. 081.7312873

VENEGONO

Via delle Missioni, 12
21040 Venegono Sup. (VA)
Tel. 0331/865010