Mc 1, 29-39: Una giornata tipo di Gesù
campo di Firenze 2008
Dal locale…
La Comunità di Base delle Piagge, che vive in un quartiere di periferia, ogni giorno si confronta con la realtà e il Vangelo, cercando di rendere vita l’incontro con le persone.
Di fronte ai fatti di violenza e di discriminazione che sono accaduti e che accadono ogni giorno nel nostro paese rimaniamo sconcertati, e sopra ad ogni cosa ci sgomenta il silenzio dei tanti, soprattutto dei cristiani, che non provano a rompere il muro dell’indifferenza.
Noi avvertiamo l’urgenza di far sentire la nostra voce.
Gesù parla agli uomini e alle donne come a fratelli e a sorelle; ma noi in che modo viviamo questa fratellanza? Dove sono tutti coloro che credono nella Parola che si fa pane? Quel pane che se non condiviso può soltanto marcire o ingrassare le pance di pochi?
Siamo indignati dei troppi amen, dei così sia, che vuoti, vengono innalzati verso quel Dio che ci dice di essere FRATELLI.
Noi dove siamo e dove sono i nostri fratelli (Genesi 4,9)?
Dobbiamo sentirci custodi e non guardiani degli altri, e se siamo fratelli non possiamo far altro che aprire a tutti le mani e le porte, spezzare il tanto o il poco che abbiamo e condividerlo, altrimenti… non siamo cristiani, non siamo uomini.
In nome della sicurezza, della tranquillità e del benessere individuali le persone si piegano di fronte alla paura, condannano a priori, condannano per sentito dire, condannano.
Condotto dalla paura l’egoismo viene innalzato a prassi politica: le azioni politiche dovrebbero cercare il bene comune, per uscire insieme dalle difficoltà, invece inseguono solo il bene privato ed individuale, “insieme” non esiste! E in nome dell’individuo, solo e chiuso in se stesso, ogni giudizio diventa equidistante, si annega nel qualunquismo, appagati e rabboniti in una sonnolenza politica, religiosa e sociale, che toglie la voglia e il coraggio di pensare.
Noi non ci stiamo!
Davanti a una persona che viene a chiedere aiuto, con tutte le contraddizioni e le debolezze proprie di ogni essere umano, da che parte si sceglie di stare? Dalla parte di chi tende la mano, senza se e senza ma, o dalla parte di chi respinge in nome dell’appartenenza, della sicurezza e della legalità?
Noi stiamo con gli ultimi, con chi non ha voce e nessuno ascolta, con chi vive quella profonda sofferenza, della quale il nostro mondo è il primo responsabile.
Prendiamo coscienza e abbiamo il coraggio di mettersi in discussione, impariamo ad accettare il confronto; solo cercando con più forza ciò che unisce rispetto a ciò che divide, possiamo allargare i confini dei nostri “piccoli” mondi, per imparare a godere della ricchezza delle diversità.
Non possiamo pretendere legalità se non costruiamo la vera giustizia e se non c’è giustizia sociale non potrà mai esserci una autentica legalità e soprattutto non potrà esserci pace.
Di fronte a tutto questo chi si dice cristiano e chi si dice Uomo deve inquietarsi, pensare e fare: apriamo le porte, usciamo dalle case, dalle “strutture”, dalle chiese, gridiamo la nostra indignazione e smettiamo di trincerarci dietro agli steccati della paura e dell’egoismo.
Come Comunità continuiamo ad interrogarci e ad interrogare, a sporcarci le mani e i piedi per tentare di costruire, dalla diversità di tutte le nostre vite, una cultura altra, la cultura dell’apertura e dell’accoglienza contro la non-cultura della paura e dell’egoismo.
Al globale…
Passa il tempo, in queste terre brasiliane cariche di sfide. Si alternano molte domande, ma una resta alla base di tutto: dov´è Dio?
Perché il senso della mia vita è stare dove sta Dio e vivere secondo la sua passione.
Mi rendo conto che ci sono due modi di farlo, ed entrambi sono importanti. Per capirci, li chiamo 'sapienza' e 'profezia', perché anche nella Bibbia i nostri grandi maestri di vita hanno vissuto queste dimensioni.
La profezia, qui e oggi, ci forza a lottare giorno per giorno contro ingiustizie grandi, sproporzionate alle nostre forze. Ci troviamo nel cuore di un sistema che succhia risorse dalle viscere della terra e della gente.
Ogni giorno ci passa davanti agli occhi, 12 volte, giorno e notte, il treno della seconda maggior compagnia mineraria del mondo. Carico di ferro e altri minerali, è un salasso quotidiano e silenzioso a cui la gente si è ormai abituata e che attorno a sé ha creato un ciclo produttivo estremamente dannoso: siderurgiche, produzione di carbone, inquinamento, monoculture di eucalipto, gente sem-terra e terra sem-vida...
Il latifondo è anche qui il primo responsabile della morte della foresta e del fallimento della piccola agricoltura familiare.
La profezia ci chiede di prendere posizione, ma con competenza e serietà. Per questo è nata da qualche mese una grande campagna, “Sui binari della Giustizia”, per esigere una ripartizione più giusta degli enormi guadagni della Compagnia Vale do Rio Doce e una ricaduta efficace sul nostro territorio e la nostra gente.
Porteremo questa campagna al Fórum Social Mundial, dove speriamo di incontrare molte alleanze. Intanto, stiamo costruendo una rete di istituzioni e gruppi che si stende su tutto il Paese e già si rafforza con contatti internazionali.
Questo tipo di attività ci costringe ad agire a livelli distanti dalla nostra gente, viaggiare e incontrare altri gruppi e municipi, scrivere e documentare, cercare contatti lontani perché questa realtà nascosta sia conosciuta.
Ma cresce la nostalgia delle piccole relazioni quotidiane, della visita alla nostra gente: bere un caffè nelle loro case semplici, sapere di quello che succede alle nostre famiglie, celebrare la vita ogni volta che ci raccogliamo davanti a Dio...
È la sapienza popolare, che dobbiamo bere a piccoli sorsi per entrare nel cuore di questa gente, essere parte di loro, capirli e capirci a vicenda. È gente resistente, che non perde la speranza malgrado tutte le difficoltà che attraversa. Sono artisti della vita, capaci di celebrare e fare festa con una creatività che rinnova nel profondo.
Stare in mezzo a loro ci insegna a parlare la loro lingua, a capire che tipo di chiesa li può realmente liberare e far crescere, a contemplare Dio nascosto nei piccoli gesti della gente. E tutto quello che realizzeremo non sarà solo nostra iniziativa, ma una scelta costruita mangiando riso e fagioli dalla stessa pentola!
Non è facile mantenere questo equilibrio tra la profezia e la sapienza; guardando a Gesù di Nazareth, ammiro quanto sia riuscito a farne una sintesi di vita. Deciso, trainante, coraggioso nel denunciare senza mezze parole, aveva ben chiaro l'obiettivo della sua missione: liberare gli oppressi, restituire la vista a chi non riesce più ad interpretare la vita, sciogliere le catene di ogni tipo di schiavitù.
Ma allo stesso tempo, era un uomo che sapeva fermarsi e stare con la gente. Conosceva i proverbi e le usanze popolari, faceva festa con loro, dialogava e faceva molte domande, per capire, per sintonizzarsi con il pensiero e le speranze del popolo. E si stupiva ancora davanti a un giglio del campo o una minuscola semente di senape.
Questo equilibrio è una sfida per ciascuno di noi, nelle nostre famiglie, nel nostro ritmo di vita: decisi e trainanti, dobbiamo avere ben chiara qual è la direzione da seguire. Chi ci segue (figli, amici, compagni di cammino) deve sentire in noi la chiarezza, la convinzione e l'ostinazione di chi insegue il sogno di Dio! Allo stesso tempo, com'è importante dedicare tempo e ascolto a ciascuno, sapersi fermare, impregnarsi della vita degli altri, rallentare il passo per camminare tutti assieme...
Lo Spirito che animò il Nazareno ci aiuterà a vivere così, con profezia e sapienza!
Illuminati dalla Parola:
32Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. 33Tutta la città era riunita davanti alla porta. 34Guarì molti che erano afflitti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
35Al mattino si alzò quando ancora era buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava. 36Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce 37e, trovatolo, gli dissero: "Tutti ti cercano!". 38Egli disse loro: "Andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!". 39E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.
La giornata di Gesù a confronto con la nostra:
Quali punti del nostro vivere sono più fragili?
Da quali incontri dei nostri giorni ci lasciamo toccare?