Chicago West Side, Dicembre
2004
Carissimi,
Come suonano vere queste parole di Luca
qui nel ghetto Ovest di Chicago. E come feriscono dentro,
suscitando un complesso di inferiorità che sfocia spesso in
rabbia incontrollata o si inebria di droghe ed alcool.
Anche per moltissimi dei nostri giovani AfroAmericani non
c’è posto nella società per bene che è
questa America distratta dallo shopping Natalizio
Ma il Figlio di Dio anche quest’anno viene a piantare la
sua tenda proprio tra le nostre case vecchie e fatiscenti, nei
nostri vicoli bui e violenti, sulle nostre strade ancora troppo
spesso bagnate dal sangue di questi giovani, duri eppure
dolcissimi. È Natale, il Verbo si fa carne, uno di noi.
Nasce nel ghetto di Betlemme, lontano dalle luci sfavillanti,
nasce povero, emarginato, nero, ed è costretto ad emigrare
in un paese straniero per salvare la propria vita.
È il miracolo del Dio della vita, del Dio della luce che
non si stanca, anno dopo anno, di nascere, di - nascere - di -
nuovo - in questo nostro mondo che fa di tutto per dimenticarlo
ed ignorarlo. Certo un Babbo Natale, un Santa Klaus come è
chiamato qui, sulla slitta trainata da renne è più
romantico, di certo vende di più e poi anche le luci ci
abbagliano fino al punto che non si può più vedere la
stella: anche perchè ci dimentichamo di guardare in alto,
così presi dalla frenesia dello shopping.
È un Natale di guerra qui negli Stati Uniti, una guerra
che è però lontana e i cui morti contano solo se sono a
stelle e striscie, non certo i civili iracheni, poveracci
confusi, vittime innocenti - i santi innocenti di oggi- della
follia del petrolio. È la guerra di una economia per pochi
che lascia i molti del ghetto sempre più poveri, sempre
più disperati, sempre più arrabbiati. È la logica
della “gentrification” , la gentrificazione, come si
chiama qui dove i ricchi dei sobborghi adesso vogliono
riappropriarsi dei quartieri come il nostro abbandonati 40 anni
fa “all’invasione nera” e lasciati degradare,
senza nessun tipo di manutenzione per 40 anni: “tanto ci
vivono quelli la’…”. Adesso i nuovi yuppies li
vogliono per se’, perche’ vicini al centro di Chicago
e cosi’ agenti e agenzie immobiliari senza scrupoli
comprano per quattro soldi le nostre case popolari, e quando non
le abbattono - mettendo per strada intere famiglie, aumentano gli
affitti tanto che gli stipendi operai della nostra gente non
bastano nemmeno per un monolocale senza finestre.
Ancora una volta i poveri, i piu’ poveri sono scacciati,
devono muoversi ad Ovest, fuori citta’ dove non
c’e’ lavoro e dove se non hai la macchina non hai
nessuna speranza di trovare un lavoro. Come in ogni altro angolo
disperato del mondo, anche qui, “nel ventre della
bestia”, i poveri sono solo statistiche e vengono sbattuti
negli angoli piu’ oscuri ed emarginati lontano dalla
citta’, dalla luce, dal benessere.
Ma il Figlio dell’uomo, Emmanuele, li segue ovunque,
dimora con loro’, si fa rifugiato, immigrato, povero e nero
con tutti gli ultimi del mondo. E anche qui nel nostro ghetto,
nel nostro Peace Corner, piccolo presepe vivente, perche’
fatto di vite vere e non di rappresentazioni nostalgiche, il
Verbo si fa carne, il Verbo dimora tra noi.
E grazie all’ingegno e alla passione di questi giovani
meravigliosi il Peace Corner e’ cresciuto. Grazie anche
alla generosita’ di tanti amici italiani e di qui, adesso
il centro e’ in un edificio piu’ spazioso, certamente
meno fatiscente, sempre pero’ nel cuore del ghetto, anzi in
una parte del ghetto ancora piu’ violenta e degradata. Il
piccolo miracolo del Peace Corner continua. Continua nel numero
incredibile di giovani che frequentano il centro, una media di
80-90 al giorno. E di ben 7 bande diverse. Ma mai un litigio, mai
una rissa, mai una parola troppo offensiva. Il miracolo
dell’amore, amore donato e che viene ricambiato 100 volte
tanto. Amore incredibile fatto di poche parole ma di molti gesti
e di sguardi pieni d’affetto. Amore evidente nel rispetto
che tutti questi giovani hanno per il loro Peace Corner, unico
posto nel ghetto mai svaligiato, dove la polizia non e’ mai
stata chiamata, dove tutti accolgono tutti con un sorriso e una
battuta amichevole.
Miracolo del Dio che ha posto la sua piccola tenda nel nostro
ghetto e dimora con noi, condivide le freddi notte del ghetto con
molti di questi giovani, con altrettanti passa giornate di
angoscia nei tribunali gestiti da bianchi giudici che giudicano
la poveraglia nera, con molti piange un amico ucciso, un
compagnno arrestato, un’amica vittima dell’AIDS morte
silenziosa che sempre piu’ attanaglia il nostro quartiere:
ormai quasi il 20% di questi giovani e’ sieropositivo.
Ma il Dio della vita gioisce anche con loro quando a fatica
riprendono a studiare nella nostra scuola serale, si riempie
d’orgoglio con quelli che grazie al corso di avviamento al
lavoro adesso hanno un lavoro onesto. Faticoso, umile, sporco, ma
il loro primo lavoro. E il Dio del sorriso guarda con affetto i
suoi piccoli-grandi miracoli quando giovani a fatica ma con
orgolglio scelgono pace e riconciliazione invece di vendetta e
violenza. Li guarda non dall’alto ma negli occhi, Dio vive
tra noi, nasce in mezzo a noi per farci ri-nascere a vita nuova,
a vita vera.
E l’ultimo piccolo miracolo: la casa residenziale per 3
di questi giovani che adesso abitano con me e con P. David,
l’altro comboniano che da settembre lavora al Peace Corner.
Orgoglio, occhi che sprizzano felicita’ e poi tanti piccoli
gesti d’amore e di affetto di Jovan, Daniel e Jonathan che
adesso hanno una casa tutta loro. Certo non una reggia: abitiamo
in un palazzone “molto” popolare a pochi passi dal
Peace Corner. Non e’ certo di lusso e le rifiniture non
sono di prima classe, non fosse per il cellophant che abbiamo
messo alle finestre non ci sarebbe moltra differenza con
l’esterno, ma e’ casa nostra. E’ la nostra
mangiatoia, il nostro piccolo nido. E’ dove altri poveri,
60 appartamenti, vivono.
Ed e’ importante per noi missionari comboniani,
condividere fino in fondo con i fratelli e le sorelle che
cerchiamo di servire. E’ fondamentale essere qui, in questi
due piccoli appartamenti uniti dove abbiamo dovuto sigillare le
porte sul retro (per tenere fuori il freddo e altri visitatori
inaspettati…) per poter accogliere e vedere il Figlio di
Dio porre la sua tenda nella sua casa popolare qui a Chicago.
E’ il mistero della vita, il miracolo dell’amore del
Dio che si fa carne e carne di povero per poter illuminare tutta
l’umanita’. E siamo famiglia, certo un po’
insolita, a volte molto strana e con orari assurdi (cena alle 2
del mattino…) ma famiglia che condivide un amore ed un
affetto incredibili.
Tutta la fatica, la mancanza di sonno, l’apprensione per
la luce, l’affitto, il gas da pagare sono ricompensate
dagli occhi avidi d’amore di Daniel, Jovan e Jonathan
quando abbiamo incartato i regali di Natale che ci siamo fatti.
Non so ancora del mio: sotto l’albero e vicino al nostro
piccolo presepe africano loro troveranno maglieria intima, calze
e finalmente un cappotto decente con il primo paio di guanti non
usati.
Non c’e Natale piu’ bello, piu’ autentico
che viverlo con coloro che sono considerati indegni ma che sono i
privilegiati agli occhi di Dio. Che privilegio e che grazia
essere qui. Non avremo il panettone, e non ci ingozzeremo di cibo
ma faremo festa anche noi, perche’ il Figlio di Dio non
cessa di amarci e di stare in mezzo a noi.
E a me, ancora una volta ospite privilegiato indegno di questi
incredibili giovani, non resta che continuare a ringraziare il
Dio della vita per avermi concesso di essere qui e di servirlo in
questi fratelli e sorelle, esempi di fede, compagni di viaggio,
miei missionari ed evangelizzatori.
E per Natale, o meglio per il dopo Natale il Peace Corner ha
in mente una nuova iniziativa che necessita di tutte le vostre
preghiere.
Con l’anno nuovo lancero’ un nuovo slogan: “
A Gun for a Job” - “Una pistola per un lavoro”
. A tutti coloro che consegneranno un’arma da fuoco -una
pistola o altro- al centro, il centro stesso offrira’ un
lavoro.
Certo una cosa nuova, forse un po’ provocatoria, ma
essenziale qui dove comprare una pistola e’ piu’
facile che comprare una bibita. E -ne sono convinto- sara’
anche la dimostrazione che i nostri giovani sono pronti a
barattare le loro armi con qualsiasi lavoro, anche il piu’
umile.
Pregate per noi, perche’ davvero il Dio della luce
illumini il nostro cammino verso un piu’ tranquillo e meno
violento West Side. E pregate per me perche’ possa
continuare ad essere servitore fedele del Dio dell’amore
nello stile del Gesu’ del Giovedi’ santo, il
Gesu’ col grembiule ai fianchi e il catino in mano. Pregate
perche’ il Dio della compassione mi dia la forza di portare
il mio catino d’acqua sporca ovunque ci siano piedi
affaticati dal duro cammino della vita che aspettano e meritano
di essere alleviati e lavati.
Voi siete benedizione per noi, permettete anche a noi, dal
ghetto Ovest, dal Peace Corner, di essere benedizione per
voi.
Buon Natale, Natale di vita, di accoglienza, di perdono, di
amore: Natale di Dio.
E per finire una richiesta: nelle vostre liturgie, nelle
vostre celebrazioni e preghiere, per favore riservate un momento
anche per tutti noi qui a Chicago: noi vi portiamo ogni giorno
con noi sulle noste strade benedette e vi ricorderemo al Dio
della vita tutti i giorni del nuovo anno: che sia un anno di
speranza, di gioia, di vita.
Un abbraccio
p. Maurizio
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p.
Maurizio Binaghi
Missionario comboniano dopo aver svolto un periodo di servizio in
Italia (Brescia)
è
stato destinato come missionario negli Stati Uniti. Oggi lavora
nella periferia di Chicago con i giovani esclusi.
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Un’intervento di p. Maurizio sul Peace Corner di
Chicago lo troviamo nella videocassetta: |
Facciamo Pace dalla pace delle coscienze
alla coscienza della pace
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