Amos: l’opzione per i poveri

 

È una voce potente, dura, sferzante, quella di Amos, il profeta d’Israele. “Il Signore rugge da Sion e da Gerusalemme fa udire la sua voce”. Così apre il libro di Amos. Quello di Amos è un ruggito, parola urlata con rabbia che rompe l’incantesimo di prosperità e benessere che regnava in Israele sotto il re Geroboamo II nella seconda metà dell’ottavo secolo prima di Cristo. Amos era un pastore, un coltivatore di sicomori: nato e vissuto in un piccolo villaggio. Fu strappato alla sua terra dal “ruggito” del Signore: un’esperienza fortissima di Yahvé, talmente sconvolgente da portarlo, con una lucidità incredibile, a condannare l’ingiustizia imperante e a proclamare l’inevitabile fine di quel suo piccolo mondo, il regno d’Israele. Senza questo sconvolgente incontro con Dio non si può capire Amos. È quello stesso Dio che aveva affidato a Mosè il suo sogno per l’umanità: un’economia di uguaglianza che richiede una politica di giustizia che ha come garante Yahvé, il Dio, non del Sistema, ma delle vittime del Sistema! È questo il Dio che Amos ha incontrato e che lo strappa al suo piccolo mondo per portarlo nelle città d’Israele, dove i nuovi ricchi pavoneggiavano la loro ricchezza. Amos vede le bellissime case d’inverno e d’estate, costruite con pietre pregiate, intarsiate con avorio, circondate da stupendi giardini. Osserva i signori sdraiati su letti d’avorio, mangiando le carni più prelibate e bevendo i vini più raffinati al suono delle arpe. Amos, il pastore, è shockato da questa ostentazione di lussi: è il tradimento del sogno di Dio. Il profeta aveva intuito la stretta connessione fra la ricchezza ammassata nelle mani di pochi e la miseria dei molti.

“Ascoltate queste parole, o vacche di Basan, che siete sul monte di Samaria, che opprimete i deboli, schiacciate i poveri e dite ai vostri mariti: porta qui, beviamo!”, così Amos apostrofa la nuova gloria d’Israele. Particolarmente irritante per Amos era l’accumulazione di terra (latifondo) nelle mani di pochi. Amos giustamente lo percepì come il tradimento del sogno di Mosè: l’economia di uguaglianza. Quando, all’inizio, le 12 tribù si unirono in confederazione, ogni famiglia aveva ricevuto il suo pezzetto di terra. Quel sogno iniziale era basato sul diritto di accesso per tutti alle necessità vitali e sul mutuo soccorso. Questi due principi fondamentali erano stati spazzati via con l’avvento della monarchia da Salomone a Geroboamo II. Spinta dalla sete di potere e di guadagno e decisa ad imitare le corti imperiali, la nobiltà israelitica ha subito dimenticato gli impegni dell’Alleanza (il sogno di Dio) verso i propri fratelli.

“Per tre misfatti d’Israele e per quattro non revocherò il mio decreto, perché hanno venduto il giusto per denaro e il povero per un paio di sandali; essi che calpestano come la polvere della terra la testa dei poveri”, così ruggisce Amos, che non può accettare un sistema dove pochi ostentano la loro ricchezza in faccia alla miseria di molti. È su questa orgia dei “buontemponi” che cadde, come fulmine a ciel sereno, la parola “fine”. Per Amos, il sogno d’Israele è finito perché ha tradito radicalmente il Sogno di Dio. E il regno finirà, di li a poco, sotto i colpi dell’Impero Assiro (722, Samaria, la capitale, è distrutta). Cosa direbbe oggi Amos  se passasse per le grandi metropoli dell’Impero del denaro? Un Impero mondiale che permette al 20% di questo mondo di vivere da nababbi consumando l’85% delle risorse mondiali. Come allora anche adesso: poche ricchi a spese di molti morti di fame: l’80% che vive sulla linea della povertà, dei quali almeno un miliardo vivono nella miseria più bieca. Fino a quando i nababbi seduti al banchetto riusciranno a tenere sotto controllo le immense moltitudini di poveri?

Davanti a questo scenario, l’opzione per i poveri non è più un optional, ma l’unica scelta che ci rimane, che rimane soprattutto a voi giovani. Per un credente che si colloca nella tradizione biblica non c’è altra scelta. “Il Dio della Bibbia è con i poveri e con gli oppressi – scrive Clodovis Boff nel libro Opzione per i poveri – è con gli oppressi anche quando essi non dispongono di altro mezzo che la lotta per difendere la propria vita. Come avvenne con gli schiavi in Egitto. Abbiamo anche visto come noi che crediamo nel Dio della Bibbia abbiamo la consegna di seguire Gesù nella sua solidarietà con i poveri e gli impoveriti di questo mondo. Stiamo ora vedendo che il futuro stesso dell’umanità dipende dalla conquista di condizioni di vita accettabili per le maggioranze popolari. Anche solo per istinto di sopravvivenza, l’umanità dovrà fare un opzione preferenziale per i poveri. Se non si riuscirà a fare questo, tutto sta a indicare che saremo condannati a perire allo stesso modo, ricchi e poveri”.

Giovani, svegliatevi! È ora che apriate gli occhi, che leggiate il Sistema, l’Impero del denaro e vi decidiate (è questa la vocazione!) a costruire un mondo altro da quello che abbiamo fra le mani. Fate l’opzione per i poveri come ha fatto Amos. L’opzione per i poveri è il cuore stesso della chiamata, è il cuore stesso della fede. Poiché il Dio in cui crediamo è il Dio dei poveri, dei diseredati, degli oppressi, dei rifiutati, dei marginalizzati. L’opzione per i poveri è l’opzione per questo Dio. Non ce n’è un altro!