Riflessioni a ruota
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Riflessioni a ruota libera su temi ecclesiali e civili per cogliere l'urgenza di una testimonianza e di una presenza a tutto campo. Non più soltanto settoriale. Innanzitutto va sottolineata la SOVRANITÀ e la
RESPONSABILITÀ del cristiano, in qualsiasi campo o settore si trovi a
vivere e a lavorare. Questa considerazione (sovranità e responsabilità) è
possibile e doveroso viverla, oltre che nella società civile, anche
all'interno della Chiesa, sollecitando e promovendo nel popolo di Dio la
presa di coscienza della propria dignità di battezzati dalla quale
discende il diritto a gestire in autonomia e libertà le materie
opinabili, contando sulle proprie conoscenze e
sull'aiuto della grazia di stato. Si tratta di essere e di educarci ad essere uomini e donne sensibilizzati ad osservare la realtà con spirito critico, a giudicarla rispondendo alla propria coscienza, ad impegnarsi nella società e nella vita sociale e politica in modo da dare un contributo "Originale" alla costruzione di un mondo più giusto e di una Chiesa più fraterna. Ciò comporta un continuo, faticoso ma indispensabile
aggiornamento spirituale e culturale che ci renda capaci di stare
accanto agli uomini e alle donne del nostro tempo in una pratica
cordiale del confronto e dell’alterità. Paolo VI ha più volte chiesto alla Chiesa, in vista
dell'evangelizzazione, di farsi dialogo-conversazione (Ecclesiam Suam), di evitare di diventare una setta, di guardare con
immensa simpatia al mondo, perché, anche se il mondo si sentisse
estraneo al cristianesimo, la Chiesa non può sentirsi estranea al
mondo, qualunque sia l'atteggiamento del mondo verso la Chiesa. Bisogna riscoprire, assumere e vivere la categoria
"compagnia degli uomini" per definire la propria condizione di
cristiani nella storia. Si
tratta di stare nella storia come i cristiani descritti nella Lettera a Diogneto, con una bella condotta, una serena accettazione
dell'essere cristiani tra non cristiani. Nessuna visibilità delle nostre comunità e Congregazioni
Religiose e della Chiesa stessa ad ogni costo, come molti oggi
vorrebbero, nessuna scomposizione del mondo cattolico, come se
nell'attuale società vi fossero soltanto forze anticristiane, nessun
rifiuto della post-modernità gettando sugli uomini e sulle donne del
nostro tempo disprezzo e condanna, nessuna volontà di interventismo
sulla società a tutti i costi, attraverso una presenza intransigente e
settaria ed eventuali gruppi di pressione.
Il cardinale Martini, più di una volta, ha ricordato che i
cristiani non devono perseguire l'obiettivo di cristianizzazione della
società con strumenti forti di potere, ma devono preservare con la
massima cura, quasi con gelosia, le differenze e le peculiarità della
PAROLA cristiana rispetto alle parole correnti. Il problema della Chiesa, delle comunità e delle
Congregazioni religiose non deve essere innanzitutto quello della
aggregazione ecclesiastica, del numero e dell'efficienza, ma quello
dell'incontro degli uomini con Dio nella conversione e nella fede. Ci è chiesto non tanto di convertire o di essere in
tanti, quanto di testimoniare nella carità la speranza che dovrebbe
abitare in noi grazie alla fede. In questi anni, in questo periodo storico dobbiamo stare
attenti, vigilanti, per non cadere in uno stile di evangelizzazione e di
testimonianza dominato dalla volontà di cercare e creare condizioni in
cui la Chiesa e le sue aggregazioni tornino a contare e a condizionare
il cammino della società: ciò contraddirebbe il Vangelo e si
risolverebbe nel rifiuto degli uomini e non porterebbe altro che
all'AFASIA dei cristiani impegnati nella testimonianza dentro la
convivenza civile. In vasi di argilla noi custodiamo gelosamente il prezioso
dono dell'EVANGELO, ben sapendo che esso è per tutti gli uomini e con
tutti noi dobbiamo rallegrarci di esso: per questo ciò che a lungo è
stato annunciato anzitutto con la PAROLA e poi con SEGNI, oggi deve
essere prima testimoniato con la VITA e poi comunicato con la parola. Il credente, il religioso e la religiosa maturi e
responsabili, dovrebbero essere coloro che vivono più a fondo, senza
remore benpensanti e senza conformismi, la radicale trasformazione
epocale, la stessa bruciante verità
della minaccia nichilista. Spesso le nostre comunità cristiane e le stesse
Congregazioni religiose non sono state e non sono all'altezza delle
sfide che esse hanno innescato col loro messaggio e con la testimonianza
evangelica. Non hanno
camminato lungo i sentieri che per primi hanno scoperto e percorso. Non sono state all'altezza delle esigenze che hanno posto. E tutto questo è un peso tremendo che grava su di esse. Le comunità cristiane e le Congregazioni religiose devono ricercare e
riappropriarsi – anche contro se stesse - di quelle esigenze e di quei
sentieri inizialmente individuati e intrapresi (e riconoscere la
devastazione che deriva quando determinate esigenze vengono eluse e
soffocate), senza velare il tutto con rassicuranti menzogne. Ci dobbiamo aiutare, per essere cristiani credibili, e sceverare quello che
c'è di caduco, di mero prodotto storico di una civiltà, di un periodo,
dentro alla nostra esperienza religiosa, e quello che c’è invece di
universale, di essenziale e di unico. Siamo chiamati a valutare e a considerare quali verità siano madri
del tempo e quali semplicemente figlie. Non è un compito da poco. Alcune
PAROLE-CHL4VE da tenersi sempre CARE, come
cittadini e come cristiani 1. SPERANZA Forzare l'aurora a
nascere. Rifiutarsi di
misurare solamente i cubiti di acqua che fanno ondeggiare paurosamente
la nave durante la tempesta, ma stare sulla tolda della nave per poter
scorgere l'arcobaleno. Presagire l'arrivo
della bonaccia. Scrutare i segni
dei tempi con fede, ottimismo, positività, capacità costruttiva. Sempre con il
sorriso sulla bocca. 2. SOLIDARIETÀ Diceva don Tonino Bello: "Non mi interessa tanto sapere chi sia Dio.
Mi interessa solo sapere da che parte sta".
La consapevolezza, come credenti e non credenti, di non poter
essere, oggi, neutri. L'esigenza di schierarsi: farsi coinvolgere dalla
vita dei poveri, prendere la polvere sollevata dai loro passi, mettersi
nel corpo i loro occhi per vedere il mondo così come appare a loro.
Drogati, matti, handicappati, barboni, bambini, prostitute,
carcerati, zingari, immigrati, disoccupati. Progettare insieme una società che si pieghi
urgentemente, amorosamente verso chi soffre. 3. L'IMPEGNO NEL SOCIALE Arte insieme nobile e difficile. In
una accezione slegata da qualsiasi stemma e ideologia.
Favorire,
promuovere e incentivare nella gente e nei giovani in particolare, una
coscienza ed una formazione all'impegno ispirate al bene comune, al
valore della persona, al culto della democrazia. I 4. LEGALITÀ E GIUSTIZIA Una insopprimibile
voglia di legalità, una autentica passione per la giustizia. Il culto
dell'onestà interiore, della trasparenza pubblica. L'ostinata ricerca
della verità. La memoria sempre
viva di chi, servendo legalità e giustizia, è caduto per l'Italia e
per noi. Quel ricordare
continuo per far continuamente rivivere. La memoria come
salvezza e come liberazione. In questo noi
credenti dovremmo essere ESPERTI !!!
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