Riflessioni a ruota libera
su temi Ecclesiali e Civili
scritto di don Giuliano

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Riflessioni a ruota libera su temi ecclesiali e civili

per cogliere l'urgenza di una testimonianza e di una presenza a tutto campo.

Non più soltanto settoriale.

 

Innanzitutto va sottolineata la SOVRANITÀ e la RESPONSABILITÀ del cristiano, in qualsiasi campo o settore si trovi a vivere e a lavorare.

Questa considerazione (sovranità e responsabilità) è possibile e doveroso viverla, oltre che nella società civile, anche all'interno della Chiesa, sollecitando e promovendo nel popolo di Dio la presa di coscienza della propria dignità di battezzati dalla quale discende il diritto a gestire in autonomia e libertà le materie opinabili, contando sulle proprie conoscenze e sull'aiuto della grazia di stato.

Si tratta di essere e di educarci ad essere uomini e donne sensibilizzati ad osservare la realtà con spirito critico, a giudicarla rispondendo alla propria coscienza, ad impegnarsi nella società e nella vita sociale e politica in modo da dare un contributo "Originale" alla costruzione di un mondo più giusto e di una Chiesa più fraterna.

Ciò comporta un continuo, faticoso ma indispensabile aggiornamento spirituale e culturale che ci renda capaci di stare accanto agli uomini e alle donne del nostro tempo in una pratica cordiale del confronto e dell’alterità.

Paolo VI ha più volte chiesto alla Chiesa, in vista dell'evangelizzazione, di farsi dialogo-conversazione (Ecclesiam Suam), di evitare di diventare una setta, di guardare con immensa simpatia al mondo, perché, anche se il mondo si sentisse estraneo al cristianesimo, la Chiesa non può sentirsi estranea al mondo, qualunque sia l'atteggiamento del mondo verso la Chiesa.

Bisogna riscoprire, assumere e vivere la categoria "compagnia degli uomini" per definire la propria condizione di cristiani nella storia.  Si tratta di stare nella storia come i cristiani descritti nella Lettera a Diogneto, con una bella condotta, una serena accettazione dell'essere cristiani tra non cristiani.

Nessuna visibilità delle nostre comunità e Congregazioni Religiose e della Chiesa stessa ad ogni costo, come molti oggi vorrebbero, nessuna scomposizione del mondo cattolico, come se nell'attuale società vi fossero soltanto forze anticristiane, nessun rifiuto della post-modernità gettando sugli uomini e sulle donne del nostro tempo disprezzo e condanna, nessuna volontà di interventismo sulla società a tutti i costi, attraverso una presenza intransigente e settaria ed eventuali gruppi di pressione.  Il cardinale Martini, più di una volta, ha ricordato che i cristiani non devono perseguire l'obiettivo di cristianizzazione della società con strumenti forti di potere, ma devono preservare con la massima cura, quasi con gelosia, le differenze e le peculiarità della PAROLA cristiana rispetto alle parole correnti.

Il problema della Chiesa, delle comunità e delle Congregazioni religiose non deve essere innanzitutto quello della aggregazione ecclesiastica, del numero e dell'efficienza, ma quello dell'incontro degli uomini con Dio nella conversione e nella fede.

Ci è chiesto non tanto di convertire o di essere in tanti, quanto di testimoniare nella carità la speranza che dovrebbe abitare in noi grazie alla fede.

In questi anni, in questo periodo storico dobbiamo stare attenti, vigilanti, per non cadere in uno stile di evangelizzazione e di testimonianza dominato dalla volontà di cercare e creare condizioni in cui la Chiesa e le sue aggregazioni tornino a contare e a condizionare il cammino della società: ciò contraddirebbe il Vangelo e si risolverebbe nel rifiuto degli uomini e non porterebbe altro che all'AFASIA dei cristiani impegnati nella testimonianza dentro la convivenza civile.

In vasi di argilla noi custodiamo gelosamente il prezioso dono dell'EVANGELO, ben sapendo che esso è per tutti gli uomini e con tutti noi dobbiamo rallegrarci di esso: per questo ciò che a lungo è stato annunciato anzitutto con la PAROLA e poi con SEGNI, oggi deve essere prima testimoniato con la VITA e poi comunicato con la parola.

Il credente, il religioso e la religiosa maturi e responsabili, dovrebbero essere coloro che vivono più a fondo, senza remore benpensanti e senza conformismi, la radicale trasformazione epocale, la stessa bruciante verità della minaccia nichilista.

Spesso le nostre comunità cristiane e le stesse Congregazioni religiose non sono state e non sono all'altezza delle sfide che esse hanno innescato col loro messaggio e con la testimonianza evangelica.  Non hanno camminato lungo i sentieri che per primi hanno scoperto e percorso.

Non sono state all'altezza delle esigenze che hanno posto.

 

E tutto questo è un peso tremendo che grava su di esse.

Le comunità cristiane e le Congregazioni religiose devono ricercare e riappropriarsi – anche contro se stesse - di quelle esigenze e di quei sentieri inizialmente individuati e intrapresi (e riconoscere la devastazione che deriva quando determinate esigenze vengono eluse e soffocate), senza velare il tutto con rassicuranti menzogne.

Ci dobbiamo aiutare, per essere cristiani credibili, e sceverare quello che c'è di caduco, di mero prodotto storico di una civiltà, di un periodo, dentro alla nostra esperienza religiosa, e quello che c’è invece di universale, di essenziale e di unico.

Siamo chiamati a valutare e a considerare quali verità siano madri del tempo e quali semplicemente figlie.

Non è un compito da poco.

 

 

 

Alcune PAROLE-CHL4VE da tenersi sempre CARE,

come cittadini e come cristiani

 

1. SPERANZA

Forzare l'aurora a nascere.

Rifiutarsi di misurare solamente i cubiti di acqua che fanno ondeggiare paurosamente la nave durante la tempesta, ma stare sulla tolda della nave per poter scorgere l'arcobaleno.

Presagire l'arrivo della bonaccia.

Scrutare i segni dei tempi con fede, ottimismo, positività, capacità costruttiva.

Sempre con il sorriso sulla bocca.

 

2. SOLIDARIETÀ

Diceva don Tonino Bello:

"Non mi interessa tanto sapere chi sia Dio.  Mi interessa solo sapere da che parte sta".  La consapevolezza, come credenti e non credenti, di non poter essere, oggi, neutri. L'esigenza di schierarsi: farsi coinvolgere dalla vita dei poveri, prendere la polvere sollevata dai loro passi, mettersi nel corpo i loro occhi per vedere il mondo così come appare a loro.  Drogati, matti, handicappati, barboni, bambini, prostitute, carcerati, zingari, immigrati, disoccupati.

Progettare insieme una società che si pieghi urgentemente, amorosamente verso chi soffre.

 

3. L'IMPEGNO NEL SOCIALE

Arte insieme nobile e difficile.

In una accezione slegata da qualsiasi stemma e ideologia. 

Favorire, promuovere e incentivare nella gente e nei giovani in particolare, una coscienza ed una formazione all'impegno ispirate al bene comune, al valore della persona, al culto della democrazia.

I

4. LEGALITÀ E GIUSTIZIA

Una insopprimibile voglia di legalità, una autentica passione per la giustizia.

Il culto dell'onestà interiore, della trasparenza pubblica.

L'ostinata ricerca della verità.

La memoria sempre viva di chi, servendo legalità e giustizia, è caduto per l'Italia e per noi.

Quel ricordare continuo per far continuamente rivivere.

La memoria come salvezza e come liberazione.

In questo noi credenti dovremmo essere ESPERTI !!!